23.10.16

I misteri della pasta cotta due volte essiccata ad altissime

I misteri della pasta cotta due volte essiccata ad altissime

I misteri della pasta cotta due volte. Prima viene essiccata ad altissime temperature e poi in pentola. Nessuno ne parla, ma la qualità è diversa

pasta spaghetti
Pasta essiccata ad alte temperature (sinistra) e ad altissime temperature a destra (riconoscibile per il tipico colore ambrato)

Oggi gli spaghetti vengono "cotti" due volte: prima a 90-115°C nel pastificio durante la fase di essiccamento e poi a 100°C nella pentola di casa. Sì avete capito bene la temperatura durante il processo di lavorazione della pasta è maggiore rispetto a quella raggiunta dall'acqua di cottura. Il trattamento ad altissime temperature cambia il valore nutrizionale e suscita qualche perplessità tra i nutrizionisti. I sistemi di essiccazione (chiamati HTSt (High Temperature-Short time), VHTs (Very High Temperature-Short time), o anche AT e AAT… con o senza iniezione di vapore), permettono di raggiungere temperature molto elevate e di ridurre i tempi di lavorazione risparmiando notevolmente sui costi. Nessuno vuole parlare di questi trattamenti che però sono diffusi in tutto il mondo e anche in Italia. Non parlano i marchi leader (Barilla, Rummo, La Molisiana…) e anche le catene di supermercati (Coop, Conad, Esselunga, Lidl…). Rifiutano il confronto le tre aziende che vendono in Italia gli impianti (Pavan, Fava e Buhler) e tace anche l'associazione di categoria Aidepi. Abbiamo inviato 19 richieste per avere informazioni con risultati disastrosi. Solo Granoro, Agnesi, Divella, Delverde e con un certo ritardo De Cecco  hanno risposto (vedi nota in fondo all'articolo), dicendo che non usano altissime temperature e indicando quali sono i loro schemi di lavorazione. Difficile capire perché tanti segreti su un aspetto che riguarda il piatto nazionale degli italiani, abituati a mangiarne quasi 30 kg l'anno a persona. Tutto ciò risulta ancora più strano dato che siamo considerati tra i principali produttori mondiali.


Il progressivo incremento della temperatura durante l'essiccazione provoca un danno alle proteine che possono essere distrutte o diventare meno biodisponibili. Il problema riguarda un po' tutti gli aminoacidi essenziali, in particolare la lisina che non solo è essenziale ma, per la pasta rappresenta un fattore limitante (riducendo il valore biologico delle proteine). L'importanza degli aminoacidi essenziali deriva dal fatto che l'uomo non è in grado di sintetizzarli in quantità sufficiente, e quindi devono essere assunti attraverso il cibo.

Il danno delle proteine causato dalle elevate temperature può essere misurato attraverso la furosina

Il danno termico nei confronti delle proteine causato dalle elevate temperature può essere misurato attraverso la quantità di furosina. Secondo quanto riportato in letteratura i valori oscillano da 100 a 200 mg/100 g di proteine, quando le temperature di essiccazione sono inferiori agli 85°C. La pasta con valori di  furosina inferiori a 200, viene considerata un prodotto con un buon indice di qualità nutrizionale, perché la quantità degli aminoacidi essenziali come la lisina resta elevata. Quando facendo le analisi si riscontra un valore di furosina di 5-600,vuol dire che la temperatura di essiccazione è molto elevata e in questi casi la biodisponibilità della lisina subisce un forte ridimensionamento. Considerato che la pasta resta il piatto fondamentale per milioni di italiani, sarebbe opportuno dare un valore nutrizionale differenziato ai vari tipi di pasta in funzione del trattamento subito nella processo industriale.

Per capire meglio bisogna sapere che l'essiccazione della pasta è una fase importante della lavorazione ed in continua evoluzione. Purtroppo la legge italiana prevede solo l'impiego di semola di grano duro per li spaghetti e non regolamenta questo aspetto che è invece molto importante. Se nel 1880 per asciugare gli spaghetti ci volevano 8-10 giorni in estate e 20-30 in inverno, nel 1903 con l'avvento dell'essiccazione meccanica i giorni si riducono a 3-5, e diventano 24-36 ore nel 1950 quando la temperatura di essiccazione raggiunge circa 60°C. L'intervallo dimezza ancora nel 1970 (12-15 ore) quando si superano i 65°C. Nel 1985-90 il termometro arriva a 80-85 °C, le ore diventano 4-6. (3) Con i nuovi macchinari che lavorano ad altissime temperature 90-115°C dopo 2-3 ore la pasta corta è pronta.

tab-essicazione-temperatura-pasta

In linea generale una temperatura di essiccazione inferiore ai 60°C limita il danno termico, perché non altera la struttura del glutine e mantiene il più possibile intatte le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto (1). Le paste migliori artigianali infatti utilizzano l'essiccazione lenta a basse temperature. Nella produzione su scala industriale le temperature medie variano da 60 a 80°C. Poi ci sono molti marchi famosi che operano ad alte e altissime temperature da 90°C in su con punte massime di 115°C. Il problema è che la pasta essiccata a 60°C è diversa da quella lavorata a 80 oppure a 115°C. Per capire meglio basta fare un paragone con il latte che può essere: pastorizzato, pastorizzato di alta qualità, a lunga conservazione o sterilizzato. La tipologia e anche il prezzo cambiano in relazione alla qualità iniziale e soprattutto in base alla temperatura raggiunta durante la lavorazione. Più sale la temperatura, più cambia il sapore e più si riduce il valore nutrizionale e il prezzo. Allo stesso modo la pasta essiccata a basse e medie temperature è diversa da quella che arriva a 115°C. In questo caso il diverso trattamento termico come pure  le differenze nutrizionali non sono evidenziate in etichetta come avviene per il latte.

Aumentare le temperature di essiccazione comporta una notevole riduzione dei tempi di lavorazione e dei costi.

Aumentare le temperature di essiccazione comporta anche una notevole riduzione dei tempi di lavorazione e quindi una riduzione dei costi. Produrre un lotto di spaghetti dopo 20 ore di lavorazione o dopo 2.5-3 ore fa la differenza. L'altro elemento decisivo che incentiva le aziende ad alzare la temperatura, è la possibilità di conferire alla pasta una migliore tenuta in cottura anche se si impiegano semole non eccellenti. Una volta, quando la temperatura di essiccazione arrivava a 60°C, per produrre una buona pasta in grado di assicurare la tenuta in cottura, serviva una semola con un elevato contenuto di proteine e un glutine tenace ed elastico. Adesso la situazione è cambiata. La semola ha un tenore di proteine maggiore rispetto a 40 anni fa anni (i valori oscillano da 12,0 a 14,5% rispetto al 10,5% previsto dalla legge), ma è vero che basta dosare in modo sapiente la temperatura nella fase di essiccazione per garantire sempre un'ottima tenuta in cottura. Oggi infatti tutte le paste che si comprano al supermercato,anche quelle che costano 0,75 €/kg, non scuociono. Alzando la temperatura durante l'essiccazione, il glutine forma un reticolo ben strutturato in grado di trattenere con facilità all'interno le molecole di amido gelatinizzato, e in questo modo la pasta tiene sempre bene la cottura. Certo il colore diventa più intenso e scuro per via della reazione di Maillard (*) ma si tratta di un aspetto che il marketing e la pubblicità hanno trasformato da difetto in pregio. Oggi le paste ambrate piacciono molto al consumatore, anche se il colore è scuro (vedi foto in alto) è dovuto alle altissime temperature che provocano l'ossidazione degli acidi grassi insaturi e la degradazione dei pigmenti carotenoidi. Quando i gradi salgono troppo anche  il gusto viene penalizzato, perché si perdono sostanze aromatiche.

