30.6.15

Perché non dimagrisco? Quando il metabolismo si blocca - Project inVictus

Perché non dimagrisco? Quando il metabolismo si blocca - Project inVictus

Perchè le diete non funzionano? Perché dopo i primi iniziali risultati smettiamo di perdere peso? Perché non dimagrisco? In questo articolo cercheremo di rispondere in modo chiaro e diretto a queste domande. Facendoci aiutare dalla biochimica e dalla fisiologia, indagheremo quando il metabolismo si blocca.

La nostra composizione corporea è regolata da oltre 200 fattori, le diete si concentrano di solito solo su 2-3: sul carico glicemico, sull'insulina, sulla densità energetica, sulle proteine animali, ecc. Ma tutti questi, per quanto importanti che siano, sono solo dei co-fattori. Quando scegliamo una strategia alimentare alcuni elementi anoressizzanti si attivano e contemporaneamente altri opposti, che ci portano ad ingrassare, si co-attivano. E' fisiologico, funziona in questo modo per l'organismo. Se così non fosse ci saremmo già estinti alla prima carestia.

La natura ha creato dei termometri metabolici, il più importante è all'interno delle cellule grasse (adipociti), quando si riempiono il metabolismo sale, quando si svuotano, indovinate? Scende. Lo sappiamo è una bella fregatura, complimenti al corpo che ha giocato un'ottima carta per non farsi fregare.

Ma ora vediamo di conoscere i principali tre motivi per cui non dimagriamo, per cui il metabolismo si blocca, in modo da evitare gargantueschi errori (che fanno tutti), così da raggiungere risultati mai sperati prima.

1) Calo di peso troppo veloce.

massa magra massa grassa

In fisiologia viene raccomandato di non scendere di peso più rapidamente rispetto all'1,3%/BW del proprio peso corporeo a settimana. Pesate 100Kg? Sono 1,3Kg a week. Questo perché una perdita più rapida andrebbe ad intaccare più velocemente l'erosione della massa magra.
In nutrizione si ritiene accettabile una perdita di peso in cui il 75% sia a carico della massa grassa (FM) ed il 25% sia della massa magra (FFM). Sopra 1,3%/BW perderete ancora più muscolo, a meno che non siate obesi o siate ingrassati da poco, in questo caso viene ritenuto accettabile una perdita più rapida.

L'ideale sarebbe scendere intorno ad un meno 0,5-1%/BW a settimana. Una ragazza di 60Kg dovrebbe perdere 300-600g a week, non di più.

Normalmente invece le persone appena si mettono a dieta iniziano a scendere di peso velocemente, apportano cambiamenti drastici alla loro alimentazione ed allo stile di vita, per poi, dopo qualche mese, ritrovarsi più magri ma ancora con la pancia e fianchi.

Il tutto e subito si paga con gli interessi. Esiste un antagonismo tra cellula muscolare (miocita) e cellula grassa (adipocita). Tutti e due utilizzano gli stessi recettori per il glucosio (Glut-4). Quando perdiamo peso gli adipociti si riempiono di Glut-4, se il muscolo si erode, è la cellula grassa a prevalere. Cannibalizziamo il tessuto contrattile per far sopravvivere il grasso. Visto sulla bilancia perdiamo peso ma a livello fisiologico c'è da spararsi, ci manca solo l'insulino resistenza.

2) Carboidrati troppo bassi

carboidrati troppo bassi

Tutti sappiamo che appena togliamo i carboidrati dimagriamo, un po' per via del glicogeno e dell'acqua che vanno via, un po' perché la calma insulinica oggettivamente aiuta a bruciare il grasso. Ma, (mio zio diceva che tutto quello che viene prima di un ma non conta), ma un altro termometro metabolico è situato nel fegato. Più l'epatocita (la cellula del fegato) è ricca di glicogeno e più comunica al cervello di tenere alto il metabolismo, al contrario se ne è priva, comunica d'aumentare la beta-ossidazione, cioè il consumo di grassi. Questo è fico ma di contro abbassa anche il metabolismo. Così diventa una coperta corta, più brucio trigliceridi più nel tempo consumo meno.
Per evitare questo errore o si scelgono strategie dimagranti in cui si tengono alti i carboidrati (oggi sono tornate di moda), oppure si fanno ricariche cicliche ogni 3-4 giorni. Questo permette all'organismo di non perdere l'affinità col glucosio e di preservare la leptina (una adipochina, influenzata dai livelli del gluocosio e che regola il metabolismo tramite la sua influenza sugli ormoni tiroidei).
Insulina e leptina sono sorelle, la prima esplica i suoi effetti nel breve termine, la seconda nel medio-lungo termine. Per cui se avete paura dei picchi glicemici ricordatevi che aiutano a tenere alto il metabolismo. Non è il picco che fa disastri nell'organismo, ma quanto quest'ultimo impiega per ritornare ai livelli basali. L'insulina è un ormone fondamentale per rimanere magri, purtroppo siamo troppo preoccupati dei suoi effetti sulla liposintesi per imparare a sfruttarla correttamente.

