28.2.16

Valdo Vaccaro: COME CONTRASTARE L'ACIDO URICO E L'INSUFFICIENZA RENALE

Valdo Vaccaro: COME CONTRASTARE L'ACIDO URICO E L'INSUFFICIENZA RENALE

COME CONTRASTARE L'ACIDO URICO E L'INSUFFICIENZA RENALE

LETTERA

OTTIMO STATO DI SALUTE ANCHE SE LA CREATININA RIMANE INCHIODATA A 3.9

Buona sera dott. Vaccaro, mi permetto di disturbarla ancora una volta, sono Liliana, quella col marito affetto da insufficienza renale cronica. Ancora una volta ho bisogno dei suoi preziosi consigli.
Dopo 4 mesi abbiamo rifatto le analisi. Da un anno pratichiamo la sua dieta.
Mio marito sta molto bene, ha più forza e voglia di fare, anche se la creatinina resta inchiodata a 3.9, essendo comunque ferma da 2 anni, ma il problema è un altro.

UN INESPLICABILE INCREMENTO DELL'ACIDO URICO

Ho impiegato molto tempo per convincere mio marito a non assumere più farmaci, calcitriolo, ziloric, vitamine sintetiche, confidando nella sola dieta di frutta, verdura, pasta, pane, cereali e semini.
Da 6 mesi non prende più niente, ma le ultime analisi hanno rivelato ciononostante un balzo enorme dell'acido urico, da 7.0 a 9.3.
Ci siamo rimasti molto male. So che l'acido urico rovina i reni e mi chiedo dove lo va mai a trovare, tanto nuovo acido urico, con il tipo di alimentazione che pratichiamo.

NON POSSO MORTIFICARE ULTERIORMENTE LA NOSTRA DIETA

Guardando su internet ho visto che il latte di cereali, noi usiamo quello di riso, è molto acidificante.
Così pure i cereali integrali, pane compreso. Ma onestamente non credo sia questo.
Che debbo fare? Ho paura di ridurre troppo la dieta, che diventerebbe troppo mortificante.
Già in un anno non ci siamo concessi nemmeno una pizza, solo una fetta di torta a natale o a qualche compleanno.
Forse va bene il latte di mandorle? Il miglio ho letto che non è acidificante, e proverò a farci il pane.
Ma cosa posso dargli perché questo acido urico venga eliminato? C'è qualche rimedio naturale che aiuta?
Attualmente prende l'infuso di malva. Mi aiuti dr Valdo, tutti i miei sforzi a volte mi sembrano inutili.
Le sue parole mi danno forza e voglia di non arrendermi. Cari saluti.
Liliana

*****

RISPOSTA

ASCOLTIAMO DI PIU' IL CORPO E MOLTO DI MENO I VALORI DIAGNOSTICI

Ciao Liliana, una prima cosa che mi preme osservare è la mole di attenzione che continuate a dare ai controlli strumentali della vostra salute, trascurando cose molto più importanti, quali la pulizia della lingua e dell'alito, il battito cardiaco misurato al polso, le sensazioni di forza e di benessere che il corpo, inascoltato, vi continua suo malgrado a dare. L'ho detto e ripetuto che tali controlli e tali dati diagnostici sono bel lungi dall'essere un fai-da-te, e vanno considerati di stretta competenza medica. Presi e giudicati uno per uno non hanno comunque alcun valore, e provocano anzi ansie inutili, oltre che pericolose deviazioni di percorso.

CREATININA ALTA SIGNIFICA MATERIALE AZOTATO DA SMALTIRE

Se la creatinina sta inchiodata da 2 anni alla quota 3.9, nonostante il cambio dieta, significa che quello è il suo giusto valore costituzionale per il corpo attuale di tuo marito.
Ricordo che i valori di riferimento dell'esame sierico sono 0,6-1,2 mg/dL, con valore predittivo medio, e che i valori alti vengono determinati da insufficienza renale acuta o cronica, da ostruzione vie urinarie (prostatiti), da ipertiroidismo, da assunzione di carne, da assunzione di vitamina C sintetica.

IL GRAVISSIMO DIFETTO DI TUTTE LE MISURAZIONI

Una seconda considerazione da fare, importantissima, e da voi sempre trascurata (dico voi riferendomi non solo a te ma al pubblico in generale), è l'effetto eliminativo causato dal repentino e radicale miglioramento della dieta.
Siete bravi a fare i sacrifici e a trovare il bandolo della matassa, a livello alimentare, ma continuate a perdervi in un bicchiere d'acqua nella fase successiva. Continuate a non capire e a non considerare le espulsioni dei veleni che avete accumulato per anni.
Tutti i test del sangue, del siero e delle urine hanno un gravissimo difetto. Ti dicono il materiale rilevato, ma non ti dicono la sua provenienza, se dalla fase nutrizionale o dalla fase demolitiva-disgregativa-eliminativa.

SISTEMA IMMUNITARIO E NATURA-MEDICATRICE-DI-TUTTI-I-MALI SONO LA STESSA COSA

Il sistema immunitario lavora con grande intelligenza e delicatezza. Non va mai contro se stesso. E' strumento infallibile di quella Natura-Sovrana-Medicatrice-Di-Tutti-I-Mali, che Ippocrate ci ha insegnato a rispettare e stimare, e che i suoi indegni e demenziali allievi medici vorrebbero demonizzare, trasformandola in causatrice di malattie-autoimmuni.
Il sistema immunitario viene rimesso in funzione dalla vostra virtuosità, dal fatto che non consumate più porcherie animal-proteiche, non vi intasate di caseina, di nicotina, di theina e di caffeina, e non fate più sciocche ed irresponsabili vaccinazioni.
Il sistema immunitario disgrega e chela finalmente i veleni interni, incluse le creatine, inclusi i micidiali cristalli aghiformi di acido urico, piantati negli arti e nelle giunture. Ma questo non basta. Lo deve fare piano piano per non avvelenare eccessivamente il sangue in fase di toxi-espulsione.
E deve usare il sistema linfatico prima, e il sangue poi, per mandar fuori tali tossine. E il sangue dove va a scaricarle? Nei sistemi escretivi o emuntori, che sono i reni, i polmoni, il derma e l'intestino.

ODDIO IL FERRO BASSO! ODDIO LA CREATININA ALTA!

Il processo di avvelenamento è durato 20-30-50 anni a seconda dei casi, eppure pretendereste che con pochi mesi di succhi di carota e di deliziosi piatti di insalatina, tutte le porcherie interne scomparissero all'istante, come toccate dalla bacchetta magica della maga Circe.
La vostra patologica voglia di verificare strumentalmente i valori, vi porta, in pericolosa combutta e collusione con gli stessi medici, a continue esclamazioni di spavento. Oddio il ferro basso! Oddio la creatinina alta! Oddio il colesterolo che mi frega! Oddio l'acido urico che arriva non so da dove!
Il bello è che né voi, né tantomeno i medici che vi assistono impropriamente (perché mai nessuno si è preso la briga di prepararli come si deve), state capendo un cazzo di tutta la questione! Ecco allora il ritorno all'ansia, al rimedio, al farmaco, all'integratore. Smettiamola una buona volta con queste scenette da teatro tragicomico e cominciamo a usare la materia grigia o nigra del cervello.