Oggi la pasta non scuoce mai perché viene essiccata al altissime temperature

Nel test condotto da Altroconsumo nel maggio 2016 su 24 tipi di penne rigate, si nota che tutte le marche superano brillantemente la prova cottura e il 95% anche quella di assaggio. Questo avviene perché l'essiccazione ad alte e altissime temperature garantisce il buon risultato sia per la pasta di primo prezzo sia per quelle vendute al triplo. "Il trucco delle altissime temperature funziona ma non fa miracoli" –  ci spiega un capo pastaio che lavora da 25 anni nel settore.

tab-pasta-essicazione-temperatura-furosina

Chi usa semole con un'alta percentuale di proteine e un buon grado di tenacità ed elasticità ed essicca a temperature inferiore a 80°C oppure a 60°C, ottiene un prodotto superiore, ma lo vende anche a prezzo elevato. Gli altri usano semole di qualità corrente e, attraverso le altissime temperature,  raggiungono ugualmente un buon risultato a costi decisamente inferiori. Secondo le ricerche condotte in Italia su questo argomento (1), (2), le differenze tra i pastifici artigianali (dove il processo prevede essiccazione lenta e basse temperature), e industriali (essiccazione veloce e altissime temperature) non sono più così nette. Si ha ragione di ritenere che diverse paste in vendita sul mercato riportino in modo arbitrario scritte come "pasta artigianale" o "lavorazione lenta", "lavorazione artigianale", "essiccata lentamente a basse temperature"…

Sull'etichetta della pasta i consumatori vogliono trovare l'origine del grano

A questo punto viene spontaneo chiedersi qual è il vero significato di molte diciture presenti sulle confezioni e anche nei messaggi pubblicitari. Molti  degli slogan che hanno molta presa sul consumatore, sono privi di significato non essendo riferiti a precisi parametri. I pastifici che vantano produzione lente ed essiccazioni lunghe, dovrebbero indicare in modo chiaro sull'etichetta quali sono i tempi di lavorazione e le temperature in relazione ai valori di furosina che abbiamo indicato in tabella. Altrimenti si tratta di parole prive di significato utili a prendere in giro il consumatore. Una volta riconosciuti  i parametri di furosina che indiciamo in tabella, sarebbe il caso di riportare anche il valore nutrizionale effettivo in relazione alla quantità di aminoacidi essenziali biodisponibili. Gli acquirenti hanno il diritto di sapere se gli spaghetti sono stati "precotti".

Qual è il vero significato di diciture sulle confezioni relative alla  lenta lavorazione e alle basse temperature

Sempre in tema di trasparenza ci sono altri elementi che vorremmo trovare sulle etichette della pasta. La prima è l'origine del grano. Si tratta di una notizia che gli italiani vogliono conoscere, ma che le aziende si ostinano a non indicare adducendo scuse improbabili (in Italia il 30 – 40% del grano utilizzato nei pastifici è importato dall'estero ma nessuno lo dichiara in etichetta, anche se la materia prima straniera è in genere di ottima qualità). Prova di questa ipocrisia è che quando gli spaghetti o i maccheroni sono ottenuti con semola 100% italiana le aziende lo evidenziano in etichetta. Per esempio Barilla indica l'origine sulla confezione solo per la pasta Voiello (marchio di sua proprietà) perché la semola è 100% italiana, ma dimentica qualsiasi riferimento all'origine per la pasta con il suo marchio. Un altro elemento utile da riportare sull'etichetta è il tempo di cottura, che potrebbe essere differenziato tra la pasta al dente e quella cotta fino a quando scompare la cosiddetta "animella".

Le richieste che rivolgiamo ai produttori sono tre: indicare il tipo di lavorazione, le temperature di essiccazione utilizzando come riferimento il metodo della furosina, e l'origine del grano duro. I più volenterosi potrebbero cimentarsi anche con  il valore nutrizionale. Si tratta di un passo avanti doveroso nei confronti del nostro piatto nazionale. Aspettiamo delle risposte da: Barilla, De Cecco, Delverde, Garofalo… e anche dalle catene di supermercati che propongono la pasta con il loro marchio, ricordando a tutti che ignorare il problema non è una soluzione.

(1) "La furosina come marker di qualità della pasta di grano duro" Giannetti, Boccacci Mariani, Mannino. Tecnica Molitoria – dicembre 2013.

(2) "Indagine sul danno termico della pasta secca e sue relazioni con le caratteristiche della materia prima e delle condizioni di processo". Pagani, Marti, Bottega, Patacca. Tecnica Molitoria – aprile 2013

(3) "La furosina: un indicatore di processo per la pasta" Acquistucci, Pagani, Marconi, Panfili. Accademia dei Georgofili Firenze 28 novembre 2013

(*) La reazione di Maillard come pure il valore di furosina dipendono oltre che dalla temperatura, dall'umidità del tunnel di essiccazioen e dal tempo di permanenza

Temperature e  tempi di essiccazione comunicati a Il Fatto Alimentare da quattro produttori, gli altri preferiscono il silenzio

  • Granoro – Pasta lunga temperatura essiccazione: da 48°C a 75°C; tempo  7,5 ore
    –  Pasta corta temperatura essiccazione: da 70°C a 75°C;  tempo 6 ore;
    –   Pasta Artigianale "Le Specialità di Attilio": da 40°C a 50 C° (con umidificazione) tempo da 8 a 12 ore.
  • Agnesi – temperatura essiccazione: 72-75°C; tempo 4,5-5 ore per pasta corta 7 ore  pasta lunga
  • Divella – temperatura essiccazione: 78-85°C; tempo 8 ore per pasta corta 20 ore pasta lunga
  • Delverde – temperatura media di essiccazione: 40-55°C (inferiore a 70°C per alcuni formati); tempo 8 ore per pasta corta 20 ore pasta lunga (30 ore per alcune linee)
  • Del Cecco – temperatura media di essiccazione: 60-65°C ; tempo 8 -10 ore per pasta corta, 18-36 ore pasta lunga.

© Riproduzione riservata

sostieni

Le donazioni si possono fare:

* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui

* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare

  Roberto La Pira

giornalista, tecnologo alimentare

10.10.16

“Pay by link” il pagamento si fa in diretta dalla Url sulla fattura - Repubblica.it

"Pay by link" il pagamento si fa in diretta dalla Url sulla fattura - Repubblica.it

"Pay by link" il pagamento si fa in diretta dalla Url sulla fattura

MULTIMEDIA

[ WALLET-E] Wallet-E, la start-up FinTech tutta italiana specializzata nei sistemi di pagamento innovativi, ha ideato Pay By Link, una soluzione che consente a tutte le aziende con un solo click di ottenere l'incasso immediato, ma anche il recupero crediti remoto attraverso una piattaforma internet. Il link di pagamento viene inserito dall'Azienda nel corpo di una mail, delle bolle di vendita, delle fatture proforma o comunque dei documenti di vendita in generale, nonché di un sollecito di pagamento o di un estratto conto, così da consentire la gestione immediata dell'incasso e della riconciliazione tramite l'incrocio dei dati della fattura con quellidel pagamento. Il destinatario tramite il link verrà connessoad unapagina dipagamento internet e potrà in pochissimi minuti effettuare il pagamento. Transazioneche può essere effettuata con diverse soluzioni.

BCAA sempre e comunque utili? - Project inVictus | Project inVictus

BCAA sempre e comunque utili? - Project inVictus | Project inVictus

BCAA sempre e comunque utili?

Una delle poche certezze del mondo della palestra è che tra tutti gli integratori i BCAA sono tra quelli più utili. Numerosi studi scientifici ne provano l'efficacia. Ma è veramente così? Un articolo da leggere se si vuole guardare oltre alle solite sicurezze.

BCAA sempre e comunque utili?

