27.6.16

San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati - Repubblica.it

San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati - Repubblica.it

San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati

San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati
LA CASA dei "matusalemme" italiani è un paesino del Beneventano di poco più di 3.500 anime a qualche passo dalla più nota Pietrelcina. Si chiama San Marco dei Cavoti e da tempo si riscontra nella popolazione un alto numero di centenari. E' proprio sui suoi abitanti che un team di ricercatori italiani ha puntato lo sguardo, a caccia dei segreti della longevità. Quali fattori permettono a questi super anziani di tagliare un traguardo così ambito? Il Crei, Collegio dei reumatologi italiani, sotto la guida del presidente Stefano Stisi, ha deciso di indagare e ha dato avvio al primo studio osservazionale nazionale sui fattori che incidono sulla qualità dell'invecchiamento della popolazione. La pista battuta dagli esperti porta sulle tracce della vitamina D e del gene recettore nucleare per questa vitamina (Vdr), ma anche degli stili di vita degli over 90.

La ricerca porta il nome dell'enofora Hebe, la dea greca dispensatrice del nettare dell'eterna giovinezza, e durerà circa 4 mesi. Verrà condotta su due gruppi di sammarchesi, composti da circa 150 persone ciascuno. Da una parte saranno studiati gli ultranovantenni e i loro figli con più di 60 anni, dall'altra gli ultrasessantenni che da tre generazioni non annoverano novantenni in famiglia. "Oltre ad analizzare i livelli nel sangue di vitamina D e del polimorfismo del gene Vdr di questi abitanti, il recettore nucleare che si correla alla longevità e alla qualità di vita, è fondamentale guardare alla loro relazione con uno stile di vita ancora a misura umana, senza quei problemi di sovraffollamento che caratterizzano le grandi città, e all'impatto psicofisico positivo di una maggiore capacità di percezione di felicità, grazie alla semplicità sociale", dichiara Stisi.

A tutti gli 'arruolati' nello studio verrà sottoposto un questionario con domande sulle abitudini alimentari, relazionali, sulle caratteristiche socio-economiche e culturali.
Infine, ai membri di entrambi i gruppi verrà prelevato un campione di sangue che sarà analizzato dai laboratori di genetica dell'ospedale Rummo di Benevento, con l'obiettivo di conoscere il sottotipo di recettore nucleare per la vitamina D (Vdr) oltre che misurare i livelli ematici di Vitamina D. "Analizzeremo anche il rapporto tra le comorbilità con altre malattie dell'invecchiamento", continua Stisi. "Ci auguriamo di confermare quanto emerso già dai lavori di altri gruppi di ricerca negli Usa, europei e iraniani, ossia che la longevità è strettamente correlata al gene Vdr con polimorfismo FF".

Se la ricerca confermerà "che il polimorfismo del gene Vdr-Ff è più efficiente nei longevi, potremo fare molto di più per le malattie reumatiche dell'invecchiamento che riguardano l'apparato locomotore, come osteoporosi o artrosi, e per quelle neurodegenerative, come l'Alzheimer per esempio", dice Stisi. "Studiare se possiamo modificare la risposta genetica ai meccanismi d'invecchiamento, con l'introduzione di una dose adeguata di un antiossidante come la vitamina D, potrebbe aiutarci

a offrire una migliore qualità di vita ai pazienti che hanno a che fare con il dolore e ai futuri anziani. Questa ipotesi potrebbe essere d'aiuto per la prevenzione delle patologie degenerative dell'apparato locomotore, visto che sulle cure siamo fermi a 30 anni fa", conclude.

19.6.16

Italia. Guida alle spiagge più belle - Repubblica.it

Italia. Guida alle spiagge più belle - Repubblica.it

Italia. Guida alle spiagge più belle

Italia. Guida alle spiagge più belle
"I think we all can agree. That there's no better place for us to be". Non c'è posto migliore dove trovarsi della spiaggia, come cantavano i Beach Boys: il dolce suono delle onde, il calore della sabbia sotto i piedi e il profumo del mare. Per molti italiani è questa la più semplice ed efficace rappresentazione di felicità. Un idillio che nel nostro Paese, con i suoi 8mila chilometri di coste e 293 spiagge premiate con la Bandiera Blu, è sempre a portata di vacanza. Dalla Liguria alla Sicilia, la Penisola è punteggiata di lidi e calette, di scogliere e battigie di sabbia finissima. Molte di queste sono state immortalate dal cinema. L'insolita passione tra Giancarlo Giannini e Mariangela Melato si consumava sulla spiaggia di Cala Luna, nel Golfo di Orosei in Sardegna, selvaggio arenile stretto tra pareti di roccia.

Nel film "Respiro" di Emanuele Crialese la star era Valeria Golino ma la co-protagonista era certamente l'Isola di Lampedusa e la Spiaggia dei Conigli, secondo molti turisti addirittura la più bella dell'intero Mediterraneo. E ancora, le acque cristalline di Gallipoli facevano da quinta alle vicende sentimentali del cast di "Mine vaganti", il film di Ferzan Ozpetek del 2010. Così come i bagni di Forte dei Marmi in Versilia, con qualche decennio di anticipo, erano lo storico scenario delle pruriginose trame estive di "Sapore di Mare", commedia culto di Vanzina

Le alternative sono infinite: c'è chi ama il rassicurante conformismo dell'ombrellone e del bar a pochi metri di distanza e chi invece preferisce luoghi incontaminati e a bassa frequentazione dove provare, anche in altissima stagione, a conquistare un angolo di paradiso. Nel secondo caso, può forse aiutare la presenza dell'Abbazia di San Fruttuoso sull'omonima spiaggia sassosa all'interno del Parco Naturale Regionale di Portofino, uno dei tanti piccoli gioielli della costa ligure. Tra gli altri c'è la Baia del Silenzio a Sestri Levante, amatissima da Lord Byron.