PAOLO BONOLIS, IL GRANA E LA GRANA

L'acido urico è una sostanza estremamente tossica che si accumula nell'organismo per eccesso di albumine (purine) provenienti dalle carni, dal pesce, dalle uova, dai legumi secchi, dal caffè e dai formaggi stagionati, specie dal grana che il pur simpatico e ultra-bravo Paolo Bonolis sta promuovendo in questi giorni a pieno ritmo in televisione, mentre non dovrebbe farlo, e non avrebbe bisogno di farlo, nonostante sia risaputo come il pessimo e urico-causante grana porti tanta grana e come, al contrario, le ottime e urico-disgreganti arance portino al massimo le grane.

BOMBE AD OROLOGERIA DENTRO IL CORPO

I 28 grammi di acido urico contenuti in un kg di carne, di pesce, di grana, sono una bomba ad orologeria che si trasforma ben presto in dolori artritici, in arteriosclerosi, in angina pectoris, in dialisi renale, in epatiti, in pancreatiti, in uretriti, in fibromialgie, in emicranie, in reumatismi, in gotta ed in artriti.
L'acido urico è un nemico numero uno, anche perché l'uomo, essendo inequivocabilmente fruttariano e anti-carnivoro, non è dotato, come i canidi e i felini, di enzimi uricasi adatti a disgregare tale veleno, per cui l'acido urico pesca il calcio, il magnesio, il boro, il sodio e il potassio, e va a costruirsi i suoi bravi aculei di urato di calcio, urato di magnesio e urato di sodio.

IPER-URICEMIA ALLE STELLE GRAZIE A COCA-COLA E MCDONALD'S

L'iper-uricemia è una vera e propria intossicazione del sangue. Avere un sangue iper-uricemico significa avere un sangue denso, e carico di porcherie, visto che un veleno tira l'altro come le ciliegie.
Normalmente, e mi riferisco ai dati della FDA (Federal Drug Administration) che usa statistiche prese tra gente carnivora e poco virtuosa, l'acido urico è presente con 40-50 mg/per litro di sangue per persona.
Allorché il tasso uremico delle sostanze azotate, od urea, sorpassa lo 0,30-0,40 per litro di sangue, si ha l'iperuricemia.
Dopo i 40 anni di età, oltre il 30% delle persone ne erano colpite 20 anni fa. Coi tempi attuali, caratterizzati dal caffè, dal the, dal Redbull, dalla Coca-Cola facile, dai McDonald's e dalle vitamine sintetiche, si può benissimo pensare che una persona su due cada in queste statistiche significanti gotta e acido urico nei tessuti.

CI SONO NEFROPATIE SIA NEI VALORI ALTI CHE NEI VALORI BASSI

Uno dei manuali ultimi di diagnostica e terapia medica parla di "livello urati nelle urine delle 24 ore", con validità predittiva media, dove una quota di urati maggiore di 600 mg/die significa gotta da iperproduzione di urati, mentre una quota inferiore significa gotta da ipoproduzione di urati, e significa pure possibili nefropatie.
Andiamoci pertanto piano nel valutare negativamente la presenza di acido urico nelle urine, che può voler dire scarsa funzionalità dei reni a mandar fuori l'acido urico accumulato.

POSSIBILI CAUSE DI IPERURICEMIA

Solitamente, il test per l'acido urico sierico (uricemia) non viene richiesto, salvo che il paziente non sia affetto da gotta evidente, o non sia sottoposto a trattamenti chemio-radioterapici durante i quali l'acido urico può alzarsi pericolosamente (per l'autodistruzione cellulare di acidi nucleici Dna e Rna).
Cause di elevati livelli di acido urico nel sangue (iperuricemia) possono essere errori del metabolismo delle purine (la purina è struttura-base dell'acido urico), o diminuzione dell'escrezione di acido urico in corso di malattie renali croniche, o acidosi, o alcolismo. Ma attenzione al fatto che bassi livelli di acido urico nel siero si possono riscontrare in caso di malattie croniche renali, epatopatie gravi, anemie, neoplasie, per cui, ribadisco il concetto, ci vuole molta prudenza e circospezione nell'interpretare questi dati.

COS'E' L'ACIDO URICO E DA DOVE ARRIVA

L'acido urico è componente normale delle urine dei mangiatori di cadaveri o degli ex-mangiatori di cadaveri, in quanto prodotto finale del metabolismo degli acidi nucleici (Dna e Rna) derivanti da carne, pesce, fegato, animelle (timo e pancreas di bue o di maiale), e dei corpi purinici del caffè, del the, del cacao e degli spinaci.
Quando si eleva nel sangue dà dolori ai muscoli ed alle articolazioni, nonché dolori alla nuca specie di mattina, fa vedere le mosche volanti, causa vomito, vertigini, svenimenti.
Può arrivare dalla immissione di acido urico (alimentazione), ma anche dalla emissione di vecchio acido urico chelato dagli urati accumulati nel corpo (eliminazione).

LIMONI, ARANCE, FRAGOLE E CILIEGIE

Come fare per abbassare l'acido urico nel sistema? Il limone e tutti gli agrumi, meglio se presi di buon mattino, fanno abbassare l'acido urico nel sangue. Le fragole sono pure ottime e andrebbero consumate in abbondanza, al ritmo di 200-500 grammi al giorno, come del resto le ciliegie, che si dovrebbero consumare in stagione a chili e non a etti. Niente male il mirtillo, il melo e il melograno.
Quanto a infusi, estratti e vini aromatici, ottimi risultati si ottengono con i peduncoli di ciliegia, la cipolla, la bardana, l'equiseto, il sambuco e la piantaggine.

L'IMPORTANZA FONDAMENTALE DELL'ESERCIZIO E DELLA CIRCOLAZIONE

Ma quello che fa meglio di tutto è l'esercizio fisico, spirituale, mentale, sessuale.
Una persona viva non può permettersi di sclerotizzarsi e di trascurare le sue varie funzioni. Le deve al contrario vivificare,
ma non certo col caffè, le carni, lo zucchero, il sale e la stimolazione chimica delle megadosi di C.
Le deve vivificare con la respirazione, l'assorbimento solare, il cibo vivo, le motivazioni e l'esercizio fisico.
Il sangue svolge un ruolo ripulente straordinariamente importante. Si sono fatti dei test di confronto tra atleti e lavoratori di tipo sedentario, dove i primi hanno dimostrato che il sangue scorre nei loro muscoli 4 volte di più dei secondi, dunque con un flusso del 400% maggiore.
L'esercizio è indispensabile per una buona circolazione del sangue. Il sangue, nel suo fluire agisce da scopa e ripulisce i muscoli dall'acido urico e dall'acido lattico, impedendo che tali veleni penetrino nei tessuti. L'attività fisica, ed in particolare quella aerobica, permette di bruciare gli eccessi di tossiemia presenti nel sistema.

