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Bici e dolori alle ginocchia

Bici e dolori alle ginocchia

Bikelife, Salute • di

Oltre alla schiena, un altro tema molto "caro" ai ciclisti è il dolore alle ginocchia. Sto parlando di quel fastidio pungente che prende l'articolazione dopo una lunga uscita in bici e che a volte è così intenso da non permettere di camminare bene nelle ore immediatamente successive. In questo articolo cerchiamo di scoprirne le cause e le possibili soluzioni.

Il lavoro del ginocchio nel ciclismo

fonte: chiff.com

fonte: chiff.com

Essendo uno sport a catena cinetica chiusa, ovvero dove i movimenti sono ciclici, il ginocchio ripete pressoché sempre lo stesso lavoro per l'intera durata dell'uscita. Prima però un po' di anatomia: il ginocchio è un'articolazione che unisce le ossa del femore e della tibia, ed è la più complessa e strutturata di tutto il nostro corpo, che lavora per permettere la flessione e l'estensione della gamba. Quando pedaliamo le nostre ginocchia non sono fisse in un punto, bensì descrivono una traiettoria chiusa (ovvero che finisce nel punto di partenza) che, dopo accurati studi biomeccanici con tecnologie laser, è stata descritta come una sorta di "8" con le rotondità schiacciate. Questo significa che l'articolazione non lavora soltanto parallelamente alla bici, bensì si muove nelle tre dimensioni. Il movimento dell'articolazione, se non compiuto in maniera ottimale può condurre a infiammazioni e infortuni.

Le patologie più comuni nel ciclismo

Il ciclismo in realtà dovrebbe essere uno sport con un impatto limitato sulle articolazioni, poiché il nostro peso viene scaricato sulla bici e non vi è contatto tra piede e terreno (al contrario di ciò che avviene nella corsa). Inoltre alcuni traumi come la rottura del tendine rotuleo (ve lo ricordate Ronaldo in Inter-Lazio che crolla a terra?) sono più frequenti in sport dove vi sono scatti, salti, movimenti da fermo, come calcio, tennis o pallavolo. Molti medici addirittura consigliano la bicicletta come terapia riabilitativa per atleti di altri sport che hanno riportato traumi al ginocchio. Può accadere però che anche il ciclista incappi in problemi e patologie all'articolazione, che nello specifico possono essere:

Sindrome della bandelletta tibiale, detta anche sindrome del corridore: infiammazione della fascia terminale dei muscoli della coscia, dovuta a un sovraccarico di lavoro;
Borsite: infiammazione dell'articolazione dovuta a lunghi periodi di compressione. Era una patologia molto comune fra le lavandaie, che passavano in ginocchio lunghi periodi della giornata;
Tendinite: ovvero l'infiammazione dei tendini dell'articolazione, dovuta a uno stress o a un sovraccarico di lavoro;
Meniscopatia: il famoso menisco, un componente del nostro corpo molto discusso ma poco conosciuto. Molti usano l'espressione "avere il menisco" per indicare l'infiammazione di questo cuscinetto di cartilagine che accompagna la flessione e l'estensione della gamba. In realtà il menisco lo abbiamo tutti, chi ne soffre è perché è infiammato;
Cistiti: formazioni di liquido in eccesso nella parte posteriore del ginocchio, denominata cavo popliteo

Più raramente potremmo incappare in:

Lesioni muscolari: strappi o stiramenti dei muscoli, che possono bloccare l'articolazione ma che sono più comuni in altri sport;
Artrosi: scientificamente denominata osteoartrosi, è una malattia degenerativa della articolazioni che appare spesso in età avanzata. Si presenta con assottigliamento e fessurazione delle cartilagini, provocando dolori nelle articolazioni sottoposte a carichi, come appunto il ginocchio o le vertebre della zona lombo-sacrale. Data l'assenza di carico sulle articolazioni durante la pratica del ciclismo, più che dovuta a questo tipo di attività l'artrosi è dovuta a fattori genetici dell'individuo.

Le cause dei dolori al ginocchio

Le cause che possono portare all'infiammazione dell'articolazione, alle tendinopatie, alle borsiti o a problemi ben più gravi, sono innumerevoli e influenzate da elementi esterni come l'età, lo stile di vita, lo stress, la predisposizione genetica. Infatti a parità d'intensità d'allenamento, dei carichi applicati e delle ore passate in sella, alcuni ciclisti accusano dolori alle ginocchia e altri no. Questo è dovuto innanzitutto a cause non direttamente legate alla pratica sportiva, che possiamo riassumere in:

Predisposizione genetica: ci sono individui che posseggono articolazioni più fragili (ve lo ricordate Marco Van Basten, grandissimo calciatore dalle caviglie di vetro?), che sono portate a infiammarsi più facilmente;
Squilibri anatomici: il nostro corpo non è perfettamente simmetrico, per cui esistono individui con gambe di lunghezza differente, rotule di diametro e con mobilità diversa, aspetti che vanno presi in considerazione durante la fase di setup della bici;
Infortuni precedenti: aver subito un infortunio, uno strappo o un trauma in passato, anche se slegato dalla pratica del ciclismo, può rendere più propensa l'articolazione a presentare infiammazioni;

Focalizzandoci solo sul ciclismo, i problemi possono provenire da errate impostazioni del mezzo meccanico, da una gestione dell'allenamento poco attenta o per via di una robustezza e flessibilità muscolare poco sviluppate. Vediamole ora nel dettaglio e come risolverle.

