http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/08/02/news/estonia_residenza_digitale-120290444/?ref=HRLV-8
L'ESTONIA, quel piccolo e silenzioso Paese ai confini estremi dell'Europa che solo dal 2011 fa parte dell'Eurozona, è il primo in assoluto a introdurre la e-residency. Essere cittadini digitali è la nuova frontiera del web. E l'ha capito bene Tallinn che si fa promotrice di un progetto che la porterà ad aumentare la sua economia digitale. Bastano 50 euro, una smart card con chip e un software da installare sul pc per creare una compagnia online, firmare documenti a distanza, concludere transazioni digitali in sicurezza e interagire via internet con la pubblica amministrazione. Un sistema che non solo abbatte i costi e il lungo iter burocratico - che noi italiani conosciamo fin troppo bene - ma che attrae investitori e denaro nella piccola e-Estonia.
A oggi sono più di 3060 gli e-resident che provengono da oltre 108 paesi. Finlandia, Russia, Usa e Ucraina sono quelli che hanno maggiormente aderito a questa iniziativa promossa dallo stesso governo estone. L'investimento è stato esiguo - solo 500mila euro, fanno sapere da Tallinn - per una copertura di 13 anni. Inoltre, entro il 2025, stimano di avere 10 milioni di e-estonians. Insomma, nel Paese in cui è nato Skype, fare affari online è un gioco da ragazzi.
LEGGI Tecno e salutismo a tutta Estonia
Ma come si diventa un e-cittadino? Lo ha spiegato a Repubblica Taavi Kotka, Chief information officer del governo estone, che è stato anche uno degli ideatori della e-residency. "Da maggio è possibile compilare un form online e pagare una tassa di 50 euro per richiedere la e-cittadinanza. Dopodiché noi valuteremo la richiesta e faremo verifiche e accertamenti". Una volta approvata - in una decina di giorni lavorativi, ci assicura - basta presentarsi alla polizia di frontiera di Tallinn (o ambasciate o consolati del proprio paese) per ricevere il kit, lasciare le impronte digitali e una scansione del proprio viso. Insomma, in un mese si diventa cittadini digitali. "Con la e-residency abbiamo la possibilità di aiutare milioni di imprenditori a far crescere il proprio business", ha detto orgoglioso Kotka, "e nel frattempo attraiamo nel nostro Paese nuovi investimenti. La nostra iniziativa, unica al mondo, ha degli enormi vantaggi tra cui la flessibilità. Sin da subito abbiamo ottenuto feedback positivi e dopo le prime diciotto ore gli iscritti erano già più di 4mila".
Come e quando è nata l'idea?
"Nell'aprile del 2014 abbiamo presentato l'idea al governo. Idea che è stata subito accettata con entusiasmo, infatti, la legge è stata approvata nove mesi fa e il Parlamento ha votato sì all'unanimità. Non c'è stato neanche un voto contrario".
Secondo lei è possibile attuare un progetto simile in un Paese come l'Italia?
"Potenzialmente sì, anche se non sono necessarie soltanto delle strutture adeguate, ma anche una mentalità più aperta verso nuove tecnologie, come ad esempio la firma digitale. Per riprodurre l'e-residency in Italia ci vorrebbe tanto tempo. Ormai, un cittadino estone s'insospettisce se gli porgi un contratto cartaceo. Per avere successo con questo progetto, quindi, l'Italia dovrebbe favorire l'interazione con il settore pubblico e quello privato attraverso internet".
E come scegliete chi può diventare cittadino digitale? Quali sono i parametri?
"La polizia estone verifica dettagliatamente ogni singola richiesta e fa degli accertamenti. Se sei un criminale ovviamente vieni respinto e non abbiamo il dovere di spiegare perché non sei stato accettato. Ottenere l'e-residency è un benefit, non un diritto. Di oltre 4mila persone, 3060 hanno ricevuto il kit".
Da chi e da dove arrivano le richieste?
"I più interessati sono sicuramente gli imprenditori che amano il business online. Tra i servizi più gettonati ci sono proprio quelli legati alla gestione di aziende internazionali indipendenti nel web. Gli e-resident possono costituire una società online in un giorno, amministrarla da qualsiasi parte del mondo senza la necessità di un rappresentante locale, possono fare trasferimenti di denaro online, dichiarare le tasse online e firmare documenti e contratti con i partner esterni. I finlandesi sono più numerosi (24%): hanno molte aziende qui e visitano molto spesso il nostro Paese. La stessa cosa si può dire per i russi (12%). Ma la e-residency attrae anche chi viene dagli Usa e dall'Ucraina (entrambi 6%). Per esempio, c'era un artista ucraino che voleva vendere i suoi quadri online, ma non sapeva come fare. Con un'identità digitale ha potuto avviare il suo business. Poi c'è un 4% che proviene dalla Germania e dal Regno Unito. A seguire c'è l'Italia che insieme ai Paesi Bassi sfiora il 3%, poi India, Svezia, Francia e Lituania il 2%. Infine una minima percentuale di richieste proviene da Ungheria, Giappone, Bielorussia, Canada, Norvegia e Danimarca. Ovviamente contiamo di arrivare a 10 milioni di persone entro il 2025 e abbiamo 18mila iscritti alle newsletter che potrebbero essere dei potenziali e-resident".