DINAMIZZARE IL SISTEMA LINFATICO

Le ghiandole linfatiche devono funzionare 24 ore al giorno per eliminare le tossine che auto-produciamo e per spostare i nuovi nutrienti da un'area all'altra del corpo.
L'esercizio fisico è il solo modo possibile per smuovere la linfa. Il sangue ha a sua esclusiva disposizione una pompa chiamata cuore, mentre il sistema linfatico no. Il sangue dà sicuramente una mano a spingere, ma non è sufficiente.
L'esercizio psicofisico è dunque imperativo per dinamizzare la linfa.
Ho scritto importanti tesine sull'argomento, come "Reuma, lupus, connettivite e sistema linfatico pulito" dell'1/7/11, e "Pigrizia linfatica, malattie autoimmuni e sovrappeso", del 31/8/11, e penso meriterebbero una rilettura.

Valdo Vaccaro

27.2.16

Come abbinare la frutta - Vegolosi

Come abbinare la frutta - Vegolosi

Come abbinare la frutta

frutta fresca

Sappiamo tutti quanto per la nostra salute sia importante includere nella nostra alimentazione quotidiana il giusto quantitativo di frutta.

Questa pratica salutare ci permette come prima cosa di introdurre notevoli quantità di acqua, favorendo un buon livello di idratazione anche per chi non è abituato a bere a sufficienza. La quantità di grassi è ridotta e prevalentemente costituita da grassi 'buoni'. Molto elevato, invece, è l'apporto di fibra alimentare solubile che contribuisce notevolmente al mantenimento dell'integrità intestinale e, in quanto prebiotica, al trofismo della naturale flora batterica. Il contenuto vitaminico e quello minerale sono eccellenti.

E' importante però sottolineare che, per rendere disponibili tutti i nutrienti in essa contenuti per l'assimilazione e l'utilizzo da parte del nostro organismo, è necessario abbinare correttamente tra loro i diversi tipi di frutta, sia per evitare difficoltà digestive, ma anche per massimizzare i vantaggi dei nutrienti in essa contenuti.

Per gli stessi motivi, è preferibile mangiarla lontano dai pasti, per evitare che arrivi nello stomaco quando il processo digestivo è già o ancora in corso. Le uniche eccezioni a questa regola sono l'ananas, la papaya, il kiwi e la mela che, contenendo una buona quantità di enzimi digestivi, aiutano la digestione.

E' possibile classificare la frutta in tre grandi gruppi:

  • frutta dolce: banane, fichi, mango, papaya, cachi, datteri, prugne, frutta essiccata…
  • frutta semiacida: mele, pere, uva, susine, pesche, albicocche, ciliegie, mirtilli…
  • frutta acida: arance, mandaranci, mandarini, clementine, ananas, limoni, fragole, lamponi, ribes, pompelmi, melagrane…

Se vogliamo mangiare durante lo stesso pasto diversi tipi di frutta è bene sapere che:

  • all'interno delle stesso gruppo è possibile fare ogni tipo di abbinamento;
  • tra gruppi diversi, gli abbinamenti consigliati sono: frutta acida con frutta semiacida o frutta dolce con frutta semiacida;
  • frutta dolce e frutta acida vanno sempre mangiate in momenti diversi;
  • melone (qualsiasi tipo) e anguria non rientrano in nessun gruppo e andrebbero mangiati sempre da soli.

Questa classificazione va tenuta presente quando vogliamo preparare un piatto, dolce o salato, che contenga diversi tipi di frutta o per la preparazione di succhi, frullati, smoothies.

Buona scorpacciata di frutta a tutti!

Mariangela Carotenuto

Naturopata con specializzazioni in Alimentazione naturale e intolleranze alimentari, Erboristeria, Iridologia, Craniosacrale e Riflessologia facciale. Il benessere è funzione della nostra capacità di reagire all'impatto che l'ambiente esterno ha sulla nostra costituzione intesa come unione di corpo, mente e spirito. La vita rappresenta una sfida con la quale ci dobbiamo misurare ogni giorno per mantenerci sani.

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Remodeling Your Back | FitnessRX for Women

Remodeling Your Back | FitnessRX for Women

REMODELING YOUR BACK

By Stephen E. Alway, Ph.D., FACSM

Your back can be made more vulnerable to injuries if your job requires you to sit for long periods of time. This causes your hamstrings to shorten and pulls on the pelvis to impact the middle and lower back muscles, which increases the potential for shoulder, lower and middle back injury if the wrong stress comes along. One of the beautiful things about the hyperextension with dumbbell lateral raise is that almost every fiber in the back is activated in this exercise while also activating the hamstrings along the way.

Remodeling Your Back Hyperextensions with Dumbbell Lateral Raises

This exercise will help your posture, strengthen your lower and middle back, and improve the quality of your entire upper body. Not only will your back look great from your hips to your neck, your back strength will protect you and reduce the chance of ever getting a back injury. You will find the isometric contractions in the lower back tough at first, but soon you will see a real difference.

Hyperextension of the vertebrae occurs when the extension goes beyond the point where the spine is in a straight line with the hip. Generally, excessive "hyper" in back extension exercises should be avoided because this can compress the vertebral disks and the nerves that exit between the vertebrae. However, the extension part of the exercise will activate all of the muscles along the spine.

Remodeling Your Back Hyperextensions with Dumbbell Lateral Raises

Proper Exercise Form

1. Lie face down on a hyperextension bench. Place the posterior, lower part of your leg under the leg pads so that it rests just above the ankles and Achilles tendon.

2. Lie facedown so that your upper thighs lie on across the wide pad. You should be able to flex at your waist without any restrictions.

3. Flex your waist so that your torso starts perpendicular to the floor. Take a light dumbbell in each hand and lift them from the floor. In a controlled fashion, extend your back until your body is parallel to the floor. This will be your starting position for the next part of the exercise.

4. Lift the dumbbells upwards as high as possible. Keep them moving laterally to the side. At a minimum, your arms should be parallel to the floor at the top position.

5. Hold the position at the top for a count of two, then slowly lower the dumbbells back toward the floor. Keep your upper body tight with your back parallel to the floor.

6. After completing your set of 10-12 repetitions and with the dumbbells landing toward the floor, lower your upper body back to the position where the waist is flexed.

7. Place the weights on the floor and take a short rest before starting into the next set. Repeat the series by slowly raising your torso parallel to the floor and completing the next series of dumbbell lateral raises.

Remodeling Your Back Hyperextensions with Dumbbell Lateral Raises

Try to keep your upper and lower body in a straight line. You should also avoid jerking the weight to get things going. Keep each movement slow and controlled and avoid any swinging of your torso upwards so that you do not invite injury.

If you work carefully and with smooth, strict movements, your shoulders and entire back will respond by strengthening and firming. In addition, the muscles of your middle back (between the shoulder blades) will be strengthened and toned by hyperextensions with dumbbell lateral raises.

Illustrations by William P. Hamilton, CMI

References:
1. Guo LY, Wang YL, Huang YH et al: Comparison of the electromyographic activation level and unilateral selectivity of erector spinae during different selected movements. Int J Rehabil Res 2012;35:345-351.