Errori nell'impostazione del mezzo meccanico

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Come è già stato fatto notare negli articoli sul setup, modificando il valore di arretramento della sella, sposteremo la posizione del ginocchio rispetto all'asse del pedale. Un ginocchio perpendicolare all'asse si dice neutrale, una soluzione che equilibra forza espressa e sovraccarico dell'articolazione. Un ginocchio più arretrato fa assumere una posizione più eretta al ciclista, diminuisce la forza esprimibile sui pedali ma nel frattempo alleggerisce notevolmente il lavoro dei muscoli e dei legamenti. Infine, un ginocchio più avanzato predilige la forza esprimibile logorando i muscoli e le articolazioni, che si affaticano in fretta.
Questo breve riassunto fa capire quanto la giusta posizione in bicicletta e la sua calibrazione possano avere effetti differenti sul nostro organismo. Solitamente il ginocchio presenta patologie quando si presentano i seguenti errori nella regolazione:
Sella troppo alta: gli angoli di lavoro ottimali tra coscia e polpaccio vengono compromessi, portando il ciclista a stendere troppo la gamba o addirittura a stirarla per poter raggiungere il punto morto inferiore. In questo modo i tendini del ginocchio si allungano notevolmente, le cartilagini si logorano e la traiettoria disegnata dall'articolazione assume la forma di un otto compresso lateralmente;
Sella troppo avanzata: come abbiamo visto, se facciamo avanzare la sella, il ginocchio si posizionerà più avanti dell'asse del pedale in fase di spinta. Saremo capaci di esprimere maggiore potenza, sovraccaricando di lavoro l'articolazione. Una posizione del genere non è sopportabile per lunghe percorrenze senza accusare dolori, infatti viene spesso usata dai corridori che ambiscono al record dell'ora;
Pedivelle troppo lunghe: come abbiamo già trattato nell'articolo dedicato, a una maggiore lunghezza di pedivella corrisponde proporzionalmente una forza esprimibile maggiore. Scegliere però una lunghezza di pedivella troppo elevata rispetto alle proprie proporzioni può condurre verso infiammazioni articolari;
Posizione del piede sbagliata: se le tacchette delle scarpe a sgancio rapido non sono posizionate all'altezza giusta, la posizione assunta dal piede influenza il comportamento della gamba, sovraccaricando l'articolazione. Se invece utilizzate i pedali flat, fate attenzione a come posizionate il piede quando spingete. Per approfondire il discorso vi rimando all'articolo dedicato;
Tacchette montate storte: può capitare, quando si fissano le tacchette sulle scarpe per i pedali a sgancio (accade soprattutto sulle SPD che hanno due punti di fissaggio) di installarle leggermente storte. Quando poi si andranno ad agganciare sulle forchette, manterranno il piede leggermente (sto parlando di decimi di millimetro) fuori asse, posizione che manterrà in tensione i muscoli e farò ruotare il ginocchio;
Calzature inadatte: mi capita spesso quando esco in mtb con gli amici, vedere biker con i pedali flat venire a girare con le calzature più disparate: scarpe da tennis, calzature casual, scarponi da montagna, scarpe per trail running. Oltre al fatto che alcune tipologie non offrono protezione alla caviglia, non riparano dal vento o dalla pioggia, hanno una suola così esigua da trasmettere tutte le vibrazioni del pedale alle ossa del piede e non permettono di avere grip, condizionano gravemente la posizione del piede sul pedale, con le conseguenze di cui sopra.

Per cui, per risolvere queste problematiche, dovete controllare che i valori di altezza e arretramento sella o la lunghezza di pedivella siano proporzionati alla lunghezza del vostro cavallo. Controllate la posizione e il parallelismo delle tacchette e acquistate calzature pensate per andare in bici.

Errori nella gestione dell'allenamento

una programmazione attenta dell'allenamento permette di limitare al massimo i problemi articolari dovuti al sovraccarico muscolare

una programmazione attenta dell'allenamento permette di limitare al massimo i problemi articolari dovuti al sovraccarico muscolare

Molto spesso i dolori (e quindi le patologie) al ginocchio si presentano dopo uscite più lunghe e intense del solito. Questa cosa è molto comune e facile da spiegare: come qualsiasi muscolo, tendine, legamento, anche quelli del ginocchio hanno bisogno di un periodo di adattamento prima di poter affrontare con efficacia i nuovi percorsi.
Nello specifico gli errori più comuni che possono riflettersi sull'articolazione sono:

Uscite domenicali troppo lunghe: è un classico di chi ama la bici ma non ha tempo per praticare in settimana, così "si spara" una sessione da 130km la domenica. Questo è un errore che non si riflette solo sul ginocchio bensì sull'intero organismo, poiché è meglio effettuare tante uscite brevi che una sola molto lunga;
Intensità troppo elevata: questo accade anche a me, quando conosco un nuovo biker e decido di uscire una mattina con lui, per poi scoprire che va davvero forte. Molto più forte, intendo. Per poterlo seguire mi sforzo, distruggo il mio modo di guidare che, preoccupato solo di non perdere terreno, diventa sgraziato e meno efficace. Alla fine del giro le mie ginocchia implorano pietà;
Stravolgimenti nel programma di allenamento: vi state preparando per una gara e state seguendo una tabella regolare quando un impegno inderogabile come un viaggio di lavoro o un periodo di malattia vi impediscono di allenarvi per una o due settimane. L'errore più comune è quello di far finta di aver superato le due settimane perse, riprendendo l'allenamento nel punto programmato a tavolino anziché in quello in cui lo avevamo sospeso. Ovviamente la tabella programmata era stata studiata comprendendo il carico di allenamento delle settimane perse (che voi non avete effettuato) per cui l'allenamento risulta eccessivo rispetto al vostro livello di preparazione atletica;
Cambi repentini d'intensità dell'allenamento: questo accade soprattutto ai novizi della bici. Si effettuano brevi uscite iniziali, si comincia ad acquisire un buon feeling con il mezzo e si sente di "poter dare di più". Così, d'improvviso, si passa da una sessione di mezz'ora a un lunghissimo di tre ore, 100km e 1000mt di dislivello e si torna a casa con le ginocchia e il morale a pezzi;
Dislivelli troppo elevati: pedalare in salita è faticoso, poiché il nostro fisico deve vincere la forza di gravità che tende a buttarci per terra. Effettuare un'uscita con dislivelli importanti o più uscite ravvicinate in collina o montagna può sovraccaricare di lavoro le ginocchia;
Pedalare con rapporti troppo lunghi: "pedala agile, ostrega!" mi urlava sempre il mio amico biker nelle nostre prime uscite insieme. In effetti io, ignorante di biomeccanica, spingevo rapporti molto corti, convinto che così sarei andato più veloce. Invece avviene il contrario, poiché per evitare di sovraccaricare di lavoro le ginocchia e non affaticarci inutilmente bisogna girare con rapporti un pelo più lunghi di quelli richiesti dal tipo di terreno, in modo da mantenere alta la frequenza di pedalata, migliorare l'ossigenazione e l'irrorazione sanguigna dei muscoli e lo smaltimento dell'acido lattico. Immaginate di stare pedalando in pianura: quanto sforzo dovete fare per spingere il 55×11 e quanto per il 44×16?
Pedalare con le ginocchia "all'infuori": un errore grave che purtroppo è molto comune. Le ginocchia, quando pedalate, dovrebbero essere mantenute parallele al piede. Ruotando poi effettueranno da sole quella traiettoria a forma di otto schiacciato. Se invece pedaliamo con le ginocchia che puntano verso l'esterno, scombineremo la nostra postura e faremo lavorare l'articolazione in una posizione svantaggiosa;
Pedalare "rimbalzando" sulla sella: un errore comune tra i ciclisti che pensano solo a spingere sui pedali. Ogni volta che spingono saltellano sulla sella, dando un colpetto. La pedalata, anziché fluida ed efficace, diventa legnosa e dispersiva e le vibrazioni e i contraccolpi vanno a scaricarsi proprio sul ginocchio.

