22.11.15

Tra laghi, colline e mostri. L'autunno nella Tuscia - Repubblica.it

Tra laghi, colline e mostri. L'autunno nella Tuscia - Repubblica.it


Tra laghi, colline e mostri. L'autunno nella Tuscia
Le foglie rosse, la foschia e l'odore delle castagne sul fuoco. C'è un posto che ancora può regalare i colori e i sapori dell'autunno a pochi chilometri dalla Capitale. È la Tuscia, con i suoi magnifici paesaggi e le sue tante opportunità di camminare nella natura. Basta un weekend per staccare completamente e vivere un'esperienza unica. Un itinerario tra laghi, colline e... mostri.

Il lago di Vico. Da Roma, in meno di un'ora d'auto si raggiunge il Lago di Vico e la sua riserva naturale. Tra gli specchi d'acqua del Lazio settentrionale, è certamente quello che ha mantenuto il suo aspetto più autentico e dove specie protette di uccelli migratori ancora oggi trovano rifugio. La strada più bella per raggiungere il lago è la Cassia bis fino a Capranica. Da qui si inizia a salire lungo la provinciale 35 fino a Ronciglione. Il lago è lì, placido. La strada costiera regala da subito scorci suggestivi, lontani dal rumore del traffico. Per un caffè e per ammirare l'acqua appena increspata dal vento, ci si può fermare all'hotel Bella Venere. Nei periodi più caldi qui si può affittare una canoa, mentre in autunno e in primavera vengono organizzate brevi escursioni sul monte Venere (852 mslm), proprio alle spalle della struttura. Da una strada tra i campi si raggiunge uno spiazzo con un fontanile e poi si prosegue nel sottobosco di fagetta, dritti verso la sommità per circa 30 minuti. In cima si apre il paesaggio intorno a voi e si ha quasi l'impressione di volare sul lago. Poco più in là c'è il "Pozzo del diavolo", una grotta verticale che probabilmente in passato era la bocca di un fumaiolo della montagna. L'itinerario non è particolarmente impegnativo ma è consigliabile indossare scarpe da trekking a causa del fondo umido e spesso fangoso. Sempre dall'hotel Bella Venere si può raggiungere, proseguendo verso ovest lungo la stretta strada costiera, un punto di avvistamento per gli uccelli con un capanno mimetico e cartelli informativi.

Andare per castagne sui Monti Cimini. In auto o in moto si inizia a salire sui Monti Cimini. Dalle pendici del Monte Venere, si raggiunge il Monte Fogliano (945 mslm) tra castagni e funghi. Sui Monti Cimini sono molte le possibilità di praticare trekking lungo itinerari segnati dal Cai, o semplicemente raccogliere le castagne cadute a terra e gustarle dopo averle abbrustolite nelle aree attrezzate per il pic nic e il barbecue. Rimarrete ammaliati dalla bellezza del bosco e dal profumo delle foglie cadute, in un luogo fuori dal tempo.
Tra laghi, colline e mostri. L'autunno nella Tuscia

Il Parco dei Mostri di Bomarzo


Bomarzo, un gioiello nel bosco. Dopo le passeggiate, si prosegue in auto verso nord est. Attraversato il paese di Canepina, si continua a sinistra in direzione Viterbo. Si sale ancora tra castagneti secolari. Si avanza, a questo punto, lungo la strada provinciale Colonnella, che passa tra castagni giovani serpeggiando lungo le pendici del Monte Cimino (1053 m). Ridiscesi dal Cimino, al bivio si prosegue a sinistra, verso Soriano. Da lì, in breve tempo si raggiunge il Raccordo Viterbo-Orte in direzione di Orte. Ancora qualche chilometro e si è arrivati a Bomarzo. Il "Sacro Bosco", conosciuto anche come il Parco dei mostri, venne progettato dal principe Vicino Orsini e dal grande architetto Pirro Ligorio nel 1552. Si tratta di un insieme di sculture realizzate dal peperino affiorante dal terreno e conservate in un bosco: enigmatiche figure di mostri, draghi, soggetti mitologici e animali esotici. Oltre ai mostri troverete una casetta pendente, un tempietto funerario, fontane, eccentrici sedili e obelischi. In seguito alla morte di Vicino Orsini, nessuno si curò più di questo luogo che, dopo secoli di abbandono, è stato rivalutato da intellettuali e artisti come Claude Lorrain, Johann Wolfgang von Goethe, Salvador Dalì, Mario Praz e Maurizio Calvesi. Il parco può essere visitato in un paio d'ore ed offre anche la possibilità di mangiare nel vicino refettorio.

Viterbo, una cena intima dopo le terme. Per concludere la giornata, dopo il tramonto non resta che gettarsi nelle acque termali di Viterbo. Così tra il bagno turco nella grotta naturale e qualche massaggio, si recuperano le energie dopo una lunga giornata sui colli della Tuscia. E per cena si può raggiungere Viterbo e mangiare fuori le mura all'osteria "Porta San Marco" (viale Raniero Capocci, 6). Il locale è molto intimo e propone piatti della tradizione viterbese e laziale. Un piccolo gioiello a pochi metri dal suggestivo centro cittadino.

