La dieta e gli orari: dimmi quando mangi e ti svelerò se dimagrirai
ROMA - Non conta solo quanto, ma anche quando. Pastasciutta, bistecca o gelato: i loro effetti su bilancia o esami del sangue non saranno mai identici, se li mangiamo a colazione, pranzo o nella cena di mezzanotte. L'ultima conferma arriva da Cell Metabolism e ha preso in esame vari gruppi di topolini, alimentati ad libitum o a intervalli ben determinati. Solo chi era costretto a mangiare entro un numero ristretto di ore (dodici al giorno) è riuscito a perdere peso, e senza bisogno di ridurre le calorie totali."Tradotto sugli uomini, il nostro esperimento indica che una dieta è efficace solo se le calorie vengono assunte durante il giorno, quando siamo svegli e attivi" sintetizza Joseph Takahashi, che ha coordinato la ricerca e lavora al Southwestern Medical Center negli Stati Uniti. Il gruppo di topolini "diligenti", una volta messo a dieta, ha fatto di necessità virtù e ha mangiato tutto il suo cibo in un lasso di tempo ristretto. Contemporaneamente, con gran sorpresa dei ricercatori, ha aumentato la voglia di muoversi (correndo sulla famosa ruota per criceti che non manca mai nelle gabbie delle cavie). E ha mostrato esami del sangue pressoché perfetti.
L'esperimento può stupire nei suoi dettagli. Ma si inserisce in un filone di ricerche consolidato da qualche anno: quello della crono-nutrizione. L'idea parte dal presupposto che i ritmi circadiani non regolino solo il ciclo sonno-veglia, il rilascio di ormoni oppure valori come la pressione sanguigna. Ma influiscano anche sul metabolismo, il modo in cui immagazziniamo o consumiamo le calorie, come bruciamo gli zuccheri attraverso l'insulina, l'attività del fegato e di un vasto concerto di enzimi, la popolazione di batteri nell'intestino e perfino l'espressione di alcuni geni delle cellule del grasso, rendendole più o meno propense a essere bruciate. Tutti questi parametri oscillano nel corso del giorno. Riuscire a mangiare in sintonia con l''onda' permette al cibo di essere metabolizzato con meno problemi.
Ancora una volta, gli antichi lo avevano già capito. Il consiglio di Maimonide "una colazione da re, un pranzo da principi e una cena da contadini" coincide grosso modo con quello che gli scienziati stanno scoprendo oggi. Le stesse calorie assunte la mattina tendono a saziare di più rispetto a quelle della sera: ci lasciano cioè più tempo senza sentire di nuovo la sensazione di fame. Uno studio spagnolo del 2013 (ma è solo un esempio di una serie nutrita) scritto da Marta Garaulet e uscito sull'International Journal of Obesity ha dimostrato che fra due gruppi di persone a dieta, chi pranzava dopo le tre del pomeriggio aveva più difficoltà a perdere peso. Stessi problemi aveva chi soffriva di insonnia, sempre a causa della cattiva sintonia con il ritmo circadiano. Ai problemi di linea, in chi mangia in maniera "sfasata", si affiancano a volte quelli di glicemia e rischio diabete, trigliceridi e colesterolo, fegato grasso e livelli alti di infiammazione dei tessuti.
C'è chi suggerisce che - oltre ovviamente alla maggior disponibilità di cibo e alla mancanza di esercizio - l'epidemia di eccesso di peso sia causata anche dalla luce artificiale. "La diffusione dell'illuminazione notturna nel corso del XX secolo - ha scritto ad esempio un'équipe dell'università dell'Ohio su Pnas - coincide con l'aumento di obesità e sindromi metaboliche nel mondo". Il ritmo circadiano, in fondo, prepara l'organismo a gestire almeno gli eventi prevedibili della vita, come l'arrivo della notte, il sonno e gli orari dei pasti. Se sulla sua influenza su metabolismo e dieta ormai non ci sono più dubbi, la sfida per il futuro sarà capire se mangiare "in sintonia con l'onda" abbia anche effetti più in generale sulla longevità. I primi dati suggeriscono di sì: la posta in gioco potrebbe essere ben più alta del girovita.
No comments:
Post a Comment