Se durante i vostri allenamenti o nelle ore immediatamente successive, avvertite dei dolori alle ginocchia, provate a modificare i vostri piani. Probabilmente state spingendo troppo, avete scelto percorsi con troppo dislivello o li avete affrontati "a manetta", ovvero a un'intensità più elevata del necessario. Provate a rallentare e a pianificare uscite più brevi, meno accentuate come dislivello e pedalate usando rapporti agili, che facciano "frullare" le gambe, in modo da renderle meno legnose e di scaricare l'articolazione. Ricordatevi che un incremento tra una sessione e l'altra maggiore del 10% (sia come dislivello, chilometraggio, intensità) è sconsigliato poiché il fisico non è abilitato allo sforzo.

Robustezza e flessibilità muscolare poco sviluppate

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Il ciclismo è uno sport di fatica, ovvero richiede una resistenza allo sforzo molto alta da parte della muscolatura dell'atleta. Inoltre è necessaria una buona flessibilità muscolare per permettere gli allungamenti e accorciamenti muscolari della catena cinematica chiusa. Essendo uno sport globale vi stupirete di scoprire quanti muscoli possono influire sul lavoro del ginocchio.
Ecco le cause più comuni:
Muscoli della coscia poco sviluppati: i muscoli della coscia, il quadricipite e il bicipite femorale, lavorano per mantenere in trazione il ginocchio durante la pedalata. Se questi muscoli sono ipotonici (ovvero poco sviluppati) non riusciranno a mantenere in posizione l'articolazione;
Muscoli del "core" poco robusti: il "core" è l'insieme di muscoli dell'addome, della schiena e del petto. Sembrerà impossibile ma avere degli addominali e dei lombari robusti permette di sostenere meglio il peso dei muscoli della coscia. Fate conto che il quadricipite femorale è il muscolo più grande del corpo umano e nei ciclisti si presenta parecchio ipetrofico rispetto al resto del corpo. Un "core" robusto manterrà in posizione questi muscoli, che così non andranno a scaricare il loro peso sul ginocchio;
Flessibilità ridotta: i muscoli della gamba si allungano e si accorciano di continuo. Una flessibilità ridotta impedirà loro di allungarsi correttamente, provocando tensioni, stiramenti e infiammazioni;

Per risolvere le prime due cause si possono effettuare delle sessioni di lavoro di rafforzamento muscolare, prediligendo il lavoro a corpo libero, poiché migliora anche le capacità prioricettive e di equilibrio. Per rafforzare i muscoli della gamba potete effettuare questi due esercizi, semplici ma efficaci.

Piegamenti in posizione esagitale (per bicipite femorale)

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In piedi, schiena dritta, le mani lungo i fianchi. Inspirando e controllando il movimento portiamo avanti la gamba destra, piegando il ginocchio, portando in estensione la gamba sinistra. L'importante è che la gamba destra sia piegata a 90°, ovvero il ginocchio non si trovi più avanzato rispetto al piede. Espirando, senza strappi, ritorniamo alla posizione di partenza. Ripetiamo con l'altra gamba.

Squat a corpo libero (per quadricipite femorale)

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In piedi, schiena dritta, le mani intrecciate dietro la nuca. Inspirando pieghiamo entrambe le gambe come se ci stessimo sedendo su una sedia immaginaria. Quando la coscia si trova a 90° rispetto alla tibia, manteniamo la posizione per 3 secondi e poi ci risolleviamo lentamente, rilasciando l'aria.

Sollevamenti sulle punte (per i polpacci)

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I muscoli del gastrocnemio, detto volgarmente polpaccio, vanno rafforzati poiché sostengono la parte posteriore del ginocchio. L'esercizio è semplice: in piedi, mani lungo i fianchi, schiena dritta. Espirando ci solleviamo di scatto sulle punte, manteniamo la posizione per 3 secondi e poi ci abbassiamo molto lentamente.

Per rafforzare i muscoli del core vi rimando all'articolo sui dolori di schiena, dove sono stati raccolti alcuni esercizi utili per questo distretto muscolare.

Per migliorare la flessibilità bisogna praticare stretching. Questa attività deve diventare una buona abitudine quotidiana, poiché ha influenze positive anche sulla vita al di fuori del ciclismo. Infatti la pratica costante e continua riduce la rigidità muscolare e i dolori post allenamento, lenisce le infiammazioni delle articolazioni, aumenta la mobilità articolare (si spende meno energia per compiere un determinato gesto), la pedalata diventa più fluida e meno dispendiosa, migliora la postura e rafforza i tendini, riducendo il rischio di infortuni. Io raccomando una sessione di stretching quotidiana di almeno 20 minuti, oppure due sessioni da 10 minuti l'una divise per distretti muscolari. Lo stretching più efficace è quello statico, durante il quale si assume la posizione e la si mantiene per un tempo stabilito, allungando i muscoli coinvolti. Due raccomandazioni: la prima è di non trattenere il fiato mentre ci si allunga, bensì di respirare normalmente. La seconda è di non molleggiare, trattandosi di stretching statico la posizione va mantenuta fissa.
Una sessione di stretching può essere articolata in questo modo:
• Un esercizio per ogni gruppo muscolare;
• Mantenere la posizione per 15 secondi;
• Sciogliere i muscoli per 10 secondi;
• Ripetere la medesima per posizione per 15 secondi;
• Sciogliere i muscoli per 10 secondi;
• Passare alla posizione successiva

Ricordate, allungamento non significa dolore, per cui evitate di esagerare. Ecco una serie di esercizi per allungare i muscoli delle gambe.

