22.8.17

Djursland, sorprese dal cuore della Danimarca - Repubblica.it

Djursland, sorprese dal cuore della Danimarca - Repubblica.it

Djursland, sorprese dal cuore della Danimarca

Djursland, sorprese dal cuore della Danimarca
Dov'é il centro della Danimarca? A Copenhagen, capitale del Regno? Acqua. Ad Aarhus, capitale europea della cultura (e seconda città del paese? Fuochino. Si trova a tre quarti d'ora da lì, sulla collina Agri Bavnehøj. La geografia inganna il viaggiatore distratto, la geometria confonde il lettore pigro: quel puntino nello Jutland sembra troppo ad ovest per segnare il cuore geografico. È invece così e per parecchio tempo da lassù si sono misurate le distanze riportate nelle antiche carte reali. È uno sbalzo ondulato che supera di qualche decina di metri i cento di altitudine – non poco per una nazione che ha chiama Himmelbjerget ("Montagna del Cielo") il suo punto più alto (sfiora i centocinquanta) – e si trova nel parco Mols Bjerge. È l'atout più prezioso del Djursland, coi suoi duecentocinquanta chilometri di costa del Kattegat e le decine di variazioni sul tema "entroterra danese di charme": tutte da cartolina, sono la quintessenza dell'idillio sottovoce a portata di mano.

Molte delle iniziative fuori-città del calendario di Aarhus 2017 si tengono da queste parti, nel "naso della Danimarca". E qui c'è l'aeroporto che serve la comunità, il Tirstrup Lufthavn. Niente scuse, dunque: facciamo un giro alternativo, alternando spiagge e falesie e dune a campi e prati, natura al naturale e messinscene iper-reali, castelli fuori misura e atelier d'arte colta.
 
Bordata Studstrup e raggiunta Rønde, il primo campionario del "best of Djursland" si squaderna in fretta ma va esplorato con calma: due boschi urbani (Hestehave e Ringelmose), una chiesa medievale (Bregnet) ed i resti di un castello trecentesco: Kalø, tra leggende vere e verità verosimili, era il più massiccio dei quattro fatti costruire da Erik VI, sovrano visionario e dal pessimo carattere. Si inizia subito dopo a prendere confidenza col profilo della litorale: si spezzetta in anfratti frattali e poi si stende, per ristringersi di nuovo. Succede all'istmo di Dragsmur, una specie di stargate marinaro per entrare nella penisola di Helgenæs. Il faro di Sletterahge è uno dei tanti di questa zona ed esegue alla perfezione il còmpito: si staglia compìto sullo sfondo dei selfie, orienta i navigatori alle prese con navigatore dell'auto a noleggio. E moltiplica i panorami terra-mare-terra, uno su tutti: quello di Lushage è tra i più belli.
 
La città più visitata di tutto il Djursland si intuisce presto oltre la baia, se ci si arriva lungo la litoranea vale però prima la pena rallentare e fermarsi a Femmøller, riviera norrena ben attrezzata.
Djursland, sorprese dal cuore della Danimarca

Djursland (foto VisitDenmark, Mols Bjerge)

Ecco dunuqe Ebeltoft. Si potrebbe tradurre meleto ma i pomi sono sullo sfondo, in primo piano s'impone tutto il parterre dell'oloegrafia più "pittoresca" (sic) e "suggestiva" (sic, bis) che un borgo danese possa esibire. Mica facile, ce ne sono centinaia, curati e tirati a lucido. La cittadina ha però trovato la miscela mirabile e definitiva. Vicoli di ciottoli e lungomare ventoso, porticine e portali e case che sembrano dei modellini a scala invertita e reale capovolto. Idem per i negozi: oltre le vetrine l'artigianale si stempera nell'artistico, regalando dignità ai souvenir e rendendo accessibili le opere più interessanti. Non basta? Se la Grænseløse Køkke ha qualcosa in programma conviene farci un salto, è una specie di bistrot informale tutto piante, panche e hygge in un ambiente della vecchia fabbrica di malto rinominata Ny Malt – è un gioco di parole, sta per "vernice fresca" (letteralmente "verniciato da poco"). Il Glasmuseet è l'elegante contenitore di un "museo attivo per il vetro contemporaneo", l'ha disegnato un ensemble di architetti locali integrando gli ambienti di una struttura doganiera i funzione fiino ad un secolo fa. La collezione permanente conta oltre un migliaio di pezzi, quelle temporanee compendiano, osando, il nuovo che avanza scintillante e in controluce. L'espresso del Glascafé – servito in tazzine speciali, ovviamente – scuote le sinapsi in vista di un giro tra i laboratori dei mastri vetrai della zona (la Glasruten). Torniamo alle mele: se ci si trova in città nella prima settimana di autunno la visita va  prolungata per godersi gli eventi e gli spunti dell'Ebelfestival.
 
Hage è l'ultimo avamposto di torpore, ozio balneare e contemplazione da Instagram (senza filtri, basta aspettare qualche minuto e le viste si saturano, combinando luminiosità improbabilil). Muovendosi verso Gåsehage le cose cambiano: starne e gabbiani competono coi kite-surfers ché il mare inizia qui a farsi meno placido. L'isolotto Hjelm è al largo ed il dilemma costa-entroterra si risolve rapidamente, non ponendoselo affatto. Il reticolo di strade è infatti capillare, perdersi è difficile (sarebbe comunque un bel lusso) e vale la pena seguire l'estro del momento. Qualche indicazione dunque per immaginare un itinerario da cui deragliare. Il lago Stubbe, le tre megaspiagge di Boeslum, Dråby e Holmen fino a Jenrhatten con le sue viste grandiose.

Se si opta per l'interno lontano dal mare – si fa per dire, dal cuore del Djusrland alla costa non si è mai a più di un'ora di guida  da una battigia– ci si confronta con un apparente paradosso, la messinscena della natura: condensa l'esotico declinandolo in tre varianti "moderne" di bioparco – Il Ree Park Safari, lo Skandinavisk Dyrepark e la Randers Regnskov – ed in mezzo c'è anche spazio per l'adrenalina:la garantiscon le attrazioni del Djurs Sommerland con le montagne russe più alte di tutta la Danimarca. Torniamo coi piedi per terra, anzi sul bagnasciuga.

La punta della punta della narice è Grenaa, sorella diversa di Ebeltoft: simile vocazione marittima, diversa miscela di commercio e turismo. Meno patinata ma altrettanto interessante, va esplorata passeggiando lungo gli argini della darsena, dal porto fino al centro ed oltre – continuando si arriva al Lübker Golf Resort, consideerato da molti il migliore del paese – per poi tornare sulla costa e decidere cosa fare.  Si può chiudere il cerchio sul litorale nord mettendo in conto almeno due soste (Gjerrild e Bonnerub) o ritagliarsi un paio di giorni per l'isola di Anholt: quasi interamente areea protetta, è visitabile con "obbligo" di pernottamento.
Tanto prima o poi si rientra ad Aarhus, la capitale #2 al centro della Danimarca. O quasi.
 
 


 
 

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