Di Lorenzo Pansini 

L'uso dei BCAA è una delle strategie più utilizzate ai fini del miglioramento della composizione corporea nell'ambito del fitness e del culturismo. La popolarità di questa pratica potrebbe essere in parte dovuta ad interpretazioni distorte e sopravvalutazioni dei risultati ottenuti dal loro uso nelle ricerche scientifiche, supportati da chi ha interessi di vendita, in parte dovuta al fatto che più si sente nominare un'informazione o si nota la popolarità di una certo integratore, e più si crede sia vera e fondata, a prescindere dalla sua reale efficacia.
Queste motivazioni possono essere dovute soprattutto al bias di conferma denominato mere exposure effect (effetto della mera esposizione), e alla fallacia argumentum ad populum (fallacia del giudizio), entrambi concetti che spiegano come le persone tendano a ritenere vera una certa informazione per il semplice motivo di esserne costantemente esposti, di apparire più familiare e di essere sostenuta da un gran numero o dalla maggior parte della gente, senza che ne venga verificata l'effettiva fondatezza.
A riguardo dell'utilità dei BCAA raramente sentiamo esprimersi esperti di alto livello e di fama internazionale. Sembra quasi che i BCAA, a causa della loro popolarità, vengano accettati a priori come uno dei supplementi più efficaci, e fondamentali per garantire i guadagni muscolari o un supporto anticattolico, come succede con le migliori proteine in polvere. Sebbene queste nozioni possano essere valide in diverse circostanze, questo non sembra essere il caso in gran parte delle condizioni alimentari a cui sono sottoposti i culturisti o gli atleti di forza.
Ho voluto qui tradurre un roundtable (una conferenza o uno scambio di pareri) al quale hanno partecipato diversi personaggi illustri nel mondo della nutrizione e supplementazione legata al bodybuilding e al fitness, tra cui Bryan Haycock, Martin Berkhan, Alan Aragon e Layne Norton, per citarne alcuni. Questi nomi non hanno bisogno di presentazioni per chi si informa abbastanza approfonditamente su tematiche legate al bodybuilding.
Il roundtable, riportato sul web in lingua originale sul sito www.elitefts.net nel 2009(1), è stato in parte estratto dal testo di  Jamie Hale del 2007 Knowledge and Nonsense: The science of nutrition and exercise.
Nella versione web però sembra siano stati in seguito aggiunti ulteriori interventi di altri professionisti.  Per completare l'opera mi sono preoccupato di riportare il parere a riguardo di Lyle McDonald, uno altro autore di grande rilevanza, con alcune citazioni estratte dal suo testo del 2007 The Protein Book(2). Al termine della traduzione concluderò l'articolo con alcune valutazioni e commenti finali, e una tabella dove si potrà capire l'assunzione media di BCAA solo dal cibo in base alle quantità proteiche suggerite dalle linee guida ufficiali per chi si allena con i pesi in rapporto al peso corporeo. Ma vediamo come si è sviluppato questo roundtable.

Roundtable sulla supplementazione di BCAA(1)Jamie Hale: Molti preparatori promuovono l'uso di mega dosi di BCAA, anche quando la persona è in bilancio calorico positivo e mangia un sacco di proteine. Avete notato qualche prova o c'è una ragione logica per credere che i BCAA in forma di supplemento siano superiori ai BCAA che si trovano negli alimenti?


Dan Moore: no, questo è completamente sbagliato. Se si assumono, all'interno dei livelli di mantenimento, quantità adeguate di proteine, si saranno già raggiunte quantità di BCAA sufficienti. Pensiamo a questo. La maggior parte delle proteine alimentari intere (comprese le bevande proteiche) sono costituite per circa il 15% da BCAA. Pertanto, un bodybuilder di 100 kg che mangia 2 g/lb sta già assumendo circa 66 grammi di BCAA al giorno [o se volessimo attenerci a condizioni più realistiche, una persona di 70 kg che assume i classici 2 g/kg riceve come minimo 21 g di BCAA al giorno dal normale cibo proteico]. Anche in definizione, la maggior parte dei culturisti ancora assume sufficienti proteine. Pertanto, si consumerebbero ancora BCAA a sufficienza. Penso che in qualche modo la gente abbia iniziato a credere che i BCAA sono magici dove il mantenimento della massa magra è la preoccupazione. Penso che la maggior parte creda che durante l'esercizio fisico il corpo stia utilizzando enormi quantità di BCAA per ricavare energia. Anche se se ne utilizzano alcuni, l'aumento è di gran lunga inferiore rispetto ad altri macronutrienti. In realtà, l'aumento del turnover proteico da esercizio fisico è solo circa 2 o 3 volte rispetto alle 20-30 volte per carboidrati e grassi. Ora, naturalmente questa proteina deve essere sostituita. Tuttavia, non credo che sia necessario aumentare l'ingestione di BCAA rispetto a quelli che si ottengono dalle proteine intere. Dei tre BCAA, la leucina sembra essere la più importante nello stimolare la sintesi proteica nel muscolo scheletrico. Il consumo di leucina da sola è quasi altrettanto efficace nello stimolare la sintesi proteica come fornire tutti i BCAA. Naturalmente, creare un ambiente anabolico sarebbe molto vantaggioso per un bodybuilder. Se questo potesse accadere in  grande misura durante una fase di definizione, sarebbe ancora più vantaggioso. Purtroppo, ci sono poche prove scientifiche per sostenere l'idea che in uno stato ipocalorico, l'aumento dell'apporto di BCAA superiore a quello che si ottiene dal cibo sia necessario o dia qualche vantaggio per aumentare i processi anabolici. Recentemente, è stato riportato che la coingestione di proteine e carboidrati con la leucina stimoli la sintesi delle proteine muscolari e ottimizzi l'equilibrio proteico del corpo intero se confrontato con l'assunzione di soli carboidrati dopo 45 minuti di esercizio con i pesi. Ci può essere qualche prova crescente a supporto dell'idea che i BCAA ingeriti per via orale abbiano un effetto anti-catabolico durante e dopo l'esercizio. Ma ancora una volta, non c'è nulla nella letteratura scientifica in grado di dimostrare che questi BCAA debbano essere forniti in forma separata dal cibo intero. Ci può essere qualche relazione tra BCAA e la fatica nell'esercizio di bassa intensità e di lunga durata [aerobica continuata], ma questo non è qualcosa a cui la maggior parte dei culturisti devono essere interessati. A meno che, naturalmente, la loro preparazione pre-gara comporti l'esercizio di durata molto lunga e abbiano una bassa soglia di fatica che desiderano aumentare.

Justin Harris: io sostengo di più i BCAA in off-season. I BCAA, in particolare il BCAA l-leucina, sono composti molto anabolici. Essi sono piuttosto insulinogenici nella loro azione, e la l-leucina si è dimostrata essere essenzialmente lo specifico amminoacido che funge da innesco per la sintesi proteica. Grazie a questo, io credo che possano fornire benefici al di sopra e al di là del tipico profilo amminoacidico che si trova nella maggior parte dei cibi. Purtroppo, quando siamo a dieta, non siamo alla ricerca di uno stato di anabolismo. Stiamo cercando di arrestare il catabolismo. I BCAA possono essere utilizzati direttamente dal corpo come energia, che è un meccanismo diverso da quello indotto da altri aminoacidi. Io credo nei loro benefici a tal punto (soprattutto in prossimità delle sessioni di allenamento con i pesi), che ho formulato un mio prodotto chiamato Anatrop. Anatrop contiene specifiche quantità di BCAA e l-leucina, che ritengo crei un livello superiore di anabolismo quando il corpo è più recettivo a tali nutrienti.

Bryan Haycock: i BCAA sono un buon integratore pre-allenamento, soprattutto se assunti con una buona quantità di carboidrati. Al di fuori di questo, non sono un buon uso del proprio denaro. Una normale bevanda proteica o altre proteine di alta qualità funzionano bene per il resto della giornata.

Martin Berkhan: no, si ricavano abbondanti BCAA da fonti di cibo proteico, in particolare dalle proteine del siero di latte. Non c'è niente [nella letteratura scientifica] che mostra alcun beneficio da dosaggi eccessivi. Poichè i BCAA sono molto glucogenici [molecole che possono essere convertite in glucosio nel corpo], molto probabilmente finiscono nel sangue come glucosio. I bodybuilder che mangiano mucchi di proteine e consumano BCAA stanno buttando soldi nel cesso.