Incorniciata dalle case in tinta pastello e vivacizzata dalle tante barche dei pescatori, è una spiaggia molto rilassante, soprattutto all'ora dell'aperitivo. In Toscana è la Maremma la zona giusta per fuggire dalla folla e godere della battigia in sella a un cavallo come un autentico buttero: un'esperienza che si può davvero provare sulla lunga e quasi sempre deserta spiaggia di Torre di Collelungo, all'interno del Parco Naturale della Maremma. In alternativa c'è la bicicletta, altro mezzo ideale per arrivare alla spiaggia attraversando la tenuta di Alberese. Tra le tante dell'Isola d'Elba è difficile scegliere quale sia la spiaggia top: forse quella del Felciaio a Capoliveri, o Cavoli a Marina di Campo oppure Capo Bianco a Portoferraio, migliore quando spira il vento di scirocco. Certamente il luogo più spettacolare è Capo Sant'Andrea, grazie alle sue celebri scogliere he formano, nella punta estrema che guarda a Capraia e alla Corsica, piscine naturali di acqua cristallina. Chi ama scogliere e spiagge bianche, ma anche quiete e tempi slow, può scegliere la Riviera del Conero e in particolare la spiaggia di Portonovo, destinazione obbligata non solo per la bellezza della natura ma per la presenza del Clandestino dello chef Moreno Cedroni, il susci bar (proprio con la c) a un passo dall'acqua cristallina della baia. Nel Lazio sono almeno due i luoghi di particolare fascino, entrambi garantiti anche dalla Bandiera Blu: il lungo litorale di Sabaudia, con le sue preziose e fragili dune di sabbia, e Sperlonga, con la spiaggia di Angolo che arriva fino alla Grotta di Tiberio, notevole sito archeologico. Anche la Costiera Amalfitana suscita grandi passioni, a patto di essere allenati: bisogna affrontare trecento gradini per guadagnare la spiaggia di Arienzo a Positano, un percorso panoramico durante il quale ammirare la villa appartenuta a Franco Zeffirelli. Chi vuole più intimità può spostarsi di qualche metro e trascorrere un weekend al San Pietro, storico 5 stelle che dispone di una piccola spiaggia privata – con l'ottimo ristorante Il Carlino – raggiungibile con un ascensore scavato nella roccia o meglio ancora con una passeggiata lungo la scalinata che attraversa l'orto terrazzato.

Proseguiamo il viaggio verso Sud con una tappa obbligatoria in Cilento, a Marina di Camerota, con l'immacolata Cala Bianca o la selvaggia Cala degli Infreschi. E poi in Salento, ipnotizzati da colori che ricordano quelli delle Maldive o dei Caraibi e da una temperatura dell'acqua sempre clemente. Due suggerimenti? Punta Prosciutto a Porto Cesareo, con la sua sabbia finissima, e Punta Suina a Gallipoli, protetta da un'ampia pineta alle sue spalle, con delle romantiche terrazze di roccia da cui ammirare il tramonto. Il promontorio di Capo Vaticano, sulla Costa degli Dei in Calabria, è invece uno dei luoghi più amati dagli appassionati di immersioni e le sue tante spiagge, tra cui quelle della Baia di Grotticelle, sono caratterizzate da una sabbia bianchissima. Vale il viaggio anche Capo Rizzuto, un'area marina protetta, ammantata di storia e leggende, che custodisce tesori come la spiaggia di Sovereto, più nota come "la spiaggia dei gigli" per via dei rari gigli marini che crescono sulle sue dune.
Italia. Guida alle spiagge più belle

Riserva naturale di Vendicari, Sicilia

La Sicilia è certamente in testa alla classifica delle spiagge più belle, e non solo d'Italia, perché può contare sulla straordinaria diversità delle sue coste e su arcipelaghi vulcanici unici al mondo come le Eolie, con celebri spiagge come quella di Pollara. Tra i punti più belli della regione c'è Calamosche, custodita nell'Oasi faunistica di Vendicari, a pochi chilometri da Noto e dai suoi tesori barocchi ed enogastronomici (tappa obbligata al Caffè Sicilia del grande maestro pasticcere Corrado Assenza): dopo una lunga passeggiata la fatica è ripagata da uno scenario fiabesco e incontaminato. E ancora le tante calette della Riserva Naturale dello Zingaro, sulla costa che va da San Vito Lo Capo a Scopello, dove nidificano i rapaci, tra profumi di macchia mediterranea, caratteristiche palme nane e un mare dai colori cangianti. Nella zona di Menfi, magnifica è pure la spiaggia de Le Solette (contrada Belice di Mare), mai affollata anche in pieno agosto e raggiungibile con una passeggiata che attraversa le tante vigne di Insolia coltivate a pochi passi dal mare.

