Dieci grandi libri con titoli altrettanto strepitosi da Stephen King a Stefano Benni, da Irving a Scerbanenco. Ecco perché "I milanesi ammazzano il sabato".
1) Il mondo secondo Garp
La prova provata che un bestseller mondiale non deve essere necessariamente una schifezza. Drammatico e ironico, appassionato e lucido, il capolavoro di John Irving ha però due grandi colpe: a) da quando è uscito, nel 1978, il titolo è stato plagiato alune centinaia di miliardi di volte per raccontare il punto di vista praticamente di chiunque (Il mondo secondo Andreotti, Il mondo secondo il mio gatto ecc), e b) l'orribile film tratto dal volume.
2) Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
Pubblicato per la prima volta più di cinquant'anni fa, è un altro libro che ha schiere di seguaci adoranti. Roy Lewis racconta la storia di un gruppo di ominidi in Africa centrale durante il Pleistocene, e in particolare segue Edward, il brillante inventore. L'effetto straniante di un gruppo di primitivi che parla come se si trovasse in un cottage inglese vi sbalordirà.
3) Il mio ragazzo è un genio, me l'ha detto lui.
E' il primo libro di Gianfranco Marziano, il re incontrastato della cultura underground italiana, e raccoglie il meglio della sua produzione giovanile. Tra i principi di fisica (un uomo scostumato, immerso improvvisamente in un liquido, bestemmia) e recensioni cinematografiche (Agente 007 licenza media inferiore, Dalla Cina col trerruote) si ride, letteralmente, fino alle lacrime. Adesso si trova in un unico volume, con tutti i suoi romanzi. Un affarone.
4) La cultura del piagnisteo.
Il linguaggio politico – e ciò vale in vario grado per tutte le parti politiche, dai conservatori agli anarchici – è inteso a far sembrare veritiere le menzogne e rispettabile ogni nefandezza, e dare una parvenza di solidità all'aria fritta. Questa succosa citazione orwelliana che ci propone Robert Hughes nel libro (una raccolta di conferenze, una più bella dell'altra) spiega meglio di quanto potrei fare io il succo del discorso, e cioè: quanto siamo diventati cretini, con questa mania del politicamente corretto. La risposta è implicita: troppo, davvero troppo.
5) La donna quando non capisce si innamora.
Come tutti i libri di Maurizio Milani, è impagabile già dal titolo. Un comico spettacolare, uno scrittore di primissimo ordine, che purtroppo trova sempre meno spazio sui media. Sarà perché dice come queste: "Una volta, per Che tempo che fa, avevo scritto uno dei miei pezzi surreali, tipo io che invito Giovanna Melandri al McDonald's per un caffè e lei sviene. In redazione mi chiedono: al posto della Melandri puoi mettere la Prestigiacomo?". Poi si lamenta che non lo fanno lavorare.
6) Estensione del dominio della lotta.
Prima che cominciasse a litigare pubblicamente con la sua famiglia; Houellebecq ha fotografato una parte del mondo moderno, congelandola in una serie di ritratti tanto violenti quanto agghiaccianti. Questo libro, in particolare, è uno dei migliori esordi degli ultimi anni.
7) Bar Sport.
L'edizione che campeggia in bella vista nella mia libreria (la prima, lo dico con grande orgoglio), è del marzo 1976. Da allora, questo capolavoro della comicità non ha perso assolutamente nulla della sua bellezza e del suo smalto satirico. Semmai siamo noi italiani ad essere invecchiati e a fargli da specchio nascosto in soffitta. Perché non si dica che cito solo titoli alla Wertmuller.
8) It
Non lo traduci perché non lo puoi tradurre. Due sole lettere del Re Stephen King per scrivere il più bel romanzo sull'amicizia nell'adolescenza mai scritto, mascherandolo da horror. Non storcete il naso: se dai tuoi libri fanno film Kubrick, De Palma, Romero, Cronenberg, Reiner, Carpenter, Hackford e comunque, gira e volta, sono sempre meglio i libri, qualcosa vorrà dire.
9) Breve storia di (quasi) tutto.
Magari non ci credete, ma Bill Bryson, a raccontare la storia di quasi tutto ci prova davvero, e ci riesce. Col suo solito humour e con una competenza e un lavoro che ha quasi dell'incredibile. Provate, poi mi fate sapere a comodo vostro.
10) I milanesi ammazzano al sabato
Perché durante la settimana si lavora, e c'è il rischio che ti rispondano come nella Vita agra a Tognazzi: và a lavurà che l'è mei. Un capolavoro, come tutto quello che scriveva Scerbanenco, e in più c'è Duca Lamberti.
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