10.8.17

Quei bunker della Guerra Fredda ai piedi delle Dolomiti - Repubblica.it

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Quei bunker della Guerra Fredda ai piedi delle Dolomiti

Quei bunker della Guerra Fredda ai piedi delle Dolomiti
Non solo Grande Guerra. Sulle Dolomiti in molte località è possibile visitare trincee e fortificazioni della Prima Guerra Mondiale. In pochi, però, sanno che in Alta Pusteria esiste un complesso sistema di bunker – fino a poco tempo fa assolutamente segreto – per difendere l'Italia da possibili invasioni da est in un passato ben più recente. Le fortificazioni sarebbero dovute servire a fermare l'eventuale avanzata delle truppe ungheresi e di quelle sovietiche durante un conflitto mai realmente combattuto, la Guerra Fredda.

La guerra segreta. Per decenni, tra verdi campi, rigogliosi boschi e balconi colorati da rossi gerani, in totale segreto l'esercito italiano ha presidiato il vicino confine all'interno di un sofisticato sistema difensivo che avrebbe dovuto fermare l'avanzata delle truppe del Patto di Varsavia. La realizzazione di un sistema difensivo sulle montagne fu messo in cantiere da Mussolini negli anni trenta, quando Hitler avviò il progetto di una Grande Germania in cui racchiudere tutti i popoli tedeschi. Dopo l'annessione dell'Austria e dei Sudeti, il regime fascista temeva che la Germania potesse rivendicare anche l'Alto Adige. Ma, scoppiata la guerra il cosiddetto Vallo Alpino non fu mai ultimato. Il progetto, soprattutto in Alta Pusteria, fu poi portato avanti e ultimato negli anni cinquanta, sotto l'egida della Nato. Cambiava il nemico, non la minaccia. La Val Pusteria, infatti, era una delle poche "porte" d'ingresso verso la Pianura Padana, un punto strategico da difendere in tutti i modi. Fu, quindi, realizzata una fitta rete di bunker, gallerie e fossati che avrebbero rappresentato il primo sbarramento all'avanzata delle truppe del Patto di Varsavia. Senza dimenticare il presidio fisso di 1.500 uomini delle truppe alpine, destinati alle caserme di frontiera come la "Cantore" di San Candido. Per fortuna questa guerra non fu mai combattuta. Nel 1993 i bunker vennero dismessi e nei primi anni 2000 sono stati ceduti alla provincia autonoma di Bolzano che li ha messi all'asta.

Il bunker-museo. Uno di questi bunker, posto tra Dobbiaco e San Candido, è oggi un suggestivo museo sotterraneo, reso fruibile grazie al contributo di un'associazione culturale locale, la "Pro Historia". Percorrendo da Dobbiaco verso San Candido la strada statale 49 della Pusteria un piccolo e laconico cartello indica a sinistra la presenza di un bunker. Una stretta e dritta strada perpendicolare alla statale procede verso il bosco. L'ultimo tratto in salita su una stretta via di erba e brecciolino va percorsa a piedi. Giunti al limite del bosco, una roccia sporge tra i larici. Alla sua sinistra una porta camuffata conduce in un'altra dimensione. Poco più di 20 gradini in discesa conducono in un buio e umido corridoio. Infine, si entra nel bunker vero e proprio, l'ultimo avamposto, quello più lontano dal confine, preceduto da un fossato che avrebbe dovuto sbarrare la strada ai carri armati sovietici lungo la linea di spartiacque che divide l'impluvio danubiano da quello adriatico. La costruzione è realizzata quasi completamente sotto terra, con una profondità di 10 metri ed è protetta da mura in calcestruzzo dello spessore di 5-7 metri. Muovendosi per stretti corridoi, si possono visitare le stanze degli ufficiali e la camerata della truppa, si possono vedere da vicino i sistemi di areazione e deumidificazione, i punti di fuoco per le mitragliatrici e i cannoni, la torretta d'avvistamento. Tutto è rimasto come fu lasciato dagli alpini nel 1993. In una sala, inoltre, alcuni pannelli raccontano la storia delle fortificazioni italiane, prima in funzione anti-tedesca e poi come struttura difensiva durante la Guerra Fredda. Un'istallazione sonora rievoca il clima nel quale fu progettato, realizzato e utilizzato il bunker, dal fascismo alla caduta del Muro di Berlino.
Quei bunker della Guerra Fredda ai piedi delle Dolomiti

Un corridoio del bunker (foto Paolo Ribichini)

Raccontare la Guerra Fredda in Pusteria. «Abbiamo deciso di ristrutturare e trasformare questo vecchio bunker denominato "Opera 1" di circa 250m2 di superficie in una sorta di monumento alla pace ed infine in un luogo di apprendimento storico non solo per i giovani, scolari e studenti, ma per persone di tutte le fasce di età», spiega l'associazione "Pro Historia". «Nel bunker il visitatore si rende conto del pericolo scampato in quegli anni e dell'equilibrio precario che esisteva tra guerra e pace». Infatti, diversamente dalle trincee e dalle fortificazioni della prima guerra mondiale, ormai veri e propri ruderi d'alta montagna, questi bunker dismessi 24 anni fa, rievocano un passato quasi contemporaneo.

Le altre fortificazioni. "Opera 1" è – al momento – l'unico bunker visitabile. Ma è possibile scovarne altri pedalando lungo la pista ciclabile, da Dobbiaco al confine di Stato a Prato alla Drava. Varie fortificazioni e fossati sono visibili a Versciaco nei pressi della stazione a valle degli impianti di risalita e poi, appunto a Prato alla Drava, a pochi metri dall'Austria.

L'Helm Haus. In alta montagna è possibile raggiungere a piedi la Helm Haus, un'ex caserma della Guardia di Finanza posta in cima al Monte Elmo esattamente al confine con l'Austria, a circa 2.400 metri d'altitudine. Dalla caserma si poteva controllare il traffico di contrabbando e soprattutto si poteva avere una vista piena della Pusteria austriaca in caso di incursioni militari ostili. L'edificio fu realizzato nel 1889 come rifugio da club alpino locale. Al termine della prima guerra mondiale l'edificio divenne parte integrante del cosiddetto Vallo alpino e poi venne utilizzato in ambito Nato. Abbandonato nel 1980, l'edificio è caduto in rovina anche se recentemente alcune associazioni e i comuni limitrofi hanno espresso l'intenzione di recuperarlo. La casermetta può essere raggiunta a piedi dal Rifugio Monte Elmo, seguendo la strada per il rifugio Gallo Cedrone e proseguendo verso est sul fianco della montagna.

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