Ma non c'è il rischio che qualcuno possa utilizzare la e-residency come un escamotage per riciclare denaro o evadere il fisco?
"L'identità digitale non comporta ulteriori rischi (ad esempio, il riciclaggio di denaro). Al contrario, li rende più evidenti e gestibili perché con le impronte digitali, eventuali 'furbetti' sono facilmente rintracciabili, anche se utilizziamo questo metodo solo se abbiamo dei sospetti. Inoltre, secondo la legge internazionale, le tasse si pagano nel paese in cui è nato il valore. Se crei un'azienda in Italia con cittadinanza estone, paghi le tasse in Italia. Noi non vogliamo diventare un Paese offshore, puntiamo sulla trasparenza. In più, abbiamo delle leggi sul riciclaggio che sono le più rigide d'Europa, dopo quello che è successo durante l'occupazione sovietica".
Come garantite privacy e sicurezza, in un web dove gli attacchi hacker sono all'ordine del giorno?
"L'Estonia è conosciuta in tutto il mondo per la sua competenza avanzata sulla sicurezza informatica. Cerchiamo di attenuare i possibili rischi. Lo stesso ID dell'e-resident così come i servizi sono costruiti con strategie tecnologiche studiate ad arte".
Qual è il futuro della residenza digitale e come intendete farla evolvere?
"Noi estoni utilizziamo la cittadinanza digitale già da una decina di anni. Il nostro Paese è soprannominato e-Estonia, perché siamo una delle società più tecnologicamente avanzate al mondo, ma adesso la nostra nuova frontiera è proprio creare una realtà senza confini. Per esempio, una persona che vive nella Silicon Valley e vuole aprire un'azienda in Estonia, può tranquillamente farlo senza venire a vivere qui".
Semplicità, efficienza e velocità sembrano essere quindi le chiavi di successo per la e-residency, che fin da subito ha suscitato grande curiosità e anche tante polemiche. Il progetto ha superato la fase alpha, dove erano in studio interfaccia grafica e sicurezza, ma è in continua evoluzione. Attualmente è nella fase beta, dove ognuno può dare feedback e suggerire modifiche. Inoltre, il governo sta lavorando con delle aziende private per incrementare i servizi offerti. Ma come evolverà veramente la e-residency non lo sa nessuno. Se i residenti digitali dovessero davvero diventare 10 milioni come si comporterà l'e-Estonia? Temi come tasse e diritto al voto potrebbero diventare temi davvero scottanti.
A oggi sono più di 3060 gli e-resident che provengono da oltre 108 paesi. Finlandia, Russia, Usa e Ucraina sono quelli che hanno maggiormente aderito a questa iniziativa promossa dallo stesso governo estone. L'investimento è stato esiguo - solo 500mila euro, fanno sapere da Tallinn - per una copertura di 13 anni. Inoltre, entro il 2025, stimano di avere 10 milioni di e-estonians. Insomma, nel Paese in cui è nato Skype, fare affari online è un gioco da ragazzi.
LEGGI Tecno e salutismo a tutta Estonia
Ma come si diventa un e-cittadino? Lo ha spiegato a Repubblica Taavi Kotka, Chief information officer del governo estone, che è stato anche uno degli ideatori della e-residency. "Da maggio è possibile compilare un form online e pagare una tassa di 50 euro per richiedere la e-cittadinanza. Dopodiché noi valuteremo la richiesta e faremo verifiche e accertamenti". Una volta approvata - in una decina di giorni lavorativi, ci assicura - basta presentarsi alla polizia di frontiera di Tallinn (o ambasciate o consolati del proprio paese) per ricevere il kit, lasciare le impronte digitali e una scansione del proprio viso. Insomma, in un mese si diventa cittadini digitali. "Con la e-residency abbiamo la possibilità di aiutare milioni di imprenditori a far crescere il proprio business", ha detto orgoglioso Kotka, "e nel frattempo attraiamo nel nostro Paese nuovi investimenti. La nostra iniziativa, unica al mondo, ha degli enormi vantaggi tra cui la flessibilità. Sin da subito abbiamo ottenuto feedback positivi e dopo le prime diciotto ore gli iscritti erano già più di 4mila".
Come e quando è nata l'idea?
"Nell'aprile del 2014 abbiamo presentato l'idea al governo. Idea che è stata subito accettata con entusiasmo, infatti, la legge è stata approvata nove mesi fa e il Parlamento ha votato sì all'unanimità. Non c'è stato neanche un voto contrario".