3) Dieta ipocalorica al momento sbagliato

Metabolismo bloccato

Oggi è molto popolare dire che le calorie nell'alimentazione non contano, che non siamo una bomba calorimetrica, ecc. In realtà chi lo sostiene semplicemente non sa governare il concetto di caloria e di quello che ci sta dietro.
In nutrizione si dice che l'ideale per il dimagrimento è impostare una dieta con un deficit del 10-20% e questo è assolutamente corretto, ma (ricordatevi di mio zio), ma dipende.
Se pesate 80Kg e 3500Kcal sono la vostra quota normocalorica questo è corretto, se invece per mantenere in equilibrio l'omeostasi (lo stato interno) vi bastano 2000Kcal le cose si complicano. Assumendo, in ipocalorica, solo 1600-1800Kcal su 80Kg, per quanti mesi sperate di continuare a dimagrire?
Ci sono donne che arrivano a mangiare 700-900Kcal e rimangono ancora grasse. E' possibile togliere se prima non avete messo?
Conoscete la storia della cicala con la formica?
D'inverno cosa avete fatto? Durante i mesi invernali bisogna ricostruire il metabolismo (reset metabolico). L'obbiettivo è quello d'insegnare, a poco a poco, all'organismo a mangiare di più senza ingrassare. In questo modo in 6 mesi possiamo aumentare il nostro set-point metabolico di 400-1000Kcal e partire con una dieta ipocalorica da un livello decisamente più alto.

Perché non dimagrisco e come sbloccare il metabolismo

Perchè non dimagrisco e come sbloccare il metabolismo

Per diventare magri, per stare in salute, essenzialmente bisogna insegnare al corpo due strade.

1) Diventare un buon ossidatore, aumentando l'inefficienza metabolica.
60% delle energie che introduciamo da carboidrati e lipidi viene sprecata in calore, su 100Kcal al corpo ne rimangono solo 40Kcal per gestire i processi metabolici e di turnover. Questa % è così alta perché la natura ha creato un cuscinetto per l'organismo, meno calorie assumiamo e più lui aumenta l'efficienza metabolica e dissipa. I magri che mangiano tanto sono tali perché disperdono la maggior parte di quello che assumono in cicli futuli.
Vedremo coi prossimi video/articoli come indirizzarci su questa strada e come la % dei macronutrienti che assumiamo influenza le proteine disaccoppiartici mitocondriali .

2) Ricostruire il metabolismo, dobbiamo essere consci che per dimagrire dobbiamo ingrassare (lo sappiamo è brutto leggerlo soprattutto se siamo in estate), che per guadagnare dobbiamo investire.
Le diete non sono altro che un togliere, togliere alimenti, togliere calorie, sempre togliere. Per questo falliscono. Noi vi diciamo invece che dovete mettere, investire mesi e mesi nel ricreare quello stato metabolico di partenza essenziale per poi, solo quando abbiamo le condizioni ottimali, mettersi a dimagrire.

Non ci sono altre strade, non ci sono altri segreti, è tutto qua ed è estremamente semplice, ci vuole solo pazienza, bisogna imparare a vivere di progetti, portandoli avanti un tassello alla volta, senza ricercare il tutto subito.

Buona estate ci rivediamo a settembre, col nostro libro (uscita 27 settembre), con nuovi video/articoli per approfondire ulteriormente questo affascinante argomento.

E ricordatevi sempre che solo chi conosce sceglie, altrimenti crede di scegliere.