Alan Aragon: no, BCAA supplementari non sono necessari a meno che non si consumino abbastanza proteine di alta qualità. I bodybuilders vengono convinti fino alla morte sui benefici dei BCAA in forma libera quando non c'è alcuna prova oggettiva del loro vantaggio rispetto ai BCAA pre-esistenti all'interno del cibo. La gente dimentica che i BCAA sono abbondanti in molti alimenti in natura, in particolare nelle proteine animali. Io fondo tutte le mie convinzioni e consigli su prove scientifiche, non su placebo personali e su testimonianze pilotate dal marketing. State sicuri che se qualcuno crede (con i mezzi che hanno portato a convincerlo) che i BCAA supplementari funzionano, questo succederà. Tuttavia, è la convinzione l'agente attivo, non i BCAA. È possibile creare lo stesso effetto per convincere qualcuno che una zampa di coniglio portafortuna [un amuleto portafortuna] nella tasca destra farà aumentare la sua forza sui pesi. Se la persona è veramente convinta, o se la persona ha profondamente investito speranze del prodotto o nel protocollo, effettivamente funzionerà. La mente ha potenti effetti sul corpo. Li ha sempre avuti e sempre li avrà. Fino a quando non vedrò solide prove scientifiche replicate dei benefici dall'assunzione di BCAA supplementari con un alto apporto proteico pre-esistente (rispetto al semplice aumento delle proteine totali), io non ho intenzione di cascare nell'inganno. L'ho anche sperimentato con i miei clienti atleti e ho abbandonato i BCAA supplementari a favore di un maggiore apporto di proteine. Non solo gli ho fatto risparmiare un sacco di soldi, ma le loro prestazioni e la composizione corporea hanno continuato a migliorare. So che non è un esperimento strettamente controllato, ma sicuramente posso stare tranquillo che non sto perdendo alcuna "magia".

Layne Norton: i BCAA nella ricerca scientifica hanno dimostrato di aumentare la sintesi proteica e ridurre il catabolismo proteico. Tuttavia, molte persone suggeriscono che si possa semplicemente aumentare il consumo di proteine del siero di latte, che è ricco di BCAA. Purtroppo, questo non è il caso. I BCAA nelle whey sono legati ad altri aminoacidi in forma di peptidi, e devono essere liberati mediante digestione e assorbiti nel flusso sanguigno per esercitare i loro effetti. Anche se le proteine del siero vengono digerite in maniera relativamente rapida, ci vogliono ancora diverse ore perchè tutti gli aminoacidi vengano liberati e assorbiti nel flusso sanguigno. Tuttavia, il supplemento di BCAA è in forma libera e non richiede digestione. Pertanto, essi sono rapidamente assorbiti nel flusso sanguigno, aumentando gli aminoacidi sangue in misura molto maggiore rispetto agli amminoacidi legati in forma di peptidi. Anche pochi grammi di BCAA aumenteranno i livelli plasmatici in misura molto maggiore di una dose di 30 grammi di proteine del siero di latte. Si avrà anche un impatto sulla sintesi proteica in misura maggiore. La ragione per cui un integratore ha un potente effetto sui livelli ematici di BCAA, è che a differenza di altri aminoacidi i BCAA non sono metabolizzati in misura significativa nell'intestino tenue o nel fegato. Pertanto, un integratore orale è quasi come un'iniezione di BCAA perché raggiunge il flusso sanguigno molto rapidamente .

Marc McDougal: L'utilità della supplementazione di BCAA in uno stato ipercalorico dipende da alcuni fattori. Se si assumono calorie significativamente al di sopra del mantenimento con un sacco di proteine, i benefici possono essere limitati. Tuttavia, in generale non sono un grande fan di mangiare molto al di sopra del mantenimento se non si sta cercando di raggiungere un obiettivo di peso entro un certo periodo di tempo. A meno che qualcuno non abbia un lunga strada da percorrere, che sia il guadagno muscolare o la perdita di grasso (sottopeso o obesi), preferirei vedere la gente seguire un approccio di ricomposizione, il quale prevede il guadagno di piccole quantità di muscolo rilasciando piccole quantità di grasso contemporaneamente. In queste circostanze, penso che si possa trovare un valore aggiunto in alte dosi di BCAA, soprattutto durante e dopo gli allenamenti. In questo modo, si possono mantenere le calorie totali più basse per minimizzare l'aumento di grasso pur mantenendo la sintesi proteica alta per sfruttare i vantaggi della cascata mTOR di cui tutti abbiamo sentito tanto parlare l'anno scorso. Nella mia esperienza, si potrebbero ridurre le calorie giornaliere di circa 300-500 kcal e non sacrificare alcuna massa magra se l'assunzione di BCAA è abbastanza alta in prossimità degli allenamenti. Oltre a potenziare una dieta ipocalorica di ricomposizione, una dose elevata di BCAA durante gli allenamenti (30-40 g) tende a ridurre significativamente il DOMS. Oltre alle prove empiriche, questo è stato dimostrato anche in uno studio dello scorso anno tenuto in Giappone con atleti che trovarono un ridotto dolore dopo un allenamento di squat [Shimomura et al., 2010]. Non mi importa di essere meno indolenzito, ma quello che mi interessa è essere in grado di allenarmi efficacemente 3-4 giorni in più su mese grazie ad un recupero accelerato.

Jamie Hale: se si stanno consumando quantità sufficienti di proteine, non vi è alcuna necessità dell'integrazione di BCAA (dal punto di vista fisiologico). E' difficile arrivare a fare questa scelta per tutti gli atleti che hanno seguito l'integrazione di BCAA negli ultimi 5-6 anni (o più). La supplementazione dietetica sembra offrire un vantaggio psicologico per alcuni atleti (perché questo è quello che hanno sempre fatto e a molti non piace il cambiamento). Se questo è il caso, i BCAA possono essere utili.

Lyle McDonald: date le raccomandazioni di alti introiti proteici per gli sporti di forza/potenza in connubio con l'alto contenuto di BCAA in tutte le proteine di alta qualità, sembra difficile credere come dei BCAA extra [in forma libera] possano avere un grande impatto. Quindi, considerando un atleta di forza/potenza di 100 kg che consuma […] 3 g/kg di proteine; questo già fornisce 300 g di proteine di alta qualità al giorno. Le proteine tipicamente contengono il 15-20% di BCAA, mentre alcune qualità di whey ne contengono fino al 25%. Senza alcuna supplementazione, questo apporto proteico fornirà 45-75 grammi al giorno di BCAA (di più se le whey coprono una quantità significativa dell'introito totale dell'atleta). […] l'impatto degli amminoacidi supplementari quando l'introito proteico è molto alto può essere completamente differente in confronto al loro uso quando le proteine alimentari sono insufficienti in partenza. […] La domanda a cui non si è data risposta è se i BCAA addizionali favoriscano dei benefici dimostrabili quando l'introito proteico è impostato adeguatamente; la maggior parte degli studi che ha esaminato la supplementazione di BCAA sembra averlo fatto in un contesto di insufficiente introito proteico. […] Il supplemento di BCAA può apportare dei benefici durante periodi di dieta ipocalorica o se l'assunzione proteica risulta al di sotto dei livelli ottimali.(2)

Informazioni sugli autori:

Marc McDougal è il presidente di Evolution Training Concepts, una società all'avanguardia nelle pratiche nutrizionali nell'ambiente aziendale. Marc ha studiato scienze dell'esercizio e dello sport presso la Colorado State University e ha lavorato nel campo del coaching per le discipline con i pesi dal 1997. Egli è uno scrittore esperto di fitness con molti articoli pubblicati in materia di allenamento per la forza, nutrizione, riabilitazione e miglioramento delle prestazioni. Non solo Marc ha pubblicato articoli in numerose riviste di fitness e webzine, ma organizza anche seminari per atleti delle scuole superiori e delle università col fine di ottimizzare le prestazioni. E' stato intervistato in BodybuildingRadio.com ed è apparso in una intervista televisiva esponendo i suoi metodi alimentari.