Allungamenti frontali

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In piedi, gambe unite, ci allunghiamo frontalmente, piegando la schiena e mantenendo dritte le gambe, cercando di toccare le punte dei piedi con le mani.

Posizione del cane

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Mutuata dallo Yoga, questa posizione permette di allungare profondamente i muscoli delle gambe come polpaccio e quadricipite femorale, oltre ad altri benefici. Sdraiati sulla pancia, ci solleviamo sostenendoci con le mani e con le piante dei piedi. Spingiamo verso il tallone, mantenendo ben stirata la muscolatura della gamba. I bravi Yogi riescono a poggiare completamente le piante dei piedi a terra mentre io, come vedete dalla foto, ne ho ancora per riuscirci!

Allungamenti frontali da seduti

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Seduti, gambe estese di fronte a noi. Ci allunghiamo con braccia e schiena per raggiungere le punte dei piedi e afferrarle con le mani. Se non ci riuscite potete afferrare le caviglie.

Allungamenti laterali da seduti

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Seduti, gambe estese di fronte a noi. Pieghiamo la gamba sinistra facendo poggiare la pianta del piede alla coscia. Ci allunghiamo con braccia e schiena per raggiungere la punta del piede destro e afferrarla con entrambe le mani. Se non ci riuscite potete afferrare le caviglie. Ripetiamo dall'altro lato.

Allungamenti a gambe aperte

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In piedi, gambe aperte, ci pieghiamo in avanti per toccare con le dita le punte dei piedi

Allungamenti laterali

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Nella medesima posizione dell'esercizio precedente, effettuiamo un'extrarotazione verso destra, ruotando bacino, ginocchio e portano il piede destro perpendicolare al sinistro. Ci abbassiamo e cerchiamo di toccare le punte dei piedi con le dita. Ripetiamo dall'altro lato.

Allungamenti laterali inversi

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Inginocchiati, portiamo avanti la gamba destra, estendendola. Pieghiamo la schiena fino a raggiungere il pavimento con i palmi delle mani. Manteniamo l'equilibrio.

Allungamento frontale II

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In piedi, schiena dritta, pieghiamo la gamba destra fino a creare un angolo di 90° tra polpaccio e coscia, appoggiando a terra il ginocchio e il collo del piede sinistri. Poggiamo le mani sul ginocchio sinistro ed estendiamo la schiena. Ripetiamo dall'altro lato.

Estensione del quadricipite femorale

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In ginocchio, allontaniamo le gambe in modo da far spazio al bacino e portiamo indietro la schiena e la testa il più possibile, afferrando le caviglie con le mani. Le prime volte che effettuate questo esercizio evitate di farlo da soli poiché è molto profondo e potrebbe essere difficile sciogliere la posizione

Allungamento dell'inguine

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Seduti sul bacino, schiena e collo dritti, avviciniamo le piante e afferriamo i piedi con le mani, tirando verso di noi. Allo stesso tempo spingiamo le ginocchia come se volessimo portarle verso il pavimento.

Soluzioni estemporanee al dolore alle ginocchia

fonte:youtube.com

fonte:youtube.com

Non sono un medico né un preparatore sportivo, per cui queste indicazioni vanno prese solo come dei consigli per lenire il dolore acuto, quello che arriva dopo una lunga uscita e di solito sparisce in poche ore. Se rientrando da una lunga pedalata avvertite il classico dolore al ginocchio potete:
Posizionare una borsa del ghiaccio sull'articolazione: la terapia del freddo ha proprio la funzione di ridurre l'infiammazione;
Massaggiare l'articolazione con unguenti antiffiamatori naturali: l'arnica è un buon prodotto naturale per ridurre l'infiammazione, ne ho usata parecchia lungo il Cammino di Santiago;
Tenere a riposo la gamba: potete stare seduti con la gamba sollevata o sdraiati, in modo da scaricare totalmente l'articolazione.

Queste sono operazioni che vanno bene una tantum, ma se il problema persiste dovete rivolgervi al vostro medico di base ed effettuare i controlli clinici del caso. Non sottovalutate il problema poiché potrebbe degenerare in qualcosa di più grave.

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12.4.16

Scheda / La nuova Costituzione e il nuovo Senato (versione solo testo) - Repubblica.it

Scheda / La nuova Costituzione e il nuovo Senato (versione solo testo) - Repubblica.it

Scheda / La nuova Costituzione e il nuovo Senato (versione solo testo)


Il ddl Boschi approvato oggi alla Camera in quarta lettura conforme riforma la seconda parte della Costituzione. Prima di entrare in vigore dovrà superare il referendum confermativo.

TORNA ALLA SCHEDA INTERATTIVA

Ma se dovesse diventare legge così com'è, come cambierebbe l'Italia dopo quasi 70 anni di Carta repubblicana? Ecco le novità.

ADDIO AL BICAMERALISMO PERFETTO
La fine della parità tra le due Camere, che accompagna l'Italia repubblicana fin dalla sua nascita, è sancita dal nuovo articolo 55 della Costituzione.

Solo la Camera dei deputati voterà la fiducia al governo

Inoltre solo "la Camera dei deputati (...) esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del Governo".

Di regola, le leggi saranno approvate dalla sola Camera dei deputati.

Più complesso invece il profilo del nuovo Senato

Per prima cosa "il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali" e sarà composto da 100 membri, 95 scelti dalle Regioni (21 devono essere sindaci) e 5 dal Presidente della Repubblica.

Mantiene poteri sulle nomine di competenza del Governo, nei casi previsti dalla Carta.

Mantiene la funzione legislativa (insieme alla Camera) sui rapporti tra Stato, Unione Europea e enti territoriali.

Inoltre il Senato mantiene la funzione legislativa anche:
  • per le leggi di revisione della Costituzione, le altre leggi costituzionali
  • per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche
  • per le leggi sui referendum popolari
  • e per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni.
Il Senato può decidere - su richiesta di un terzo dei Senatori - di proporre modifiche su una legge approvata dalla Camera.