Come la Sicilia, anche la Sardegna non ha nulla da invidiare alle destinazioni più esotiche: La Pelosa a Stintino e Punta Molentis a Villasimius sono due tra le spiagge più spettacolari (e conosciute) di tutta l'isola. E sempre affollata è pure l'incantevole Cala Mariolu, in Ogliastra. Chi cerca una destinazione più selvaggia e solitaria deve invece scoprire Punta Foghe nel comune di Tresnuraghes, con le sue falesie rocciose e i suoi isolotti, raggiungibile attraverso un viottolo che parte dalla torre seicentesca delle Foghe: un angolo di straordinario fascino ideale per chi, al rumore dei racchettoni e all'odore di crema solare, preferisce solo il canto del mare e della natura.
 

Cereali Senza Glutine: 8 Alimenti Per Celiaci

Cereali Senza Glutine: 8 Alimenti Per Celiaci

Cereali Senza Glutine: 8 Alimenti Per Celiaci

Quando si parla di cereali, per prima cosa è necessario chiarire quali tra questi sono cereali senza glutine e quali invece lo contengono. Si tratta di una prima distinzione da fare se i cereali in questione devono essere consumati da soggetti celiaci, persone che presentano una intolleranza alimentare permanente al glutine, e che quindi per mantenere un corretto stato di salute devono seguire un'alimentazione che comprenda il consumo di cereali naturalmente privi di glutine, oppure se si tratti di soggetti che invece non presentano la malattia celiaca.

Tra i cereali senza glutine, troviamo mais, riso, amaranto e quinoa, grano saraceno, teff, sorgo e miglio. Per precisazione, è bene ricordare che il grano saraceno, l'amaranto e la quinoa sono in realtà degli pseudocereali, cioè cereali non facenti parte della famiglia delle Graminacee. I cereali contenenti glutine, quindi non adatti ai soggetti celiaci, sono frumento, farro, avena, orzo, grano khorasan (meglio conosciuto come Kamut®), segale, monococco, triticale e spelta.

Solitamente le farine ottenute dai cereali senza glutine mal si prestano all'utilizzo per preparare prodotti della panificazione (pane, pizza, pasta ecc) in quanto è grazie al glutine che l'impasto presenta quelle caratteristiche di elasticità e viscosità che lo rendono poi morbido ed elastico e quindi più gradevole; ma basta comunque avere un pochino di abilità e sopratutto documentarsi bene e si può riuscire a preparare molti piatti deliziosi anche con farine senza glutine.

Leggi anche: 19 Farine Senza Glutine: le Migliori Farine per Celiaci

Cereali Senza Glutine: 8 Alimenti Adatti ai Celiaci

cereali-senza-glutine-celiaci

Come abbiamo accennato, vediamo adesso quali sono i cereali senza glutine adatti ai celiaci, le loro proprietà e qualche idea per cucinarli. Ovviamente è bene integrarli tutti nell'alimentazione e provare anche a combinarli tra di loro per un piatto unico e originale!

1. Riso (Oryza sativa)

Rappresenta uno degli alimenti principali della dieta in quasi metà della popolazione mondiale e viene coltivato in tutti i continenti ad esclusione dell'Antartide. Proveniente dall'Asia occidentale, il riso è uno dei cereali senza glutine tra i più ricchi di amido (con oltre il 75%) mentre è assai povero di proteine (6-7%). Proprio grazie alla sua alta quantità di amido, il riso in cottura riesce ad assorbire un'enorme quantità di acqua fino ad arrivare a triplicare il suo peso e per questo motivo può risultare più saziante della pasta.

Ne esistono moltissimi varietà, in Italia tra quelle più coltivate ricordiamo il ribe, il Roma, l'arborio, il vialone nano e il carnaroli; tra le varietà straniere possiamo citare il basmati e il Venere. Il riso può risultare più digeribile rispetto agli altri cereali in quanto i suoi granuli di amido sono più piccoli ed è inoltre più ricco di amilosio. Sarebbe più indicato consumare il riso integrale in quanto il riso bianco, durante il processo  molitorio, viene privato di nutrienti preziosi come vitamine (sopratutto la vitamina B1) e sali minerali. Il suo apporto calorico è di circa 130kcal per 100g.

Questo cereale senza glutine si può consumare sotto forma di risotto (con funghi, asparagi, carciofi, zucca ecc.) ma anche per piatti freddi condito con sottaceti, pomodori secchi, mais e rucola o per fare polpettine e arancini!

Leggi anche: Riso Integrale: 9 Motivi per Preferirlo al Riso Bianco

2. Mais (Zea mays)

Il mais è una pianta erbacea annuale originaria dell'America Latina. La sua coltivazione ormai è diffusa in tutto il mondo e i suoi chicchi sono destinati sia al consumo umano che a quello animale. Fa parte dei cereali senza glutine, è ricco di amido e di fibre ma povero in proteine, con una valore biologico medio. Ha però un discreto contenuto di sali minerali rappresentati soprattutto da ferro, potassio e vitamina B.

Il mais ben si presta all'utilizzo in cucina in quanto è possibile consumarlo sottoforma di chicchi bolliti oppure tostati (pop-corn), come farina grezza per la preparazione della polenta o più raffinata per formare l'amido di mais (o maizena) o ancora sotto forma di olio, ottenuto dal germe di mais, che però non è adatto alla cottura ma deve essere utilizzato a crudo come condimento. Essendo un cereale senza glutine non si presta però bene alla panificazione. Ricordiamo, infine, che 100 grammi di mais forniscono circa 350 calorie.