E' risaputo che chi condivide gli articoli sui social diventa più magro, con perdere questa occasione e condividi l'articolo 😀



26.6.15

Vacanze. Guida all'estate low cost - Repubblica.it

Vacanze. Guida all'estate low cost - Repubblica.it
In questi tempi di crisi gli italiani non vogliono rinunciare a una vacanza, ma devono comunque fare i conti con il portafoglio. Così, per risparmiare, cercano di partire nelle settimane più convenienti per andare nei posti meno cari. Secondo uno studio di Skyscanner, se decidete di partire ora, a giugno, risparmiate il 20% rispetto ad agosto. La settimana più costosa in assoluto resta, come tutti gli anni, quella di Ferragosto. Le mete più economiche? Cambogia, Vietnam e India. Inoltre, su un'analisi di più di 250 milioni di voli è emerso che acquistare un biglietto aereo dall'Italia con sette settimane di anticipo dalla partenza consente un risparmio di circa l'11% rispetto alla tariffa media dell'anno. Il giorno migliore per prenotare è il lunedì, mentre il sabato è quello meno consigliabile. Per verificare quando sia il momento migliore per prenotare, si può consultare lo strumento interattivo creato dal sito di ricerca viaggi ed impostare anche un servizio di avviso di prezzo per ricevere tempestive notifiche via e-mail o Now Card (per dispositivi Android) di ogni variazione del costo del volo di interesse.
La ricerca si basa su un'analisi dei prezzi dei voli degli ultimi tre anni verso alcune delle destinazioni più popolari per gli italiani. I dati raccolti confermano quindi che per i viaggiatori attenti al budget siano da prediligere le partenze a giugno. Esistono però delle eccezioni, come Francia e Turchia, per le quali l'ultima settimana di luglio e la prima di agosto sono fra le più convenienti dell'estate, o le destinazioni di lungo raggio come Brasile e Cuba, più economiche a fine agosto. Ma vediamo i voli nel dettaglio. L'ultima settimana di luglio e la prima di agosto sono fra le più convenienti dell'estate per i voli verso la Francia (28 luglio-03 agosto) e la Turchia (21-27 luglio). Per destinazioni quali Grecia, Portogallo e Spagna la differenza di prezzo fra il periodo più economico a giugno e la settimana più cara (4-10 agosto per il Portogallo; 11-17 agosto per la Spagna) può superare il 30%; mentre nel caso della Germania la variazione è molto più contenuta (5%). Infine, guardando alle destinazioni di lungo raggio più popolari, per un viaggio in Brasile le settimane più convenienti dell'estate sono le ultime due di agosto, mentre per Cuba, Stati Uniti e Thailandia sono da preferire la seconda metà di giugno o di agosto.

Ma quali sono i paesi più economici in assoluto dove trascorrere le proprie vacanze? Dalle lezioni di salsa in Sud America, ai cocktail nei Balcani; se siete alla ricerca di una soluzione con miglior rapporto qualità-prezzo, ecco le mete che fanno per voi selezionate da Skyscanner. Al primo posto c'è la Cambogia, paese che attrae non solo i giovani con lo zaino in spalla, ma anche i turisti in cerca di lusso a cinque stelle. Dal pernottamento al cibo, dalle attrazioni turistiche ai trasporti, la Cambogia è sicuramente il posto più economico al mondo dove rigenerarsi. Poi c'è il Vietnam. Incontaminato e non sviluppato, nonostante la sua crescita di popolarità negli ultimi anni, è ancora super economico, oltre che un paese affascinante. Con sette euro al giorno potete dormire in una guest house, gustare del cibo locale, usare i mezzi e potete persino permettervi la pinta di birra più popolare del Vietnam, la Bia Hoi. Sul podio non poteva mancare l'India. Qui, anche se vi spostate viaggiando in prima classe sui treni (il Rajdhani o il Shatabdi sono i più comodi per viaggiare dato che sono dotati di aria condizionata e i pasti sono inclusi nel prezzo del biglietto) e prendete un taxi, farete fatica a spendere un sacco di soldi. Potete vivere come sultani con poco più di 20 euro al giorno.
Vacanze. Guida all'estate low cost