2. Moore, K.L. and A.F. Dalley: Clinically Orientated Anatomy 4th Edition, Lippincott Williams & Wilkins,1999, pp-432-474; 690-698.

3. Minning S, Eliot CA, Uhl TL, et al:. EMG analysis of shoulder muscle fatigue during resisted isometric shoulder elevation. J.Electromyogr.Kinesiol. 2007;17, 153-159.

4. Reinold MM, Macrina LC, Wilk KE, et al:. Electromyographic analysis of the supraspinatus and deltoid muscles during 3 common rehabilitation exercises. J.Athl.Train. 2007;42, 464-469.

5. Yoshizaki K, Hamada J, Tamai K, et al:. Analysis of the scapulohumeral rhythm and electromyography of the shoulder muscles during elevation and lowering: comparison of dominant and nondominant shoulders. J.Shoulder.Elbow.Surg. 2009;18, 756-763.7666

22.2.16

Proteine vegetali: le devo contare oppure no?

Proteine vegetali: le devo contare oppure no?

Proteine vegetali: le devo contare oppure no?

Ultimamente sui forum e gruppi FB vedo che ritorna sempre questa questione. Ma le proteine vegetali, si devono contare, oppure no?

Proteine vegetali biosgna contarle

Ora, che tra le proteine vegetali ed animali ci siano delle differenze comuni è evidente (in termine di composizione aminoacidica), ma arrivare a demonizzare le prime come se "non contassero" è sicuramente  un'esagerazione.
Sebbene molti vegetariani e vegani si riescano ad organizzare ed orientare, in termini pratici, mangiando anche solo da fonti vegetali tutti gli aminoacidi di cui hanno bisogno (vedi Dieta vegana e bodybuilding), ho notato che pochi hanno chiara la base teorica che c'è sotto. Dove sta la differenza nell'assumere un pool di amminoacidi incompleto o meno ma soprattutto cosa vuol dire che un pool di aminoacidi sia incompleto? Perchè le proteine animali son considerate migliori e lo sono veramente? Secondo quali criteri e metodologie viene calcolata la qualità delle proteine?

Bene, partendo dall'analisi di queste problematiche arriveremo (forse) a dare una risposta definitiva da poter linkare ogni volta che sorge un topic sulle proteine vegetali.

Come funziona con le proteine che ingeriamo

Questa parte è abbastanza banale, ma credo che per qualcuno possa essere necessaria quindi tanto vale fare un breve ripasso.

Dunque, noi parliamo di quantitativo proteico, ma non sono di fatto le proteine che ci interessano, almeno non direttamente. Quello che a noi (e al nostro organismo) interessa, sono gli amminoacidi che le compongono. Il giocheto è semplice, noi introduciamo degli amminoacidi legati in un determinato ordine, il corpo li slega e li ricompone nell'ordine che serve a lui (anticorpi, enzimi, ormoni, trasportatori o anche proteine con funzioni strutturali). Ho banalizzato ovviamente, e non ho considerato evenutali altre destinazioni degli aminoacidi (per esempio come fonte energetica che segue la separazione del gruppo amminico) però teniamoci per buono questo quadro.

Ora, che succede se manca uno degli amminoacidi che servono per una determinata proteina? Ebbene in questo caso la sintesi proteica si blocca e possono avverarsi due scenari:

  1. Si tratta di un amminoacido essenziale, il corpo quindi non può produrlo a partire da altri amminoacidi, la sintesi proteica non ha modo di avvenire (a meno di non pescarlo dal turnover proteico andando così a catalibolizzare alcune proteine del nostro corpo).
  2. Si tratta di un amminoacido non essenziale, il corpo può produrlo convertendo altri amminoacidi (transaminazione) e quindi continuare la sintesi proteica.

In tutto questo si inserisce un ulteriore problematica, ossia che il nostro organismo non è in grado di conservare gli amminoacidi in eccesso che verranno dunque convertiti in riserve o trasformati in glucosio per essere utilizzati a scopi energetici (a tal proposito si rimanda all'articolo su: le proteine fanno ingrassare?).

In termini pratici come comportarsi con le fonti proteiche

Ora, ovviamente chiariamo un primo punto che ci aiuterà nel prosieguo. Quello che a noi importa non è la composizione amminoacidica degli alimenti che mangiamo quanto piuttosto la composizione del nostro pasto o della sequenza dei pasti (gli aminoacidi hanno emivita ematica di diverse ore). Da qui, come vedremo, nascono delle linee guida di abbinamento di fonti incomplete (ovvero mancanti di uno o più amminoacidi essenziali) al fine di ottenere un pool  completo. L'esempio classico è quello dell'abbinamento legumi-cereali, i primi ricchi di lisina ma poveri degli amminoacidi solforilati (cisteina e metionina) e i secondi, viceversa, poveri di lisina ma ricchi di metionina e cisteina. Così, un'assunzione nello stesso pasto permetterà di avere un pool completo (n.b. la soia è un legume, ma ha un pool piuttosto bilanciato al punto che può essere considerata una fonte completa, la frutta secca invece è si piuttosto bilanciata ma manca un minimo di lisina analogamente ai cereali).

Va detto comunque che la nostra alimentazione è tendenzialmente ricca di proteine al punto che la quantità rende il discorso qualità relativamente importante (per la persona media). Motivo per il quale le linee guida non suggeriscono comportamenti alimentari specifici in proposito. Quando leggete in nutrizione del fabbisogno proteico è sempre considerato che parte delle proteine siano di provenienza vegetale.

Come si calcola la qualità proteica? – Indice Chimico

Dunque, fatto questo discorso sulla qualità si è posto subito il problema di poter stimare e calcolare in maniera comoda la qualità delle singole proteine, soprattutto al fine di poterla diffondere tra la popolazione in una maniera utile ad essere utilizzata. Vi sono a tal fine, diverse metodologie, ognuna con i propri pregi e difetti. L'analisi di queste è estremamente utile per poter arrivare a capire come potersi comportare nei singoli casi riguardo al conteggio proteico.

Primo problema è ovviamente quello di avere un punto di riferimento. La soluzione più logica sarebbe quella di utilizzare il pool amminoacidico del muscolo umano, vi sono anche tabelle tuttavia che utilizzano quella dell'uovo.

Vediamo quindi la prima metodologia, quella dell'Indice Chimico. Si tratta semplicemenete di calcolare la percentuale di un aminoacidi essenziali rispetto al valore di riferimento, così, prendendo l'esempio della pasta, il profilo amminoacidico sarà il seguente:

Valore aminoacidico pasta

A questo punto andiamo a compararlo al pool necessario per la sintesi proteica e seguiamo il calcolo sopra visto.

Aminoacidi pasta

Nulla di stupefacente, abbiamo i solforilati sopra il 100%, dunque in eccesso e la lisina al 35%, ponendosi dunque come aminoacido essenziale limitante.

Stesso discorso può farsi per le lenticchie:

Nulla di stupefacente, abbiamo i solforilati sopra il 100%, dunque in eccesso e la lisina al 35%, ponendosi dunque come AA limitante. Stesso discorso può farsi per le lenticchie:

Qui abbiamo invece la lisina abbondante e i solforilati come aminoacidi essenziali limitanti.

