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Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise - Repubblica.it

Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise - Repubblica.it
Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise
La grotta dell'Arcomagno 

Stabilimenti che lasciano spazio a enormi distese di spiaggia libera, ottimo cibo, piscine termali scavate nella roccia e parchi naturali nelle montagne del Pollino e della Sila. In più, un tocco di preistoria, sconosciuta ai più, in predicato di Lista Unesco. Tesori che aspettano solo di essere visitati

Aspromonte. Etimologia della parola e morfologia del territorio si sposano alla perfezione. Sdraiati nella spiaggia di Scilla, di fronte alle acque cristalline del mito greco, ci sono le montagne che incombono alle spalle. Aspre, tanto quanto è dolce la distesa di sabbia. Che poi non è sabbia: solo da vicino ci si accorge dei minuscoli sassolini. Troppo piccoli per dare fastidio. La Calabria è terra di contrasti e di tesori nascosti nel suo entroterra, da scoprire. Conquistarli non è affare da poco: tra noi e loro ci sono spesso ore di curve a gomito, paesini deserti, nessuna traccia di vita. Ora che il viadotto Italia è stato riaperto anche il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, invita gli italiani ad andare in vacanza in Calabria. A Scilla, baia e cittadina incastonata 400 metri più in su, i trasporti funzionano già a meraviglia: un folcloristico trenino variopinto, sono colorati i vagoni ed è 'colorato' il carattere dell'autista, ti fa scendere e risalire con un euro. Con ricevuta, naturalmente. Le fermate? Basta alzare la mano. Gli orari? Parte quando è pieno.

La Venezia del sud. Inizia da questa punta di mar Tirreno un viaggio in uno dei luoghi meno frequentati dagli italiani vacanzieri, se escludiamo Tropea che, a parte la cipolla e la movida notturna, non eccelle più di tanto rispetto a tutte le spiagge disseminate negli oltre 800 chilometri di costa calabrese. La cosiddetta 'costa viola', come la descrisse Platone, a un passo dalle isole Eolie, con un ecosistema marino simile a quello tropicale, coralli compresi. Scilla è la ninfa trasformata in mostro dal sortilegio della maga Circe, invidiosa dell'amore di Glauco. Così narra Ovidio: Scilla e Cariddi, le due creature marine che sono nascoste proprio qui, tra le pieghe delle onde di queste acque, nello stretto di Messina. La Sicilia che si vede da qui è la punta più a est, stretta tra Mortelle e Ganzirri. Uno scorcio della costa calabrese protagonista di un altro mito, quello della Fata Morgana, un'illusione ottica che fa comparire la striscia di terra che abbiamo davanti a una distanza ravvicinata, sospesa nell'aria, sopra l'orizzonte. La spiaggia di Scilla non è affollata come quella di Tropea e, soprattutto, è altrettanto bella e molto più economica. Meno di dieci euro per un ombrellone e due lettini. A cena ci sono i suggestivi ristoranti sul mare in quella che viene chiamata "la Venezia del sud": Chianalea di Scilla, il villaggio dei pescatori. Viottoli incastonati nella roccia, con localini e negozietti. Ottimo pesce a prezzi ragionevoli. Seduti letteralmente sopra l'acqua, la vista è unica e, quella sì, non ha prezzo.

Archeositi, enogastronomia e... Pupi Avati. Un'altra Calabria

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    La baia di Scilla e la punta siciliana sullo sfondo


Menu tipico. Risalendo la costa si vede il castello ducale Ruffo, sopra i lidi con vastissime distese di sabbia: Bagnara, culla delle due voci sorelle più amate d'Italia, Mia Martini, a cui è dedicato un monumento sul lungomare, e Loredana Berté, e Pizzo Calabro, patria del tartufo. Capo Vaticano invece ha meravigliose baie da apprezzare in barca, ma anche, perché no, dall'alto, sul belvedere. I fondali, come in tutta la Calabria, non sono a prova di bambino, un paio di metri e non si tocca più, ma l'acqua è così trasparente che regalano comunque immagini bellissime: rocce e pesci colorati si distinguono in modo nitido anche a occhio nudo senza fare snorkeling. Occhio a riva, dunque, e alle proprie spalle, dove ci sono sempre le montagne a 'guardarci'. Se gli hotel sono pieni, c'è sempre una stanza su Airbnb anche last minute. Ci sono bed&breakfast immersi nel verde che dominano Tropea dall'alto, a Santa Domenica, ad esempio, dove bouganville e campanule tingono di viola la costa e l'entroterra. A Brattirò è nascosto "L'Uliveto", un ristorante tipico già dal menu, nel quale l'asterisco non significa prodotto surgelato, ma la specialità della casa. Pochi euro per una cena 'casalinga' e cordiale, sempre che non facciate arrabbiare lo chef con i fuori menu e le ordinazioni strane, "il tutto dipende dal suo umore", dice il vademecum sul menu, "ed è quasi sempre arrabbiato". Una cena dopo la quale l'amaro (del capo, ovviamente) è sempre offerto, anche se "a malincuore".