Salar de Uyuni. Bolivia


Al quarto posto troviamo la Bolivia, conosciuta come il Tibet delle Americhe. Bere una bottiglia di birra Pacena e mangiare una ciotola di chairo (zuppa di patate) costa meno di 3 euro. Ma tornando in Europa, al quinto posto troviamo l'Ungheria. Budapest, la storica capitale ungherese sul Danubio, è un must-see. Anche se non è così a buon mercato come un tempo, le compagnie aeree low cost fanno di tutto per farvi risparmiare. Concedetevi torte deliziose, rinfrescatevi con del liquore forte e rilassatevi nelle famose terme. Qui, i pasti costano 3 euro, i biglietti del treno poco più di un euro: insomma, viaggiare a Budapest è un bell'affare. Ma torniamo nelle Americhe, in Honduras. Il paese non è in cima alle classifiche delle mete più visitate, ma se decidete di fare un tentativo scoprirete spiagge di sabbia bianca come alle Maldive, fondali marini degni di immersioni paragonabili a quelle nel Mar Rosso e cibo locale a 25 euro al giorno.

La Bulgaria è al settimo posto, per coloro che d'estate preferiscono rimanere lontano dalle spiagge e dal mare. Per 28 euro al giorno, la capitale Sofia offre cibo a volontà  e un comodo letto. E se poi vi viene voglia di fare una nuotata ci sono sempre le piscine all'aperto. Anche lo Sri Lanka è tra le mete più economiche. Con le sue sabbie impalpabili, le cascate e le piantagioni di tè, lo Sri Lanka è l'immagine perfetta del paradiso. Anche qui l'occidentalizzazione e il turismo moderno hanno cominciato a farsi sentire, ma si può vivere da veri signori anche spendendo solo 35 euro al giorno. Poi c'è il paese natale di Papa Francesco. Dalle giungle delle pianure centrali di La Pampa, alle aspre montagne delle Ande al confine occidentale con il Cile: l'Argentina ha molto da offrire con 35 euro al giorno. Il fanalino di coda, purtroppo non solo di questa classifica, è la Grecia. A causa delle continue difficoltà economiche del paese, il costo della vacanza in Grecia è inferiore a quello di una volta. Mentre sono ancora piuttosto costose alcune famose isole greche come Santorini o Mykonos, ce ne sono altre meno turistiche ma altrettanto belle. Paros e Skiathos sono tra queste.



2100, tropico Italia: "Nei mesi estivi fino a 5 gradi in più" - Repubblica.it

2100, tropico Italia: "Nei mesi estivi fino a 5 gradi in più" - Repubblica.it
ALLA fine sono rimaste solo le mezze stagioni. Il 2014, l'anno più caldo nel mondo da quando si effettuano le misurazioni (1880), in Italia è stato un lungo autunno tiepido e umido. Nonostante l'estate fresca, la temperatura media dell'anno è stata di 1,57 gradi superiore alla media (calcolata tra il 1961 e il 1990). Un novembre primaverile ci ha regalato 3,9 gradi in più al nord, 3,4 al centro e 2,5 al sud. E tutto questo è solo la premessa del tempo che farà, secondo il rapporto dell'Ispra "Il clima futuro in Italia". Entro la fine del secolo si installerà nel nostro paese una lunga estate tropicale, con un aumento della temperatura fra 1,8 e 5,4 gradi e picchi fino a 7 gradi in più a luglio e agosto.

Il tetto dei due gradi di aumento entro il 2100, oltre il quale secondo i climatologi si potrebbe innescare una spirale di riscaldamento fuori controllo, è ormai a portata di mano. In Italia le notti tropicali, con temperature che non scendono al di sotto dei 20 gradi, saranno tra le 14 e le 59 in più all'anno, a seconda di quanti gas serra continueranno a essere emessi. Aumenteranno le giornate estive (oltre 25 gradi) e diminuiranno le notti di gelo (al di sotto dello zero). "Le precipitazioni complessive potrebbero non diminuire, ma le piogge saranno più intense e concentrate" spiega Franco Desiato, responsabile del settore clima e meteorologia applicata dell'Ispra, coordinatore dei due rapporti sul clima del 2100 e su "Gli indicatori del clima in Italia nel 2014". "Anche nei primi mesi del 2015  -  prosegue Desiato  -  abbiamo registrato anomalie e temperature più calde della norma". Secondo i dati del Cnr a maggio il termometro è salito di 1,78 gradi sopra la media, con piogge ridotte del 31%.