Jamie Hale è l'autore del libro Knowledge and Nonsense: The Science of Nutrition and Exercise.

Bryan Haycock, MS (Master of Science), è ampiamente conosciuto per essere il creatore del metodo di allenamento Hypertrophy Specific Training (HST). L'HST è nato delle ultime ricerche sulle cellule muscolari e si è rapidamente guadagnato un seguito in tutto il mondo. Bryan è anche un noto scrittore/speaker nel settore del bodybuilding e ha guadagnato un'ccezionale reputazione grazie alla sua esperienza nei campi nella nutrizione e della fisiologia di allenamento. Ha un master in fisiologia, ha lavorato come giudice NPC (National Physique Committee), ed è stato certificato attraverso la NSCA (CSCS) e la ACE.

Justin Harris è campione di bodybuilding nazionale e campione di powerlifting qualificato a livello nazionale con una classificazione elite a 275 libbre [124,7 kg]. Egli è il proprietario di Troponin Nutrition and Troponin supplements ed è sponsorizzato da Optimum Nutrition, American Bodybuilding, EliteFTS, e True Protein. Ha una laurea in Scienze Motorie e ecocardiografia ed è apparso in MuscularDevelopment.com. Ha anche collaborato con Ironman Magazine ed è apparso su giornali come Optimum Lifestyles, American Hardline, e Great Lakes Fitness 

Dan Moore è il fondatore di MaxStimulation e Hypertrophy-Research.com. Egli è riconosciuto a livello mondiale come una delle principali autorità in materia di ricerca sull'ipertrofia. Dan è collaborato con Jamie Hale per la pubblicazione del suo libro Protein Essentials.

Martin Berkhan ha introdotto il concetto del digiuno intermittente in combinazione con l'esercizio con i pesi al fine di migliorare la composizione corporea. La sua dieta ha scatenato polemiche ed è l'antitesi delle tradizionali diete ad alta frequenza dei pasti solitamente adottate dai bodybuilder. Martin è un personal trainer e autore per alcune riviste, vive in Svezia. Ha una laurea in Medical Sciences and Education , con una specializzazione in scienze della salute pubblica.

Alan Aragon ha oltre tredici anni di successi nel settore fitness. Ha conseguito il Bachelor e Master of Science in nutrizione, con il massimo dei voti. Alan lavora per la Commission on Dietetic Registration, la National Academy of Sports Medicine, la American Council on Exercise, e la National Strength and Conditioning Association

Layne Norton è un professionista IFPA (International Fitness Professionals Association) e NGA (National Gym Association)

Lyle McDonald è meglio noto al pubblico per essere l'autore del testo the Ketogenic Diet e di altri lavori. Ha perseguito la laurea in Physiological Sciences presso la UCLA, e ha dedicato quasi 20 anni della sua vita a studiare la fisiologia umana e la scienza, l'arte e la pratica della performance umana, del guadagno muscolare, della perdita di grasso e della ricomposizione corporea.

bcaa pareriValutazioni finali sui BCAA:

Sono stati qui riportati i pareri di molti esperti di nutrizione sportiva inerente all'attività di fitness e di bodybuilding. Una buona parte di questi, si presume soprattutto quelli estranei al conflitto di interessi, insiste nel fatto che ad oggi non esistono prove scientifiche dell'utilità della supplementazione dei BCAA nelle normali condizioni dietetiche iperproteiche ritenute adeguate per gli atleti di forza (per chi si allena con i pesi). Le indicazioni ufficiali delle organizzazioni quali ACSM, ADA e Dietitians of Canada suggeriscono, per chi si allena con i pesi, apporti proteici compresi tra 1.6-1.7 g/kg di peso(3), ma questo vale se l'apporto calorico è almeno impostato sul livello di mantenimento (dieta eucalorica/normocalorica). Recenti documenti scientifici importanti hanno però chiaramente determinato che in condizioni ipocaloriche (cioè di bilancio calorico negativo) le proteine debbano essere aumentate rispetto a quelle ritenute ottimali in condizioni eucaloriche o ipercaloriche per prevenire la riduzione del tessuto magro per chi si allena con i pesi(4). Un dato importante è che se una persona che si allena con i pesi segue una dieta iperproteica, raggiungendo le quantità suggerite dalle linee guida ufficiali, e ricavando gran parte delle proteine da fonti nobili, normalmente tra il 15 e il 20% di queste proteine è rappresentato da BCAA(5). Alcune tipologie di proteine del siero di latte (whey protein) arrivano al 26% di BCAA, le proteine del latte al 21%, le proteine della carne e della soia in polvere isolate al 18%, e le proteine del grano al 15%(6). Bisogna anche tener presente che solititamente i culturisti, o in generale gli atleti di forza, tendono a mantenere l'introito proteico superiore a quanto suggerito dalle linee guida e dalle organizzazioni sopracitate (7,8 – tradizionalmente 2-2.2 gr/kg, ma anche quantità superiori), e questo si riflette su un'assunzione di BCAA ancora maggiore di quella stimata. Poichè il rischio catabolico aumenta in condizioni ipocaloriche(4), l'aumento dell'apporto proteico suggerito avrebbe la capacità di prevenire la perdita di massa magra negli atleti di forza senza supplementazione di BCAA, anche perchè l'aumento dell'apporto proteico determina come diretta conseguenza un aumento dell'assunzione degli stessi BCAA dal cibo. In condizioni ipocaloriche (cutting) si possono raggiungere quantità proteiche di circa 3 g/kg (4 – specie se il decifit è molto marcato), che per una persona di 70 kg si traducono in 210 gr di proteine, e se almeno il 15-20% di queste è rappresentato da BCAA, ciò corrisponde almeno a 31-42 gr di BCAA solo dalle proteine alimentari. Tali quantità aumentano se parte di queste proteine è coperta dalle whey protein, come spesso accade per chi si allena con i pesi. Naturalmente un uomo pesa facilmente più di 70 kg, pertanto i quantitativi aumentano ulteriormente rispetto a queste stime. Sarebbe inoltre un errore considerare i BCAA in forma di supplemento come differenti da quelli ricavati dal cibo. Infatti un amminoacido alimentare non può essere distinto da uno già presente nel corpo(9). Una data quantità di BCAA nel sangue è quindi uguale che derivi da una fonte carnea, dal latte, da un vegetale, da un supplemento isolato o dai processi catabolici del muscolo scheletrico.