Leggi anche: Pop Corn: 7 (+3) Motivi Scoppiettanti per cui Dovresti Mangiarli

3. Quinoa (Chenopodium quinoa)

Ecco uno dei cereali senza glutine che non deve assolutamente mancare sulla tavola! Questa pianta, più simile alle barbabietole e agli spinaci, ha origine nel continente sudamericano. Presenta un buon valore nutritivo e per questo viene spesso consigliata per variare la dieta nei soggetti celiaci. Fornisce una buona quantità di minerali (Fe, Cu, P, K e Zn ), vitamine del gruppo B e vitamina E, oltre che ad un discreto contenuto di acidi grassi e fibre.

La quinoa è molto proteica, tanto che può essere consigliata per integrare l'alimentazione nei soggetti che possono aver necessità di una supplementazione proteica (bambini, anziani e sportivi). Da notare che la quinoa contiene due tra gli aminoacidi essenziali (metionina e lisina) e che lo rendono uno dei cereali senza glutine più completo. I suoi semi, molto piccoli, possono essere utilizzati per preparare insalate fredde o aggiunti a zuppe e minestre: inoltre la quinoa può essere anche ridotta in farina che viene utilizzata, mescolata insieme ad altre farine, per preparare biscotti, gallette ecc. Il suo potere energetico è di circa 350kcal per 100g.

Leggi anche: Ricette con Quinoa Semplici, Veloci e Leggere

4. Grano saraceno (Fagopyrum esculentum)

Chiamato anche grano nero, si tratta di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Poligonacee, con origini molto antiche che provengono della Siberia e della Cina. Come abbiamo accennato nell'introdurre i cereali senza glutine, il grano saraceno è uno pseudocereale e presenta caratteristiche nutritive similari sia a quelle dei cereali che a quelle dei legumi; come per il riso, vi è un alto contenuto di amido tale da rendere i suoi semi molto digeribili.

Dal punto di vista nutrizionale, il grano saraceno presenta proteine con un buon valore biologico forniti da alcuni aminoacidi essenziali (triptofano, lisina e treonina), contiene vitamine del gruppo B, e alcuni sali minerali tra i quali ferro, potassio, rame, zinco e selenio. Alcuni studi hanno dimostrato che la farina di grano saraceno può avere effetti benefici sui livelli ematici di colesterolo, può aiutare a controllare la glicemia del sangue nei soggetti diabetici e può avere anche proprietà rinvigorenti. Il grano saraceno è molto utilizzato in cucina per la preparazione della polenta taragna e dei pizzoccheri, entrambe tipiche specialità valtellinesi. Il suo apporto calorico è di 314 kcal per 100g di grano saraceno.

Leggi anche: 6 Ricette con Grano Saraceno Semplici e Sfiziose

5. Amaranto (Amaranthus)

Si tratta di una pianta erbacea originaria del centro America, che viene annoverata tra i cereali senza glutine per le sue caratteristiche ma che, come già detto, è in realtà uno pseudocereale. Esistono circa 60 varietà di questa pianta, alcune utilizzate solo per scopi ornamentali mentre altre possono essere destinate al consumo umano, sia come verdura a foglia ma anche come chicchi. Quelle che attualmente sono coltivate per i loro semi sono A. caudatus, A. cruentus e A. Hypochondriacus. Si tratta di un cereale senza glutine che viene coltivato da moltissimo tempo e di cui addirittura esistono reperti storici risalenti alle civiltà precolombiane.

I semi di amaranto sono ricchi in proteine (circa il 17%) con alto valore biologico, grazie al cospicuo contenuto dell'aminoacido essenziale lisina, molto spesso assente nella maggior parte degli altri cereali consumati dall'uomo e presente in minor quantità anche in alcuni alimenti di origine animale come le uova e il latte. Inoltre l'amaranto presenta un buon contenuto di vitamine e sali minerali quali ferro, fosforo, magnesio e calcio. Dal caratteristico sapore dolce, dall'amaranto si estrae anche un olio ricco di squalene che può esercitare un'azione antitumorale e aiutare a controllare i livelli di zuccheri nel sangue.

Leggi anche: Ricette con Amaranto: 8 Idee Semplici, Leggere e Gustose

6. Teff (Eragrostis tef)

Ecco arrivati al quinto dei nostri cereali senza glutine. Il Teff è un'erba annua, originaria dell'Eritrea e dell'Etiopia, formata da chicchi molto piccoli che non possono essere separati dal tegumento esterno che quindi viene macinato con il seme e che rende perciò la sua farina integrale. Dal punto di vista nutrizionale, il teff è ricco di carboidrati complessi, ha un notevole apporto proteico costituito da svariati aminoacidi essenziali, ed è ricco di fibre e sali minerali come potassio, ferro e calcio.