L'Italia sta dunque per diventare una penisola tropicale. "Il Mediterraneo è un'area di confine storico, economico e sociale, ma anche climatico" sostiene Antonio Navarra, presidente del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici. "Il nostro paese si trova alla frontiera tra la zona subtropicale e quella delle medie latitudini. Se il cambiamento climatico farà slittare questo confine di alcune centinaia di chilometri verso nord, la Terra potrebbe sopravvivere senza grandi traumi, ma per noi la trasformazione sarebbe epocale. Nello scenario peggiore le precipitazioni diminuiranno del 15-20%". Il rapporto dell'Ispra prevede effettivamente un aumento delle giornate consecutive senza pioggia: fino a 35 in più ogni anno. In un 2014 che si è ribellato a qualunque regola le precipitazioni sono state inferiori del 12% rispetto alla media al sud e sulle isole. Ma al nord, con il 36% di piovosità in più, si è registrato il secondo anno più bagnato dal 1880 a oggi.

Se l'aumento delle temperature globali si fermerà sull'orlo dell'abisso dei due gradi o sfonderà addirittura quota 7 gradi dipende  -  secondo i climatologi  -  da quanti gas serra verranno emessi nell'atmosfera. A maggio di quest'anno, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration americana, l'anidride carbonica ha superato la barriera di 400 parti per milione. È la prima volta che avviene sulla Terra in due milioni di anni. E anche rispetto alle ere geologiche del passato in cui la CO2 era in aumento, oggi il tasso di crescita è 100 volte più rapido. Poco importa che l'Italia sia in controtendenza. Nel nostro paese le emissioni sono in diminuzione dal 2005 e seguono abbastanza fedelmente l'andamento del Pil. Altri paesi europei come la Gran Bretagna mostrano segni di resipiscenza. All'inizio di giugno 80 aziende fra cui Eon, Bt, Tesco, Sky e Coca Cola hanno scritto al premier David Cameron per chiedergli maggiore impegno sul fronte delle emissioni. "Non riuscire ad affrontare il cambiamento climatico potrebbe mettere a rischio la nostra prosperità economica" hanno spiegato gli industriali. In Olanda 900 cittadini hanno organizzato una class action per danneggiamenti da cambiamento climatico. Il governo dovrà tagliare le emissioni di gas serra del 25% entro il 2020. Lo ha ordinato mercoledì il tribunale dell'Aia.
 



23.6.15

vivereinforma - La dieta chetogenica vegana, vegetariana e mediterranea

vivereinforma - La dieta chetogenica vegana, vegetariana e mediterranea

La reazione comune quando si parla di dieta chetogenica è spesso "Fa male/è pericolosa/acidifica" o altre fandonie simili. Le verità sulla dieta chetogenica sono già state espresse diverse volte nonché racchiuse in due pratici ebook che ne descrivono peculiarità e metodi di applicazione, per cui qui non mi ripeterò.

L'unica cosa che mi preme far notare è che questo particolare tipo di dieta, nato per uno scopo molto più nobile di quello per cui ora è (in malo modo) utilizzato, è ancora descritto in maniera del tutto erronea sul web, come discusso nell'articolo "La morte della dieta chetogenica".

L'argomento di questo articolo riguarda l'applicazione della dieta chetogenica in ambito vegano, vegetariano e mediterraneo. Sì, perché si pensa che mangiare carne e acqua sia l'unico modello di dieta chetogenica possibile; se invece fossimo in grado di guadare un po' più al di là del nostro naso capiremmo che la dieta chetogenica è ben altro, più un "modo" che una dieta in sé, quindi applicabile in vari contesti.

La dieta chetogenica mediterranea

Prima di parlare di quelle vegana e vegeteriana, andiamo a delineare la dieta chetogenica mediterranea. Sì, avete letto bene: chetogenica e mediterranea nella stessa espressione che definisce un particolare protocollo alimentare. I fautori della dieta mediterranea che avranno storto il naso sono semplicemente "finti" fautori della dieta mediterranea, cioè non sanno di cosa parlano. Molti (compresi professionisti) credono ancora alla storiella del "55% di carboidrati, 30% di grassi e 15% di proteine" per definire la dieta mediterranea; il Calabrese di turno ci mette lo zampino a complicare le cose e rendere il tutto ancora meno comprensibile.