Molti autori citano l'autocondizionamento psicologico e l'effetto placebo quando un atleta giustifica l'utilizzo di BCAA per la presunta efficacia riscontrata, e questo aspetto è naturalmente ben documentato in letteratura(10), nonché uno dei principali punti di forza su cui possono fare affidamento le aziende di integratori. Che sia placebo o che funzioni realmente poco importa, in quanto è sufficiente che il compratore sia solo "psicologicamente soddisfatto". Sta di fatto che ad oggi sembra che nessuna ricerca abbia dimostrato chiaramente che l'uso di BCAA nelle classiche condizioni "culturistiche" (dieta adeguatamente calorica e proteica) sia più vantaggioso rispetto alle stesse condizioni dietetiche  in assenza di questa supplementazione. Qualcuno di questi autori li considera comunque utili in forma libera, perchè in questo modo riescono a rendersi disponibili in maniera molto rapida. Secondo altri, in condizioni leggermente ipocaloriche – nei regimi di cosiddetta "ricomposizione corporea" – potrebbero fornire un contributo. Tuttavia queste sono ancora teorie, e non sembrano esistere dei test e delle ricerche dirette in grado di confermarlo. L'assimilazione rapida dei BCAA liberi potrebbe essere certamente utile in condizioni particolari, ma consideriamo che il rilascio di amminoacidi ottenuti dal cibo proteico assunto durante la giornata è costante, specie se si assumono pasti proteici frazionati per più volte al giorno come avviene nella maggior parte dei casi. Parte degli amminoacidi ricavati dalle proteine alimentari infatti viene trattenuta dal piccolo intestino (attorno al 30-50%) per essere rilasciata in seguito, quando il cibo non è più disponibile (11). Inoltre non si considera che un normale pasto misto viene digerito in più di 5 ore, ed entro questa tempistica i livelli ematici di BCAA da esso derivati risultano ancora aumentati(12). Quindi tutta questa necessità di fornire rapidamente BCAA non ci sarebbe, perchè il loro rilascio dal cibo durante la giornata è costante e piuttosto prolungato. Questo ad eccezione di casi particolari in cui se ne richiede una rapida assimilazione in carenza di nutrienti, ovvero negli allenamenti a digiuno. Bisogna anche considerare come i supplementi proteici idrolizzati di qualità (composti parzialmente da oligopeptidi) possano garantire un'assimilazione simile o anche più rapida degli amminoacidi liberi grazie al trasporto facilitato degli oligopeptidi(13), anche se ciò è vero soprattutto per i tripeptidi (molecole composte da catene di 3 amminoacidi) e meno per oligopeptidi di maggiori dimensioni(14). Un aspetto poco noto rilevato in alcuni studi, è che l'assunzione di BCAA (attorno a 20-30 gr) durante l'esercizio con sovraccarichi abbia dimostrato di elevare i livelli di ammoniaca(15). L'ammoniaca deriva dal catabolismo degli amminoacidi e può essere potenziale causa di affaticamento del sistema nervoso centrale durante l'esercizio(16). La cosa curiosa è che il livelli di ammoniaca non hanno dimostrato un aumento assumendo supplementi proteici (idrolizzati) durante l'esercizio di endurance, grazie agli amminoacidi trasportatori dell'ammoniaca presenti nelle proteine intere(17). In questo senso potrebbe ancora essere più sensato fare affidamento sulle fonti proteiche che sui BCAA. Infine, importanti evidenze suggeriscono che per prevenire o limitare fortemente il catabolismo muscolare e la conseguente ossidazione di BCAA muscolari durante l'esercizio sia sufficiente garantire adeguate scorte di glicogeno muscolare (18,19 – correlate ad un sufficiente consumo di carboidrati nella dieta) e assumere una bevanda a base di carboidrati nel corso della sessione(18). Questi dati in realtà sono stati ricavati da atleti di endurance e maratoneti, una categoria di atleti molto più esposta al rischio di catabolismo muscolare durante l'esercizio rispetto a chi si allena con i pesi. Ciò potrebbe significare che possa bastare una bevanda zuccherata da sorseggiare durante l'esercizio per ottenere un effetto anticatabolico paragonabile a quello indotto dai BCAA, senza considerare l'effetto anticatabolico favorito dall'eventuale e probabile assunzione di nutrienti nel periodo pre-esercizio. Come è stato menzionato, un normale pasto misto viene digerito in molte ore(12), e se lo si consuma nel pre-allenamento, i carboidrati e gli amminoacidi da esso ricavati sono naturalmente ancora aumentati durante, e molto probabilmente anche dopo l'esercizio.

I BCAA di conseguenza non sembrerebbero in qualsiasi circostanza così miracolosi come le case produttrici e il senso comune vogliono farci credere. La critica dunque non è focalizzata sul fatto che i BCAA non siano efficaci, ma bensì sul fatto che quelli assunti col cibo possano essere più che sufficienti (con una dieta iperproteica e adeguatamente calorica per atleti di forza) per garantire il massimo dei loro benefici (effetto anticatabolico, substrato glucogenetico, stimolo dei segnali proteosintetici, attenuazione della fatica, attenuazione del DOMS ecc). Questo comunque non significa che i BCAA non siano utili in altre condizioni; ad esempio, se per qualsiasi motivo un atleta non riesce o non intende coprire il fabbisogno proteico suggerito per il suo tipo di attività in rapporto al bilancio calorico. Un effetto di attenuazione del catabolismo muscolare con abbondanti quantità di BCAA (circa ben 80 gr al giorno) è stato dimostrato quando gli atleti si trovano in condizioni di apporto calorico e proteico insufficiente(20). Gli atleti di endurance, i quali generalmente tendono a sottovalutare l'apporto proteico(2) spesso senza raggiungere i fabbisogni iperproteici per loro raccomandati (1.2-1.4 gr/kg – 3), possono trarre beneficio da questa supplementazione. Infatti alcune evidenze hanno osservato che anche con introiti proteici leggermente superiori a quelli suggeriti per le loro necessità (1.6 gr/kg), assumendo 12 gr di BCAA per 12 giorni gli atleti di endurance hanno dimostrato una riduzione dei marker del danno muscolare a seguito di 2 ore di pedalata a moderata intensità(21). Questo può significare che, al contrario di quanto non è stato dimostrato per gli atleti di forza, gli atleti di endurance possono ottenere dei vantaggi dai BCAA anche in condizioni di apporto proteico e calorico adeguato. A maggior ragione l'assunzione di BCAA per gli atleti di endurance potrebbe valere sotto restrizione calorica a causa di un aumentato fabbisogno proteico rispetto alle quantità suggerite (1.2-1.4 gr/kg), al fine di preservare la massa magra(22), e di riflesso la performance. In conclusione, i BCAA possono sicuramente rivelarsi un integratore molto utile, ma è necessario tenere conto del fatto che le proteine alimentari, specie se di alta qualità, ne esprimono un buon contenuto, pertanto una supplementazione ulteriore in condizioni di dieta fortemente iperproteica può rivelarsi facilmente superflua o inutile. Poiché però una buona parte degli utenti fitness, e spesso anche gli atleti di endurance, potrebbero non coprire le richieste proteiche e/o caloriche necessarie per il loro fabbisogno (anche solo a causa dell'eventuale bilancio calorico negativo), in questi casi la supplementazione di BCAA può essere sicuramente più sensata.

Quantità di BCAA dal cibo:

Assunzione media di BCAA dalle sole proteine ricavate dal cibo (il 15-20% delle proteine è composta da BCAA, +/- 17.5% – 5) sulla base dell'apporto proteico ideale in rapporto al peso corporeo suggerito dalle linee guida ufficiali per chi si allena con i pesi (1.6-1.7 gr/kg, +/- 1.65 gr/kg – 3) in condizioni dietetiche eucaloriche (normocaloriche):

– Individuo di 65 kg   > PRO 107.2 gr/die > BCAA 18.7 gr/die

– Individuo di 70 kg   > PRO 115.5 gr/die > BCAA 20.2 gr/die

– Individuo di 75 kg   > PRO 123.7 gr/die > BCAA 21.6 gr/die

– Individuo di 80 kg   > PRO 132 gr/die    > BCAA 23.1 gr/die

– Individuo di 85 kg   > PRO 140.2 gr/die > BCAA 24.5 gr/die

– Individuo di 90 kg   > PRO 148.5 gr/die > BCAA 25.9 gr/die

– Individuo di 95 kg   > PRO 156.7 gr/die > BCAA 27.4 gr/die

– Individuo di 100 kg > PRO 165 gr/die    > BCAA 28.8 gr/die

Tali quantità medie aumentano se il soggetto assume più di 1.6-1.7 gr/kg proteine (una necessità soprattutto sotto regime ipocalorico – 4) e/o se assume supplementi proteici derivati dalle proteine del siero del latte (whey protein), le quali contengono circa il 25% di BCAA sulla quantità proteica totale(6). Ad esempio, se un soggetto di 75 kg assume le tradizionali quantità proteiche di 2 gr/kg (150 gr/die), l'apporto di BCAA dalle proteine alimentari ammonta mediamente a 26 gr, e la media aumenta leggermente se si assumono soprattutto fonti proteiche definite "di alta qualità" (carne, pesce, uova e latticini) e proteine del siero del latte.
Riferimenti:

1. Jamie Hale. BCAA Supplementation Roundtable. (http://articles.elitefts.com/nutrition/bcaa-supplementation-roundtable/)
2. Lyle McDonald. The Protein Book: A Complete Guide for the Athlete and Coach. Lyle McDonald, 2007. ISBN 096714566X
3. ACSM, ADA, and Dietitians of Canada (2000). Joint Position Statement: Nutrition and athletic performance. Med. Sci. Sports Exerc, 2000. p. 2131. 32:2130-2145.
4. Helms et al. A Systematic Review of Dietary Protein During Caloric Restriction in Resistance Trained Lean Athletes: A Case for Higher Intake. Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2013 Oct 2.
5. Fernstrom JD. Branched-chain amino acids and brain function. J Nutr. 2005 Jun;135(6 Suppl):1539S-46S.
6. Layman et al. Dietary protein impact on glycemic control during weight loss.  J Nutr. 2004 Apr;134(4):968S-73S.

