17.3.24

AI e acqua

 

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L'intelligenza artificiale consuma troppa acqua e una città si ribella: «ChatGpt rischia di lasciarci a secco»

Lorenzo Stasi
7 - 9 minutes

I server di Microsoft per addestrare il chatbot di OpenAI sono in Arizona vicino a Goodyear (mezz'ora da Phoenix): una delle zone più a rischio siccità degli interi Stati Uniti.  Entro il 2027 l’AI potrebbe risucchiare fino a 6,6 miliardi di metri cubi di acqua (e già consuma l’1% dell’energia globale)

Intelligenza artificiale, ma con risorse naturali. Perché al di là della loro apparente immaterialità, i nuovi sistemi tecnologici hanno in realtà un grande impatto ambientale. Microsoft sta ampliando un suo data center in Arizona che, per funzionare, sta prosciugando l’approvvigionamento idrico di una delle zone a più rischio siccità degli Stati Uniti. Si stima che, in generale, entro il 2027 la domanda di intelligenza artificiale potrebbe risucchiare nel mondo fino a 6,6 miliardi di metri cubi di acqua potabile. Le big tech stanno nel frattempo provando a trovare soluzioni contro inquinamento e spreco di risorse.

I data center Microsoft in Arizona

Una settimana dopo aver investito un miliardo di dollari in OpenAI, nel 2019, Microsoft ha annunciato l’apertura di un nuovo grande data center a Goodyear, città da 100 mila abitanti dell’Arizona a mezz’ora di macchina da Phoenix. Il centro è destinato in gran parte all’addestramento di ChatGPT: qualsiasi domanda fatta al più famoso dei chatbot passa attraverso Azure, la rete di cloud computing di Microsoft. In Iowa come in Arizona. Ma oltre che generare risposte sensate, i migliaia di server usano tantissima acqua
Il The Atlantic scrive che per questo complesso (che sta per ospitare un terzo edificio) la società fondata da Bill Gates starebbe oscurando le cifre esatte, perché sarebbero informazioni «proprietarie». Ma secondo le stime del quotidiano statunitense, qui si preleverebbero 56 milioni di litri di acqua potabile all’anno. Numeri altissimi, che crescono sempre di più, dovuti principalmente – a Goodyear e altrove – ai rapidissimi sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Hub di server farm nella zona a rischio siccità 

L’alto consumo di acqua dei data center è un tema particolarmente importante nel deserto di Sonora, nel sud dell’Arizona, perché è una delle zone a più rischio siccità degli Stati Uniti. Con 55 giorni oltre i 43 gradi, per Phoenix lo scorso anno è stato il più caldo della storia. Negli ultimi 20 anni la portata del fiume Colorado è diminuita del 20%. Sono state introdotte misure per razionare i consumi. Gli agricoltori hanno l’obbligo di lasciare a riposo parte delle colture. Eppure, la Greater Phoenix è tra gli hub in più rapida crescita negli Usa (ce ne sono di Apple, Amazon, Meta e, presto, di Google). Per ora un campus di server che invia risposte di ChatGPT dal deserto dell’Arizona non farà morire di sete nessuno, ma fa suonare più di un campanello d'allarme: «Bisognerà fare scelte difficili per garantire protezione alle generazioni future», come ha spiegato il Procuratore dello Stato, Kris Mayes, al The Atlantic.

Quanta acqua consumano le big tech

Per produrre energia, ma soprattutto per raffreddare i server e i computer. I data center che processano miliardi di dati sono idrovori, oltre che energivori: le big tech hanno un problema d’acqua, e l’intelligenza artificiale lo sta amplificando. Per fare un esempio, se i 100 milioni di utenti settimanali di ChatGPT scrivessero un solo prompt ognuno, si consumerebbero fino a cinque milioni di litri ogni sette giorni. Uno studio del centro di ricerca Riverside della University of California, pubblicato su Nature, ha calcolato che nel 2022 le principali aziende tecnologiche (Google, Microsoft, Alphabet e Meta) hanno prelevato oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua dolce, più del doppio della Danimarca in un anno. E prevede che entro il 2027 la domanda di AI potrebbe portare un prelievo tra 4,2 e 6,6 miliardi di metri cubi di acqua. L’intelligenza artificiale sta già facendo impennare questi numeri (e quella generativa ancora di più), considerato che nel 2022 Microsoft e Google hanno registrato un incremento nel consumo d’acqua, rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 34% e del 22%. Per addestrare la sua Bing Chat, la società fondata da Bill Gates, soltanto nel 2023, ha avuto necessità di una quantità d’acqua – 6 milioni di metri cubi – capace di riempire 2.400 piscine olimpioniche.

Non solo acqua

L’acqua serve per riportare la temperatura propri server tra i 10 e i 27 gradi, i centri dati funzionano grazie a grandi quantità di energia. Il rapporto è tendenzialmente uno a uno: un litro d’acqua consumato per ogni kilowattora. Secondo l’International Energy Agency (Iea), il consumo globale di elettricità dei data center a fine 2022 era compreso tra 240 e 340 TWh, cioè l’1,3% della domanda globale di energia: un aumento medio di un terzo ogni anno dal 2018. L’agenzia stima che il consumo potrebbe aumentare tra i 620 e i 1.050 TWh nel 2026, equivalenti al fabbisogno energetico della Germania. O del Giappone.

Big tech e sostenibilità

In Arizona come altrove, Microsoft prova ad essere un buon vicino, finanziando progetti per la conservazione e il ripristino dell’acqua. Ma non basta. L’azienda, come le altre big tech, si è impegnata a diventare entro il 2030 water-positive (reintegrando più acqua di quella che consuma) e carbon-negative (rimuovendo più carbonio di quanto ne emette ogni anno). Insieme a un sempre maggiore utilizzo di energia rinnovabile, in gran parte si sta intervenendo sui sistemi di raffreddamento, quelli responsabili del maggiore consumo d’acqua nei data center. Nei prossimi anni dovrebbero trovare grande applicazione il liquid cooling (raffreddamento a liquido), tecnologia che usa un fluido refrigerante per assorbire e portar via il calore verso un sistema di dispersione esterno. In attesa di ottenere i propri obiettivi di sostenibilità, Microsoft con i propri strumenti prova ad aiutare altrove: a fine novembre ha firmato un accordo con le Nazioni Unite per aiutare a monitorare con l’intelligenza artificiale le emissioni globali di carbonio. «Non è possibile aggiustare ciò che non si può misurare», ha affermato Brad Smith, presidente di Microsoft.

8 marzo 2024, 15:29 - Aggiornata il 8 marzo 2024 , 15:39

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