Perciò, facciamo un passo indietro: cos'è la dieta mediterranea? È un "modo" di alimentarsi scegliendo tra alimenti propri del bacino mediterraneo, niente di più niente di meno. Le percentuali dei nutrienti rispetto alle calorie non entrano in nessun modo in questa definizione. Quindi, cos'è una dieta chetogenica mediterranea? È una dieta che, mantenendo un rapporto di nutrienti tali da indurre una condizione di chetogenesi, si basa su scelte di alimenti propri del bacino mediterraneo.

Se vi state chiedendo quale sia il "magico" rapporto per indurre la chetogenesi e mantenere la chetosi è molto semplice: per ogni grammo di proteine introducete un grammo di grassi, e siete apposto, per come definito il rapporto chetogenico. Se non sapete cosa mangiare e non siete vegani, la Natura ci ha fornito la perfezione fatta alimento: le uova. Una omelette con uova e formaggio, delle verdure e dei condimenti a base di olio e/o burro costituiscono un perfetto esempio di pasto chetogenico.

Per rendere il tutto "mediterraneo", basta scegliere alimenti non glucidici (privi di carboidrati) che siano propri del Mediterraneo: pesce, qualche latticino, olio e condimenti da esso derivati, verdure a foglia verde, carne sporadicamente. Se volete saperne di più, rifatevi alle ricerche del massimo Esperto italiano sulla dieta chetogenica (Antonio Paoli) (1, 2, 3) e a Pérez-Guisado (4).

La dieta chetogenica vegetariana

Avendo (ri)spiegato cosa si intende per alimentazione chetogenica (una alimentazione che induce chetogenesi e chetosi), non è tanto difficile reinterpretarla nel modo giusto per applicarla a uno stile di vita vegano o vegetariano. Il secondo caso è molto più semplice, essendo ammesse fonti proteiche naturalmente povere di carboidrati e ricche di grassi (formaggi, latticini, uova); nel caso della dieta vegana, la difficoltà è quella di trovare fonti alimentari ricche di proteine e povere di carboidrati (ai grassi si può ovviare semplicemente aggiungendoli tramite condimenti, frutta secca, semi).

L'effetto anticatabolico dei corpi chetonici e l'introito proteico

Nella dieta chetogenica esiste un vantaggio non indifferente per tutti gli amici vegani, che spesso non sanno come raggiungere una certa quota proteica senza "sforare" con carboidrati e calorie. Il vantaggio è dato dal fatto che l'introito proteico può essere anche particolarmente basso e il motivo è duplice:

  1. Se ci si trova a dover/voler fare una dieta chetogenica, probabilmente si sta puntando al dimagrimento o alla massima definizione (non alla performance in senso stretto), restringendo calorie e nutrienti; in questo contesto, a meno di non fare il solito errore di elevare il volume e quindi – nel caso dei pesi – le ripetizioni allenanti, la "retta via" è quella di fare lo stretto indispensabile per dare al muscolo l'unica ragione per rimanere lì dove è: generare forti tensioni intramuscolari. Questo fa sì che la richiesta proteica si riduca limitando il problema "proteine" che insorge durante una dieta chetogenica vegana. Ripeto quanto evidenziato: questo discorso non si applica in contesti in cui si ricerca la ricomposizione corporea per la massima performance.
  2. I corpi chetonici prodotti grazie al particolare rapporto di nutrienti creato sono protettivi nei confronti dei tessuti proteici, in quanto permettono che l'organismo riduca la produzione di glucosio a partire dalle proteine.

Dunque, se ci si allena correttamente per lo scopo "dimagrimento" (con volume allenante basso, intensità alta e densità bassa) e si hanno tutte le "carte in regola" per l'ingresso in chetosi, la richiesta proteica può attestarsi a valori di 1.2-1.4 g/kg, rendendo meno spigolosa la ricerca di alimenti "chetogenici vegani".

Nota sulla "potenza chetotica"

Doverosa è una nota sulla "potenza" dei corpi chetonici nel fornire energia ai tessuti in carenza di glucosio (strenuo esercizio fisico o digiuno). Perché a volte è molto più conveniente, funzionale e salutare una dieta chetogenica piuttosto che una dieta low carb più soft? Ripetute erronee interpretazioni dei dati che ci fornisce la letteratura scientifica fanno affermare che una dieta chetogenica e una dieta low carb portino agli stessi risultati. La Biochimica e la Fisiologia ci dicono che non è così.

