21.10.14

Nuraghi e altopiano, l'altra Sardegna - Pagina 1 | Repubblica Viaggi

Nuraghi e altopiano, l'altra Sardegna - Pagina 1 | Repubblica Viaggi

Nuraghi e altopiano, l'altra Sardegna

Una Sardegna fuori dalle rotte turistiche balneari, interessante da scoprire nella potenza della sua storia millenaria conservata tra colline mioceniche e solitari altipiani di basalto, tra nuraghi e castelli, nella parte centro meridionale della regione.

Atterrati  a Cagliari, si prende la statale 131 fino al bivio per Barumini al km 40,900. Siamo in Marmilla, tra la piana del Campidano centrale, il versante settentrionale del Monte Arci, quello nord-orientale della Giara e la Trexenta. Il nome sembra che derivi dalla forma del colle di Las Plassas. Gramsci nacque da queste parti, esattamente ad Ales, che ora si trova, nella geografia della recente Provincia del Medio Campidano, in Alta Marmilla. Giusto il tempo di orientarsi con il  confine della Bassa Marmilla (la linea che separava la Provincia di Cagliari da quella di Oristano) ed ecco che, ad un chilometro  da Barumini, sulla strada per Tulli, si svela la bellezza di Su Nuraxi, dal 1997 Patrimonio Mondiale Unesco.

Quando l'archeologo Giovanni Lilliu lo scoprii nel corso degli anni '40-'50, quasi nessuno badava a quello che per molti era solo un cumulo di pietre. Lilliu andava lì a giocare, da bambino, e a scoprire ed immaginare cosa poteva essere nascosto sotto i suoi piedi: un maestoso nuraghe circondato da un ampio villaggio che racconta di una civiltà sviluppatasi in Sardegna lungo un arco cronologico di circa 1000 anni (1500-500 a.C). Nella fondazione a lui dedicata, tra i suoi appunti, troviamo un passaggio che racconta bene la sua straordinaria esperienza: "Una domanda mi viene sovente: come e perché io, nato tra gli umori della campagna in una famiglia portata per necessità alla concretezza della vita e del lavoro, sia potuto finire nell'incanto dell'archeologica. Una professione non comune che i miei mannus, se oggi non dormissero nel piccolo cimitero di Barumini tra gli olivi di Paiolu, e se fossero invece presenti, non avrebbero capito e forse avrebbero contrastato, con i piedi per terra com'erano". E, più avanti, quella che a noi appare come una risposta: "Il momento dello scavo è il momento magico ..via via che si scende nei diversi e successivi livelli è come se ci si calasse progressivamente, di piano in piano, nel cuore più profondo dei tempi lontani. Ogni manciata di terra che leva la pala o la mano, col suo carico di reperti, è come un incantesimo di resurrezione, una spora delle origini riconsegnata alla posterità per riconsiderarla, riparteciparla, riviverla, a dimostrazione che il cosmo è una continuità e che la rottura - la morte del mondo - è solo apparenza". Su Nuraxi conobbe vita dal 1600 a.C. circa, fino al III secolo d.C., in piena età romana. Ora è curato dalla Fondazione Barumini Sistema Cultura, che riesce a dare lavoro con l'arte e con la cultura a tanti giovani che, senza il genio di Lilliu, probabilmente ora sarebbero fuori dalla Sardegna. Per motivi di sicurezza, nel sito archeologico si può entrare solo attraverso una visita guidata (il biglietto d'ingresso è di 7,00 Euro l'intero; 5,00 Euro il ridotto per minori di 18 anni e nel prezzo).


In Sardegna fino ad ora sono stati censiti oltre 7000 nuraghi costruiti tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente con funzione strettamente militare. Una trentina sono nel territorio di Barumini e "Su Nuraxi" risulta ancora il più rappresentativo tra quelli che potrebbero essere definiti come castelli di tremila anni fa, vissuti fino all'età  del Ferro e talvolta anche dalle popolazioni che subentrate a quella nuragica. Su Nuraxi ha cinque torri: una centrale, chiamata anche Mastio, e quattro laterali che chiudevano un cortile interno, dotato di un pozzo con una sorgente tutt'ora esistente. Attorno al nuraghe esisteva, si presume da circa il  1600 a.C. fino al 1200 a.C., un primitivo antemurale con tre torri, probabilmente con palizzate di legno. In seguito ad una grande ristrutturazione, il nuraghe fu poi ridisegnato con una massiccia muratura e fu anche spostato l'ingresso dal lato sud al lato ovest, non più al livello del terreno ma a diversi metri di altezza e furono aggiunte altre quattro torri (in totale, sette) fino ad arrivare all'attuale aspetto. Tra il Bronzo Tardo e il Bronzo Recente l'area fu abbandonata ma pare che intorno X secolo sia stata di nuovo abitata, come dimostrano le capanne sia nell'area circostante che nella zona dell'antico antemurale. Interessanti le case databili all'inizio dell'età del Ferro, cioè ai secoli IX, VIII e VII, con la loro pianta incentrata su un cortile centrale su cui si affacciano varie stanze (in alcuni casi il forno è ancora riconoscibile) e ambienti circolari con al centro un grande bacino di pietra. Tra tutte, la capanna delle riunioni, a perimetro circolare, con piccole nicchie sulle pareti.

A proposito di castelli, l'unico visitabile degli 88 presenti sull'isola è il castello di Sanluri. Eretto nel 1197 al confine del Giudicato d'Arborea (nel periodo medievale la Sardegna era divisa in quattro regni chiamati "Giudicati") fu, sotto occupazione aragonese, dimora feudale del visconte di Sanluri per volontà di Pietro IV d'Aragona. Il castello passò poi ai De Sena, ai Castelvi e, nel 1925, agli Aymerich. Abbandonato nella metà dell'800, fu acquistato da un generale, il conte Nino Villa Santa che lo restaurò. La proprietà oggi è degli eredi, i conti di Villa Santa, che ne hanno fatto un prezioso museo diviso in quattro ale: al piano terra, il salone delle milizie ospita il Museo Risorgimentale che espone armi, equipaggiamenti e bandiere, donati nel 1927 da Emmanuele Filiberto di Savoia Duca d'Aosta all'amico Nino Villa Santa. Straordinari cimeli e documenti delle due guerre mondiali, delle campagne d'Africa e del fascismo, sempre a piano terra: il tricolore della Vittoria, che dalla torre di San Giusto consacrò Trieste all' Italia il 3 novembre 1918, e il bollettino della Vittoria, originale Sottoscritto dal Maresciallo d' Italia Armando Diaz. Salendo, ecco nella terza ala la più grande raccolta di cere d'Europa: più di trecento pezzi con ritratti,  sculture di ogni genere, realizzati in una cera particolare da artisti tra il cinquecento e l' ottocento, anche bozzetti di monumenti, altri cammei. La quarta ala conserva invece mobili, arredi, dipinti e sculture che spaziano dal Rinascimento al Risorgimento. Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 (info: castellodisanluri11@tiscali.it). (20 ottobre 2014)



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