Basta un attimo per capire che Roberto Peia, classe 1955, è un maschio alfa, un Machoman che affronta la vita di petto e si muove sicuro nel mondo. Lui, per l'esattezza, a Milano si muove regolarmente in bici, macinando una media di ottanta chilometri al giorno. Nel 2008 ha infatti fondato UBM-Urban Bike Messengers, la prima società di pony express su due ruote. "Non ho inventato nulla - spiega - Ho semplicemente ripreso un'idea già presente in molte città americane ed europee: utilizzare la bici come mezzo per le consegne. Oltre che sostenibile ed ecologica, la bicicletta in centro ha tempi imbattibili anche da un motorino".
Un'impresa che oggi dà lavoro a 22 ragazzi e che allo stesso tempo soddisfa un bisogno profondo che Roberto ha sempre avuto: quello di fare gruppo e di essere protagonista del suo tempo, riuscendo a incidere il cambiamento nella società. Come gran parte della sua generazione appassionata e inquieta, Roberto è cresciuto nell'oratorio sotto casa e si è formato nel movimento studentesco; ha distribuito volantini contro il colpo di stato in Cile e lavorato alle 150 ore; ha organizzato numerosi cineforum con dibattito (poi per fortuna c'è stato Moretti con il suo No, il dibattito no di "Io sono un autartico"...) ed è andato a Taizé; ha letto Gandhi, don Milani, Marcuse e per un po' di anni ha vissuto (prima con i quattro amici di sempre, poi con le fidanzate diventate in fretta mogli) nella - come la chiama lui - pseudocomune di Rocca Brivio; ha fatto il servizio civile da don Gino Rigoldi e poi, in tempi più recenti, obiezione fiscale alle spese militari.
LE ALTRE PUNTATE Emanuele Breveglieri e Roberta Barzaghi Anna Buono Luciano Gessaga Maria Bianucci Letizia Lattuada Gianni e Cristina De Marchi Enrico Tittarelli Brunella Rossi Roberta Sollazzi
Nel frattempo ha incontrato Sabina, sua compagna fin dalla quinta ginnasio al Berchet, poi dal 1981 moglie e madre dei loro tre figli, Francesco, Luca e Giacomo (oggi rispettivamente di 28, 26 e 16 anni). Insomma, una vita consumata a morsi che lo ha portato - come spesso accade - verso il giornalismo. "Scrivevo di alimentazione, consumi e ambiente - racconta - Temi che sento urgenti e vicini". Collabora con Altroconsumo, Il Sole 24Ore.it, Il Giorno, l'Unità e Il Salvagente, poi si tuffa nell'avventura del web con Virgilio.it.
"La fase di start-up è stata bellissima ed energica - ricorda emozionato -. All'inizio eravamo in una cantina, ma in poco tempo siamo passati da un gruppo di venti persone ad oltre duecento ". Poi però arriva la crisi, il clima cambia, un po' di free lance e Roberto rimane senza lavoro. Ed è allora che decide di dare corpo a una sua antica passione, la bicicletta. Un amore che coltiva da oltre vent'anni, da quando assieme agli amici di Rocca Brivio (tutti ormai sposati e con figli), passa le estati al Maso Hintnerhof in val Casies.
"È in quella valle verdissima che le due ruote diventano per me scelta politica e culturale". Cinelli gli regala le prime bici a scatto fisso e l'avventura milanese degli UBM-UrbanBikeMessengers ha inizio. "Oggi abbiamo numerosi clienti importanti (da Henkel a Discovery Channel), viaggiamo sulle 1800 consegne al mese e la nostra flotta si è arricchita di due bicicargo per i trasporti più pesanti". Un successo. "Una soddisfazione: siamo riusciti a fare una cosa che non c'era, siamo un esempio concreto di sostenibilità e stiamo contribuendo al cambiamento di mentalità in questa città".
