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Templi Tao e trekking. La sacra Cina - Repubblica Viaggi

Templi Tao e trekking. La sacra Cina - Pagina 1 | Repubblica Viaggi
Il monaco taoista picchietta sullo schermo del telefonino, lo interrompe un uomo che compra bastoncini d'incenso. Il religioso abbandona lo smartphone ultimo modello per seguirlo nel cerimoniale, pronto però, se un turista incurante del divieto punta l'obiettivo verso la statua santa, ad estrarre dalla tasca una luce laser e rovinare la foto. È il sacro che incontra il profano in uno dei templi di Wudang Shan.

La montagna più sacra del taoismo, nella regione centro meridionale dello Hubei, fa i conti con la Cina moderna, la sua tecnologia, le ferite aperte nelle foreste dai cantieri dei mega alberghi. C'è necessità di nuove mete, sia per un mercato turistico interno in continua espansione, sia per la domanda dei paesi asiatici. La Cina scopre così il turismo di nicchia, quello che ha uno scopo preciso. E lo scopre a modo suo. Wudang Shan è perfetta: qui, dove la spiritualità cinese fino a oggi era rimasta protetta dalle montagne, ora si può correre insieme ai monaci la mattina all'alba per abbinare alle arti marziali lo jogging occidentale. La montagna diventa pop, insieme a veri cultori del Tai Chi e pellegrini convinti che dalla cima la loro supplica arrivi meglio a destinazione, sciamano i turisti accolti da un bel cartellone modello Las Vegas sul "Tai Chi show". Con la rapidità che contraddistingue il sorgere di infrastrutture nella Cina di oggi, dove fino a un paio di anni fa si arrancava per chilometri tra piccoli templi e profumi di erbe medicinali ora è stata costruita una moderna funivia. I più pigri, cui poco importa dell'armonia del Tao e della valenza anche simbolica del cammino, possono arrivare fino al Tempio Dorato affrontando solo qualche rampa di scale.

Ma la cultura cinese, la filosofia del Tao, la "via" della natura e dell'uomo, sono più forti di una funivia e di un raggio laser. Dalla "roccia del principe" la vista è ancora la stessa per cui, secondo la leggenda, anche un erede al trono della potente Cina, Zhenwu, rinunciò al potere per ritirarsi qui in una vita di contemplazione. Dal picco Tianzhu, che supera i 1600 metri e su cui sorge il Tempio Dorato, chi ha ammirato i dipinti di paesaggi nei musei di Shanghai e Pechino capisce da dove è venuta l'ispirazione. E chi ha un minimo di familiarità con i principi del Tao e del Feng Shui resta ammutolito di fronte alla maestria con cui ogni edificio contrasta o asseconda l'inclinazione degli elementi naturali che lo circondano, alla ricerca della perfetta armonia.

Wudang Shan è, senza mezzi termini, la vera culla del taoismo. Costruito dall'imperatore Zhu Di all'inizio del XV secolo, è il complesso di templi imperiali taoisti più grande e più antico della Cina. Per comprendere appieno l'importanza del santuario bisogna perdersi nelle lotte di potere che nel 1398, alla morte del primo imperatore della dinastia Ming, sconvolsero il regno. Zhu Di, che ne uscì vittorioso, utilizzò la sacralità delle montagne Wudang per accreditarsi anche dal punto di vista religioso, elevando il taoismo a religione
di Stato. Fece costruire così una serie di templi dalle architetture raffinate, scavando sale sontuose nella roccia e mura imponenti sui fianchi della montagna.

Per visitare tutto il complesso ci vorrebbero settimane e purtroppo i tour tendono a proporre soltanto la visita al Tempio Dorato e alla rocca Nayan, ma organizzarsi in autonomia per vedere di più non è impossibile, anche perché dalla cittadina di Wudang partono i bus per raggiungere diversi punti della montagna e proseguire poi a piedi su sentieri segnalati. È così che si scopre davvero la bellezza del Tempio Dorato, guardando oltre quel che le guide locali indicano, perdendo un po' di tempo per un'infarinatura dei precetti taoisti. E poi, come sempre accade di fronte alla grande arte e allo spettacolo della natura, anche senza voler seguire le difficili vicende di principi, imperatori, saggi e santi uomini che nell'italiano stentato delle guide locali finiscono per chiamarsi, alle nostre orecchie, tutti più o meno nello stesso modo, basta trovare un angolo più appartato per comprendere l'unicità di Wudang Shan. Si capisce perché l'arte della meditazione è così difficile in Occidente e così naturale qui. Lo sguardo scorre sulle curve degli edifici, attratto dall'eleganza con cui si uniformano alla struttura della montagna, diventando tutt'uno con la roccia, l'acqua e perfino il vento. Così come la fiamma delle candele nelle sale aperte di devozione non è turbata dall'aria, la mente si sgombra e si rasserena.Tra le 36 rocche di Wudangshan, la più bella, e quella meno affollata di turisti, è la Rocca Nanyan, dove anche chi non conosce i principi del Feng Shui coglie a occhio nudo il concetto di armonia negli edifici inseriti tra le rocce e le grotte, con le
facciate dei palazzi sospesi sui dirupi.

Di fronte alla difficoltà con cui le guide cercano di semplificare i concetti di una saggezza millenaria, così complessa e aliena per la nostra cultura, al contrario di quanto scandivano gli slogan degli anni Settanta, la Cina non appare vicina, neanche al capitalismo occidentale, ma più lontana che mai. Appare, soprattutto, sfuggente alle banalizzazioni europee che la vogliono potenza commerciale e dittatura materialista. In mezzo ai gruppi di turisti che si accalcano all'ingresso della funivia, infatti, povera gente con le calze bianche a brandelli si stende a ridosso delle grandi mura, dopo aver percorso a piedi chilometri sulla montagna e aver portato la sua supplica a Zhenwu, il principe divenuto una delle divinità più importanti del pantheon taoista, colui che governa le acque ed è determinante per la coltivazione agricola. È la riprova che la Rivoluzione culturale di Mao, con la repressione della religione e la distruzione dei luoghi di culto, non è riuscita a spazzare via tradizione e spiritualità.

Certo, i mega alberghi che assediano le pendici della montagna, così lontani dal Feng Shui, e i cartelli che pubblicizzano il "Tai Chi Show" fanno temere che la magia di Wudang Shan sia prossima a svanire. Sarà comunque una sfida tecnologica, tra i monaci armati di raggio laser e i turisti con macchina fotografica.(02 luglio 2014)



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