Ma vediamo cosa succede con l'uovo:

valore amonoacidico uova

Come vediamo abbiamo quasi tutti gli aminoacidi essenziali sopra il 100% dunque "in eccesso". Ne consegue che le fonti vegetali  possono essere abbinate ad altre fonti vegetali o animali per completarne il pool.

Il valore biologico 

Posto così il discorso può risultare banale, perchè basterebbe (spero nessuno seriamente lo faccia) mettersi a calcolare i singoli amminoacidi di ogni pasto per poter ottenere le proporzioni degli alimenti scelti che raggiungano quel famoso 100% (o maggiore). Il discorso è però, come detto, più complesso, bisogna gettare uno sguardo infatti anche all'effettivo assorbimento delle proteine.

Seconda metodologia che andiamo ad analizzare è quindi quella del Valore Biologico.

L'idea di base è quella di dar da mangiare un determinato alimento e vedere quante delle sue proteine che vengono assorbite vengono effettivamente utilizzate dall'organismo:

                                   Valore Biologico = Proteine Utilizzate/Proteine Assorbite

Come abbiamo visto, laddove manchino degli amminoacidi essenziali, quelli in eccesso vengono scartati dunque le proteine utilizzate saranno poche rispetto a quelle assorbite (v.b. basso).

Per indicare il valore biologico delle fonti proteiche si verifica il rapporto del tra l'azoto trattenuto e quello assorbito.

Coefficiente di digeribilità delle proteine

Ultimo concetto che dobbiamo far nostro per poter arrivare a delle conclusioni precise è quello di coefficente di digeribilità. Qui non si parla più di variazioni interindividuali nell'assorbimento dei macronutrienti quanto piuttosto sulle differenze di digeribilità degli stessi nei vari alimenti.

Ora, mentre glucidi e lipidi hanno un coefficente di digeribilità vicino al 100% e praticamente costante, per le proteine è molto variabile e, nel caso di quelle dei vegetali, si aggira intorno all'80%. Le fonti animali hanno una migliore digeribilità, quelle dei vegetali (compresa ovviamente la frutta secca) ce l'hanno più bassa (questo è dato dalla presenza delle fibre, dei fitati ed antinutrienti).

Conclusione sulle proteine vegetali

Possiamo quindi tirare le fila del discorso e dare delle indicazioni generali su come comportarsi. Ovviamente la situazione dipenderà dai diversi casi:

  1. Soggetti Vegani. In questo caso bisogna anzitutto vedere se e quanti alimenti a base di soia si assumono. Se questo viene fatto in ciascun pasto allora il consiglio generale è quello di calcolare le proteine come "valessero" circa 0.8 (prendere il proprio fabbisogno, moltiplicarlo per 10, dividerlo per 8 ottenendo così il quantitativo da assumere). Questo perchè bene o male, essendo la soia una fonte completa, andrà a coprire le carenze di amminoacidi essenziali delle altre fonti. Ovviamente, visto che non si può viver di soia, stesso discorso deve essere fatto bilanciando i pasti con il famoso accoppiamento cereali-legumi.
    Nel caso in cui questo non avvenga, allora basti considerare questo esempio con le lenticchie: abbiamo visto che la lisina è pari al 35% del valore necessario per avviare la sintesi proteica, dunque solo il 35% delle proteine verrà utilizzato a tali fini. A questo ci si aggiunga una digeribilità di circa l'80%, otterremo che un 28-30% sono le proteine effettivamente utilizzate ai fini della sintesi proteica.
  2. Soggetti onnivori. In questo caso, di nuovo, il consiglio è quello di assumere ad ogni pasto una fonte "nobile". Ora, teniamo in considerazione che questo avviene molto frequentemente nei Bodybuilder (se c'è ancora un'ossessione che tiene è quella delle proteine 6 volte al giorno, o quantomeno ad ogni pasto!) ma ad ogni modo vale anche qui la regola dell'accoppiamento cereali-legumi. Rimane quindi il discorso digeribilità, che logicamente varia in base alle quantità di proteine vegetali che si mangiano.
  3. La regola generale.  Più la nostra alimentazione è incentrata sulle proteine vegetali, meno teniamo conto dei corretti accoppiamenti tra alimenti,  e più per stare tranquilli basterà calibrare la quota proteica con dei dosaggi leggermente superiori (+0,2-0,3g/kg) rispetto a quelli previsti dalla propria programmazione, in modo da far fronte ad eventuali "perdite" o ad un assorbimento inferiore.

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L'articolo Proteine vegetali: le devo contare oppure no? è di Ludovico Lemme
Personal Trainer certificato ISSA e studente SaNIS (scuola di nutrizione e integrazione sportiva). Segue diversi atleti, sia dal vivo che online nel campo del Bodybuilding e del fitness in generale. Nel 2015 avvia il progetto Rhinocoaching con il quale si propone di creare una piattaforma di riferimento per i suoi atleti e per gli appassionati in generale.
Contatti: rhinocoachingofficial@gmail.com
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Sito Web: www.rhinocoaching.it

21.2.16

Inside Leonardo DiCaprio's Crusade to Save the World | Rolling Stone

Inside Leonardo DiCaprio's Crusade to Save the World | Rolling Stone

Inside Leonardo DiCaprio's Crusade to Save the World

Leonardo Wilhelm DiCaprio's parents hung a painting above his crib in the grotty 1970s East Hollywood neighborhood of Los Angeles when he was a baby. The painting wasn't an action shot of Peter Rabbit or Curious George. No, it was a reproduction of Dutch painter Hieronymus Bosch's three-paneled "Garden of Earthly Delights," a dystopian visual description of Eden being found and lost. It is one of DiCaprio's earliest memories.

Leonardo DiCaprio; The Revenant; Oscars; 2016; Rolling Stone; Cover Story
Photograph by Mark Seliger

"You literally see Adam and Eve being given paradise," says DiCaprio, his blue eyes peering above sunglasses in a Miami Beach restaurant that has somehow worked "SoHo" into its name. Underneath the table he fidgets his feet in and out of canvas loafers. He drifts away for a moment. DiCaprio just finished shooting an interview for a -climate-change film he's making. (Original working title: Are We Fucked?) He's already been to India flood plains and the Antarctica polar cap, and now he's not far from Miami playgrounds where he once reputedly left a nightclub with every woman from his VIP section. All, according to DiCaprio, could be washed away.

He snaps back to the painting. "Then you see in the middle this overpopulation and excess, people enjoying the fruits of what this environment's given us," he says. He laughs a sad laugh punctuated by the DiCaprio smile that can be mistaken for a sneer. "Then the last panel is just charred, black skies with a burnt-down apocalypse." He stops for a second before shrugging. "That was my favorite painting."