Vulci in una campagna "lunare". Il giorno seguente, da Viterbo si raggiunge il Parco di Vulci. Si lascia il capoluogo percorrendo la strada provinciale 2 fino a suggestivo borgo di Tuscania. Si prosegue sulla provinciale 14 verso Canino. Qui è d'obbligo una sosta per ammirare  -  in questo periodo  -  i frantoi aperti, assaggiare una bruschetta condita con l'olio nuovo e magari acquistarne qualche bottiglia. Da Canino si raggiunge rapidamente il Parco di Vulci, dove qualche settimana fa sono stati aperti al pubblico nuovi scavi. Il Parco è un sito archeologico e naturalistico. Sono previsti due percorsi: uno di 2,5 km e uno di 4 km. Dopo una leggera salita si raggiunge una delle porte della città etrusco-romana. Gli scavi hanno riportato alla luce parti delle mura difensive, quello che resta di un tempio e il magnifico criptoportico praticamente integro con il mitreo. Il percorso lungo segue la strada romana che dalla città raggiungeva il porto fluviale (oramai perduto) sul Fiora. Il sentiero prosegue verso nord lungo il fiume fino al Lago Pellicone, in un'intima gola tra le rocce. Il lago è noto per essere stato utilizzato come set di vari film, tra i quali "Non ci resta che piangere" di Roberto Benigni e del compianto Massimo Troisi. A pochi metri dall'ingresso del parco, c'è un casale dove è possibile mangiare in un ambiente familiare. Si tratta del Ristorante Casale dell'Osteria. Qui vengono serviti i piatti della tradizione maremmana: ottime le pappardelle al sugo di cinghiale, zuppe di stagione e coniglio porchettato. Dopo pranzo, non dimenticate di far visita al castello (al cui interno si trova il museo etrusco, al momento non accessibile) e al famoso ponte etrusco-romano (anche conosciuto come "Ponte del Diavolo" forse per l'altezza dell'orrido che attraversa), ancora chiuso dopo i danni subiti dall'alluvione di tre anni fa.
Tra laghi, colline e mostri. L'autunno nella Tuscia

Il ponte del Diavolo a Vulci


I Tarocchi, il sogno di Niki de Saint Phalle. Da Vulci si guida verso il mare fino ad intersecare la via Aurelia. Da lì si prosegue verso nord-ovest. Appena oltre il confine con la Toscana, nel comune di Capalbio, vi aspetta il Giardino dei Tarocchi, opera onirica dell'artista francese Niki de Saint Phalle (l'ingresso è all'incrocio tra Strada Garavicchio e Strada Chiarone-Pescia Fiorentina). Si tratta di un parco che, sulla falsa riga di Bomarzo, raccoglie varie sculture mostruose. Le opere, realizzate tra il 1979 e il 1996, sono 22: si tratta di imponenti figure in acciaio e cemento ricoperte di vetri, specchi e ceramiche colorate. Le sculture sono ispirate agli arcani maggiori dei Tarocchi, dense quindi di significati simbolici ed esoterici.

Con un giorno in più... Civita di Bagnoregio. Se avete a disposizione un giorno in più, prima di raggiungere da Viterbo il Parco di Vulci, potete fare una deviazione verso nord. Da Montefiascone proseguite lungo la strada regionale 2. Sulla sinistra, tra gli alberi scorgerete il lago di Bolsena, placido e imponente. Arrivati nell'omonima cittadina, non resta che muoversi a piedi nel centro storico o passeggiare lungo l'elegante lungolago. A pranzo, poi, ci si può fermare alla Wine Class (viale Colesanti, 4). Come dice il nome, si tratta di un'enoteca con una vastissima scelta di vini locali. Non dimenticate di assaggiare la Cannaiola, tipico vino tardivo medievale riscoperto recentemente, proprio nei dintorni di Bolsena. Ma qui è inoltre possibile assaporare i prodotti locali e piatti della tradizione. Dopo pranzo proseguite sulla provinciale 53/54 verso Bagnoregio. La strada sale sui colli mentre sulla sinistra si aprono meravigliosi scorci sul lago. La tappa si conclude a Civita di Bagnoregio, splendido borgo arroccato su una rupe, dove il tempo si è fermato. La chiamano "la Città che muore" a causa del lento sgretolamento della roccia su cui poggiano le sue fondamenta, sin dai tempi degli etruschi. Questo piccolo borgo senza tempo, caratterizzato dai "calanchi" rossi di tufo che soprattutto al tramonto le donano un aspetto lunare, ha ispirato il genio dell'anime giapponese Hayao Miyazaki per una delle sue più belle opere: "Laputa - Castello nel cielo". Solo camminando lungo l'unica via di comunicazione che collega la cittadina alla civiltà, cioè il lungo ponte pedonale, si comprende la maestosità e la precarietà di questo abitato. Che purtroppo lentamente muore.



No comments: