21.1.18

Il devastante impatto dello smartphone su un’intera generazione di bambini – Business Insider Italia

Il devastante impatto dello smartphone su un'intera generazione di bambini – Business Insider Italia

Il devastante impatto dello smartphone su un'intera generazione di bambini

In quanto ricercatore nel campo delle differenze tra generazioni, noto come la domanda più frequente che mi viene posta è: "Di quale generazione sono?"

Se foste nati prima del 1980, sarebbe una risposta relativamente facile: la Silent Generation era quella dei nati tra il 1925 e il 1945; i Baby Boomers dal 1946 al 1964; seguite dalla Generazione X (nati tra il 1965 e il 1979).

Dopodiché sono arrivati i Millennials, cioè i nati dopo il 1980. Dove finiscono i Millennial, e dove inizia una nuova generazione? Fino a poco tempo fa pensavo (e con me molti altri) che la data più tarda per i Millennial potesse essere il 1999 – ovvero i diciottenni di oggi.

Questa convinzione è però cambiata pochi anni fa, quando ho iniziato a notare grandi cambiamenti nel comportamento e nelle attitudini degli adolescenti, durante le ricerche annuali che conduco su 11 milioni di giovani. Intorno al 2010, i ragazzini hanno iniziato a passare il loro tempo in modo molto diverso dalle generazioni precedenti. Dopodiché, dal 2012 sono improvvisamente comparsi dei cambiamenti nel loro benessere mentale.

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Questi cambiamenti indicavano un passaggio generazionale avvenuto intorno al 1995, il che significava che alcuni ragazzini di questa generazione nuova, post Millennial, erano già all'università.

Tutti questi ragazzini o giovani adulti hanno una cosa in comune: la loro infanzia e adolescenza sono state corrispondenti alla comparsa dello smartphone.

Cosa rende diversa la iGen

Qualcuno li chiama Generazione Z, ma senza la Y, che dovrebbero essere i Millennial, la Z non ci sta. Neil Howe, che ha coniato il termine Millennial con il suo collaboratore William Strauss, ha proposto che questa ultima generazione sia chiamata Homeland Generation, anche se dubito che qualcuno voglia sentirsi chiamare come un'agenzia governativa (la Homeland Security ndr).

Un'indagine del 2015 ha rivelato che due adolescenti americani su tre posseggono un iPhone. È per questa ragione che li ho chiamati iGen. Come ho spiegato nel mio libro "iGen: Why Today's Super-Connected Kids are Growing up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy – and Completely Unprepared for Adulthood," questa è la prima generazione a passare la propria adolescenza su uno smartphone.

Cosa rende diversa la iGen? Ogni aspetto della loro vita è stato influenzato dall'essere cresciuti con uno smartphone. Nelle vaste indagini analizzate per il mio libro ho potuto vedere come abbiano passato molto tempo su internet, 'messaggiando' con gli amici o sui social, per una media di sei ore al giorno, così da avere poco tempo libero per qualsiasi altra cosa.

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Come, ad esempio, andare in giro con gli amici, un tempo attività tra le preferite dai ragazzi. Che si tratti di andare a una festa, o in un centro commerciale, guardare un film, o girare senza meta, i ragazzi iGen partecipano alle attività sociali in misura molto minore dei loro predecessori Millennial.

Gli iGen mostrano altre notevoli differenze con i Millennial: dal 2012, la depressione, l'ansia e la solitudine sono schizzate verso l'alto, mentre la felicità diminuiva.

Il tasso di suicidi è aumentato di oltre il 50%, così come il numero di adolescenti con depressione a livelli patologici.

Una relazione che non può essere ignorata

Mi sono chiesta se queste tendenze – i cambiamenti di come i giovani passano il loro tempo libero, e la loro salute mentale in decadimento – fossero in relazione.

I giovani che passano più tempo sugli schermi sono meno felici e più depressi, e quelli che passano il loro tempo con gli amici sono più felici e meno depressi, ho riscontrato con una certa sicurezza.

Naturalmente, la relazione non dimostra la causa: forse sono gli infelici a usare di più tablet e smartphone.

L'uso dei social media è stato messo in relazione all'infelicità. AGF

Comunque, come ho descritto nel mio libro, ho saputo di tre studi che hanno eliminato questa possibilità, almeno per ciò che riguarda i social media. In due di questi, si esaminava come l'uso dei social media porti a un minor benessere, mentre un minor benessere non porta all'uso dei social media.

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Nel frattempo, nel corso di un'altra ricerca del 2016, era stato chiesto a degli adulti di non usare Facebook per una settimana, mentre altri avrebbero continuato. Chi si era tenuto lontano dal social network aveva finito la settimana più sereno, meno solo e meno depresso.

Cos'altro si è perso?

Molti genitori potrebbero preoccuparsi che i ragazzi passino così tanto tempo sul telefono, perché ciò rappresenta una rottura radicale con la loro adolescenza di un tempo. Stare tutto questo tempo sugli schermi non è però solo diverso: è davvero peggiore, e in molti modi.

Stare meno tempo con gli amici significa sviluppare meno attitudine alla socialità. Uno studio del 2014 ha verificato come ragazzini tra gli 11 e i 12 anni che avevano frequentato un campeggio senza usare gli schermi mostravano una maggiore capacità di leggere le emozioni sui volti altrui, indicando come le vite sature di tablet e smartphone degli iGen potrebbero atrofizzare la loro socialità.

Inoltre, gli iGen leggono libri, riviste e giornali in misura molto minore di quanto le generazioni precedenti facessero in gioventù: nell'indagine annuale Monitoring the Future, la percentuale di liceali degli ultimi anni che avessero letto autonomamente un libro o una rivista quasi ogni giorno era crollata dal 60% del 1980 al 16% del 2015. Come risultato probabile di questo calo, dal 2005 la media SAT del punteggio relativo alla lettura è calata di 14 punti. Ho saputo da ambienti universitari come gli studenti hanno difficoltà a leggere periodi lunghi, e raramente affrontano il libro di testo previsto.

Non voglio certo dire che ci sia poco da fare, per i giovani iGen. Sono fisicamente più sicuri e protetti, e più tolleranti delle generazioni precedenti. Sembrano inoltre avere una più forte etica del lavoro, e attese più realistiche di quanto i Millennials mostrassero alla loro età. Lo smartphone minaccia però di farli deragliare ancora prima della partenza.

Per essere chiari, un uso moderato dello smartphone e dei social media – fino a un'ora al giorno – non causa problemi di salute mentale. Tuttavia molti ragazzi (e adulti) passano molto più tempo sul loro telefono di quanto dovrebbero.

Con una mia certa sorpresa, i giovani iGen che ho intervistato mi hanno detto che  piuttosto che comunicare via telefono vorrebbero vedere i loro amici di persona.

I genitori tendono a preoccuparsi se i loro figli passano troppo tempo con gli amici – come fosse una distrazione, o un'esposizione al rischio di cattive compagnie o una perdita di tempo. Potrebbe invece essere ciò di cui gli iGen hanno bisogno.

* Professore di psicologia, San Diego State University.

Questo articolo è tradotto da The ConversationPer leggerlo in lingua originale vai qui

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