Halfway between mother and maker, Leonardo DiCaprio is not unhappily marooned between the bright light of his own life – a looming Oscar, a personal fossil collection, a chauffeured rental Tesla – and the bleakness of the overheated world he inhabits with denialist Republicans and a Bangladesh coastline that could be nearly a quarter underwater by 2050. He wants us to move off fossil fuels entirely and wonders where we would be if we had spent billions on finding renewable energy sources rather than on the Iraq War.

"He has an intellectual restlessness," says longtime collaborator Martin Scorsese. "He devours books and texts and information."

A friend might tell DiCaprio to lighten up, but that's not going to happen. "There are very few civilians who have the same understanding that this guy has of climate change. Leo's a wonk," says Mark Ruffalo, who has just combined forces with DiCaprio on the Solutions Project, a group of scientists and stars hoping to move America toward full-renewable-energy use. "He's putting his ass on the line."

DiCaprio's life-is-brutish-and-short worldview has permeated his post-Titanic film choices, especially his work with Scorsese, from Gangs of New York to The Wolf of Wall Street. He is now starring in The Revenant, the bleak tale of trapper Hugh Glass, whose body is demolished by a very angry grizzly, and who loses his family to the viciousness of the White Man. (Making matters worse, he must drag around Moses' neck beard.)

"I would love to do something even darker. How would you penetrate the mind of somebody like Travis Bickle in Taxi Driver? Like when he takes [Cybill Shepherd] to the porno theater for his first date. You're like, 'Oh, God, please don't do this!'"

Eventually, Glass is double-crossed by a man with half a scalp. He is left for dead, rides a horse off a cliff, sleeps in its carcass and chews on a bison liver. He remains mute for weeks. These are the lighter moments between arrows exploding arteries and knives removing testicles. During the Fitzcarraldo-esque shoot in the Canadian Rockies and Argentina, director Alejandro González Iñárritu burned through crew members. Iñárritu says that in their downtime he and DiCaprio would chew their own facial hair to pass the hours.

After that experience, maybe a Catch Me If You Can-style light comedy for DiCaprio? Not bloody likely.

"I would love to do something even darker," says DiCaprio with a devious smile. He knows he sounds slightly mad. "I don't know, like how would you penetrate the mind of somebody like Travis Bickle in Taxi Driver? There's a word in German that they don't have in the English language that's called schadenfreude. It means humiliation for somebody else." He smirks. "It's what I see sometimes when I watch certain politicians, but it can be done in movies, like when Travis Bickle takes [Cybill Shepherd] to the porno theater for his first date. You're like, 'Oh, God, please don't do this!' "

Not everything is so dark. There are still starlets, scuba diving and industrialist friends named Vlad with giant yachts. I ask him later if he's afraid of slipping down into the gloaming like some character from a movie about a doomed 1912 cruise ship.

"I work hard at trying to create a balance."

Successful?

"We'll see."

He makes his excuses and stands up. It's time to jump into a helicopter and check out the suburban sprawl that threatens the Everglades. He takes a puff on a vaping device, exuding a maple--syrup smell that makes me want pancakes. He pulls a watch cap over his eyes and ducks out through the restaurant's service alley. His chauffeured Tesla peels out for the heliport. A man left behind speaks into a wrist device, inadvertently proving that Leonardo DiCaprio is not just a man but also an organic commodity that can be used for good or evil.

"The package has left the building. I repeat: The package has left the building."

Leonardo DiCaprio; Revenant; BTS
"He uses his body and a pair of eyes to convey so many emotions" says 'Revenant' director Alejandro G. Iñárritu about his leading man. Kimberly French

Here's the transitory question on the table: Is this the year Leonardo DiCaprio finally wins an Oscar, after four nominations?

"Sure, everyone likes to be recognized, but that's out of my hands – other people control those things," DiCaprio tells me as he preps for an interview with a hurricane expert. "I will say it would help the film, bring it to more people."

The Revenant is like free guacamole to hungry film critics, with Birdman director Iñárritu at the helm and best-living cinematographer Emmanuel Lubezki shooting scenery that out-Malicks Terrence Malick. But it could be a tough sell to punters plopping down $10 at the West Des Moines multiplex on date night. There are only two female characters in the film. One is murdered; the other is gang-raped by French trappers. The film is 156 minutes long, and it becomes quickly evident that any white character not named Hugh Glass is going to make the worst possible moral choice imaginable. But DiCaprio's performance holds this cinematic hell-scape together. (When Iñárritu saw him with his long beard, he exulted, "This man is a fucking trapper!") DiCaprio is largely silent for the film, a feat harder than it sounds.

"He uses his body, which is wounded, and a pair of eyes to convey so many emotions in takes that are six or eight minutes long," says Iñárritu. "He has to make us believe that he is cold, that he is wounded, that he is devastated, that he is angry, that he is hopeless. Without one word, you have to understand what this guy is thinking and feeling." There's a scene where DiCaprio finds his dead son and is broken. But he hears a crow singing beyond the trees. You can see him taking in death and life simultaneously.

"He was interacting and listening to every piece of nature and wind, and reacting to that," remembers Iñárritu. "That's the most difficult thing to do, and in the moment that he did that, I said, 'This guy is really present. He has this rhythm, and he owns that rhythm.' "

For DiCaprio, the roots of The Revenant and his environmental work all began with a meeting with then-Vice President Al Gore in 1998. DiCaprio had grown up with a melancholy for extinct creatures – he once impressed Dr. Kirk Johnson, the director of the National Museum of Natural History, with his knowledge of the long-gone great auk, a bird hunted to extinction in the 1800s.

"I remember the thing that I got the most sad about when I was little was the loss of species that have been as a result of mankind's intrusion on nature," says DiCaprio, whose Los Angeles home features a massive fossil collection. He then mentions three species, only one of which I'd ever heard of: "Like the quagga or the Tasmanian tiger or the dodo bird."

Titanic came out in 1997, and DiCaprio went from promising actor of his generation to one of the most famous faces on the planet. There was the requisite news of bawdy behavior and a slew of model girlfriends, some of which still trickles out in the tabloids, as he remains single. You can ask him about it, but he will wave it off, saying, "I liked it when you went to see a movie and you didn't know everything about the actor."

Like Warren Beatty, Robert Redford and Paul Newman before him, DiCaprio longed to be seen as something more than just a panty-dropper. A friend set up a meeting with Gore. The vice president sketched out the planet and the atmosphere on a chalkboard and told the actor, "You want to be involved in environmental issues? This is the most important thing facing all of humanity and the future."

At first, it was just appearances at Earth Day events and the occasional conference, and then there was the narration of his climate-change film The 11th Hour in 2007. But in the past decade, it has gone from passion to obsession. "I am consumed by this," says DiCaprio. "There isn't a couple of hours a day where I'm not thinking about it. It's this slow burn. It's not 'aliens invading our planet next week and we have to get up and fight to defend our country,' but it's this inevitable thing, and it's so terrifying."