Esistono due diverse varietà di Teff, uno tipo bianco o rosso, che si differenziano per la colorazione del seme. È perciò possibile ottenere due distinte  farine di teff, delle quali  la varietà chiara è la più pregiata e anche la più costosa poiché per essere coltivata necessita di tecniche più particolari. Nella cucina eritrea e etiopica, la farina di teff viene utilizzata soprattutto per la produzione del pane a fermentazione batterica acida,  conosciuto con il nome di injera o enjera, dalla caratteristica sottigliezza e spugnosità. I suoi grani crudi possono essere aggiunti ai piatti e sostituire in parte i semi oleosi come noci o arachidi. 100 grammi di teff forniscono circa 334 calorie.

Leggi anche: Teff: il Cereale più Piccolo ma più Sano del Mondo

7. Sorgo (Sorghum vulgare)

I cereali senza glutine includono anche il sorgo; detto anche saggina, è una pianta erbacea annuale presente in molte varietà destinate ad utilizzi diversi. Rappresenta un alimento base in Africa, paese dal quale molto probabilmente ha origine, ma in molti altri paesi viene utilizzato come foraggio per gli animali. Le caratteristiche nutrizionali del sorgo sono rappresentate da una quantità di proteine modesta, sali minerali quali potassio, calcio e ferro e anche vitamina B3 e vitamina E.

Il sorgo contiene inoltre alcuni composti quali fitosteroli e flavonoidi. Nell'alimentazione umana può essere utilizzato sotto forma di farina, in fiocchi o addirittura per produrre una melassa. Inoltre sono ottime le insalate fredde, polpettine e zuppe calde. L'apporto energetico del sorgo è di 327 kcal per 100g.

8. Miglio (Panicum miliaceum)

Questa pianta erbacea annuale che appartiene al gruppo dei cereali minori. Le sue piante hanno un'origine non ben definita, ma la sua coltivazione pare derivi addirittura dall'epoca preistorica. Il miglio, uno dei cereali senza glutine più versatili, si presenta come piccolissimi granellini dal sapore dolce. Dal punto di vista nutrizionale, ha un  discreto contenuto proteico, oltre che rappresentare una buona fonte di colina e altri nutrienti tra i quali spiccano rame, magnesio, fosforo e zinco. Da notare che il miglio contiene anche due carotenoidi dagli effetti benefici per la vista: la luteina e zeaxantina.

Grazie al suo contenuto di acido silicico, il miglio è spesso utilizzato come integratore per la salute di capelli e unghie. Essendo un cereale privo di glutine, il miglio mal si presta alla panificazione ma se unito al grano, o alla gomma arabica nei prodotti destinati ai celiaci, può essere utilizzato anche per la produzione del pane. Utilizzato prevalentemente nell'alimentazione animale, ultimamente è stato reintrodotto soprattutto nella cucina macrobiotica e naturale insieme ad altri cereali senza glutine. Infine, 100g di miglio forniscono 356kcal.

Leggi anche: Ricette con il Miglio Semplici: 10 Idee per Cucinare il Miglio

Sono Biologa nutrizionista e specialista in patologia clinica. Elaboro piani alimentari personalizzati per soggetti sia in condizioni fisiologiche che in caso di patologie già accertate. Seguo persone di tutte le età, sportivi, donne in gravidanza/allattamento o menopausa e anche chi segue un'alimentazione particolare (celiaci, vegetariani, vegani). Per info, domande e consulenze: info@francescaargellati.it o visitate il sito personale:

14.6.16

Loch Ness, castelli e tutto il resto. Meraviglie dalla Scozia - Repubblica.it

Loch Ness, castelli e tutto il resto. Meraviglie dalla Scozia - Repubblica.it

Loch Ness, castelli e tutto il resto. Meraviglie dalla Scozia

Loch Ness, castelli e tutto il resto. Meraviglie dalla Scozia
Leggi Scozia e pensi a kilt e cornamuse, al whisky, al mostro di Loch Ness e da qualche anno anche a Harry Potter. Come ovunque nel mondo, sotto i luoghi comuni c'è tanto di vero, e di apprezzabile.

Chi vuole saperne di più su tartan (il tessuto) e kilt (l'indumento), e magari sogna di poter raccontare di discendere da uno storico clan, deve andare assolutamente al Clan Tartan Centre di Leith, porto di Edimburgo. Ma l'occasione migliore per ammirare i più tradizionali abiti scozzesi in tutto il loro splendore è una serata al Military Tattoo, grandiosa sfilata dei reggimenti del paese accompagnata da tamburi e cornamuse, un tripudio di spettacolari coreografie e nazionalismo convinto. Il Tattoo si svolge ad agosto sulla spianata del castello cittadino, fortezza dal profilo duro e possente, arroccata su un antico vulcano di roccia scura. All'interno si visitano le impressionanti segrete e la severa Saint Margareth Chapel, l'edifico più antico della città, si ammirano gli Honours of Scotland, i gioielli della corona scozzese, e si attende ogni giorno alle 13 lo sparo del leggendario cannone One O' Clock Gun. E, soprattutto, ammirando il panorama dalle mura, si inizia a farsi un'idea della città, sorprendentemente bella nel suo connubio tra natura e cultura, tra ambiente aspro e selvaggio e civiltà sofisticata ed elegante. Tra gli alti e bassi dei suoi colli ribolle un'energia davvero vulcanica, che si esprime dei festival culturali - primo fra tutti l'Edimburgh International Festival, col suo Fringe,selezione di spettacoli non ufficiali-, nella vivacità dei vicoli della città vecchia e degli ampi giardini di Princes Street. L'Old Town si scopre percorrendo la Royal Mile, che collega il castello a Holyrood House, residenza scozzese della regina. Tra questi due poli si passeggia piacevolmente, lasciando attirare talvolta dagli attori in costume che guidano al Mary King's Close,  vicolo spettrale dove si conosce da vicino la vita dei bassifondi medievali, oppure dalle miriadi di negozi di maglioni di lana delle Highlands,tartan e biscotti al burro, o ancora dall'elegante guglia quattrocentesca della St Giles Cathedral.