7. Phillips SM. Protein requirements and supplementation in strength sports. Nutrition. 2004 Jul-Aug;20(7-8):689-95.

8. Street C. High-protein intake—is it safe?. In: Antonio J, Stout JR. Sports Supplements. Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins, 2001, pp. 311–312. ISBN 0781722411.

9.  Fern et al. Effects of exaggerated amino acid and protein supply in man. Experientia. 1991 Feb 15;47(2):168-72.

10. Rawdon et al. Meta-Analysis of the Placebo Effect in Nutritional Supplement Studies of Muscular Performance. Kinesiology Review, 2012. 1, 137-148.

11. Ten Have et al. Absorption kinetics of amino acids, peptides, and intact proteins. Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2007 Aug;17 Suppl:S23-36.

12. Capaldo et al. Splanchnic and leg substrate exchange after ingestion of a natural mixed meal in humans. Diabetes. 1999 May;48(5):958-66.

13. Adibi SA. Intestinal transport of dipeptides in man: relative importance of hydrolysis and intact absorption. J Clin Invest. 1971 November; 50(11): 2266–2275.

14. Silk et al. Protein digestion and amino acid and peptide absorption. Proc Nutr Soc. 1985 Feb;44(1):6

15. MacLean et al. Stimulation of muscle ammonia production during exercise following branched-chain amino acid supplementation in humans. J Physiol. 1996 Jun 15;493 ( Pt 3):909-22.

16. Meeusen R, Watson P. Amino acids and the brain: do they play a role in "central fatigue"? Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2007 Aug

17. Wagenmakers et al. Carbohydrate supplementation, glycogen depletion, and amino acid metabolism during exercise. Am J Physiol. 1991 Jun;260(6 Pt 1):E883-90.

18. Colombani et al. Metabolic effects of a protein-supplemented carbohydrate drink in marathon runners. Int J Sport Nutr. 1999 Jun;9(2):181-201.

19. Lemon PW, Mullin JP. Effect of initial muscle glycogen levels on protein catabolism during exercise. J Appl Physiol. 1980 Apr;48(4):624-9.

20. Mourier et al. Combined effects of caloric restriction and branched-chain amino acid supplementation on body composition and exercise performance in elite wrestlers. Int J Sports Med. 1997 Jan;18(1):47-55.

21. Coombes JS, McNaughton LR. Effects of branched-chain amino acid supplementation on serum creatine kinase and lactate dehydrogenase after prolonged exercise. J Sports Med Phys Fitness. 2000 Sep;40(3):240-6.

22. Butterfield GE. Whole-body protein utilization in humans. Med Sci Sports Exerc. 1987 Oct;19(5 Suppl):S157-65.

Bibliografia:

– Hale J. Knowledge and Nonsense: The science of nutrition and exercise. Maxconditioning, 2007. ISBN 142762772X

– Lyle McDonald. The Protein Book: A Complete Guide for the Athlete and Coach. Lyle McDonald, 2007. ISBN 096714566X

Note sull'autore:
Lorenzo Pansini nasce a Trieste nel 1988. Oltre a praticare da un decennio bodybuilding natural amatoriale, consegue i titoli di Personal Trainer, Istruttore di fitness e bodybuilding, e partecipa a diversi seminari presso lo CSEN-CONI. Da diversi anni autopromosso come gestore e principale contributore nel progetto fitness e bodybuilding su wikipedia, è autore di centinaia di articoli sulla nota enciclopedia online inerenti al bodybuilding, al fitness, e ad argomenti correlati come l'alimentazione, la supplementazione e la fisiologia. Uno dei suoi principale obiettivi come autore, è quello divulgare informazioni aggiornate, complete e rigorosamente su base scientifica sfatando i dogmi, i falsi miti e i luoghi comuni molto diffusi nell'ambiente fitness e bodybuilding, tramite analisi critiche e oggettive fondate solo su una ricca bibliografia scientifica."

Contatto FB
Mail: lorenzo.pansini@gmail.com

6.10.16

La normativa per gli hobbisti e i creativi

La normativa per gli hobbisti e i creativi

La normativa per gli hobbisti e i creativi

economia crisi euro soldi idea mmt

Avv. Antonio la Penna - Prima di esporre le linee guida ed eventuali disposizioni normative in merito agli hobbisti ed ai creativi, bisogna prima chiarire la definizione degli stessi, anticipando che per entrambi le categorie non è necessaria l'autorizzazione amministrativa per il commercio sulle aree pubbliche e che, in caso di attività esercitata occasionalmente, sia gli hobbisti che i creativi, non sono obbligati ad aprire una partita IVA.

Un creativo può essere considerato un artigiano che professionalmente od occasionalmente, mette in vendita creazioni frutto del proprio lavoro e del proprio ingegno (ad esempio oggetti fatti quasi interamente a mano). Tali creazioni potrebbero rientrare nelle opere dell'ingegno protette dal diritto d'autore (ad esempio opere letterarie, arti figurative, ecc.).

In linea di massima, un hobbista o un creativo (non professionale) è un soggetto che:

- Vende, baratta, scambia, espone, creazioni di modico valore; il valore di ogni singola creazione non può superare € 250,00 (in alcune Regioni il limite è di € 100,00 se il prodotto viene venduto in appositi mercatini);

- Svolge tale attività in modo occasionale, cioè saltuariamente, in modo non professionale, senza vincolo di subordinazione e senza organizzazione di mezzi;

- Per tale attività non supera, in seguito alla vendita dei propri prodotti, l'importo di € 5.000,00.

L'attività hobbistica o creativa e le prestazioni occasionali.

L'attività hobbistica può essere definita come un'attività commerciale, svolta in modo occasionale, cioè saltuariamente, in modo non professionale, senza vincolo di subordinazione e senza organizzazione di mezzi. Naturalmente tale definizione può variare nello specifico a livello regionale. Ad esempio in alcune regioni l'attività hobbistica viene definita come "un'attività in cui si vende, si permuta o si propone ed espone oggettistica di modico valore rientrante nel settore merceologico dell'usato e/o dell'antiquariato minore, escluso il settore dell'abbigliamento, in modo saltuario e occasionale".

L'attività hobbistica/creativa occasionale potrebbe rientrare nella categoria dei redditi diversi di cui all'art. 67, comma 1, lettera i) del D.P.R. 917/1986("Redditi derivanti da attività commerciali non esercitate abitualmente"). L'attività è occasionale se non rientra nell'esercizio dell'arte o professione principale.

Quindi, l'esercizio dell'attività hobbistica o creativa, per non incorrere in obblighi contributivi e fiscali, deve essere del tutto occasionale, senza i requisiti della professionalità e della prevalenza.

Ai sensi del D.Lgs n. 276/2003, si definiscono "occasionali" le collaborazioni di durata non superiore a 30 giorni nel corso dell'anno solare con lo stesso committente, e per le quali sia previsto un compenso complessivo annuo non superiore ad € 5.000,00 netto(€ 6.250,00 lordo). Sui compensi percepiti come prestazioni occasionali non si applicano né IVA né contributi.