Leonardo DiCaprio; Al Gore; Climate
Al Gore and Leonardo DiCaprio present a message about the environment at the 2007 Oscars ceremony. Michael Caulfield/WireImage.com

A couple of years ago, DiCaprio met with a casual friend, the actor Fisher Stevens, once known as Michelle Pfeiffer's ex and the ethnically dubious star of Short Circuit 2, but now an accomplished documentary producer. The two had become reacquainted while filming the disappearing reefs in the Galapagos, an event made memorable for DiCaprio's scuba tank malfunctioning while shooting footage and DiCaprio desperately looking for someone to help him to the top. He (of course) found Ed Norton, who shared air with DiCaprio as they slowly ascended to avoid the bends.

Stevens and DiCaprio talked of shooting a climate-change film that would feature DiCaprio as a man on a global pursuit for the truth. The film would be equal parts gonzo, absurd and scare-the-shit-out-of-you testimonials from scientists and leaders. (There's a Joaquin Phoenix quality to some of it, with DiCaprio, in full Revenant shagginess, interviewing a pristine Bill Clinton with the New York skyline behind him.)

Just as preproduction was starting for the doc, funding came through for The Revenant. Rather than pass on either project, DiCaprio chose to see a symmetry between the two, with Hugh Glass representing a man on the front end of the West's destruction of the land and the extermination of other cultures, and DiCaprio's documentary set two centuries later as the world faces the bill for all the raping and pillaging. The links grew stronger as DiCaprio visited the hellish Alberta, Canada, tar-sand oil fields, several hours north of the breathless mountains and streams of the Revenant set. Meanwhile, filming was repeatedly hampered by a lack of snow as Alberta "enjoyed" the warmest winter on record. The connections left Iñárritu and DiCaprio shaking their heads as they suffered through multiple delays.

"It was a parallel universe," remembers Iñárritu. "We discussed it at length. It was scary to be depicting how it all started in this country, and now we're suffering 200 years of consequences for that. It was a mirror. It was funny and scary as hell."

"We went out there with the purpose of discovering something and seeing what nature was saying," says DiCaprio about the shoot. He flexes his hands open and shut in frustration. "That was never directly articulated, but it was like, 'OK, what happens if we put ourselves in the elements? What are we gonna discover?' The thing that I was left with was this crazy, insane message of nature fighting back and essentially stopping production." Later, he put it more bluntly. "The big question is, is it all too late?"

As the documentary crew travels from global bleak spot to bleak spot, Stevens has occasionally had to remind DiCaprio not to wallow too much in hopelessness. "I'm more the light and he's the dark," says Stevens with a grin. "I'm always saying, 'Don't be so fucking pessimistic, man. If we make a movie where it's already too late, what are we making the movie for?' " Stevens smiles hopefully. "Leo gets that."

We'll see. DiCaprio has final cut.

Leonardo DiCaprio; The Revenant
A scene from 'The Revenant.' Kimberly French

It's the Sunday after Thanksgiving, and Miami Beach is in a sleepy interlude between turkey and the hordes arriving later in the week for Art Basel, which is Sundance for the art crowd. Stevens and his crew are setting up in the city hall offices of Mayor Philip Levine to ask him about how rising waters are threatening the city (a line of questioning partially inspired by a 2013 Rolling Stone article by Jeff Goodell). DiCaprio arrives looking tired in a short-sleeved polka-dot blue shirt and droopy jeans exposing powder-blue boxers. He stretches theatrically.

"I think I got too much sleep last night."

Stevens laughs. "That would be a first."

DiCaprio is two-tracking obligations as details of The Revenant have started seeping out and his camp has had to tamp down rumors that he was sexually assaulted by a grizzly in one of the film's gory passages ("That's not what's happening"). Then a veteran movie blogger said that he loved the film but there was no way women were going to sit through the gorefest. "I think it's silly, and I think that the women I've spoken to really enjoyed the movie," says DiCaprio.

But after a quick hairbrush session, DiCaprio shifts into environmental-warrior mode. Stevens gives him a list of questions, but he largely wings it. First, DiCaprio and Levine talk of mutual friends, including billionaire Russian construction magnate Vladislav Doronin.

"Our good mutual friend Vlad says hello," says Levine, before telling a story about Doronin offering to take him out for an ocean swim and Levine joking about his fear of not returning.

"Vlad is a lot of fun," admits DiCaprio, adding how much he enjoys Doronin's Aman Resorts, discrete seven-star accommodations scattered across the globe.

Then they begin to talk. DiCaprio asks Levine if he's worried about declining real-estate prices.

"I'm not going to preside over Miami Beach becoming Venice," says Levine. "I think property levels are just going to continue to rise."

DiCaprio doesn't agree, saying he'd already unloaded his beach house: "I wouldn't take that bet."

"I am consumed by [emvironmental issues]. There isn't a couple of hours a day where I'm not thinking about it. It's not 'aliens invading our planet next week,' but it's this inevitable thing, and it's so terrifying."

Levine wants to show DiCaprio some of the work the glitzy resort town is doing to lessen the impact of rising tides, so we pile into the Tesla while the mayor travels in a black SUV. DiCaprio understands no mayor is going to come out in public and say, "Sell your condo, we're screwed," but he doesn't share his optimism. "You know what they're doing now?" DiCaprio asks. "They're building high-rises where the lobby can flood and the rest of the building can just continue on. But he's right, prices are still going up. It's unbelievable."

We stop at a section of streets that the city has raised four feet to provide a bulwark against the sea. The two do a walk-and-talk while Sunday brunchers begin to gawk and stalk at a careful distance.

We eventually reach the water, and it's horrifying in an affluent kind of way. The water level has risen to nearly equal with boat docks, rendering ladders leading into the ocean irrelevant. DiCaprio and Levine walk out on a tenuous sea wall and look across the bay to where, coincidentally, their friend Vlad's yacht glitters in the morning light. The mayor admits that the city needs $400 million to build new sea walls and a system of pumps and to raise roads. And that number doesn't even include sand from the Bahamas.

DiCaprio nearly does a spit take.

"The Bahamas?"

The mayor nods and says Bahamas sand can be cheaper than American sand.

During a stop in the interview, DiCaprio points at a tan older gentleman combing his luxurious silver hair on a balcony in a nearby high-rise.

"Look at that guy," says DiCaprio. "He has no idea what is going on." DiCaprio watches him with fascination for a moment and then makes a joke. "He probably knows that he'll be dead soon and won't have to worry about it." He glumly says goodbye to the mayor, and tosses his swag of Miami Beach caps and cuff links into his trunk.

He settles into the back of the Tesla.

"The Bahamas, did you hear that?"

The conversation turns to places like Bangladesh that don't have the money to deal with the rising waters. "The story of climate change is gonna be places with the most military power to protect their own resources," says DiCaprio, hitting the vape pipe. "The billions of people that haven't contributed to this problem are gonna be the first to suffer."

Above, the sun tries to break through morning clouds and shine light through the Tesla's opaque roof. It is not successful.

