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Ferrara, 4 agriturismi dove mangiare cucina tipica immersi nella natura - Viaggiare, uno stile di vita

Ferrara, 4 agriturismi dove mangiare cucina tipica immersi nella natura - Viaggiare, uno stile di vita

Ferrara, 4 agriturismi dove mangiare cucina tipica immersi nella natura

Agriturismo Principessa Pio cappellacci di zucca violina dell'orto della tradizione

Gli agriturismi sono una delle tipologie di strutture in cui mangiare che preferisco: adoro i prodotti fatti in casa, le materie prime a chilometro zero e il contatto con la natura. Il fatto che per essere considerati un agriturismo occorra servire prodotti provenienti prevalentemente dalla propria attività agricola mi rassicura, per questo mi reco molto spesso a mangiare in questi posticini. In questo post ti parlerò dei quattro agriturismi che preferisco situati a Ferrara, la mia città, e nei paesini limitrofi: li elencherò in ordine di vicinanza dal centro. Se stai visitando la città e hai voglia di passare qualche ora in tranquillità gustando i piatti della tradizione ti consiglio di scegliere questo tipo di struttura. Se sei curioso di sapere quali sono i prodotti tipici di Ferrara leggi il mio post dedicato. Ma ora partiamo!

DOVE MANGIARE A FERRARA: AGRITURISMO PRINCIPESSA PIO

L'Agriturismo Principessa Pio si trova nel centro di Ferrara: forse non tutti sanno che in questa città esiste una porzione di campagna all'interno delle mura medievali. Il contesto è davvero bellissimo, in quanto permette di immergersi completamente nella quiete della natura pur essendo a pochi passi dalle principali attrazioni ferraresi.

Questo è l'unico, tra i quattro agriturismi proposti, che può essere raggiunto senza auto: si trova ad 1,6 chilometri dal Castello Estense, ad 1,2 chilometri dal Palazzo dei Diamanti e a 750 metri da Piazza Ariostea.

L'ambiente è molto curato ed elegante e il menù propone piatti tipici della tradizione ferrarese composti utilizzando esclusivamente prodotti tipici dell'Emilia Romagna e materie prime dell'orto e a chilometro zero.

Agriturismo Principessa Pio

Noi abbiamo scelto come antipasto una selezione di salumi buoni del territorio serviti al cartoccio con pinzini di farina di grano tenero e integrale e Squacquerone di Romagna DOP (9 euro), come primi un piatto di cappellacci di zucca violina dell'orto della tradizione (11 euro) e un pasticcio di maccheroni all'uso degli Estensi (10 euro) e come secondo una porzione di Salamina da sugo con purea di patate di Bologna (12 euro). Per finire in bellezza abbiamo preso una mousse ai tre cioccolati accompagnata dai grissini all'olio di oliva di Brighella (6 euro) e una porzione di tenerina "taclenta" al cioccolato accompagnata dalla salsa calda alla vaniglia (4 euro). Da bere, invece, abbiamo ordinato un calice di vino rosso del Bosco Eliceo (3,50 euro) e acqua naturale (1,50 euro). In totale abbiamo speso 60 euro in due.

Agriturismo Principessa Pio salumi serviti al cartoccio con pinzini

Agriturismo Principessa Pio salumi serviti al cartoccio con pinzini

Agriturismo Principessa Pio cappellacci di zucca violina dell'orto della tradizione

Agriturismo Principessa Pio pasticcio di maccheroni all'uso degli Estensi

Agriturismo Principessa Pio salamina da sugo con purea di patate

Agriturismo Principessa Pio mousse ai tre cioccolati

Agriturismo Principessa Pio tenerina con salsa alla vaniglia

L'Agriturismo Principessa Pio si trova in Via delle Vigne, 38 a Ferrara. Esso è aperto tutti i giorni a cena dalle 19.30 alle 24 e il venerdì, sabato e domenica anche a pranzo dalle 12.30 alle 14.30. Ti consiglio di prenotare al numero 0532 1716378. Per chi arriva in auto, è disponibile il parcheggio gratuito in loco. Per sfogliare il menù aggiornato secondo la stagione clicca qui.

DOVE MANGIARE VICINO A FERRARA: AGRITURISMO PODERE MISERICORDIA

L'Agriturismo Podere Misericordia si trova nella frazione di Aguscello, a 6,5 chilometri dal Castello Estense: per raggiungerlo è necessario avere l'automobile.

L'ambiente è molto caldo ed accogliente: si tratta di un antico casale ristrutturato e la presenza del camino acceso accanto al nostro tavolo ha reso l'atmosfera ancora più suggestiva.

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara

Al nostro arrivo ci è stato offerto un aperitivo: all'entrata era posto un tavolo allestito con tutto l'occorrente per comporsi uno spritz e un vassoio di polpettine di carne per accompagnarlo.

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara aperitivo di benvenuto

Il menù cambia di mese in mese, sempre trattando materie prime del territorio: noi abbiamo scelto come antipasti i pinzini fritti con affettati (12 euro) e il tortino di zucca con fondente al Parmigiano (9 euro), come primo i cappelletti cacio e pepe (12 euro) e come secondo la Salama da sugo su purè di patate (16 euro). Infine, come dessert, abbiamo preso una sbrisolona con salsa al mascarpone e un semifreddo al torroncino (6 euro ciascuno). Da bere abbiamo preso un calice di vino rosso delicato (3 euro) e acqua naturale (3 euro). In totale abbiamo speso 67 euro in due.

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara pinzini fritti con affettati

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara tortino di zucca con fondente al Parmigiano

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara cappelletti cacio e pepe

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara semifreddo al torroncino

Agriturismo Podere Misericordia Ferrara sbrisolona con mascarpone

L'Agriturismo Podere Misericordia si trova in Via Alceste Ricciarelli, 199 ad Aguscello (FE). Esso è aperto il mercoledì, sabato e domenica dalle 20 alle 23 e la domenica dalle 12 alle 15. Il mio consiglio è quello di riservare il tavolo al numero 338 8656085. Per sfogliare il menù del mese clicca qui.

DOVE MANGIARE VICINO A FERRARA: AGRITURISMO LA BOZZOLA

L'Agriturismo La Bozzola si trova a Quartesana, a circa 10,5 chilometri dal Castello Estense: per raggiungerlo occorre avere la propria auto.