A cavallo tra città vecchia e nuova si staglia la mole neoclassica della National Gallery,che accoglie per piacevoli ore in saloni ovattati color rosso pompeiano, ad ammirare grandi autori classici. A pochi passi, Princes Street è la via dello shopping contemporaneo, dominata dal neogotico monumento a Walter Scott, su cui è possibile salire. Per chi ama guardare le città dall'alto, lontano dalla folla, Edimburgo offre altri luoghi d'eccezione: il migliore è proprio alla fine di Princes Street e ci chiama Calton Hill, una collinetta con un bizzarro parterre di monumenti neoclassici ispirati al Partenone, luogo di grande pace e piacevolmente contemplativo. Più selvaggio, faticoso da raggiungere, ma di grande emozione, Arthur Seat aspetta i camminatori sulla cima di Holyrood Park, ex riserva di caccia reale. Da questo vulcano spento ricoperto di brughiera si domina tutta la città, Calton Hill stessa, il castello, il porto di Leith.
Loch Ness, castelli e tutto il resto. Meraviglie dalla Scozia

Le rovine di Urquhart

Duecento chilometri scarsi a nord ovest di Edimburgo, sulla frastagliatissima costa occidentale, il porto Oban accoglie a braccia aperte gli amanti del whisky torbato e dei frutti di mare. La sua baia è di grande fascino, soprattutto al crepuscolo: di fronte, si stagliano le sagome della isole di Kerrera e Mull, raggiungibili anche con gite di un giorno; alle spalle, vegliano aggraziate case in pietra di epoca vittoriana, sparse sulla collina. Per averne il panorama migliore si deve salire alla Mc Caig's Tower, fatta costruire a fine Ottocento da uno stravagante nobile locale per dare lavoro ai muratori disoccupati. Aragoste, scampi e capesante che fanno l'orgoglio dei cuochi locali si trovano anche in piacevoli chioschi sul porto, ma i migliori sono serviti nel piccolo e delizioso ristorante Seafood Temple, un capanno riadattato con vista sulla baia, gestito da un ex pescatore che affumica ancora da sé il salmone. Si passeggia sulla lunghissima spiaggia sabbiosa di Ganavan, si avvistano le foche con escursioni in battello, e soprattutto si assaggia ottimo whisky torbato. Oban infatti ospita la distilleria dell'omonimo single malt, attiva dal 1794, esplorabile con una visita guidata che spiega le varie fasi della produzione e racconta, con generosi assaggi, come ogni bottiglia acquisti gli aromi di miele, sale, affumicato e buccia d'arancia che lo contraddistinguono.

Le malelingue spiegano proprio con i buonissimi whisky locali la diffusione, negli anni Trenta, della leggenda del mostro di Loch Ness. Le rovine del castello di Urquhart ospitano un centro visitatori che affronta la questione anche in modo scientifico, ma soprattutto offre panorami spettacolari con una dose di fascino decadente. Mostro o non mostro, il lago è splendido e punteggiato di piacevoli località, tra cui spicca Fort Augustus. Un tempo al crocevia di strade militari, oggi è cuore del Caledonian Canal, una delle più grandi opere di canalizzazione al mondo: passando per quattro laghi di acqua dolce, il Loch Ness, l'Oich, il Lochy e il Linnhe, collega il Mare del Nord all'Oceano Atlantico, Inverness a Fort William. Iniziata nel XIX secolo, è composta di venti chiuse che permettono di superare un dislivello di 30 metri. In paese se ne vedono 5 consecutive, per un dislivello di 13 metri. Pazienti battelli del Nord attendono di passare, tra le piccole case dai tetti colorati, mentre i turisti le osservano passeggiando lungo gli argini fioriti.

Il Clansman Centre racconta la vita tradizionale nelle Highlands, mentre la Lock Inn, sul canale, ne omaggia i piatti tipici: cervo, soprattutto, ma anche un ottimo haddock in pastella che sarebbe offensivo chiamare fish and chips. Sul lago si possono fare escursioni acquatiche di ogni genere, dalle più contemplative ( panorami quieti, al massimo un'occhiata all'apparecchio per avvistare il mostro), alle più avventurose (gommoni ad alta velocità). Un po' più a sud, Fort William è una cittadina più grande, nel complesso di minor fascino, ma tappa obbligata per gli amanti di Harry Potter: parte infatti da qui il treno a vapore Jacobite Steam usato per le riprese dei suoi viaggi a Hogwarths, oggi con una carrozza a lui dedicata. Rowling a parte, il panorama del tragitto di due ore da Fort William a Mallaig è considerato uno dei sei ferroviari migliori al mondo, e il Glenfinnan Viaduct è davvero spettacolare, anche senza effetti speciali.

