16.3.24

nella mente di un adolescente

 

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Nella mente di un adolescente

Chiara Bidoli
12 - 15 minutes

L’adolescenza è un periodo di cambiamento e adattamento alla vita adulta caratterizzato da alcuni comportamenti tipici di questa fase che, spesso, mandano in crisi i genitori. Si tratta dei «Lack of control behaviours», che riguardano tutte quelle azioni in cui viene diminuita la capacità di controllo e di reazione agli stati emotivi e i «Risk Taking behaviours», che sono quei comportamenti in cui c’è una maggiore propensione ad assumersi dei rischi. «Il fatto che gli adolescenti non abbiano una capacità di controllo adeguata e si espongano maggiormente al pericolo è connotato con un’accezione negativa, ma in realtà queste tipologie di comportamenti hanno una funzione essenziale nell'uomo: sono azioni esplorative che consentono all’adolescente di aumentare il livello di apprendimento da una parte e la qualità e quantità relazionale dall’altra. Provando a sintetizzare, stiamo parlando dell’essenza fondamentale del passaggio dalla pubertà all’età adulta, che ha un correlato neurobiologico molto conosciuto in ambito scientifico», spiega Giancarlo Cerveri, psichiatra e psicoterapeuta, membro del Consiglio esecutivo della Società italiana di psichiatria.  

La fase della «potatura sinaptica»

I grandi cambiamenti della struttura e del sistema nervoso centrale che si osservano nell’adolescenza sono quelli che vengono definiti riorganizzazione neuronale che avviene, in particolare, nella corteccia prefrontale (la corteccia che abbiamo nella parte alta e anteriore del cervello). «Si tratta della corteccia più specificatamente sviluppata della nostra specie, quella dell'Homo Sapiens, ed è la parte di cervello che correla alle funzioni che chiamiamo razionalità e controllo delle emozioni e che comprende le caratteristiche comportamentali che hanno consentito alla nostra specie di adattarsi così efficacemente in termini evolutivi - continua Cerveri -. Proprio in questa area avviene il massimo del cambiamento nell’adolescenza e la parte più significativa di questo cambiamento è quello che viene definito "pruning" o "potatura sinaptica": comincia presto nella vita, raggiunge la massima intensità durante l’adolescenza e si conclude dopo i vent’anni. Si tratta di una fase in cui si passa da una condizione di grande potenzialità di connessioni a una potenzialità più ridotta ma più efficiente. Di fatto il cervello, attraverso questo meccanismo di potatura, diminuisce il numero di sinapsi e rende più efficienti quelle che rimangono. E questo ha una funzione precisa: nell’uomo adulto è più importante che ci sia meno potenzialità ma più capacità di funzionare ed è un passaggio fondamentale da un punto di vista evolutivo. Tutto questo avviene in un processo di continuo "rimaneggiamento" che, da un punto di vista biologico, copre un'ampia fascia di età, dai 13 ai 25 anni: ciò non significa che l’adolescenza si prolunga fino a quell'età, ma che si prolunga il periodo di rimaneggiamento».

I rischi per il cervello in adolescenza

Il cervello dell'adolescente, in continuo «rimaneggiamento», è anche quello maggiormente esposto ai rischi legati all’uso di sostanze di abuso, in particolare alcol e droghe. «Sono comportamenti che, in un cervello che sta cambiando, possono diventare elementi di grande criticità, soprattutto se si pensa che il periodo dell’adolescenza è quello a più alto rischio di esordio di malattie psichiatriche - continua Cerveri -. L’adolescenza è il periodo della vita in cui compare la maggior parte delle patologie: dai disturbi di ansia, dell’umore, a quello bipolare, alla schizofrenia, a quelli alimentari. In taluni casi, quando sono presenti sintomi psichiatrici transitori, mutevoli, occorre un'adeguata riflessione clinica, in questa fase della vita. La letteratura scientifica ha definito la condizione di “stato mentale a rischio” per indicare individui che attraversano l’età di transizione (dall’adolescenza alla prima età adulta) con comportamenti particolarmente problematici, perdita di funzionamento e sintomi sotto soglia. Si tratta di persone che non hanno un disturbo psichiatrico definitivo e riconosciuto, ma che sono a rischio di svilupparne uno».

Quando lo «stato mentale» è a rischio

Si tratta di una condizione che si caratterizza con sintomi, per esempio, di tipo depressivo, che durano un certo periodo e poi scompaiono. «Questa condizione, definita stato mentale a rischio, non ci dice con esattezza cosa succederà nell'individuo che presenta dei segnali di malessere. Occorre, però, sapere che chi soffre di qualche disturbo in questa fase dalla vita va considerato tra i soggetti a rischio di sviluppare una patologia psichiatrica che, nel caso dovesse effettivamente comparire in questa fase della vita, avrebbe degli effetti gravi proprio perché il suo esordio è precoce», dice Cerveri.