Questo posticino l'ho scelto come location per il mio pranzo di laurea e poi ci sono stata in altre occasioni, sia per eventi che con il mio fidanzato. Lo trovo un'ottima soluzione soprattutto se si hanno dei bimbi, in quanto è possibile vedere gli animali da fattoria (il mio cuginetto si è divertito moltissimo!).

Come antipasto di benvenuto ci hanno servito la polenta fritta. Noi abbiamo ordinato un tagliere con affettati, formaggi e confetture serviti con tigelle e pinzini (molto simpatici, a forma di animale, per euro 14) seguito da un piatto di gnocchi di patate alla Salamina da sugo e uno di cappellacci ripieni di patate con Salamina da sugo e gorgonzola (9 euro ciascuno). Infine abbiamo diviso una grigliata mista di maiale (13,50 euro) con patate fritte (4 euro). Da bere abbiamo preso vino rosso (2,50 euro) e acqua naturale (1,50 euro). In totale abbiamo speso 56,50 euro.

Agriturismo La Bozzola Ferrara polenta fritta

Agriturismo La Bozzola Ferrara antipasto formaggi e confetture

Agriturismo La Bozzola Ferrara affettati pinzini fritti e tigelle

Agriturismo La Bozzola Ferrara gnocchi di patate con salamina da sugo

Agriturismo La Bozzola Ferrara cappellacci di patate con salamina da sugo e gorgonzola

Agriturismo La Bozzola Ferrara grigliata di maiale con patate fritte

L'Agriturismo La Bozzola si trova in Via Stornara, 99 a Quartesana (FE). Nei mesi di febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, settembre e ottobre è aperto il giovedì e venerdì solo a cena e il sabato e domenica a pranzo e cena; nei mesi di novembre e dicembre è aperto il giovedì, venerdì e sabato a cena e la domenica a pranzo e cena; nel mese di gennaio è chiuso mentre in agosto è aperto solo parzialmente. Ti consiglio di non andarci senza aver prenotato: il numero da chiamare è il 348 4014890. Per vedere alcuni piatti del menù clicca qui.

DOVE MANGIARE VICINO A FERRARA: AGRITURISMO ALLA STROZZA

L'Agriturismo Alla Strozza si trova a Gualdo, a circa 14 chilometri dal Castello Estense: per raggiungerlo bisogna avere la propria auto.

La location è molto bella, immersa nel verde, e nel periodo estivo è possibile usufruire di due piscine, che noi non abbiamo provato in quanto ci siamo stati in inverno. Il menù prevede piatti tipici della tradizione ferrarese.

Agriturismo Alla Strozza Ferrara

Quando siamo arrivati ci hanno offerto un aperitivo misto composto da salatini, ciccioli, frittata e drink di benvenuto. Noi abbiamo ordinato un antipasto con affettati e sottaceti accompagnati dai pinzini fritti (10 euro), un piatto di cappellacci di zucca al ragù (10 euro), uno di cappelletti in brodo (10 euro), uno di Salamina da sugo con purè (10 euro) ed uno di cotechino con purè (8 euro). Come dessert abbiamo scelto un tortino al cioccolato da dividere (4 euro). Con l'acqua naturale abbiamo speso in totale 59 euro in due.

Agriturismo Alla Strozza Ferrara aperitivo di benvenuto

Agriturismo Alla Strozza Ferrara antipasto affettati e pinzini

Agriturismo Alla Strozza Ferrara cappellacci di zucca al ragù

Agriturismo Alla Strozza Ferrara cappelletti in brodo

Agriturismo Alla Strozza Ferrara salamina da sugo con purè

Agriturismo Alla Strozza Ferrara cotechino con purè

Agriturismo Alla Strozza Ferrara tortino al cioccolato

L'Agriturismo Alla Strozza si trova in Via Martiri Libertà, 74 a Gualdo (FE). Esso è aperto il giovedì, venerdì e sabato per cena e il sabato e la domenica per pranzo. Ti suggerisco di prenotare il tuo tavolo al numero 0532 815493 o al 338 2549597. Per vedere altre foto dei piatti visita il sito ufficiale.

Qui sotto ti propongo una mappa per mostrarti dove sono collocati questi quattro agriturismi rispetto alla città di Ferrara (per visualizzare i nomi clicca sul simbolo in alto a sinistra, per regolare lo zoom clicca su + e -).

Spero che questa piccola guida ti possa essere utile per scoprire qualche nuovo posto dove gustare i sapori tipici della mia città. Per qualsiasi ulteriore informazione o necessità non esitare a lasciare un commento qui sotto o a contattarmi!

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B12, tutto ciò che c'è da sapere: intervista alla dottoressa Baroni

La dottoressa Luciana Baroni è presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, è Specialista in Neurologia, Geriatria e Gerontologia, con un Master Universitario Internazionale in Nutrizione e Dietetica, Esperta in alimentazione a base Vegetale. E' lei uno dei principali e più autorevoli esponenti della cultura scientifica vegetariana e vegana in Italia: le abbiamo rivolto le domande che sono arrivate alla nostra redazione su un tema molto sentito, quello della vitamina B12.

Partiamo dalle basi: che cos'è la vitamina B12?

Un nutriente essenziale per il metabolismo dei grassi, delle proteine, per la replicazione del DNA e per le reazioni di metilazione.

Come mai è presente solamente nella carne e nei suoi derivati?

È presente in tutti i cibi animali, diretti e indiretti, in quantità variabili. Quando non esisteva l'allevamento industriale, gli animali potevano ricavare questa vitamina dai batteri del terreno che la producevano nel loro tubo digerente, e nel corso della vita accumularla nei tessuti (carne) e trasferirla ai loro prodotti biologici (latte e uova). La quantità di vitamina B12 presente invece nella carne e nei prodotti dell'allevamento è variabile perché dipende se e quanto integratore di vitamina viene addizionato al mangime e quanto vive l'animale. Gli animali non riescono più, infatti, a ricavarla dalla fonte naturale, quella batterica.

L'integrazione di vitamina B12 è necessaria per i vegani?

E' sicuramente necessaria per i vegani, perché una delle cause di carenza è la sua insufficiente assunzione con la dieta. La dieta dei vegani deve fornire B12 attraverso integratori.

L'integrazione di vitamina B12 è necessaria per i latto-ovo-vegetariani?

E' sicuramente necessaria anche per i latto-ovo-vegetariani, perché una delle cause di carenza è la sua insufficiente assunzione con la dieta e i cibi animali indiretti non sono buone fonti. Questo significa che la carenza ha una maggiore latenza nei latto-ovo che nei vegani, ma che comunque si sviluppa nel tempo in entrambi. Quindi tutti i vegetariani (latto-ovo e vegani) devono assumere un integratore di vitamina B12. Nei prodotti in commercio la vitamina è derivata da produzione batterica, la stessa da cui tutti gli esseri viventi animali ricavano la vitamina.

E per i bambini vegani?

Come è necessaria per l'adulto vegetariano, è altresì necessaria: per la donna in gravidanza e allattamento, in quanto lo stato della vitamina B12 della madre determina gli apporti di vitamina al feto-lattante; nel bambino all'inizio del divezzamento, in quanto la quantità di latte materno può diventare non più sufficiente a garantirne i fabbisogni; nel bambino già svezzato, che sia latto-ovo che vegano, che non la ricava a sufficienza dalla dieta.

Quali sono le indicazioni di dosaggio di questa vitamina per gli adulti?

Nell'adulto le indicazioni sono quelle che permettono di prevenire la carenza ben prima che divenga clinica (che è il 4° stadio della carenza), mantenendo livelli di olotranscobalamina II nel range di normalità (>35 pmol/L). Quando questo parametro non sia disponibile, il che avviene comunemente, bisogna considerate valori di vitamina B12 di sicurezza superiori alle 350-360 pmol/L, che corrispondono a >450 pg/ml. Le raccomandazioni dell'EFSA, che sono state formulate per rispettare questo obbiettivo, sono di 4 mcg al giorno nell'adulto, ma ottenuti da più assunzioni giornaliere. Assumere infatti i 4 mcg in un unico pasto non permette di assorbire efficacemente queste quantità.

Esistono rischi di un eventuale sovradosaggio?

Nessun rischio se parliamo di assunzioni orali, perché le quantità di vitamina che superano i 2 mcg vengono assorbite nella percentuale dell'1%. La vitamina che eccede le capacità di legame con le proteine di trasporto, i cui livelli sono determinati dai fabbisogni dell'organismo, viene eliminata. Per le assunzioni parenterali (ossia quando l'ingresso avviene per vie diverse dall'assorbimento intestinale, ndr), sono solitamente limitate a pochi giorni di attacco e poi a una dose mensile di mantenimento. Diciamo che un'integrazione fatta correttamente non espone a sovradosaggio, il cui rischio è comunque tutto ancora da dimostrare.

Esistono alimenti non di origine animale, non fortificati, che contengono la vitamina B12 naturalmente?

Non che siano fonti affidabili. Tutte le informazioni che riguardano questi alimenti sono di tipo commerciale e sfruttano il desiderio di molte persone di non prendere l'integratore. Di fatto, il nostro organismo ha bisogno di quantità certe e regolari di questa vitamina per funzionare al meglio: e questo si può ottenere solo con l'utilizzo regolare di un integratore che contenga una quantità certa di vitamina. In generale, il cibo non è una fonte affidabile di vitamina B12.

Per avere giusti dosaggi di questa vitamina è sufficiente assumere alimenti fortificati con vitamina B12 ?

Lo ritengo veramente un esercizio molto faticoso e scarsamente vantaggioso, almeno finché, se mai avverrà, non saranno estesamente disponibili cibi fortificati e rivolti a tutta la popolazione (ricordo che non sono solo i vegetariani a rischiare la carenza). Un po' come è stato fatto negli USA per l'acido folico. Personalmente non capisco il senso di complicarsi la vita a fare conteggi di tutta la vitamina che si riesce ad assumere nell'arco della giornata, quando la fonte di fortificazione è la stessa degli integratori in compresse, che so quanto mi apportano con certezza. Inoltre, questo significa dover pesantemente basare la propria dieta su cibi industriali, il ché non è proprio la scelta più salutistica.

Quali sono gli esami del sangue da richiedere per controllare che il nostro organismo non sia carente di vitamina B12?

Gli esami del sangue sono: l'emocromo (non sempre è presente l'anemia macrocitica nella carenza, mentre può essere presente una riduzione dei valori di globuli bianchi e piastrine); l'Olotranscobalamina II, cioè la frazione di vitamina B12 attiva, quella cioè che l'organismo utilizza. Valori inferiori alla norma di questa frazione sono indicativi già di carenza al primo stadio (e si mantengono naturalmente ridotti anche negli stadi successivi). Questa frazione è il 10-20% della B12 totale, quindi in assenza di questo parametro, bisogna basarsi sulla vitamina B12 totale, che però è in gran parte costituita dalla forma di deposito, non attiva per i tessuti. Per questo si considera un valore di sicurezza quello che, in assenza del valore di olotranscobalamina II, è compatibile con livelli normali di quest'ultima nell'ipotesi che rappresenti il 10% del totale: valori di B12 di 350-360 pmol/L; infine, altri parametri come l'acido metilmalonico e l'omocisteina si elevano nella fase 3 della carenza, quella che immediatamente precede la carenza clinica. Una loro normalità è compatibile con una carenza allo stadio 1-2 se i livelli di olotrancobalamina II e/o B12 totale non sono adeguati.

Per iniziare ad assumere un integratore è necessario consultare un medico?

Purtroppo la media dei medici non ha competenze sufficienti, e gli stessi intervalli di laboratorio riportati nelle risposte delle analisi sono confondenti. Direi che la prima cosa è quella di fare un esame del sangue e poi valutare (anche scrivendo a info@scienzavegetariana.it) come procedere con l'integrazione. Se il buon senso direbbe che quando si passa a una dieta vegetariana è necessario l'assunzione di un integratore che mantenga i livelli, purtroppo non è così. Spesso chi inizia una dieta vegetariana è già in carenza, e l'integrazione deve prima portare i livelli nella norma, solo poi è possibile utilizzare le dosi di mantenimento.

La carenza di vitamina B12 potrebbe colpire anche chi mangia carne e derivati?

Certamente sì, perché l'altra causa importante di carenza, la principale nella popolazione, è il difetto di assorbimento della vitamina, soprattutto di quella legata al cibo. Cominciano a comparire pubblicazioni sull'argomento, la situazione sembra più o meno essere la stessa che per la vitamina D: tutta la popolazione potrebbe avere potenzialmente livelli non ottimali. Il tutto è reso complicato, come dicevo prima, dalla non conoscenza di cosa siano realmente i livelli ottimali di vitamina B12: non sono quelli che prevengono la carenza clinica (stadio 4) ma quelli che prevengono la carenza preclinica, a partire dallo stadio 1.