Solo nel caso di leggi che riguardano le competenze regionali, il voto del Senato è obbligatorio.

In tutti gli altri casi, se il Senato non agisce entro il termine di 10 o 15 giorni (a seconda delle materie), le leggi entrano in vigore.

La Camera potrà ignorare le modifiche approvate dal Senato, riapprovando la legge così com'è, o accettare le modifiche.

Ma con un'eccezione: se si tratta di leggi che riguardano le competenze legislative esclusive delle Regioni o leggi di bilancio, la Camera può 'superare' le modifiche volute del Senato solo a maggioranza assoluta dei suoi componenti.

Il nuovo Senato non avrà più competenze sullo stato di guerra, che dovrà essere deliberato dalla sola Camera dei deputati "a maggioranza assoluta".

Inoltre solo la Camera approverà le leggi di amnistia e indulto, e le leggi che recepiscono i trattati internazionali (a meno che non riguardino l'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea, e in quel caso anche il Senato deve approvarle).

Sulle leggi elettorali di Camera e Senato, è previsto che una minoranza di parlamentari possa chiedere un giudizio preventivo di Costituzionalità

LE 'ELEZIONI' DEL NUOVO SENATO

E' stato uno dei punti più dibattuti della riforma. Per il governo l'eleggibilità diretta andava esclusa. Per la minoranza Pd, i cittadini dovevano avere voce in capitolo.

Il compromesso è stato raggiunto usando queste parole: i consiglieri sono eletti dai Consigli regionali "in conformità alle scelte espresse dagli elettori".

Come nello specifico saranno eletti i senatori è quindi rinviato a una legge elettorale che Camera e Senato dovranno approvare in un secondo momento.

LE ALTRE NOVITÀ NEL NUOVO SENATO
Scompare la limitazione dell'età nell'elezione del Senato.

E da Palazzo Madama scompariranno anche i senatori eletti nella circoscrizione Estero.

Indennità solo per i deputati. Scompare dalla Costituzione la possibilità per i senatori di ottenere un'indennità per il ruolo.

Insomma i consiglieri regionali che sono anche senatori non saranno pagati in più.

Il disegno di legge però tace su eventuali rimborsi-spese, che saranno regolati da fonti interne di ciascuna Camera.

SENATORI A VITA
Saranno senatori a vita solo gli ex presidenti della Repubblica.

I senatori a vita nominati sono sostituiti dai SENATORI DI NOMINA PRESIDENZIALE: il presidente può nominare senatori che durano in carica 7 anni e non possono essere nuovamente nominati.

Non possono esserci più di 5 senatori di nomina presidenziale contemporaneamente.

I senatori a vita nominati prima della riforma Boschi (Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia) manterranno il loro posto.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Cambia l'elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto ad oggi:
  • partecipano al voto solo deputati e senatori (scompaiono quindi i 59 delegati regionali)
  • rimane uguale il quorum delle prime tre votazioni: maggioranza qualificata dei due terzi (ovvero il 66%)
  • sale il quorum dal quarto scrutinio al sesto scrutinio: servirà la maggioranza di tre quinti (60%) contro l'attuale maggioranza assoluta (50%).
  • cambia il quorum dal sesto scrutinio in poi: servirà la maggioranza di tre quinti dei votanti invece della maggioranza degli aventi diritto.
Il presidente della Repubblica potrà sciogliere solo la Camera dei Deputati, e non più anche il Senato.

Il presidente della Camera diventa la seconda carica dello Stato. E in quanto tale sarà il Presidente della Camera a fare le veci del Presidente della Repubblica se quest'ultimo non può.

IL VOTO A DATA CERTA
La nuova Costituzione (all'articolo 72) prevede che il governo possa richiedere una via preferenziale per l'approvazione di un disegno di legge "essenziale per l'attuazione del programma di governo".

La Camera vota sulla richiesta del governo entro 5 giorni, e se accoglie la richiesta poi dovrà concludere discussione e votazione entro 70 giorni (rinviabili al massimo di 15 giorni).

Il 'voto a data certa' è escluso per le leggi di competenza del Senato, le leggi in materia elettorale, la ratifica dei trattati internazionali e le leggi di amnistia, indulto e le leggi di bilancio

ABOLITE LE PROVINCE E IL CNEL
La riforma Boschi abolisce definitivamente le Province. La Repubblica sarà quindi costituita solo "dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato".

L'articolo 99 della Costituzione viene abolito, e quindi scompare il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

LE LEGGI DELLO STATO E LE LEGGI DELLE REGIONI
Il ddl di riforma costituzionale riscrive sostanzialmente l'articolo 117, quello che divide le competenze legislative tra Stato e Regioni.

La riforma abolisce la definizione di legislazione concorrente e trasferisce allo Stato alcune competenze finora divise con le Regioni. Ad esempio mercati assicurativi, promozione della concorrenza, previdenza complementare e integrativa, tutela e sicurezza del lavoro, protezione civile, beni culturali e turismo.

Ma rimane il principio che lo Stato si occupi della legislazione di principio, lasciando alle Regioni quella specifica, su alcune materie, tra cui: tutela della salute, politiche sociali e sicurezza alimentare, istruzione, ordinamento scolastico

LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE
Cambia anche l'articolo 71 della Costituzione: sale a 150.000 il numero di firme necessarie per le leggi di iniziativa popolare. E nella Carta fa la sua comparsa la garanzia che queste proposte saranno discusse e votate.

REFERENDUM
Cambia in parte il quorum dei referendum abrogativi: il voto è valido se partecipa il 50% degli aventi diritto (come oggi) ma se il referendum era stato richiesto da almeno 800mila elettori, il quorum scende al 50% dei votanti delle ultime elezioni.

Nascono due nuovi tipi di referendum: quello propositivo e quello di indirizzo. Per decidere modalità ed effetti di queste consultazioni, serviranno prima una legge costituzionale e poi una legge ordinaria.

QUOTE ROSA
Nell'articolo 55 entra un nuovo comma: "Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza". Simili norme sono previste anche per le leggi elettorali dei Consigli Regionali.