Per ribadirlo ha scritto un libro (Tutta mia la città - Diario di un Bike Messenger, ed. Ediciclo) e contribuito a fondare Upcycle, il primo urban bike café restaurant di Milano, uno spazio dal sapore molto nordeuropeo che nei prossimi mesi lo vedrà nei panni dell'anfitrione. "Dopo cinque anni di consegne quotidiane, ho bisogno di riposare le ossa". Mi agito. Anche Machoman va in pensione? "No, riduco un po' il mio impegno fisico con UBM, lascio spazio ai ragazzi più giovani e mi concentro su questa nuova avventura". Ah, ecco...
Un'impresa che oggi dà lavoro a 22 ragazzi e che allo stesso tempo soddisfa un bisogno profondo che Roberto ha sempre avuto: quello di fare gruppo e di essere protagonista del suo tempo, riuscendo a incidere il cambiamento nella società. Come gran parte della sua generazione appassionata e inquieta, Roberto è cresciuto nell'oratorio sotto casa e si è formato nel movimento studentesco; ha distribuito volantini contro il colpo di stato in Cile e lavorato alle 150 ore; ha organizzato numerosi cineforum con dibattito (poi per fortuna c'è stato Moretti con il suo No, il dibattito no di "Io sono un autartico"...) ed è andato a Taizé; ha letto Gandhi, don Milani, Marcuse e per un po' di anni ha vissuto (prima con i quattro amici di sempre, poi con le fidanzate diventate in fretta mogli) nella - come la chiama lui - pseudocomune di Rocca Brivio; ha fatto il servizio civile da don Gino Rigoldi e poi, in tempi più recenti, obiezione fiscale alle spese militari.
LE ALTRE PUNTATE Emanuele Breveglieri e Roberta Barzaghi Anna Buono Luciano Gessaga Maria Bianucci Letizia Lattuada Gianni e Cristina De Marchi Enrico Tittarelli Brunella Rossi Roberta Sollazzi
Nel frattempo ha incontrato Sabina, sua compagna fin dalla quinta ginnasio al Berchet, poi dal 1981 moglie e madre dei loro tre figli, Francesco, Luca e Giacomo (oggi rispettivamente di 28, 26 e 16 anni). Insomma, una vita consumata a morsi che lo ha portato - come spesso accade - verso il giornalismo. "Scrivevo di alimentazione, consumi e ambiente - racconta - Temi che sento urgenti e vicini". Collabora con Altroconsumo, Il Sole 24Ore.it, Il Giorno, l'Unità e Il Salvagente, poi si tuffa nell'avventura del web con Virgilio.it.
"La fase di start-up è stata bellissima ed energica - ricorda emozionato -. All'inizio eravamo in una cantina, ma in poco tempo siamo passati da un gruppo di venti persone ad oltre duecento ". Poi però arriva la crisi, il clima cambia, un po' di free lance e Roberto rimane senza lavoro. Ed è allora che decide di dare corpo a una sua antica passione, la bicicletta. Un amore che coltiva da oltre vent'anni, da quando assieme agli amici di Rocca Brivio (tutti ormai sposati e con figli), passa le estati al Maso Hintnerhof in val Casies.
"È in quella valle verdissima che le due ruote diventano per me scelta politica e culturale". Cinelli gli regala le prime bici a scatto fisso e l'avventura milanese degli UBM-UrbanBikeMessengers ha inizio. "Oggi abbiamo numerosi clienti importanti (da Henkel a Discovery Channel), viaggiamo sulle 1800 consegne al mese e la nostra flotta si è arricchita di due bicicargo per i trasporti più pesanti". Un successo. "Una soddisfazione: siamo riusciti a fare una cosa che non c'era, siamo un esempio concreto di sostenibilità e stiamo contribuendo al cambiamento di mentalità in questa città".
Per ribadirlo ha scritto un libro (Tutta mia la città - Diario di un Bike Messenger, ed. Ediciclo) e contribuito a fondare Upcycle, il primo urban bike café restaurant di Milano, uno spazio dal sapore molto nordeuropeo che nei prossimi mesi lo vedrà nei panni dell'anfitrione. "Dopo cinque anni di consegne quotidiane, ho bisogno di riposare le ossa". Mi agito. Anche Machoman va in pensione? "No, riduco un po' il mio impegno fisico con UBM, lascio spazio ai ragazzi più giovani e mi concentro su questa nuova avventura". Ah, ecco...
No comments:
Post a Comment