Quali sono i sintomi della carenza di vitamina B12?

Noi conosciamo bene i sintomi a carico del sangue, ma l'anemia non sempre è presente nella carenza clinica. Ben più gravi sono gli effetti a carico del sistema nervoso, che possono portare nel bambino a paralisi flaccida e atrofia cerebrale, e nell'adulto a tetraparesi, depressione, manifestazioni psichiatriche e demenza. Non escluderei che migliorando lo stato di B12 della nostra popolazione adulta, potremmo avere una riduzione dei tassi di demenza in età anziana.

Quali sono le conseguenze di una sottovalutazione dei sintomi di una carenza di questa vitamina?

Trovo molto colpevole convincere l'opinione pubblica che solo i vegani rischiano la carenza. Dare la certezza a chi assume cibi animali di essere immune da questo problema è un comportamento veramente irresponsabile. Le vittime di questa disinformazione spero ringrazieranno chi di dovere. La situazione che siamo in grado di registrare tra i nostri utenti è che, ad esempio, latto-ovo-vegetariani di lunga durata, che non si sono mai preoccupati della carenza perché "mangiano latticini e uova", hanno livelli di vitamina B12 addirittura più bassi di molti vegani. Nella mia pratica professionale, posso testimoniare che una elevata percentuale di anziani –naturalmente onnivori – con problemi cognitivi è carente. E su quest'ultimo aspetto sto raccogliendo i dati per una pubblicazione

Esistono delle controindicazioni rispetto all'assunzione di questa vitamina?

Si tratta di una vitamina, cioè di una sostanza essenziale per la vita. Non possono esserci controindicazioni, se non le rare allergie alimentari.

In casa tua ci sono 4 mila euro di oggetti che non usi. Ecco come venderli on line – Business Insider Italia

In casa tua ci sono 4 mila euro di oggetti che non usi. Ecco come venderli on line – Business Insider Italia

In casa tua ci sono 4 mila euro di oggetti che non usi. Ecco come venderli on line

Qualche tempo fa Ebay aveva calcolato che ognuno possiede tra le mura di casa almeno 4mila euro di oggetti inutilizzati. Invece che regalarli, eliminarli o lasciarli in conto vendita in qualche negozio che rivende l'usato trattenendo una discreta commissione, si può imparare a venderli on line in autonomia. Ecco tutto ciò che c'è da sapere per organizzarsi, passare all'azione e scegliere il sito giusto su cui pubblicare le proprie inserzioni. Per partire è meglio fare un passo alla volta, poi sarà tutto più veloce.

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Selezione degli oggetti

Cominciate a individuare un po' alla volta ciò che possedete ma non vi serve, è nuovo ma non fa per noi, è usato ma in buone condizioni, è un oggetto prezioso, raro, da collezione ma è arrivata l'ora di venderlo e monetizzare. Mettete da parte l'abbigliamento con la taglia sbagliata, scarpe troppo grandi o troppo strette, capi in colori che non vi donano, regali sbagliati, souvenir di storie d'amore da cui volete distaccarvi. Come ha dichiarato l'attore Vincent Cassel in un'intervista, sono i ricordi che buttano giù, è il passato con cui è difficile avere a che fare. Trasformate, in questo caso, memorabilia in nuova energia. Qualunque sia la ragione: procuratevi delle scatole di plastica o cartone con il coperchio antipolvere, dei sacchetti di plastica puliti e incominciate a creare un piccolo "magazzino" di oggetti e capi. Se non li vendete subito, saprete sempre dove ritrovarli. Se ci sono etichette e imballaggi originali conservateli con cura: sono molto utili per spuntare incassi maggiori.

Carte e account per i guadagni

Dotatevi presso un ufficio postale di una carta PostePay ricaricabile (costo 5 euro) meglio se Evolution (10 euro all'anno), completa anche di Iban (utile nel caso vi capiti di dover fare bonifici o trasferire denaro sul vostro conto corrente). Aprite un conto Paypal e collegatelo alla vostra PostePay, tenendo, invece, il conto della banca pronto solo a ricevere denaro in entrata, una volta che sarà stato accreditato sul vostro conto Paypal. In questo modo terrete i vostri dati riservati, senza rivelarli ai vostri acquirenti, lasciando a Paypal il compito di far da mediatore. Pagherete delle piccole commissioni sul servizio ma saranno soldi ben spesi per proteggere la vostra identità online. E anche per rassicurare e attirare i clienti, perché Paypal offre la garanzia del rimborso in caso di problemi.  Anche voi però potrete contattare l'assistenza telefonica, che ascolta e valuta anche le ragioni dei venditori.

Foto per l'annuncio

Quando avete tempo tornate al vostro angolo, stanza, scaffale o scatola, che avete eletto quartier generale della "merce da vendere" e cominciate a scattare foto con lo smartphone tanto meglio se nelle ore più luminose della giornata o quando c'è il sole. Evitare foto con una luce effetto bunker. Immortalate l'oggetto nel suo insieme, su uno sfondo neutro, cogliendo i dettagli, se ci sono etichette griffate, marchi, e anche i difetti. Fili tirati, graffi, ammaccature, tutto quanto. Riversate le foto sul computer o lasciatele in memoria sul telefono se decidete di pubblicare l'annuncio con un app. Ricordate che le foto sono fondamentali per vendere.

Occorrente per spedire

Sembra un punto superfluo, ma non lo è. Se intendete vendere spedendo gli oggetti, oltre a scotch, buste imbottite e scatole (anche riciclate ma pulite) che vi procurerete al bisogno, la cosa più intelligente e semplice è disporre di una bilancia per pesare l'oggetto (che poi andrà anche impacchettato o imballato) e informarsi sulle tariffe (fate caso anche alle misure del pacchetto) per spedire che trovate per esempio sul sito di Poste Italiane o presso altri corrieri. In questo modo saprete quanto chiedere all'acquirente per la spedizione sul vostro annuncio, evitando di rimetterci se costa di più e di chiedere cifre esagerate che vi farebbero vendere meno. Ovviamente è sempre consigliabile usare spedizioni tracciate (Raccomandata, Pacco Celere 3 ecc). Così avrete una ricevuta in caso di problemi o mancati arrivi.

Scelta del sito su cui vendere

Potete decidere di operare su varie piattaforme. Sarà necessario registrarsi, creare un nickname, fornire una mail, un numero telefonico. Vediamo le caratteristiche dei principali siti, i vantaggi e i consigli per scegliere ciò che fa per voi.