Ai sensi dell'art. 44 del D.L. 269/2003, convertito dalla legge 326/2003, dal 1° Gennaio 2004 tali redditi sono assoggettati al contributo INPS se l'importo annuo è superiore ad € 5.000,00 netto. Tuttavia, i contributi INPS devono essere calcolati solo sulla parte di reddito eccedente i 5.000 euro. Il reddito da lavoro autonomo occasionale è costituito dalla differenza tra l'ammontare percepito nel periodo di imposta e le spese specificamente inerenti alla loro produzione (art. 71 D.P.R. 917/1986). Se il committente è un soggetto con partita IVA, rientrano tra i compensi percepiti (e sono assoggettati a ritenuta d'acconto del 20%) anche i rimborsi spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute e documentate, ricollegabili alle prestazioni (risoluzione dell'Agenzia delle Entrate del 21 Marzo 2003, n. 69/E). È bene tenere comunque presente che allo stato attuale non esistono regole generali in base alle quali sia possibile individuare in maniera netta le differenze che distinguono le attività abituali da quelle occasionali. Lo stesso Ministero dell'Economia e delle Finanze ha precisato che, essendo molto incerta la distinzione tra abitualità e occasionalità, la valutazione circa l'esistenza dell'uno o dell'altro elemento deve essere fatta caso per caso. Pertanto, ai fini del giusto inquadramento dell'attività svolta dall'hobbista o dal creativo, questi ultimi dovrebbero contattare il proprio commercialista oppure rivolgersi ad un Ufficio Territoriale dell'Agenzia delle Entrate, il quale, valutando tutte le informazioni e la documentazione in suo possesso, potrà fornire agli stessi tutte le delucidazioni del caso.

Se la vendita o lo scambio avviene tra soggetti privati, l'hobbista o il creativo non ha l'obbligo di rilasciare ricevuta o scontrino fiscale. Al contrario, se la vendita avviene tra l'hobbista/creativo e un committente con partita IVA, in tal caso dovrebbe essere rilasciata dall'hobbista/creativo una ricevuta per prestazione occasionale con ritenuta d'acconto pari al 20% del compenso. La data della ricevuta deve essere la stessa di quella in cui si è ricevuto il pagamento. Sulla ricevuta deve essere applicata una marca da bollo di € 2,00 se l'importo supera € 77,47. Su tale documento viene indicato, oltre al compenso lordo e all'eventuale ritenuta d'acconto, anche l'importo di eventuali rimborsi spese (esenti da IVA e contributi ma soggetti ad eventuale ritenuta d'acconto) cui il lavoratore occasionale ha diritto (ad esempio spese di viaggio, vitto e alloggio). I rimborsi spese non sono soggetti a ritenuta d'acconto se non è previsto alcun compenso per la prestazione di lavoro occasionale (naturalmente solo se l'importo di tali spese non supera quelle strettamente necessarie per lo svolgimento dell'attività occasionale). La prestazione occasionale per ogni singolo committente non può durare più di 30 giorni e deve mantenere sempre le caratteristiche di lavoro saltuario, amatoriale e senza organizzazione di mezzi.

All'hobbista viene data la possibilità di vendere le proprie creazioni in appositi mercatini, previo possesso di apposita documentazione da esibire in caso di controlli da parte delle forze dell'ordine, ossia:

- Denunzia di inizio attività per esposizione e vendita di proprie opere d'arte e/o frutto del proprio ingegno a carattere creativo (il modello è reperibile presso la pro loco competente per il proprio Comune di residenza);

- Tesserino degli hobbisti (per il rilascio si rinvia alla normativa della Provincia o del Comune in cui si svolgono gli eventi); il tesserino, che ha una validità annuale ed è rilasciato per un massimo di 5 anni, anche non consecutivi (con possibilità di rinnovo) ha un costo che può variare in base alla Regione di appartenenza;

- Eventuale altra documentazione aggiuntiva richiesta dai singoli Comuni.

Gli hobbisti e i creativi che vendono nei mercatini devono stare molto attenti ai limiti imposti dalle leggi Regionali. Ad esempio, in alcune Regioni può essere vietato esporre i prezzi dei prodotti; in altre i prezzi possono essere esposti solo se, sommati tra loro, non superano l'importo di € 1.000,00, ecc. In alcune Regioni viene anche stabilito il numero massimo di mercatini ai quali l'hobbista può partecipare nell'arco temporale di un anno. Bisogna inoltre informarsi se bisogna anche pagare l'occupazione del suolo pubblico.

I CREATIVI

Come anticipato sopra, la legislazione fa esclusivo riferimento agli hobbisti. Quindi, alcuni degli obblighi predetti non sono previsti per chi vende o espone le proprie opere d'arte frutto del proprio ingegno (art. 4, comma 2, D.lgs n. 114/1998). Quindi il creativo, per esempio, non ha l'obbligo di possedere alcun tesserino.

Per svolgere regolarmente la propria attività occasionale, il creativo dovrà:

  • Mostrare, a richiesta, una "dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà" (c.d. dichiarazione di vendita temporanea), in cui il creativo dichiara "di esercitare l'attività di esposizione e vendita di proprie opere dell'ingegno a carattere creativo senza necessità di autorizzazione amministrativa, secondo quanto disposto dall'art. 4, co. 2, lettera h, del D.lgs. n. 114 del 1998); bisogna inoltre dichiarare che la vendita è eventualmente effettuata occasionalmente e non si è venditore abituale;

  • essere in possesso di un blocchetto di ricevute generiche (non fiscali). Tali ricevute, complete del nome e cognome di chi vende e di chi acquista, riporteranno la cifra in euro ricevuta dall'acquirente; se l'importo ricevuto supera € 77,46, dovrà essere applicata una marca da bollo da € 2,00.

A differenza dell'hobbista, al creativo viene data la possibilità di partecipare ad un numero indefinito di mercatini, sempre rispettando il limite di compensi non superiori ad € 5.000,00 annui (altrimenti sarà necessaria l'apertura di una partita IVA con conseguente obbligo di versamenti dei contributi previdenziali).

Nel caso l'attività creativa rappresenti l'unica attività fonte di guadagni (con un volume d'affari non superiore ad € 4.800,00 lordi), tali introiti non sono soggetti ad alcun obbligo di dichiarazione nel modello Unico. Se, al contrario, si supera la somma predetta, gli incassi dell'attività creativa devono essere dichiarati nel modello Unico, nella sezione L (redditi diversi) tra le prestazioni occasionali. Lo stesso se il creativo percepisce già altri redditi da attività professionale principale da dichiarare. Ad esempio, se un creativo percepisce altri redditi (da dichiarare), i redditi da lavoro creativo occasionale vanno cumulati agli altri redditi e dichiarati nel modello 730 o nel modello Unico.

Per poter partecipare ai mercatini, sia l'hobbista che il creativo deve possedere specifici requisiti morali (ad esempio non deve essere stato dichiarato delinquente abituale, professionale, o per tendenza; non deve aver subito una condanna, con sentenza passata in giudicato, per delitto non colposo per il quale è prevista una pena detentiva non inferiore nel minimo a 3 anni, ecc.).

VENDITE ONLINE

Le regole del c.d. e-commerce sono contenute nel codice del consumo (recentemente modificato dal D.Lgs n. 21/2014).

Al creativo non è consentito avere un proprio sito di e-commerce dove esporre in maniera permanente i prezzi e le foto delle proprie creazioni senza la preventiva apertura di una partita IVA .

Tuttavia, il creativo che desidera vendere le proprie creazioni online senza possedere una partita IVA, può avvalersi di un marketplace. Un marketplace può essere definito come un luogo di intermediazione che favorisce l'incontro tra domanda e offerta di beni e servizi. I siti web di marketplace possono essere di due tipi:

  • verticali: sono dei siti web di vendita dedicati ad uno specifico settore merceologico (ad esempio oggetti artigianali fatti a mano), come ad esempio misshobby, etsy, e babirussa;

  • orizzontali: sono siti web destinati alla vendita di prodotti e servizi di vari settori merceologici (ad es. ebay).

Autore dell'articolo:
 
Avv. Antonio la Penna
Foro di appartenenza: Foggia
Cell: 380 4378110
Sito web: avvocatoantoniolapenna.jimdo.com
E-mail: lapantonio@libero.it