4.6.16

La Via Francigena Lombardia | Viagginbici

La Via Francigena Lombardia | Viagginbici

La Via Francigena – Lombardia

francigena in bicicletta

Antica ma soprattutto contemporanea, anzi futuro auspicabile. Nascosta eppure presente, a saper guardare. E' la Via Francigena, il viaggio che Sigerico, l'arcivescovo di Canterbury, ha fatto per tornare in Inghilterra da Roma dopo aver ricevuto il Pallio dal Papa nel 990, annotato su un diario e diviso in 79 tappe.

francigena

Lunga circa 1600 km, la Via Francigena è stata poi utilizzata dai pellegrini che nel medioevo andavano a Roma per visitare il sepolcro di Pietro. Il loro viaggio partiva dall' Inghilterra e attraversava Germania, Francia e Svizzera fino in Italia, a volte continuando fino a Gerusalemme da Brindisi. Ma la via Francigena non è mai stata un elenco di nazioni. Piuttosto, la prima traccia di Europa unita, una strada che raccontava le sfumature del suo paesaggio e della sua gente, mescolandole al ritmo lento del cammino a piedi.

francigena

Dal medioevo dei pellegrinaggi la Via Francigena è stata poi messa da parte, mortificata dal cemento e dai confini artificiali. Fino agli anni settanta, quando la riscoperta del "Cammino di Santiago" – che porta al Santuario di San Giacomo di Compostela, in Spagna – ha illuminato anche gli altri itinerari dei pellegrini in Europa, tra cui appunto la Via Francigena. E come negli altri paesi, anche l'Italia ha scoperto quello che ha da sempre: un tragitto che la percorre per quasi mille chilometri, dal Gran San Bernardo a Roma, e che salendo per le valli e costeggiando i fiumi attraversa la storia. Un percorso semplice, che si può fare a piedi o in bicicletta per molti tratti in sicurezza, così ben segnalato e accompagnato da punti di ristoro e pernottamento che vien voglia di perdersi, ma con lo spirito.

via francigena

La Via Francigena che attraversa la Lombardia, lascia il fiume Sesia dopo Vercelli e va incontro alla Pianura Padana della provincia di Pavia, attraversandola in direzione sud-est per circa centotrenta chilomentri fino a Corte Sant'Andrea, sotto Lodi. Qui c'è il "guado di Sigerico", l'attraversamento sul Po da cui si raggiunge in pochi chilometri Piacenza. Ci si può arrivare da Milano tramite la ciclabile del naviglio pavese in circa trenta chilometri, fino appunto a Pavia, oppure in treno, da Vercelli e Milano in direzione Pavia o Mortara.

francigena viagginbici

La prima parte di questo tragitto è in Lomellina, racchiusa tra il Sesia e il Ticino e contenuta a sud-est dal Po. Quindi terra d'acqua e di coltivazioni, di strade campestri e di quiete. Percorrendo sterrati adatti a mountain bike e city bike si attraversano Palestro, Robbio e Mortara, paesi che offrono ospitalità in hotel, ostelli e strutture private.  Sui mattoni dell'Abbazia di S.Albino a Mortara si possono trovare le tracce del passaggio di pellegrini, addirittura risalenti  all' anno 1100. Invece a Tromello, segnato da Sigerio come quarantaduesima tappa del suo viaggio, c'è la Parrocchia di S. Martino Vescovo,  dove ci si può far ospitate per un posto letto e la colazione, basta non essere in tanti.

Il proseguimento della Francigena porta a Garlasco e da qui, dopo una trentina di chilometri, a Pavia(da Robbio a Garlasco erano quaranta, per un totale di circa settanta dal Sesia a Pavia). E' l'ultima parte di Lomellina, quella splendida del parco del Ticino, dei boschi e del fiume, cioè dell'ombra e del fresco. Questo percorso – strade campestri che diventano asfaltate nei centri abitati –  è in realtà il tratto sud di un anello ciclabile che da Pavia sale a nord ovest fino a Bereguardo per poi tornare verso Garlasco: una cinquantina di chilometri su asfalto, con un minimo di dislivello che tutti possono superare e un paio di scorciatoie, anche queste ciclabili.

francigena in bicicletta

Pavia è la tappa numero quarantuno del viaggio di Sigerio. La Via Francigena arriva fin nel centro storico, che si piega su sé stesso in una serie di stradine strette, fatte apposta per essere attraversate con i tempi e i modi della passeggiata, in bici o a piedi. Il Duomo di stile rinascimentale, S.Michele Maggiore – definita il prototipo di molte chiese medioevali – e S.Maria del Carmine sono l'inizio di un viaggio nella storia di questa città sempre troppo all'ombra di Milano, chissà perchè.

In uscita da Pavia la Via Francigena riprende fra pioppi e risaie verso est, in parallelo al Po e fino al Lambro. Si va oltre Linarolo e Belgioioso, con il magnifico castello dei Visconti, per poi passare il ponte dell'Olona fino a Corteolona e arrivare dopo poco a S.Cristina e Bissone;

in tutto una trentina di chilometri da Pavia, su strade sì asfaltate ma senza traffico, adatte a qualsiasi tipo di bici ma anche si gamba, perchè pianeggiante. Da prestare attenzione alla rotonda della statale 617, perché in bici la questione precendenza – oppure buon senso, da parte di tutti – è sempre relativa. Sigerio annota S.Cristina come la tappa numero 39 del suo viaggio ed è probabile che abbia soggiornato nel suo ostello.