Con Ebay potete scegliere di vendere in tutto il mondo o nei Paesi che preferite e di solito la merce si spedisce, il bacino di utenti è potenzialmente immenso.

Subito.it va bene per vendere solo in Italia, di solito incontrando il compratore di persona, senza pagare commissioni. Funziona bene per vendere oggetti anche voluminosi, per esempio, un divano nella propria città. Chi lo compra si occuperà anche di portarlo via.

Ci sono poi siti più specializzati, come per esempio Etsy, per vendere oggetti fatti a mano o vintage, oppure Vestiaire Collective per rivendere la moda di lusso di seconda mano (anche da uomo): capi e accessori griffatissimi a prezzi ribassati ma ancora sostenuti. Controllate sempre prima l'importo delle commissioni richieste e come funziona il processo di vendita. Potete vendere anche su più piattaforme in contemporanea.

I grandi numeri di Ebay

Se volete cimentarvi con un bacino di 167 milioni di acquirenti attivi nel mondo allora potete scegliere Ebay. Si comincia a vendere in Italia ma dopo i primi 10 feedback positivi (la comunità si basa sulla fiducia e sulla buona reputazione) si può passare all'estero. «Ebay è l'unico posto dove hai visibilità mondiale – spiega Iryna Pavlova, Responsabile Comunicazione di eBay in Italia – Nell'ultimo anno sono stati 5 milioni gli acquirenti in Italia. I privati possono mettere in vendita i primi 50 oggetti gratuitamente ogni mese, se vengono venduti, al prezzo finale si applica una commissione del 10%. In vista delle "pulizie di primavera" dal 15 marzo 2017 oltre alle 50 inserzioni se ne possono creare altre 100 gratis.» Tra le novità che rendono Ebay più semplice e comodo da usare ci sono le app per iOS e per Android.

«L'importanza del mobile è innegabile – dichiara Pavlova – si calcola il 59% delle transazioni effettuate su Ebay coinvolgono il mobile, che quindi ha avuto un ruolo su 6 transazioni su 10. E sono 11 milioni le nuove inserzioni create ogni settimana via mobile nel mondo.» Tra le novità positive oltre alla notevole semplificazione nel creare gli annunci rispetto al passato, dal 17 febbraio è stato tolto il limite del numero foto: sono gratuite in ogni categoria. Sul fronte delle spedizioni, invece, Ebay ha negoziato tariffe con gli spedizionieri che consentono fino al 40% del risparmio e il ritiro dei pacchi anche al proprio domicilio.

Cosa viene messo in vendita maggiormente? «Le categorie più presidiate dai venditori privati sono al primo posto il collezionismo (1 milione e 300mila annunci), – continua Pavlova – al secondo abbigliamento e accessori (1 milione e 134mila), al terzo casa, arredamento e bricolage (809mila inserzioni), poi musica cd vinili (835 inserzioni), arte e antiquariato (260 mila).  Che annunci fare? Si può vendere con le aste, a prezzo fisso, con il CompraSubito ma accettando proposte. «Se un oggetto è raro o griffato e l'asta parte da un euro si scatena a livello psicologico il desiderio di riuscire a possederlo, mentre ci si penserebbe due volte se fosse messo in vendita a un prezzo considerevole.  – spiega Pavlova – In generale è importante farsi un giro su Ebay e vedere i prezzi degli oggetti simili e mettere il proprio in vendita a un prezzo un po' più basso degli altri. Inoltre vendere capi usati in buone condizioni, curare la comunicazione rispondendo ai messaggi (anche in un'altra lingua), imballare bene i prodotti e spedire nei tempi annunciati.» Altri consigli utili: descrivete bene l'oggetto, non tralasciate se ha dei difetti, carta canta in caso di controversie, le foto in quel caso contano poco.

In caso vi troviate di fronte a una richiesta di restituzione, non azzardatevi a fare da soli ma chiedete aiuto all'assistenza tecnica di Ebay: la trafila infatti è complessa e si possono facilmente fare errori.

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Come funziona Subito.it

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Subito.it è la piattaforma online numero 1 in Italia per la compravendita. È tra i primi 10 brand online più visitati e conta oltre 8 milioni di utenti unici al mese (fonte: Media Audiweb Total Digital A2udience 2016).

Ogni giorno su Subito, che opera solamente in Italia, vengono pubblicati oltre 120mila nuovi annunci in 37 differenti categorie merceologiche raggruppabili in 6 macrocategorie: Motori, Casa e Persona, Elettronica, Immobili, Sport e Hobby, Lavoro e Servizi. Di queste macrocategorie, Motori è la più importante per volume di annunci (30%), a seguire Casa e Persona, dove è possibile trovare dagli elettrodomestici ai componenti d'arredo, dai prodotti per l'infanzia ai prodotti per il giardinaggio, Immobili e Elettronica.

Ciò che differenzia Subito.it da qualsiasi e-commerce è il fatto che pubblicare un annuncio su Subito è totalmente gratuito e l'azienda non preleva nessuna commissione della transazione, proprio perché non è un e-commerce ma un marketplace. Si propone come social network che mette in contatto le persone che desiderano vendere o comprare oggetti.

Per chi volesse vendere, 3 consigli raccomandati dallo staff di Subito.it

  1. Fare delle belle foto. Sembrerà banale, ma le foto sono la prima cosa che gli utenti guardano. È importante fare delle foto in cui l'oggetto è ben visibile da più angolazioni in modo che chi è interessato possa vedere subito la qualità del prodotto.
  2. Scrivere una descrizione precisa e dettagliata dell'oggetto. Anche in questo caso, chi sta cercando un oggetto vuole essere sicuro di quello che compra: più informazioni si forniranno più il compratore sarà interessato.
  3. Mettere un prezzo in linea con il prezzo di mercato. Un prezzo troppo vantaggioso è spesso indice di un cattivo stato dell'oggetto in vendita.

Un ultimo importante suggerimento che vale sia per la vendita sia per l'acquisto è consultare regolarmente la pagina Aiuto. In questa pagina si possono trovare tutti i consigli necessari per utilizzare Subito al meglio e un Decalogo della Sicurezza, redatto in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, dove trovare 10 regole da seguire per concludere affari in tutta sicurezza.

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9.3.17

Cosa succede quando il muscolo incontra il grasso? - Project inVictus | Project inVictus

Cosa succede quando il muscolo incontra il grasso? - Project inVictus | Project inVictus

Cosa succede quando il muscolo incontra il grasso?