Le cure psichiatriche

In passato le cure per le patologie psichiatriche prevedevano tempi lunghi e un approccio per "cluster". «Un tempo si pensava che un soggetto che nasceva depresso rimanesse depresso per tutta la vita. La letteratura più recente, invece, ci ha permesso di definire che l'adolescenza è una fase in cui ci sono sintomi di possibili patologie, anche di diverso tipo, e per questo occorre prestare particolare attenzione alla prevenzione. Se si colgono i sintomi di qualcosa che non va, occorre seguire l’adolescente nelle sue traiettorie per cercare di capire quando intervenire, e come, per la patologia o le patologie che sta sviluppando. Tutto questo impone l’idea di costruire dei servizi che si occupino della transizione, ovvero dei servizi ponte tra neuropsichiatria infantile e psichiatria, che permettano di far lavorare insieme psichiatri, neuropsichiatri, psicologici, che possano seguire il paziente nel tempo», continua Cerveri.

Il ruolo della famiglia

Che ruolo ha la famiglia nel prevenire le patologie di tipo psichiatrico? «L'insorgenza di patologie psichiatriche risente di componenti di tipo ambientale, biologico, genetico e poi esiste il "caso", che non va confuso con la casualità ma riguarda tutto ciò che accade nella vita di un individuo, tutte le esperienze che, nel bene o nel male, hanno un peso: un numero di variabili enorme, ognuna con un peso minimo, ma che messe insieme incidono profondamente sul percorso di vita del soggetto. Per questo è importante sottolineare che, alla fine, il ruolo della famiglia è importante nel rispondere ai bisogni essenziali di cura, stimolo e affetto. Come genitori abbiamo il dovere di prenderci cura dei nostri figli, che devono poter contare su un ambiente stimolante, sicuro, devono sentirsi affettivamente amati. Dobbiamo pensare di essere tenuti a fare abbastanza per i nostri figli, anche se questo non basta per escludere l'insorgenza di patologie. Più il bambino cresce, più l’autonomia della sua esistenza diventa rilevante e, durante l'adolescenza, diventa enorme. Più autonomia significa più esperienze che possono orientare le traiettorie di salute mentale di un individuo nel bene e nel male. Viviamo in un Paese in cui, soprattutto alle donne, viene culturalmente richiesto un impegno eccessivo rispetto alle loro possibilità di assistere i propri figli. Spesso passa l’idea che esse debbano sacrificare una parte rilevante delle proprie personali aspirazioni per occuparsi dei compiti connessi alla maternità. Si genera così un implicito senso di colpa se poi insorgono dei problemi. Nei Paesi del Nord Europa, per esempio, c’è l’abitudine che le donne lavorino sin dopo la nascita dei figli, ma questo non significa che i bambini del Nord Europa abbiano più problemi di quelli del Sud del continente. Dovremmo imparare a gestire più serenamente la crescita dei figli, evitando inutili sensi di colpa», puntualizza Cerveri.

Come capire se c'è qualcosa che non va

Ci sono dei segnali che possono far presagire che c’è qualcosa che non va nella salute mentale di un adolescente? «Innanzitutto va capito qual è il livello di intensità di certi sintomi. Il fatto che un adolescente abbia dei comportamenti a rischio fa parte di questa fase della crescita: purtroppo è un questione difficile da affrontare e accettare per i genitori, ma non è evitabile. Quello che si può e si deve osservare, però, è il livello di intensità e rischiosità di certi pericolosi comportamenti che, se troppo "elevati", devono allertare. Ci sono altri elementi da monitorare: il funzionamento scolastico e il funzionamento relazionale. Un adolescente che è in crisi con la scuola è sicuramente un adolescente che merita una maggiore attenzione. Un adolescente che si isola completamente dagli altri, da qualsiasi contesto relazionale, ci deve preoccupare. L’altra aspetto di grande rilevanza da monitorare è il ciclo del sonno che, in un adolescente, è più complicato rispetto a quello del bambino e dell’adulto perché, tipicamente, i comportamenti esplorativi tipici dell’adolescenza avvengono nelle tarde ore serali. Di solito l’adolescente va a dormire tardi la sera e recupera la mattina, ma alla fine le ore di sonno necessarie sono preservate. Diventa preoccupante, invece, quando il ciclo sonno-veglia si altera notevolmente, ovvero se un adolescente non dorme o dorme troppo poco o dorme troppo, tenendo conto che è fisiologico in questa età che gli adolescenti vadano a letto un po’ più tardi di quello che dovrebbero e si sveglino un po’ più tardi del previsto. Anche il caso dell’adolescente che in settimana dorme meno e recupera nel weekend rientra in un meccanismo para fisiologico di cui non preoccuparsi troppo», spiega Cerveri. 

Dare continuità al percorso di cura

In caso di dubbi sulla salute mentale del proprio figlio a chi rivolgersi? «Innanzitutto al pediatra o medico di base e poi esistono i Servizi di salute mentale dedicati ai minori (UONPIA) e agli adulti (Centri di Salute Mentale) e i Dipartimenti di Salute Mentale. Questi servizi hanno il vantaggio di offrire una competenza multidisciplinare e possono assicurare un'assistenza continua nel tempo. L’aspetto fondamentale è che sia garantito un percorso nel tempo, non è possibile assicurare risposte puntuali in breve tempo ed è controproducente interrompere il processo di cura. È fondamentale dare continuità al percorso finché l’adolescente trova il suo equilibrio - conclude Cerveri -. Preservare l’attività di questi luoghi di cura con un adeguato finanziamento è la sfida che il Servizio sanitario ha di fronte, per garantire una risposta adeguata al crescente bisogno di salute mentale che i nostri ragazzi stanno esprimendo».

16 marzo 2024, 06:40 - Aggiornata il 16 marzo 2024 , 12:35

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