Proseguendo verso Chignolo Po si sente il dolce dislivello delle colline di S.Colombano e si vede l'imponenza del Castello dei Cusani Visconti.

francigena bicicletta

Passato il Lambro si entra nella provincia di Lodi per arrivare a Orio Litta; poi si prosegue sulla stradella dell'argine del Po e sulle "arginelle" delle risaie, un fondo stradale per city bike e mountain bike che non distrae dal godere il suggestivo panorama della Pianura Padana, fino a corte Sant'Andrea. Dell'antico insediamento che era non c'è rimasto molto, ma sono questioni materiali, anche se di valore. Quello che si trova ancora é la genuinità e l'ospitalità di questa gente, abituati come sono a veder transitare facce, musi, colori e odori, perché una volta si passava solo di qui. Poi il traghetto sul fiume; di là un'altra terra e la Via Francigena che continua.

Alessandro Avalli

3.6.16

Snatch

https://www.nsca.com/uploadedFiles/NSCA/Resources/PDF/Education/Articles/NSCA_Classics_PDFs/unsuccessful_vs_successful_performance_in_snatch.pdf

Banane: l’insostenibile leggerezza delle nostre scelte | Il Cibo della Salute

Banane: l'insostenibile leggerezza delle nostre scelte | Il Cibo della Salute

Banane: l'insostenibile leggerezza delle nostre scelte

Il termine sostenibilità è ormai sulle bocche di tutti. Analizziamone il significato.
Dal rapporto Bruntland (Our common future, 1997) – ONU Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, sostenibile è lo "sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere la possibilità che le future generazioni possano soddisfare i propri". 

La sostenibilità inizia dalle scelte che facciamo ogni giorno, ad ogni pasto. Inizia dal nostro cibo.
A volte, però pensiamo sia scontata, perché non ci soffermiamo ad analizzare da dove viene il nostro cibo, come viene prodotto, quali sono le condizioni di lavoro di coloro che hanno lavorato per far giungere quell'alimento fino alle nostre tavole.

Chiediamoci: i metodi di produzione, di trasporto e di vendita del cibo sono sostenibili?

Analizziamo allora un esempio di cibo insostenibile:  le banane, il frutto tropicale più diffuso in Europa e nel mondo.

Da un documento di Paola Nobili (Enea), leggiamo
"Circa 50 milioni di tonnellate di banane vengono prodotte ogni anno per il mercato europeo.

Provengono quasi tutte dall'America Centrale, soprattutto dal Costa Rica e dall'Honduras.

La produzione delle banane è nelle mani di poche multinazionali, prime fra tutte Chiquita, Del Monte e Dole. Possiedono le piantagioni, le navi con le celle frigorifere, gli impianti per la maturazione, decidono sui prezzi e sulle condizioni di lavoro dei lavoratori nelle piantagioni.
11 ore e più di lavoro al giorno, con salari da fame, senza sicurezze sociali. Particolarmente critica è la condizione delle donne: guadagnano di meno degli uomini e in caso di gravidanze vengono licenziate.

Le piantagioni di banani sono ad alto impatto ambientale. Nuovi terreni vengono continuamente disboscati per acquisire nuove superfici da adibire alle piantagioni.

I caschi di banane vengono ricoperti dall'inizio del loro sviluppo sulla pianta con sacchi di plastica impregnati di pesticidi".

Si è tanto parlato e si continua ancora a parlare di insostenilità per quanto riguarda l'olio di palma. Come mai non si sente mai nulla sulle banane?

A volte vengono addirittura riportate come cibi di stagione (ma di quale stagione parliamo?).
E' proprio vero che non sappaimo più quale sia la stagionalità!
E' vero, sono state introdotte coltivazioni anche in Italia. Ma la maggior parte di questi frutti vengono importati dai Tropici, nelle modalità sopra riportate.

Oltretutto, siamo sicuri che gli effetti delle banane siano propriamente salutari?

Le banane hanno un alto indice glicemico. Hanno un rapporto molto squilibrato tra sodio e potassio: equilibrio alla base dell'equilibrio fisico-chimico-energetico delle nostre cellule (extra-cellulare del sodio e intra cellulare del potassio).
Insomma le banane sono molto Yin. Con l'uso delle banane ho visto più danni che benefici.
Inoltre, il nostro cibo agisce sia sul corpo sia sulla mente sia sulle emozioni. Questo cibo contribuirà a creare dispersione alla nostra mente (oltre che indebolimento al nostro corpo).

E' importante direzionare la nostra alimentazione il più possibile su cibo del nostro territorio, un cibo stagionale, biologico.

Mangiamo i nostri frutti! Abbiamo i frutti antichi, le piante autoctone: se cominciassimo a valorizzarle? Sono piante adatte al nostro territorio (proprio perché del nostro territorio), quindi più sane e non richiedono prodotti di sintesi.
Cosa ci manca? Forse la natura non ci ha dato abbastanza? Non è stata abbastanza generosa?

Cerchiamo il prodotto più vicino a noi, i produttori locali. Questo ci porta oltretutto a vivere in sintonia con la Natura, la quale, se non ci ha offerto certi frutti, un motivo ci sarà! Mangiamo come si faceva un tempo. Più salute per tutti!

Facciamo si che le nostre scelte diventino un mezzo per poter essere sostenibili in maniera consapevole!

banane