LA CONSULTA
I 5 giudici della Corte Costituzionale che oggi sono eletti dalle Camere in seduta comune saranno eletti separatamente: 3 dalla Camera e 2 dal Senato.

9.4.16

Le banane e il principio di armonia

Le banane e il principio di armonia

Le banane e il principio di armonia

Avrò sicuramente parlato di banane in altri articoli, ma sento l'esigenza di affrontare questo argomento ancora una volta.

Quando arrivai in Italia, notai subito che la gente non mangiava tante banane. Ce n'erano in commercio, ma non sembrava un alimento di consumo quotidiano. Al contrario, in America già negli anni '60 se ne consumava una quantità enorme. Il papà di un mio amico d'infanzia aveva una ditta di importazione e distribuzione di banane e ogni volta che arrivava un Tir ci chiamava per scaricare le casse di banane e sistemarle nelle celle frigorifere. Ho visto tante di quelle banane nella mia gioventù…! Perciò non vederne così tante in Italia negli anni '70 mi colpì. Oggi se ne vedono sempre di più e sembra che la banana sia un alimento sanissimo che risolva tutti i problemi del bisogno di merende e spuntini salutari. È radicata nella popolazione la convinzione che "le banane facciano bene".

Secondo me le banane sono insidiose, ci ingannano con il loro aspetto simpatico e la buccia che serve come imballaggio naturale. Nascosta in questo involucro del colore solare c'è una bomba di problemi, soprattutto per i bambini e per chi consuma pochi alimenti di origine animale. 

I principio che guida le nostre scelte alimentari e le scelte di vita in generale si chiama Principio d'armonia – "The Harmony Principle": sembra più importante detto in Inglese.

The Harmony Principle ci fa capire che le nostre scelte ci possono aiutare a vivere in equilibrio con l'ambiente in cui viviamo e anche con altri aspetti dello stile di vita e con il momento che stiamo vivendo. Il mezzo che serve per valutare l'equilibrio è il principio di yin e yang: yin corrisponde a tendenze espansive e yang contraenti. L'armonia sta nel trovare un equilibrio dinamico tra questi opposti.

Lo yin e lo yang delle banane

Per arrivare al dunque, possiamo dire che le banane sono molto yin, estremamente yin, il che significa che hanno un effetto espansivo nel corpo. Quando si mangia una banana, tutti i tessuti del corpo subiscono un effetto che spinge verso la dilatazione degli stessi. Le banane hanno un effetto energetico dispersivo e possono contribuire alla perdita di calore (raffreddano il corpo), perdita di sali minerali e forza vitale.

Perché hanno un effetto yin?

Le banane rappresentano la struttura più yin della pianta: la frutta. La frutta è delicata e morbida e deperisce velocemente; è dolce ed è ricca di sostanze che hanno un effetto espansivo, come potassio e vitamina C. Il motivo principale per la quale le banane sono yin è perché hanno un'origine tropicale – la banana è un frutto tropicale.

Il principio d'armonia ci fa capire che c'è un rapporto di polarità tra gli esseri viventi e l'ambiente. Quando l'ambiente è yin (freddo e umido), gli esseri viventi devono creare equilibrio immagazzinando fattori yang, fattori che possono trattenere il calore e mantenere integra la loro forma. Mentre quando un clima è sempre caldo, come accade nelle fasce climatiche tropicali, ciò che cresce contiene fattori espansivi e raffreddanti. Per questa ragione, fra tutti i frutti quelli tropicali sono estremamente yin.

Ma le banane hanno un altro aspetto insidioso.

Quando mi incontro con altri insegnanti e consulenti in giro per il mondo, si parla di casi particolari e problemi più generali. Quello che notiamo tutti è che ci sono certi alimenti che sembrano creare dipendenze: oltre alle vere droghe, le droghe più comuni sono zucchero, caffè e cacao e, ovviamente, ai primi posti in classifica troviamo sono le banane.

Tantissime persone mangiano banane regolarmente, convinte che la frutta faccia comunque bene e in più le banane sono ricche di potassio e vitamine. Così si incoraggiano i bambini a mangiarne tutti giorni, ed è molto facile che piacciano. Questa crescente tendenza in Italia, può contribuire all'insorgere di molti problemi nello sviluppo dei ragazzi. L'effetto dispersivo delle banana può:

Disturbare la formazione del sistema nervoso, in quanto questo sistema è costruito da una concentrazione di sali minerali che formano dei tessuti molto contratti e le banane disperdono i sali e indeboliscono le strutture.

Lo stesso argomento è valido per lo scheletro (le banane possono essere una delle cause della scogliosi) e per i denti.

Creare disturbi nello sviluppo sessuale e nell'armonia ormonale del maschio e della femmina.

Ridurre la capacità di concentrazione e creare anomalie nel comportamento.

Tutti questi potenziali problemi (e altri ancora) hanno a che fare con la creazione e la formazione di tessuti e strutture nei ragazzi e questi effetti negativi sono ancora più forti nei ragazzi vegani o vegetariani. Se si mangiano alimenti molto yang (carne, uova, formaggi, pesce), in qualche modo si controbilanciano gli effetti iper espansivi delle banane, almeno in parte; ma se questi fattori molto yang non ci sono, lo yin delle banane ha un effetto amplificato.

Il principio d'armonia ci fa capire che non conviene mangiare alimenti di origine tropicale se non viviamo ai tropici, che una dieta vegana o vegetariana ha regole diverse rispetto a una dieta ricca di cibo animale e che la dieta dei ragazzi in fase di crescita e sviluppo necessita di scelte che facilitino la formazione di strutture molto forti, come ossa, denti, neuroni, ormoni e anche lo sviluppo del carattere e della personalità.

Se non vi è ancora chiaro, sconsiglio vivamente di mangiare le banane.

Buona settimana

8.4.16

Come convivere con la deflazione - Repubblica.it

Come convivere con la deflazione - Repubblica.it

Come convivere con la deflazione

Se la Bundesbank avesse ragione? Le banche centrali hanno ingaggiato una battaglia senza quartiere contro il rischio che la dinamica dei prezzi degeneri in deflazione, impiegando tutto l'armamentario non convenzionale di cui dispongono. Si incomincia addirittura a parlare di "helycopter money", cioè moneta distribuita ad aziende e famiglie, direttamente o indirettamente attraverso il finanziamento monetario della spesa pubblica. Visto che il termine deflazione viene spesso usato come sinonimo di depressione economica, nel dibattito si tende a sorvolare sull'opportunità di fronteggiare una situazione di inflazione bassa o leggermente negativa, usando strumenti monetari che dovrebbero servire solo in casi estremi, per gravi crisi di liquidità del sistema finanziario.