Negli articoli sul blocco del metabolismo, abbiamo imparato che uno dei motivi per cui un corpo "addormentato" non riesce a mettere in moto l'ossidazione dei grassi è che questo processo ha bisogno di molto ossigeno, molto più di quanto sia richiesto dall'utilizzo dei carboidrati a scopo energetico. Nella sua affascinante pigrizia, la cellula continuerà a "voler" utilizzare glucosio senza mai imparare ad utilizzare acidi grassi, che si infiltreranno ed accumuleranno nei tessuti, compreso quello muscolare, senza esclusione dei muscoli respiratori quali il diaframma. L'accumulo lipidico all'interno del tessuto muscolare comporta una scarsa efficienza di contrazione, e se il muscolo interessato è il diaframma questo si traduce in scarsa capacità del corpo intero di ossigenarsi. Il cerchio si chiude: poco ossigeno si traduce in scarsa ossidazione lipidica (5).

Qual è il vantaggio apportato dai corpi chetonici? Che il coefficiente respiratorio (QR – per maggiori dettagli invito alla lettura di questo articolo) relativo al loro utilizzo a fini energetici è alto, il che significa che non c'è bisogno di così tanto ossigeno perché siano utilizzati a scopo energetico: essi hanno un QR medio pari a quello dei carboidrati (6).

Ricordate la storiella de "I grassi bruciano al fuoco dei carboidrati"? A parte la smentita già discussa nell'articolo omonimo, il bello è che i grassi possono "bruciare" anche senza fiamma. In sostanza, poiché la facilità di utilizzo dei corpi chetonici da parte delle cellule è pari a quella dell'utilizzo dei carboidrati, e poiché i corpi chetonici derivano dal metabolismo epatico dei lipidi, una volta instaurata la chetosi avremo a monte l'utilizzo dei grassi per produrre corpi chetonici, a valle cellule che si serviranno facilmente di questi ultimi.

Considerazioni su dieta chetogenica e tumori

Premesso che l'argomento "Nutrizione Oncologica" verrà trattato in separata sede, mi preme far notare come la dieta chetogenica sia perfetta nelle condizioni in cui si ricerca la riduzione della (smodata) proliferazione cellulare. La dieta chetogenica mette l'organismo nella condizione di "simulazione del digiuno", inibendo tutti quei processi che portano a iperplasia dei tessuti e quindi di cellule che non vogliamo che proliferino.

Faccio notare come in questa eccellente review (7) non venga affatto nominata la carne tra le "manipolazioni dietetiche" che si possono mettere in atto per tenere a bada i tumori. Questo perché alla base della proliferazione cellulare c'è una rete interconnessa di fattori che dipendono non tanto dal singolo alimento quanto dallo status energetico organico globale. Certo, le proteine animali stimolano, più di altre proteine, determinati fattori di crescita, ma il "grosso" è detenuto dall'introito energetico e glucidico della dieta in toto.

L'abitante medio degli States, sedentario e grassoccio, che durante un barbecue ha ingerito mezza dozzina di panini, doppia porzione di patate fritte affondate nella maionese, ha anche mangiato quattro o cinque hamburger ottenuti da carne lavorata e salata, cotti sulla brace e bruciacchiati, ha fornito alle sue cellule potenti stimoli per proliferare e farlo in modo anomalo. Il contadino nerboruto e sempre attivo, che mangia due volte al giorno alimenti freschi di giornata, non lavorati, non conservati, e aggiunge carne non processata alla sua dieta, dà molte meno chance alle sue cellule di proliferare, e farlo in maniera anomala.

Va da sé che unire le due cose, dare meno energia, meno carboidrati, e anche meno stimolazione di fattori di crescita tramite le proteine animali, sia la condizione migliore per la prevenzione e protezione dal rischio tumorale. Ovviamente il tutto va analizzato anche in termini di attività fisica, che permette di dirottare nutrienti e calorie al tessuto muscolare piuttosto che agli altri, tumori compresi.