Quello che stai per leggere è un articolo tecnico che mostra le interazioni ormonali, metaboliche, genetiche che avvengono nel nostro organismo, tra il tessuto grasso ed il muscolo.  E' un articolo non da leggere ma da studiare. Nel suo insieme riesce a fare una panoramica sullo stato metabolico del corpo umano.
Buona lettura.

L'obesità è una pandemia!

Epidemia obesi

Articolo della Dott.essa Roberta Martinoli

La prevalenza dell'obesità è arrivata a livelli mai raggiunti prima. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2008 oltre 500 milioni di adulti (pari al 10-14% della popolazione mondiale) erano classificabili come obesi sulla base dell'Indice di Massa Corporea (IMC ³30).

A causare questo trend contribuiscono più fattori contemporaneamente: i determinanti genetici, l'eccessivo introito energetico e la sedentarietà che caratterizzano la vita moderna.

L'obesità è a sua volta alla base dell'aumentata suscettibilità a sviluppare sindrome plurimetabolica, ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2 e alcune forme di cancro.

L'obesità, come l'invecchiamento, è una perdita di flessibilità

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Così come ogni altra forma vivente, vista la nostra necessità di adattarci alle variazioni dell'ambiente esterno e di quello interno, abbiamo bisogno di essere "flessibili". La flessibilità è la caratteristica che ci rende dinamici. Se ci pensate bene l'invecchiamento altro non è se non una perdita di flessibilità e di capacità di adattamento, un divenire sempre più statici. Da vecchi mal ci adattiamo ai cambiamenti: il nostro ambiente interno si impoverisce tanto da non riuscire a rispondere alle variazioni che provengono dall'esterno. Il Sistema Immunitario diventa rigido così come il nostro armamentario biochimico perché gli enzimi sono meno efficienti o perché vengono sintetizzati in più piccole quantità. Ovunque ci sono giunture "arrugginite" che cigolano proprio come le nostre articolazioni. Se la vecchiaia è rigidità la giovinezza è flessibilità al massimo grado. E la flessibilità ci consente un equilibrio perfetto tra sistemi di regolazione e sistemi di contro-regolazione (proprio come in una democrazia nella quale esiste un partito al governo e l'altro all'opposizione). Questo equilibrio me lo immagino fatto da tante piccole bilance. Ed eccoci arrivati al punto.

Grasso e muscolo: due braccia della stessa bilancia

Le adipochine prodotte dal tessuto adiposo e le miochine prodotte dal tessuto muscolare sono come le due braccia di una stessa bilancia. Se le prime prevalgono sulle seconde si instaura uno stato infiammatorio cronico di basso grado (Low Grade Chronic Inflammation) responsabile della gran parte delle malattie grasso-correlate!

Ovvio che non è semplice come lo descrivo. Tanto per apprezzare la complessità dell'intero sistema bisogna sapere che le cellule muscolari derivano dagli stessi progenitori da cui derivano gli adipociti bruni mentre non hanno nulla a che fare con gli adipociti bianchi!

Il grasso non è tutto uguale

tipi di grasso

Gli adipociti bianchi sono cellule dalla caratteristica forma sferica il cui volume è occupato per più del 90% da una singola goccia di grasso mentre d'altra parte i mitocondri sono pochissimi. Sono i costituenti principali del tessuto adiposo bianco (WAT, White Adipose Tissue) localizzato a livello sottocutaneo (subcutaneus WAT), a livello intramuscolare (intramuscolar WAT o IMAT) e a livello viscerale (visceral VAT). Scopo principale di questo tessuto è quello di stoccare il surplus energetico sotto forma di trigliceridi in modo da poterne disporre quando dovesse sopraggiungere una "carestia" (ma quando mai).

Se esiste un WAT esiste pure un BAT (Brown Adipocite Tissue). Questo è formato dagli adipociti bruni che non hanno più un'unica grande goccia di grasso ma tante piccole goccioline, non sono più dotati di pochi sparuti mitocondri ma ne posseggono tanti (ragion per cui il loro colore tende al bruno). Scopo del BAT è quello di fare termogenesi. Grazie alla presenza di proteine disaccoppianti (Uncoupling protein, vedi UCP1) a livello della membrana interna dei mitocondri gli adipociti bruni riescono a produrre calore a partire dai loro grassi di riserva.

È interessante notare che l'attività delle UCP è sotto il controllo del sistema simpatico (e ancora una volta, tanto per fare un richiamo a sopra, è da giovani che prevale il tono simpatico, da vecchi diventiamo decisamente più vagotonici) e risente anche di altri fattori quali la presenza di acidi grassi liberi provenienti dalla lipolisi.

Simpaticotonia e lipolisi sono due eventi che si verificano normalmente a seguito dell'attività fisica. Vi è mai capitato di passare un certo periodo della vostra vita in relativa sedentarietà (a me purtroppo sì) e di accorgervi di sentire più freddo? Quando poi riprendete ad allenarvi regolarmente questa sensazione scompare e potete tornare a sfidare anche la più fredda delle tramontane senza alcun timore!

Di certo abbiamo grande bisogno di grasso bruno e della sua capacità di generare calore nei primi mesi dopo la nascita. La massima riserva di grasso bruno si trova tipicamente nella regione interscapolare. Crescendo purtroppo questa sorta di termosifone incorporato tende ad esaurirsi. Il surplus energetico verrà allora più facilmente convertito in grasso di riserva.

Studi recenti hanno identificato in sede vascolare e perivascolare i progenitori degli adipociti bianchi e hanno identificato una serie di markers molecolari specifici di questo tipo di cellule (Zfp423, VE-Cod, PDGFR-beta e PDGFR-alfa). Nessuno di questi markers compare negli adipociti bruni. Al contrario questi presentano una proteomica mitocondriale molto simile a quella delle cellule muscolari. Del resto non è un caso che sia gli adipociti bruni che le cellule muscolari siano in grado di contribuire, ciascuno a suo modo, alla termogenesi.

E infatti, prima della loro differenziazione in cellule mature, i precursori degli adipociti bruni esprimono una serie di geni miogenici, gli stessi che ritroviamo nelle cellule muscolari.

Dunque miociti ed adipociti bruni sono per così dire parenti di primo grado mentre adipociti bruni e adipociti bianchi sono solo parenti alla lontana.