Leonardo DiCaprio; Rolling Stone Cover; 2016
Photograph by Mark Seliger

The image of DiCaprio as an empty libertine gorging in his own garden of earthly delights – which has stuck since he rolled with a traveling pack of ruffians derisively labeled the Pussy Posse back in the 1990s – isn't any more true or false than it was with leading-man predecessors like Redford and George Clooney. (DiCaprio recently ended his relationship with model Kelly Rohrbach, according to reports; before that, the best rumor was of a casual liaison with Rihanna.) Has there been skeezy womanizing? Perhaps, but DiCaprio was and is single, and you can see skeezy womanizing at Buffalo Wild Wings on a Thursday night. There has been some twisted comeuppance; in 2005, DiCaprio had to get more than a dozen stitches to his billion-dollar face after a Hollywood Hills party when a former model slashed him with broken glass, a shot that may have been intended for someone else.

Beneath that reputation has been an actor devoted to his craft since his early tweens. DiCaprio was partially raised by an underground artist, his father, George DiCaprio, a comic-book author and distributor. Leo grew up in Los Angeles, but not the Los Angeles of Hollywoodland. As a kid, he saw junkies in the alleyways and prostitutes at the nearby hotel. After a halcyon stay at a progressive school near UCLA, he returned to his neighborhood school for junior high, where he was regularly beaten up.

"I was a bit of a loudmouth, and I was in an environment where the elements aligned to have kids smack the hell outta me once in a while," DiCaprio tells me with a smile.

DiCaprio found refuge in drama classes and started hitting auditions, driven by his mother, Irmelin, his most patient supporter and critic. (She's been known to critique the wardrobe authenticity in his films.) There were cattle calls, a Matchbox commercial and a year when he wasn't cast in anything. Instead, he took to his room and spent a year watching movies with his father's guidance, developing a taste for films like East of Eden and A Face in the Crowd.

He knew acting was what he wanted to do and started making friends at auditions with other dreamers, like Tobey Maguire. "I've got plenty of new friends through the years, too, but I've held on to some of them for 25 years now," says DiCaprio. "There's an inherent comfort level that can't be duplicated and can't be manufactured. You don't have to do catch-up interviews – they're up-to-date."

There was a part on the 1990s ABC sitcom Growing Pains, in the classic ratings-booster role of boy without a home. But it all changed when he beat out Maguire and others for the lead in an adaptation of Tobias Wolff's This Boy's Life, starring opposite Robert De Niro. DiCaprio's father had taken his boy to a screening of De Niro's Midnight Run a few years earlier and told him if he wanted to be an actor, De Niro was the one to watch. DiCaprio thought he blew the audition by screaming his lines, but De Niro liked his intensity.

Growing Pains; Leonardo DiCaprio
DiCaprio, right, in an early episode of 'Growing Pains.' Everett Collection

De Niro recommended DiCaprio to Scorsese, and when the actor and director worked together for the first time, on 2002's Gangs of New York, it was a 26-year-old DiCaprio who was dispatched to Daniel Day-Lewis' New York brownstone to try to lure him out of retirement, sitting with him on a Central Park bench and silently waiting for him to make the first move.

DiCaprio is cagey about his next film, but he's been casting about for a project that speaks to his politics. He dreams of releasing his documentary in tandem with The Revenant's video release, and he has already optioned an unwritten book on the Volkswagen emissions scandal. There's a great narrative film to be made about the environment, insists DiCaprio – it's just a matter of finding the right project.

"I don't know how to crack this yet, but I would love to do something that isn't about waves crashing on the Empire State Building," he says.

We're eating at a posh Miami restaurant, and a stray little girl wanders by, with no clue that she is eyeing one of the world's most famous movie stars. DiCaprio takes off his sunglasses and offers a long aww. I ask him if he sees time in his life for a family. He responds abruptly, the only time in our two days together.

"There's no way we're not all hypocrites. Our entire society is oil-based. Everything that you see is because of fossil fuels. The day there is a sustainable way to travel, I'll be first in line."

"Do you mean do I want to bring children into a world like this?" says DiCaprio. "If it happens, it happens. I'd prefer not to get into specifics about it, just because then it becomes something that is misquoted. But, yeah." He shifts uncomfortably in his chair. "I don't know. To articulate how I feel about it is just gonna be misunderstood."

One thing is clear: He's not going to retire and chain himself to the gate of a BP plant. There has to be a strategy.

"I had a friend say, 'Well, if you're really this passionate about environmentalism, quit acting,'" he says. "But you soon realize that one hand shakes the other, and being an artist gives you a platform." He pauses and offers his palms upward. "Not that necessarily people will take anything that I say seriously, but it gives you a voice."

One afternoon, DiCaprio is heading in the Tesla to another appointment, and he wants to make something very clear.

"This is not my life," says DiCaprio, dressed in the same outfit as the day before to maintain continuity in the shooting. He stares intently at me. "I'm not followed around by publicists, security guards, drivers and all that. That's not my day-to-day life – it's my professional life."

Talk moves to what he loves to do most: scuba dive in exotic locations. He's hit Australia, the Galapagos and multiple spots in the Caribbean. Even relying on the oxygen kindness of Edward Norton to survive hasn't dampened his love.

"It's a hypnotic, unbelievably beautiful ecosystem that's below the surface of the world we live in," says DiCaprio, his face relaxing noticeably. "It's a complete escape from absolutely everything."

Today is an escape of a different sort. DiCaprio is standing on a catwalk outside a giant glass tank simulating a hurricane at the University of Miami. As the waters pound a model house on a model beach, he makes a joke: "I spent a lot of time in a tank like this for Titanic." For 45 minutes, a scientist tells DiCaprio about the shredding Florida will take during the next hurricane. DiCaprio hits the vape pipe during a pause and exchanges a look with Stevens that suggests, "You try to put a happy ending on this."

DiCaprio says goodbye to the crew and says he'll see them in Paris for the climate-change conference. He knows that one of the first things conservatives will throw at him is the amount of fuel used by the thousands of attendees.

"There's no way we're not all hypocrites," says DiCaprio. "We've built this. Our entire society is oil-based. Everything that you see is because of fossil fuels. The day there is a sustainable way to travel, I'll be first in line."

For DiCaprio, the trip was worth it. After the Paris Agreement was signed, he declared, "[This] gives us a shot at saving the planet. There is no time to waste. This marks the end of the fossil-fuel era."

Leonardo DiCaprio; Climate March; 2014
DiCaprio at the People's Climate March in New York, 2014. Timothy A. Clary/Getty

But that's a week away. For now, he has a few hours of downtime with his art gallery friends. On the way downtown, I mention that his intensity on global warming is, well, intense.

"You noticed that, huh?" he says. "This has got to be the largest human movement in history, and it takes every religion, every country, every individual contributing to it."

We arrive at a ritzy gallery that shows no sign of the coming apocalypse. Security guards swarm the car. I begin to say goodbye, but DiCaprio puts his hand on my arm. "Don't worry, I'm not jumping out of the car." He continues on for a couple more minutes about a new ally in the fight. "We finally have a pope for the first time that is speaking through his encyclical and has aligned himself with modern science."

Someone knocks on the window. It's time to go. DiCaprio opens the door, and the likely next winner of the Oscar for Best Actor is immediately engulfed in handlers. He turns back and shouts over his shoulder with a smile, "Nice talking to you, bro!"

For just a moment, Leonardo DiCaprio looks like a kid without a care in the world.

From The Archives Issue 1253: January 28, 2016