Eppure, un po' di dibattito non guasterebbe. In fin dei conti, la distorsione dei prezzi nel sistema finanziario (tassi d'interesse, cambi, corsi azionari) causata dal prolungato iper-attivismo delle banche centrali non è poi così diversa da quella che veniva imposta dalla pianificazione centralizzata nei paesi del socialismo reale. E non è detto che una maggiore inflazione si traduca in crescita economica. Come nella termodinamica, bisogna stare attenti a non invertire le direzioni di causalità. Il fatto che un'utilitaria consumi più benzina per accelerare non significa che basta riempire il serbatoio di carburante per farle vincere il GP di Monza. Una delle motivazioni utilizzate è che, in un mondo dove i prezzi

scendono, i consumatori ritardano gli acquisti, stimando di poter comprare lo stesso bene ad un prezzo più basso in futuro. Ad essere sinceri è una motivazione che ricorda il paradosso eleatico di Achille e della tartaruga: fatta eccezione per i consumi primari, in base a tale tesi il progresso tecnologico dovrebbe naturalmente portare i consumatori a rimandare all'infinito gli acquisti. Ma l'esperienza ci insegna che nessun consumatore rimane senza frigo o smartphone per qualche anno, aspettando che l'innovazione tecnologica svaluti il prodotto oggi in vetrina.

Viviamo in un'economia globalizzata, basata sull'informazione e l'energia. La legge di Moore prevede il raddoppio della potenza di calcolo dei microprocessori ogni due anni. Le nuove tecniche di perforazione hanno messo a disposizione dell'economia mondiale milioni di barili di petrolio in più e questo, congiuntamente con il progresso formidabile nelle rinnovabili, ha consentito, tra le altre cose, di registrare in alcuni giorni del 2015 prezzi negativi per l'elettricità. Grazie allo sviluppo di piattaforme globali on-line è possibile realizzare economie di scala nel commercio al dettaglio che erano impensabili anche solo 20 anni fa. Se la deflazione è causata non da una temporanea carenza di domanda, ma da una maggiore offerta aggregata, una politica monetaria tesa a contrastare la caduta dei prezzi ha effetti redistributivi e, quindi, rischia di assumere valenza "politica". Forse, non tutti gli attori economici sono in grado di beneficiare dell'innovazione tecnologica o dell'apertura di nuovi mercati. Intervenire con l'inflazione e la svalutazione del cambio per redistribuirne i vantaggi a favore degli operatori economici meno efficienti ha tecnicamente senso solo se la banca centrale è sicura che questi ultimi utilizzino la finestra di opportunità per ristrutturarsi e rimettersi in carreggiata. Viceversa, il rischio è che si metta in dubbio l'indipendenza politica della banca centrale.

D'altro canto, il problema di competitività di un sistema-paese dipende non tanto dal livello dei salari del settore privato ma da flessibilità contrattuale, efficienza della burocrazia, contesto istituzionale, onerosità fiscale, livello di istruzione ... L'inflazione e la svalutazione risolvono, temporaneamente, solo il problema del costo reale del lavoro. Gli effetti sulla domanda aggregata sono più complessi. Coloro che hanno fonti di reddito non (immediatamente) indicizzate, come i lavoratori dipendenti, i pensionati o i risparmiatori vedrebbero ridursi il potere d'acquisto. Affinché la crisi della domanda non si aggravi, è necessario che i beneficiari della fiammata inflazionistica - tipicamente i debitori, come lo Stato, e le imprese che non hanno sufficiente pricing power per determinare autonomamente il prezzo del loro prodotto siano in grado di spendere al meglio le risorse così ottenute. Perché ciò accada bisogna assumere che le imprese inefficienti, che recuperano redditività economica grazie alla svalutazione, non distribuiscano i guadagni ma li investano per rimanere competitive anche quando gli effetti positivi dell'inflazione svaniscono. Mentre gli Stati più indebitati dovrebbero resistere alla tentazione di elargire bonus e adeguare stipendi e prebende.

Vista la forza relativa dei sindacati nel settore pubblico e in quello privato, è lecito il dubbio che il risultato finale non sia quello sperato dalla banca centrale. Se le motivazioni della bassa crescita economica affondano nel contesto istituzionale e nelle dinamiche demografiche della società contemporanea, che limitano il potenziale innovativo dell'economia reale, forse la Bundesbank potrebbe avere ragione. L'inflazione dei prezzi delle attività finanziarie e delle merci finirebbe per aiutare gli attori economici più inefficienti, aggravando le prospettive di sviluppo e aprendo le porte alla stagflazione.

7.4.16

Depressione…Quando l’aiuto viene dal cibo… | Il Cibo della Salute

Depressione…Quando l'aiuto viene dal cibo… | Il Cibo della Salute

Depressione…Quando l'aiuto viene dal cibo…

Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, la depressione è associata ad uno squilibrio di Metallo (i cui organi correlati sono Polmone-Intestino Crasso), il movimento energetico dell'introspezione. Questa è un'energia che tende a chiudersi e, se non opportunamente bilanciata, può trasformarsi in tristezza, depressione.

E' importante anche far si che l'energia Legno (che tende a salite) non subisca una compressione.

Ci si può aiutare evitando cibi che sopprimono l'energia del Fegato e creano squilibrio per il Metallo, come un eccesso di grassi saturi (in particolare latte e formaggi), aiutandosi con il sapore acido (che nutre la forma del Fegato, disperde l'energia del Fegato e tonifica l'energia del Polmone) e il sapore piccante (che nutre la forma del Polmone, contrastando l'eccessiva chiusura del Metallo).

Riportiamo di seguito un interessantissimo estratto dal libro "Il Cibo dell'Uomo" di Franco Berrino, che ci suggerisce come aiutarsi con il cibo e lo stile di vita.