La dieta chetogenica vegana

Dopo aver aperto diverse interessanti parentesi, torniamo al discorso core dell'articolo. Sappiamo quale deve essere il rapporto di nutrienti assunti in una dieta chetogenica: come facciamo a "tradurre" questi nutrienti in alimenti all'interno di un contesto vegano? Nulla di più semplice: quello che abbiamo fatto per una dieta chetogenica onnivora, mediterranea e vegetariana, lo replichiamo in un contesto vegano. Proteine e grassi deriveranno da fonti proteiche e fonti lipidiche a basso tenore glucidico.

I pasti di una dieta chetogenica vegana si baseranno su fonti proteiche vegane (tofu, lupino, seitan), frutta secca, semi vari e tanto, tanto olio di cocco. Perché? Perché i grassi contenuti nel cocco vengono metabolizzati più facilmente rispetto a quelli presenti in altri alimenti lipidici, facilitando la chetogenesi.

Questo è importante, perché come già spiegato in "Grassi dimagranti", una assunzione di lipidi facilmente metabolizzabili stimola alcune componenti cellulari che vengono attivate nel digiuno (creando una sorta di situazione paradossale di "superdigiuno"), che indurranno le cellule (sia nel breve e nel lungo termine) ad adattarsi più velocemente all'utilizzo dei grassi come substrato energetico preferenziale. Il che va, ovviamente, a migliorare lo stato di chetosi.




3.6.15

budino di mandorle e fragole - La Taverna degli Arna

budino di mandorle e fragole - La Taverna degli Arna
FOTOGRAFIE DI ALESSANDRO ARNABOLDI

In questi giorni a Piccolo Chef dondolano diversi dentini. Oramai è l'età in cui i dentini da latte lasciano il posto a quelli "da grandi". L'altro giorno aveva voglia di qualcosa di dolce ma vista la difficoltà nel mordere e il desiderio di qualcosa i fresco ho pensato di preparagli questo budino. In realtà Piccolo Chef avrebbe voluto il gelato, ma neanche farlo apposta non avevo nemmeno una banana in congelatore. Eh si, perché quando abbiamo voglia di gelato, noi prepariamo il gelato crudista. Appena una banana inizia ad essere un po' troppo matura la taglio a rondelle e la metto in congelatore. Appena abbiamo voglia di gelato, la estraggo dal freezer, attendo una decina di minuti e la frullo fino a farla diventare cremosa.

budino di mandorle e fragole

budino di mandorle e fragole

Avendo dato fondo alle mie banane di scorta ho preso del latte di mandorle al naturale che avevo appena preso al negozio biologico, e l'ho portato a bollore sul fuoco. Poco agar agar, il tempo di riposo e il gioco è fatto. Decorato con tante fragole fresche, menta e piccole margheritine è diventato un dessert davvero invitante per la gioia del mio cucciolo.

budino di mandorle e fragole

Budino di mandorle e fragole

Ingredienti per 2 budini:

250 ml di latte di mandorle
3 gr di agar agar in polvere
50 gr di fragole
1 cucchiaio di sciroppo d'agave

margherite, menta e limone x decorare

Procedimento:

In un pentolino portare a bollore il latte di mandorle. Quando inizia a sobbollire, stemperare l'agar agar e mescolare agilmente per far sciogliere per bene la polvere. Aggiungere mezzo cucchiaino di sciroppo d'agave e la metà delle fragole, lavate e tagliate sottilmente, e mescolare.

Far bollire per circa tre minuti, continuando a mescolare. Spegnere il fuoco e trasferirlo in bicchieri o contenitori per il budino. Appena raffreddato, mettere i contenitori in frigorifero per almeno tre ore a far rassodare. Nel frattempo lavare e pulire le fragole rimanenti, affettarle e condirle con poco succo di limone, qualche fogliolina di menta e il restante sciroppo d'agave. Impiattare i budini, decorando con le fragole, piccole margherite fresche e spicchi di limone, e servire.

Buon appetito!

Tempi di preparazione:

30 minuti circa più' il tempo di rassodamento

nb.

Se volete potete preparare il latte di mandorle mettendo in ammollo 200 gr di mandorle per una notte. Scolarle e sciaquarle e metterle in un mixer potente con un litro di acqua. Frullare ad intermittenza fino a ridurre in polpa le mandorle. Scolare le mandorle in un telo sottile e strizzarle fno a ottenere tutto il latte possibile.

Per ridurre i tempi di attesa, se lo avete, potete mettere i budini in freezer.

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