Secondo lei è possibile attuare un progetto simile in un Paese come l'Italia?
"Potenzialmente sì, anche se non sono necessarie soltanto delle strutture adeguate, ma anche una mentalità più aperta verso nuove tecnologie, come ad esempio la firma digitale. Per riprodurre l'e-residency in Italia ci vorrebbe tanto tempo. Ormai, un cittadino estone s'insospettisce se gli porgi un contratto cartaceo. Per avere successo con questo progetto, quindi, l'Italia dovrebbe favorire l'interazione con il settore pubblico e quello privato attraverso internet".
E come scegliete chi può diventare cittadino digitale? Quali sono i parametri?
"La polizia estone verifica dettagliatamente ogni singola richiesta e fa degli accertamenti. Se sei un criminale ovviamente vieni respinto e non abbiamo il dovere di spiegare perché non sei stato accettato. Ottenere l'e-residency è un benefit, non un diritto. Di oltre 4mila persone, 3060 hanno ricevuto il kit".
Da chi e da dove arrivano le richieste?
"I più interessati sono sicuramente gli imprenditori che amano il business online. Tra i servizi più gettonati ci sono proprio quelli legati alla gestione di aziende internazionali indipendenti nel web. Gli e-resident possono costituire una società online in un giorno, amministrarla da qualsiasi parte del mondo senza la necessità di un rappresentante locale, possono fare trasferimenti di denaro online, dichiarare le tasse online e firmare documenti e contratti con i partner esterni. I finlandesi sono più numerosi (24%): hanno molte aziende qui e visitano molto spesso il nostro Paese. La stessa cosa si può dire per i russi (12%). Ma la e-residency attrae anche chi viene dagli Usa e dall'Ucraina (entrambi 6%). Per esempio, c'era un artista ucraino che voleva vendere i suoi quadri online, ma non sapeva come fare. Con un'identità digitale ha potuto avviare il suo business. Poi c'è un 4% che proviene dalla Germania e dal Regno Unito. A seguire c'è l'Italia che insieme ai Paesi Bassi sfiora il 3%, poi India, Svezia, Francia e Lituania il 2%. Infine una minima percentuale di richieste proviene da Ungheria, Giappone, Bielorussia, Canada, Norvegia e Danimarca. Ovviamente contiamo di arrivare a 10 milioni di persone entro il 2025 e abbiamo 18mila iscritti alle newsletter che potrebbero essere dei potenziali e-resident".
Ma non c'è il rischio che qualcuno possa utilizzare la e-residency come un escamotage per riciclare denaro o evadere il fisco?
"L'identità digitale non comporta ulteriori rischi (ad esempio, il riciclaggio di denaro). Al contrario, li rende più evidenti e gestibili perché con le impronte digitali, eventuali 'furbetti' sono facilmente rintracciabili, anche se utilizziamo questo metodo solo se abbiamo dei sospetti. Inoltre, secondo la legge internazionale, le tasse si pagano nel paese in cui è nato il valore. Se crei un'azienda in Italia con cittadinanza estone, paghi le tasse in Italia. Noi non vogliamo diventare un Paese offshore, puntiamo sulla trasparenza. In più, abbiamo delle leggi sul riciclaggio che sono le più rigide d'Europa, dopo quello che è successo durante l'occupazione sovietica".
Come garantite privacy e sicurezza, in un web dove gli attacchi hacker sono all'ordine del giorno?
"L'Estonia è conosciuta in tutto il mondo per la sua competenza avanzata sulla sicurezza informatica. Cerchiamo di attenuare i possibili rischi. Lo stesso ID dell'e-resident così come i servizi sono costruiti con strategie tecnologiche studiate ad arte".
Qual è il futuro della residenza digitale e come intendete farla evolvere?
"Noi estoni utilizziamo la cittadinanza digitale già da una decina di anni. Il nostro Paese è soprannominato e-Estonia, perché siamo una delle società più tecnologicamente avanzate al mondo, ma adesso la nostra nuova frontiera è proprio creare una realtà senza confini. Per esempio, una persona che vive nella Silicon Valley e vuole aprire un'azienda in Estonia, può tranquillamente farlo senza venire a vivere qui".
Semplicità, efficienza e velocità sembrano essere quindi le chiavi di successo per la e-residency, che fin da subito ha suscitato grande curiosità e anche tante polemiche. Il progetto ha superato la fase alpha, dove erano in studio interfaccia grafica e sicurezza, ma è in continua evoluzione. Attualmente è nella fase beta, dove ognuno può dare feedback e suggerire modifiche. Inoltre, il governo sta lavorando con delle aziende private per incrementare i servizi offerti. Ma come evolverà veramente la e-residency non lo sa nessuno. Se i residenti digitali dovessero davvero diventare 10 milioni come si comporterà l'e-Estonia? Temi come tasse e diritto al voto potrebbero diventare temi davvero scottanti.
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