UN BUON ESPRESSO è un piacere che ci concediamo in molti al risveglio. Un autentico toccasana, che aiuta a uscire dall'abbraccio di Morfeo e affrontare al meglio la giornata. La raccomandazione degli esperti però è di non berne troppo e di non consumare caffè dal pomeriggio in poi, per evitare il rischio che la caffeina provochi disturbi, anche seri, del sonno. Una conferma di questi pericoli arriva da uno studio condotto dai ricercatori della University of Colorado Boulder e di Cambridge, che sulle pagine di Science Translational Medicine svelano come il caffè sia in grado di modificare il nostro ritmo circadiano, quell'"orologio biologico" che dice al nostro corpo quando è ora di dormire e di svegliarsi.
La caffeina, va ricordato, è a tutti gli effetti una sostanza psicoattiva, e il caffè il più diffuso farmaco (o a seconda del punto di vista, la più diffusa droga) del pianeta. In molte specie animali, e persino in alcune piante, si sa che la caffeina può produrre un serio sfasamento del ritmo circadiano, ma fino a oggi non era chiaro se lo stesso fosse vero anche per la nostra specie.
Per scoprirlo i ricercatori hanno progettato un esperimento, in cui cinque volontari sono stati monitorati per 49 giorni al momento di addormentarsi. Prima di andare a letto, i partecipanti sono stati sottoposti a quattro differenti condizioni: l'assunzione di pillole di caffeina (200 milligrammi, più o meno l'equivalente di 2 caffè forti) in un ambiente scarsamente illuminato; assunzione di placebo (una pillola innocua) e scarsa illuminazione; 3 ore passate in un ambiente fortemente illuminato e assunzione di un placebo; 3 ore di luci alte e consumo di pillole di caffeina.
In questo modo, i ricercatori hanno potuto verificare l'effetto della caffeina sui cinque volontari, comparandolo con quello della luce, un fattore che, si sa per certo, ha una forte influenza sull'orologio interno della nostra specie.
Per controllare eventuali cambiamenti avvenuti nel ritmo circadiano dei partecipanti i ricercatori hanno monitorato i livelli di melatonina presenti nel loro organismo. La sostanza, rilasciata dal cervello, aumenta infatti di concentrazione nel nostro corpo durante l'arco della giornata, e segnala così lo scorrere del tempo a livello cellulare, coordinando il corretto svolgimento delle funzione dell'organismo (rilascio di ormoni, sonno, risveglio, ecc...). Misurarne i livelli permette quindi di scoprire a che punto del suo "orologio circadiano" è un determinato organismo.
I risultati dell'esperimento hanno confermato che la caffeina può avere un forte impatto sul nostro orologio circadiano. Consumare caffè (nello specifico 200 milligrammi di caffeina) nella seconda metà della giornata sposterebbe infatti indietro di 40 minuti le lancette del nostro orologio biologico. Più o meno metà di quanto avviene in caso di forte illuminazione, ma nel caso del caffè l'effetto sembrerebbe dose dipendente, e potrebbe quindi essere ancora più forte nei grandi consumatori di caffeina.
Secondo i ricercatori, la scoperta potrebbe ora aiutare i medici nel trattamento di molti disturbi del sonno legati allo sfasamento del ritmo circadiano. I risultati inoltre suggeriscono la possibilità di utilizzare la caffeina per regolare artificialmente, dove serve, il ritmo circadiano, come ad esempio per contrastare il jet lag in caso di lunghi viaggi in areo verso l'ovest, dove ci si trova ad essere "in avanti" rispetto all'orario locale.
La caffeina, va ricordato, è a tutti gli effetti una sostanza psicoattiva, e il caffè il più diffuso farmaco (o a seconda del punto di vista, la più diffusa droga) del pianeta. In molte specie animali, e persino in alcune piante, si sa che la caffeina può produrre un serio sfasamento del ritmo circadiano, ma fino a oggi non era chiaro se lo stesso fosse vero anche per la nostra specie.
Per scoprirlo i ricercatori hanno progettato un esperimento, in cui cinque volontari sono stati monitorati per 49 giorni al momento di addormentarsi. Prima di andare a letto, i partecipanti sono stati sottoposti a quattro differenti condizioni: l'assunzione di pillole di caffeina (200 milligrammi, più o meno l'equivalente di 2 caffè forti) in un ambiente scarsamente illuminato; assunzione di placebo (una pillola innocua) e scarsa illuminazione; 3 ore passate in un ambiente fortemente illuminato e assunzione di un placebo; 3 ore di luci alte e consumo di pillole di caffeina.
In questo modo, i ricercatori hanno potuto verificare l'effetto della caffeina sui cinque volontari, comparandolo con quello della luce, un fattore che, si sa per certo, ha una forte influenza sull'orologio interno della nostra specie.
Per controllare eventuali cambiamenti avvenuti nel ritmo circadiano dei partecipanti i ricercatori hanno monitorato i livelli di melatonina presenti nel loro organismo. La sostanza, rilasciata dal cervello, aumenta infatti di concentrazione nel nostro corpo durante l'arco della giornata, e segnala così lo scorrere del tempo a livello cellulare, coordinando il corretto svolgimento delle funzione dell'organismo (rilascio di ormoni, sonno, risveglio, ecc...). Misurarne i livelli permette quindi di scoprire a che punto del suo "orologio circadiano" è un determinato organismo.
I risultati dell'esperimento hanno confermato che la caffeina può avere un forte impatto sul nostro orologio circadiano. Consumare caffè (nello specifico 200 milligrammi di caffeina) nella seconda metà della giornata sposterebbe infatti indietro di 40 minuti le lancette del nostro orologio biologico. Più o meno metà di quanto avviene in caso di forte illuminazione, ma nel caso del caffè l'effetto sembrerebbe dose dipendente, e potrebbe quindi essere ancora più forte nei grandi consumatori di caffeina.
Secondo i ricercatori, la scoperta potrebbe ora aiutare i medici nel trattamento di molti disturbi del sonno legati allo sfasamento del ritmo circadiano. I risultati inoltre suggeriscono la possibilità di utilizzare la caffeina per regolare artificialmente, dove serve, il ritmo circadiano, come ad esempio per contrastare il jet lag in caso di lunghi viaggi in areo verso l'ovest, dove ci si trova ad essere "in avanti" rispetto all'orario locale.
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