Inerpicarsi per vedere un paradiso. Risalendo la costa tirrenica verso nord si attraversano paesini come Falerna e Cirella, baie larghissime alla Rio de Janeiro, e di gusto brasiliano, e oceanico, è anche il kitesurf. Si arriva a Praia a Mare, località turistica conosciuta che si trova poco prima di Maratea. Di fronte c'è l'isola di Dino con le sue grotte azzurre. Meno conosciute, poco più in là, visibili in barca o arrampicandosi in un sentiero sopra le rocce, sono tre grotte nascoste agli occhi di chi si accontenta del lido, comodo, tranquillo, economico e raggiungibile con la macchina fino a un metro dalla spiaggia, con parcheggi gratuiti e liberi ovunque, oppure custoditi a pochi euro. Sono le grotte dell'Arcomagno, un paradiso. L'acqua, di solito a temperature alte, è la più fredda di Calabria perché c'è un torrente che scorre fino al mare e la rinfresca. Una baia da Laguna blu, o The Beach, il film girato da Leonardo di Caprio in Thailandia (nella foto in apertura). Il sole quando scende si infila nell'arco creato dai due costoni che chiudono la spiaggetta e si inabissa nell'acqua in un tramonto unico.
Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise

Tramonto nella grotta dell'Arcomagno


Calabria coast to coast: attraversando la regione da costa a costa, si passa in mezzo al Parco Nazionale del Pollino, famoso per i suoi fiumi sui quali vengono organizzate gite di rafting. Non ci sono solo i bronzi di Riace a Reggio Calabria. C'è anche la grotta del Romito, a Papasidero, proprio nel Pollino. C'è un tesoro archeologico che potrebbe presto entrare a far parte del patrimonio dell'Unesco. L'avete sempre avuto sotto agli occhi, ma non sapevate dov'è. Si tratta del toro preistorico stampato in tutti i sussidiari di scuola, quando si studia l'era geologica paleolitica. Il nome tecnico è "boss primigenius" ma è conosciuto anche come "uro": è il graffito del paleolitico superiore al terzo posto per importanza storica in Europa, dopo il toro di Altamira in Spagna e il cavallo di Lascaux. Ln Francia. Risale a un periodo che va dai 19mila anni ai 10mila anni fa ed è stato scolpito su roccia dolomitica calcarea con un bulino, attrezzo preistorico ricavato dalla selce. Prende il nome da "eremita" perché in periodo medievale la grotta era un rifugio di 'penitenza' per i monaci del vicino monastero di Sant'Elia.

Scoperto nel 1961, quando il proprietario di questa porzione di terra lo ha trovato, è stato oggetto di studi per decenni perché in questo sito gli scavi, del professore Paolo Graziani prima e di Fabrizio Martini poi, hanno portato alla luce anche i resti di alcuni esemplari di 'homo sapiens', le cui ossa sono conservate nella casa museo e che testimoniano la prima traccia di insediamenti umani nella zona. Ci sono due coppie: una di marito e moglie, sepolti vicini, con le teste appoggiate l'una sull'altra, e due donne con una relazione di parentela stretta, evinta dal dna originario estratto dai molari. Nell'ultimo scavo, pochi anni fa, è stato rinvenuto anche lo scheletro di un bambino di 11 anni. La tomba indica una sepoltura speciale: il corpo era avvolto da un manto di pelle, sul quale erano cucite oltre mille conchiglie, di provenienza del Mar Rosso. Questo ha portato gli storici a ipotizzare un flusso migratorio di questi uomini preistorici che si insediarono qui venendo dall'Africa. Migliaia di anni prima del flusso odierno.
Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise

L'ingresso della grotta del Romito


Torre di Babele. Terra di emigranti e immigrati: era così nel paleolitico ed è così oggi. A San Nicola dell'Alto ci sono eritrei e nigeriani: dormono in una scuola elementare. Accolti, certo con difficoltà, da questa piccola comunità di origini albanesi che popola il paesino insieme a quelli adiacenti in provincia di Crotone: Pallagorio e Carfizzi, che ha dato i natali allo scrittore premio Campiello Carmine Abate. L'integrazione di queste persone che arrivano qui deve passare anche per un doppio scoglio linguistico: in queste terre si parla una lingua antica, l''arbereshe'. E d'estate, quando tornano gli emigrati e la popolazione decuplica, all'arbreshe si affiancano il tedesco, il francese, diversi dialetti calabresi. L'italiano, quasi non si sente. Sul versante cosentino c'è San Giorgio Albanese, un altro paesino arbereshe che conserva gelosamente le sue tradizioni di origine greco-bizantina, radicate anche nell'arte architettonica della chiesa di San Giorgio, nella piazza del paese. Da San Giorgio, salendo a mille metri e addentrandosi nel bosco ai piedi della Sila, verso Acri, si trova Rosalbino, ristorante che domina la piana di Sibari. La pizza margherita è ancora a 3 euro. I fusilli, pasta tipica calabrese fatta in casa, a poco più.

Chi vive in Calabria, chi arriva agli Ottanta. Rino Gaetano non li ha messi così lontani tra loro questi due versi di una delle sue canzoni più celebri. La longevità in questi paeselli sulle colline calabresi è di casa. Una nonna qualunque da queste parti, anche se ultraottantenne, cucina, lava i piatti e fa 'le faccende', guai a interferire. Quello sguardo volitivo da donna del sud non ammette repliche. Sarà l'aria incontaminata di queste strade che vedono automobilisti con la frequenza con cui vedono la pioggia, oppure è semplicemente la tempra di chi ha vissuto in campagna. Tornando al mare, si scende sulla costa ionica e a a sud-est, poco prima di Cirò Marina, Punta Alice val bene una sosta sulla statale 106. Spiaggia deserta e silenziosa. Per la costa più meridionale, invece, da Melito di Porto Salvo a Soverato alla più nota Isola Capo Rizzuto, serve un altro viaggio. Per risalire verso la Salerno Reggio Calabria, si può percorrere la 107 Crotone-Cosenza che attraversa la Sila e ti catapulta in pochi minuti nel più tipico e suggestivo paesaggio montano. Molto simile a quello del Pollino, al confine con la Basilicata. Proprio nel Pollino, vicino a Cerchiara di Calabria, ci sono altri due posti 'segreti' che vale la pena visitare: le gole del Raganello e la grotta delle Ninfe. Le prime sono pareti di un canyon lungo 17 chilometri fatto di costoni rocciosi che si aprono e si richiudono lasciando spiragli da attraversare, seguendo i torrenti dentro la riserva naturale. La seconda è una piscina termale scavata nella roccia. L'odore di zolfo non si sciacqua via facilmente come il fango di argilla, da spalmare sulla pelle.

Spiagge incontaminate, graffiti preistorici e stelle Michelin. Calabria surprise

Triglia in panino fritto, erbette selvatiche, fiori eduli e salsa all'arancio


Stelle nel cielo e nel piatto. Una stella speciale, da gustare anche con la vista, è quella che la prestigiosa guida Michelin ha dato all'azienda agrituristica Dattilo di Roberto Ceraudo, vicino a Strongoli, ma soprattutto alla chef del ristorante: la figlia Caterina, allieva di Niko Romito, lo chef abruzzese del ristorante Casadonna reale a Castel di Sangro (L'Aquila), uno degli otto italiani con tre stelle Michelin. Caterina mette insieme la tradizione culinaria calabrese con le sperimentazioni della nouvelle cousine, in un menu adatto a palati più esigenti. Nel piatto una triglia, un polpo, una spigola, sembrano solo una triglia, un polpo, una spigola. Eppure hanno un sapore mai provato. Un ingrediente apparentemente semplice, incorniciato solo da salse e decorazioni floreali, ti sorprende all'assaggio. Un'altra sorpresa è la degustazione di vini locali, dal bianco al rosato al rosso al passito. Il boss arriva al tavolo e parla arebreshe. Oggi il posto è conosciuto, al punto che è stato scelto da Pupi Avati come set per le riprese del suo ultimo film per la tv prodotto da Rai Fiction. Ma non è sempre stato così. Roberto Ceraudo ci spiega come ha comprato il terreno quarant'anni fa, con un prestito in banca. "Era un affare per la banca, con l'ipoteca che mi avevano messo". Tre cose ha "lasciato" nella vita, di cui va fiero (a parte i tre figli, tutti impegnati nell'agriturismo): "Il fumo, la caccia, la moglie", dice sorridendo. Non si sa quale delle tre sia stata più benefica, ma il risultato del suo lavoro e dell'amore per la sua terra, coltivata con passione e dedizione, è sotto i nostri occhi. "Da zappatore quale ero, certo non mi sarei mai immaginato di arrivare qui". Non immaginava nemmeno di parlare con una giornalista.

 



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