"La depressione è associata alla carenza di trasmettitori dell'impulso nervoso, quali serotonina, dopamina, norepinefrina, epinefrina. Ci sono mezzi naturali per aumentare la biodisponibilità di questi trasmettitori.

  • Il Triptofano, un precursore della serotonina. E' contenuto nei cibi proteici, ma i carboidrati ne favoriscono l'assorbimento nel cervello. Per questo, l'eliminazione dei carboidrati di certe sconsiderate diete dimagranti favorisce la depressione. Sono ricchi di triptofano il tofu (700mg/100mg), i semi di lino e di zucca (600 mg), i semi di sesamo e le mandorle (300 mg), le noci e i fagioli dell'occhio (250 mg), i cereali integrali, le creme di frutti oleaginosi, i datteri e i fichi secchi, le banane e, tra i prodotti animali, il tacchino.
    Il sesamo e anche le mandorle, il tofu e, in grado minore, gli altri semi sono inoltre relativamente poveri di altri aminoacidi che competono con il triptofano per la biodisponibilità cerebrale.
    Il triptofano viene assorbito dal sistema nervose solo se sono disponibili carboidrati.
    Un elevato rapporto carboidrati/proteine nella dieta previene la carenza di serotonina nello stress acuto e inoltre riduce la produzione di cortisolo.
    Occorrono però carboidrati non industrialmente raffinati, perché i cibi con alto indice glicemico e insulinemico danneggiano le funzioni cerebrali a causa dell'ipoglicemia che segue la reazione insulinica. Lo zucchero da aumentare la serotonina, ma solo temporaneamente. Inoltre, causa dipendenza e obesità.
  • La Vitamina B6. E' necessaria per la sintesi della serotonina. Si trova in abbondanza nell'avocado, nei cereali integrali (specie il miglio, grano saraceno e avena), nelle noci, nel lievito di birra, nelle foglie verdi, e in gamberetti, aragoste, cozze.
  • Le Vitamine B12 e B9 (acido folico) sono necessarie per la sintesi della dopamina dalla tiroxina. Un basso consumo di Vitamina B12 e B9 è stato segnalato essere associato ad una maggiore incidenza di depressione.
    L'acido Folico è presente nelle foglie verdi (specie nei broccoli), nei legumi (soprattutto nei ceci, fagioli dell'occhio, azuki, lenticchie e soia).
    La Vitamina B12 si trova solo nei prodotti animali: ne sono ricche le vongole. Viene anche sintetizzata dai batteri intestinali, ma in caso di dieta prevalentemente vegana sono raccomandati integratori.
  • Il Magnesio. Anch'esso necessario per la sintesi della dopamina. Si trova in abbondanza nei semi di girasole, sesamo e zucca, foglie verdi, germe di grano, fagioli di soia, sgombri, pesce spada, merluzzo.
  • Anche il Calcio (ma non latte e formaggio!) e lo Zinco sarebbero importanti nella prevenzione della depressione.
    La carenza di Zinco è riconoscibile da: macchie bianche sulle unghie, smagliature sull'addome o il dorso, cute pallida e grassa, raffreddori frequenti.
    Sono ricchi di Calcio il sesamo e le mandorle. Di Zinco i semi di zucca.
  • La supplementazione con omega-3 può essere utile nella depressione bipolare. Aumentano la transtiretina nell'ippocampo.
    Evitare i pesci grossi e i pesci carnivori per la contaminazione da mercurio neurotossico. Praticamente nei nostri mari gli unici pesci non carnivori (si nutrono di plancton e alghe) sono acciughe, sgombri, sardine. Privilegiare i semi di lino, alghe marine, semi di chia, (salvia hispanica), noci, soia verde, germe di grano.
  • La colina delle lecitine (soia, uova) consente la sintesi di acetilcolina, trasmettitore essenziale per la memoria.
  • La caffeina aumenta la produzione di dopamina, ma riduce il flusso ematico nei lobi frontali. Pare comunque che l'effetto dipenda più dall'aspettativa del caffè che non dalla caffeina stessa, perché la dopamina aumenta anche con un placebo. Lo studio prospetto di Tomso ha suggerito un rischio maggiore di depressione nelle donne che bevono caffè, ma uno studio finlandese più recente suggerisce invece una protezione.
  • Gli studi su gemelli discordanti indicano che i fumatori hanno un maggior rischio di depressione, forse per un ridotto flusso ematico cerebrale, anche se la nicotina aumenterebbe la produzione di trasmettitori antidepressivi.
  • L'alcol, anche a dosi moderate, riduce l'attività dei lobi frontali (valutata con la PET). Avrebbero un effetto depressivo sui lobi frontali anche la tiramina, la triptamina e la trimetilamina presenti nei cibi animali (specie se conservati o refrigerati per periodi lunghi)
  • L'esposizione alla luce solare (e all'aria pura), specie al mattino, ha dimostrata efficacia. Aumenta la produzione di serotonina e la successiva produzione di melatonina nella notte (vedi depressione nei paesi nordici e nei lavori a turni). E' verosimile che in parte l'effetto sia dovuto all'aumento di Vitamina D. Alcuni depressi troverebbero giovamento temporaneo dal prolungare la serata in attività notturne, ma ci sono indicazioni che il rispetto del ritmo giorno-notte sia curativo.
  • Le persone che praticano esercizio fisico dimezzano il rischio di depressione rispetto ai sedentari. L'attività fisica riduce i sintomi negli anziani depressi altrettanto efficacemente, ma meno prontamente, degli antidepressivi e riduce i sintomi di depressione negli infartuati. Sono sufficienti 30 minuti al giorno. Basterebbero anche attività intense per pochi minuti ripetute più volte al giorno. Non c'è da attendersi un effetto immediato; occorre resistere almeno una settimana con una pratica regolare per cominciare a percepire un beneficio, il che può essere difficile in un depresso.
    Respirare profondamente (3-6 per minuto) e ascoltare musica classica è utile riduce il cortisolo e stimola il vago, con effetto rilassante).

Mi rendo conto che ottenere questi cambiamenti di stile di vita da una persona depressa è difficile. Molto potrebbe fare chi vive con lei, ma spesso il depresso è solo (anche se non vive solo). Chi è solo e depresso non cucina e mangia cibo spazzatura. In tempi di globalizzazione e di urbanizzazione l'organizzazione sociale causa solitudine.