Il Browinig degli adipociti ovvero come trasformare gli adipociti bianchi in bruni

trasformare adipocita bianco bruno

Pensate ai salti di gioia che devono aver fatto i ricercatori quando, ormai più di 5 anni fa, hanno scoperto nei topini la possibilità di indurre un processo di "browning" negli adipociti bianchi a seguito dell'esposizione al freddo e della somministrazione di beta-adrenergici.

A qualche buontempone sarà pure venuto in mente di far dimagrire le persone sottoponendole alle basse temperature magari chiudendole all'interno di una cella termostata oppure facendole immergere in una vasca di acqua gelida (un'idea del genere non ce l'ha avuta neanche il dott. Birkenmaier di fantozziana memoria).

Il browning degli adipociti bianchi è un interessante processo a seguito del quale l'unica grande goccia di grasso si separa a formare tanti piccoli depositi mentre si avvia un processo di genesi mitocondriale. I nuovi mitocondri sono ben forniti di UCP. Ma come quando mescoliamo latte e caffè esce fuori un cappuccino, a seguito di questo processo di browning i nuovi adipociti non saranno né bianchi né bruni bensì beige. Gli scienziati parlano anche a tal proposito di inducibile BAT e lo indicano con la sigla iBAT.

Riuscite ad apprezzare di quanta flessibilità siamo dotati?

A questo punto abbiamo ben chiaro che a partire da un precursore comune si possono generare miociti oppure adipociti bruni mentre occorre un precursore diverso per dare origine ad un adipocita bianco che poi all'occorrenza si può trasformare in adipocita beige.

Mi trasformo in miocita o in adipocita bruno? Che bel dilemma!

Su che base la cellula progenitrice decide di diventare miocita oppure adipocita? PRDM16 (PR Domain Containing 16) è uno degli switch bidirezionali che una volta attivato promuove la differenziazione delle cellule progenitrici in cellule muscolari. Al contrario, se inibito, il PRDM16 blocca la funzione degli adipociti beige e induce la ridistribuzione del grasso bianco dallo spazio sottocutaneo a quello viscerale. Bel capolavoro! Ci possiamo lamentare perché abbiamo le cosce grandi, l'effetto "tendina" sulle braccia, le maniglie dell'amore, la cellulite e il sedere grosso ma il grasso viscerale è il peggior tipo di grasso che si possa avere! È un grasso infiammato e infiammante capace di farci ammalare a causa del grosso carico di molecole segnale che vengono sparse in giro.

Tanti tipi di grasso… altrettanti modi di chiamarlo

I classici depositi di grasso bruno sono

  1. isBAT, BAT interscapolare;
  2. cBAT, BAT cervicale;
  3. paBAT, BAT periartico;
  4. rBAT, BAT renale;

mentre i depositi di grasso bianco comprendono

  1. asWAT, grasso sottocutaneo anteriore;
  2. inWAT, grasso inguinale;
  3. rWAT, grasso retroperitoneale (viscerale);
  4. gWAT, grasso gonadico (viscerale);
  5. mWAT, grasso mesenterico (viscerale);
  6. IMAT, grasso intramuscolare.

Il grasso retroperitoneale, gonadico, mesenterico e intramuscolare è un grasso ectopico. Sta lì ma non ci dovrebbe stare. In particolare con il termine IMAT (IntraMuscolar Adipose Tissue) si indica la presenza di adipociti bianchi a livello dell'interstizio muscolare, condizione che differisce di gran lunga dalla presenza di depositi lipidici all'interno dei miociti. "Adipociti bianchi nell'interstizio muscolare" ad occhio e croce non suona come una cosa buona (a meno che non siate dei maratoneti)!

I muscoli scheletrici, motore del metabolismo

La muscolatura scheletrica rappresenta il 40% del peso corporeo ed è per questo il più esteso organo di cui disponiamo. Proprio in ragione della sua estensione svolge il ruolo di principale regolatore dell'omeostasi energetica.

Così la contrazione delle fasce muscolari stimola l'uptake del glucosio attraverso l'attivazione di una protein chinasi AMP-dipendente o AMPK. L'AMPK promuove infatti la traslocazione del recettore per il glucosio (GLUT4, GLUcose Trasporter type 4) a livello del sarcolemma, la membrana esterna del miocita.

In altri termini la contrazione muscolare, comportando un aumento del dispendio energetico, porta ad un incremento del rapporto AMP/ATP. L'AMPK prende atto del fatto che il livello energetico della cellula è in decremento essendo sensibile alle variazioni dell'AMP/ATP ratio. Ed ecco che arriva una serie di segnali che culminano con la traslocazione dei GLUT4 dalle vescicole citoplasmatiche al sarcolemma. Come gli uccellini nel nido aprono a dismisura il piccolo becco quando hanno fame così le cellule muscolari espongono numerosi i loro GLUT4 quando sono in deficit energetico.

In quanto master regolatore del livello energetico cellulare l'AMPK promuove inoltre la sensibilità all'insulina attraverso meccanismi che coinvolgono l'IL-6 ed altri mediatori.

Muscolo e insulino-resistenza

L'insulino-resistenza è comunemente associata all'obesità e al diabete mellito di tipo 2 e descrive la condizione in cui le cellule sono poco o per niente sensibili all'insulina circolante. Questa condizione si associa normalmente ad iperinsulinemia, iperglicemia e dislipidemia. Dal momento che l'80% dell'uptake del glucosio indotto dall'insulina avviene a livello delle cellule muscolari, l'insulino resistenza dei miociti può essere devastante e può portare ad un circolo vizioso dal quale prendono avvio le malattie cronico-degenerative. La "flessibilità metabolica" (ed ecco che ritorna ancora questo fatto della flessibilità) tipica delle fibrocellule muscolari fa sì che queste possano utilizzare non solo glucosio ma anche acidi grassi e proteine. Durante il digiuno ad esempio l'ossidazione degli acidi grassi (FAO, Fatty Acid Oxidation) copre oltre il 90% del fabbisogno energetico. Un muscolo sano è in grado di ossidare acidi grassi non esterificati (NEFA, Non- Esterified Fatty Acid o FFA, Free Fatty Acids) grazie all'azione della lipoproteinlipasi ormone sensibile (hs-LPL, hormone sensitive Lipoprotein Lipase). Al contrario nei diabetici e negli obesi questi processi sono meno efficaci. Il ridotto catabolismo degli acidi grassi liberi è responsabile dell'accumulo di grasso in sedi ectopiche e della riduzione della massa mitocondriale.
Così come nella filastrocca "C'era una volta un re seduto sul sofà che disse alla sua balia raccontami una storia. La balia incominciò: c'era una volta un re…", il grasso ectopico è responsabile dell'insulino-resistenza che è responsabile della deposizione di grasso ectopico che è responsabile dell'insulino-resistenza che …

"Organo adiposo" e "organo muscolare"

grasso e muscolo

Così come parliamo di "organo adiposo" riferendoci al grasso corporeo e lo interpretiamo come un organo endocrino capace di produrre specifiche citochine allo stesso modo potremmo parlare di "organo muscolare" sottolineando la capacità dei muscoli scheletrici di produrre miochine che diffondono con modalità autocrina, paracrina ed endocrina esercitando i loro effetti anche a distanza. Tra le miochine le più comuni sono

  1. l'irisina;
  2. la miostatina;
  3. le interleuchine 6, 7, 8 e 15.

L'irisina è stata definita un "exercise hormone". Una volta secreta la molecola diffonde attraverso il circolo ematico e giunge a livello del tessuto adiposo dove promuove il fenomeno del browning grazie alla mediazione del PPARGC1 (Peroxisome Proliferator-Activared Receptor Gamma Coactivator 1-alfa). A livello del muscolo scheletrico l'irisina induce inoltre la biogenesi mitocondriale: aumentare il numero e l'efficacia dei mitocondri equivale ad aumentare la cilindrata del motore.

La miostatina è nota come GDF8 (Growth/differentiation Factor 8), appartiene alla famiglia del TGF-beta e la sua mancata espressione si traduce in un impressionante incremento delle masse muscolari.

Curioso è il caso dell'IL-6 che quando prodotta dal tessuto muscolare promuove l'ipertrofia e la rigenerazione e quando prodotta dal tessuto adiposo è concausa di insulino-resistenza e di infiammazione sistemica. Dunque l'IL-6 è sia una miochina che un'adipochina. È come quando si ha la doppia cittadinanza e allora se ci si trova in Italia si parla l'italiano ma se siamo in Germania parliamo il tedesco. L'IL-6 quando abita nel tessuto adiposo parla l'inflammese quando si trova nel tessuto muscolare l'anti-inflammese!

Obesità sarcopenica? Di che bestia si tratta?

L'obesità è di solito accompagnata da un aumento della massa muscolare oltre che della massa grassa. Il punto è che la massa grassa aumenta con un passo più celere di quanto non faccia la massa magra tanto che alla fine il rapporto tra muscolo e grasso risulta diminuito(lean muscle to fat ratio). In alcuni casi l'estrema conseguenza di questo processo è l'instaurarsi di un'obesità sarcopenica (NWO, Normal Weight Obesity). Capita allora che mentre il peso è ancora nella norma (IMC nel range tra 18 e 25) la massa magra sia scarsamente rappresentata. Ed è così che la percentuale di grasso corporeo risulta >30% anche in presenza di un basso peso. Tipica è in questo caso la deposizione di grasso nelle zone centrali (grasso viscerale).

Trigliceridi fibrocellulari versus adipociti interstiziali

L'esercizio fisico da moderato ad intenso promuove l'accumulo di FFA all'interno delle fibrocellule muscolari. Questo fenomeno noto come "paradosso dell'atleta" è giustificato, nel muscolo in attività, da un aumentato metabolismo ossidativo a carico dei trigliceridi (che quindi vengono attratti nel miocita come sotto l'azione di un'aspirapolvere). Diverso è invece il fenomeno della deposizione ectopica di grasso nel soggetto sedentario e francamente obeso. In questo caso il grasso presente nell'interstizio tra un miocita e l'altro, non venendo usato per sostenere il lavoro muscolare, si comporta piuttosto come "centro di nucleazione" per l'accumulo di altro grasso. È un po' come quando uno butta al lato di una strada una busta di spazzatura e dopo qualche giorno intorno a quella busta sorge una discarica abusiva!

E poiché l'unione fa la forza anche quando il fine non è nobile tutti questi adipociti assieme cominciano a produrre adipochine pro-infiammatorie. È come se un teppista (l'adipocita) giunto in un paese straniero (il tessuto muscolare) continui a parlare la propria lingua, raccolga intorno a sé tanti che la pensano allo stesso modo (altri adipociti) e cominci a spargere i propri veleni.

Il tessuto muscolare risente gradatamente di questa anomalia e si indebolisce perché non è in grado di dar seguito ad un'opportuna biogenesi mitocondriale. Addirittura in queste condizioni sarebbe compromessa la capacità di rigenerazione dei miociti per l'effetto delle adipochine sulle cellule satelliti.

Manteniamoci flessibili

Flessibilità metabolica

Se è vero che l'invecchiamento è un processo inevitabile quello che può essere evitato è diventare rigidi prima del tempo. L'obiettivo è invece quello di mantenerci flessibili nel corpo e nella mente e riusciamo a farlo regolando il flusso di informazioni che, provenendo dall'ambiente esterno, pervade ogni singola cellula. Le informazioni migliori sono quelle che prendono avvio dalla giusta quantità e dalla giusta qualità di cibo ed attività fisica.

Quindi le raccomandazioni di:

  • svolgere attività intense, per preservare (e migliorare) il tessuto magro;
  • essere attivi durante la giornata, per mantenere (e migliorare) una buona ossidazione dei grassi
  • alternare il quantitativo calorico nei giorni della settimana, per continuare a stimolare il metabolismo
  • alternare giornate con maggiori carboidrati o grassi, per insegnare al corpo un miglior partizionamento dei macronutrienti verso il muscolo

Sono raccomandazioni di buon senso che portano l'attenzione dell'organismo verso il tessuto muscolare e non quello grasso.

Questo articolo è tratto liberamente dall'entusiastica lettura dell'articolo "Fighting obesity: when muscle meets fat" (Adipocyte 2014)

Articolo della Dott.essa Roberta Martinoli

Note sull'autrice:

Roberta Martinoli

Roberta ha iniziato a studiare nutrizione con la laurea in Scienze Agrarie e non ha più smesso fino alla laurea in Scienze della Nutrizione Umana e poi in Medicina e Chirurgia.

Appassionata di questa materia è convinta che attraverso una sana alimentazione sia possibile fare vera prevenzione. Dell'opera di divulgazione vuole fare una vera e propria missione perché è convinta che solo attraverso la consapevolezza si possa indurre le persone a mangiare bene."

dott.roberta.martinoli@gmail.com

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