Il Binge Eating Disorder (in italiano sindrome da alimentazione incontrollata) è un disturbo del comportamento alimentare che solo di recente è stato descritto in modo chiaro ed esaustivo.
Cos'è il Binge Eating Disorder – Si tratta di una patologia che spinge il soggetto a compiere grandi abbuffate, in modo veloce e vorace, finché non è completamente sazio. Perché si possa parlare di Binge Eating Disorder occorre che coesistano un certo numero di comportamenti:
Le cause – Ci sono solo ipotesi. La più gettonata è che il Binge Eating Disorder sia legato a uno stato depressivo del soggetto anche se non è chiaro se sia la depressione a innescare il Binge Eating Disorder o il contrario. Di certo un umore negativo (rabbia, frustrazione, noia ecc.) facilita la patologia. Capire le cause è molto importante perché a seconda della causa si può scegliere il terapeuta adatto. Dal punto di vista psicologico il soggetto affetto da Binge Eating Disorder avrebbe una scarsa autostima di sé e l'abbuffata non sarebbe che il modo per riempire il proprio vuoto interiore.
Sicuramente sono cause plausibili, ma non del tutto provate. A mio avviso le cause del Binge Eating Disorder possono essere meglio capite se si esaminano gli attuali risultati nella cura della malattia. Infatti, come è spiegato più avanti, una delle strade più promettenti è quella dell'impiego degli inibitori della ricaptazione della serotonina; storditi dagli effetti metabolici del cibo (frutto dell'azione di insulina e glucagone), ci si è ultimamente dimenticati degli aspetti psichici. L'assunzione di cibi appetibili (in particolare carboidrati: classico l'esempio della Nutella) favorisce la produzione di serotonina: il cibo diventa cioè un antidepressivo naturale. Logico pensare che in alcuni soggetti possa scattare un meccanismo di compensazione: la serotonina prodotta dà benessere e ciò ci spinge ad assumere altro cibo, finché il meccanismo si blocca e il soggetto, realizzando la sua situazione, ricade nel senso di colpa.
La NES (Night-eating syndrome) – La mia tesi può essere ulteriormente avvalorata dalla sindrome dei mangiatori notturni, studiata per la prima volta nel 1955 da Albert Stunkard: alcuni soggetti presentano le stesse caratteristiche del Binge Eating Disorder, ma le loro abbuffate avvengono solo di notte. Dopo circa 40 anni di studi, Stunkard è giunto alla conclusione (1999) che in tali soggetti esiste un'inversione del ritmo ormonale giorno-notte (melatonina che influisce sul sonno e leptina che influisce sull'appetito). Chi soffre di NES non sarebbe altro che un soggetto affetto da Binge Eating Disorder con ritmo giorno-notte invertito. Anche per chi soffre di NES si sono ottenuti risultati con le stesse cure impiegate nel Binge Eating Disorder.
I casi "mascherati" – In realtà probabilmente il Binge Eating Disorder non è altro che una condizione permanente di una situazione che può riguardare tutti. L'eccessiva gratificazione del cibo (a causa dei processi ormonali antidepressivi che si innescano) per contrastare una situazione potenzialmente depressiva è sicuramente non patologica e comune a molte persone. Addirittura alcuni soggetti non riescono a evitare il sovrappeso solo perché incorrono periodicamente nel fenomeno dell'abbuffata antidepressiva. Ovvio che se hanno una coscienza salutista riescono a limitare le occorrenze e assumono un comportamento non patologico.
Le cure farmacologiche – Le cure sono di due tipi, psicologiche e farmacologiche. Queste ultime si basano su antidepressivi (i serotoninergici, cioè gli inibitori della ricaptazione della serotonina come il citalopram o la paroxetina). Funzionano bene, ma hanno il difetto che dopo pochi mesi i risultati si attenuano.
Le cure psicologiche – Diventano pertanto indispensabili le cure psicologiche, basate sul controllo dell'assunzione di cibo con una variazione delle abitudini alimentari fino ad arrivare a una vera e propria coscienza alimentare. Raggiunto quest'ultimo stadio il soggetto è in grado di limitare le abbuffate, diventando un caso "mascherato". Ovviamente, se nel frattempo la personalità o il vissuto evolvono positivamente, verranno anche rimosse tutte le cause all'origine della depressione, rendendo inutile il meccanismo di compenso che è alla base del Binge Eating Disorder.
Cos'è il Binge Eating Disorder – Si tratta di una patologia che spinge il soggetto a compiere grandi abbuffate, in modo veloce e vorace, finché non è completamente sazio. Perché si possa parlare di Binge Eating Disorder occorre che coesistano un certo numero di comportamenti:
- le abbuffate devono avvenire almeno due volte alla settimana;
- devono verificarsi per un periodo di almeno sei mesi;
- in genere sono indipendenti dallo stimolo della fame;
- quasi sempre avvengono in solitudine;
- il soggetto non trova gratificazione, ma prova un senso di colpa;
- non esistono meccanismi di compensazione (come nella bulimia: vomito, lassativi, esagerato esercizio fisico).
Le cause – Ci sono solo ipotesi. La più gettonata è che il Binge Eating Disorder sia legato a uno stato depressivo del soggetto anche se non è chiaro se sia la depressione a innescare il Binge Eating Disorder o il contrario. Di certo un umore negativo (rabbia, frustrazione, noia ecc.) facilita la patologia. Capire le cause è molto importante perché a seconda della causa si può scegliere il terapeuta adatto. Dal punto di vista psicologico il soggetto affetto da Binge Eating Disorder avrebbe una scarsa autostima di sé e l'abbuffata non sarebbe che il modo per riempire il proprio vuoto interiore.
Sicuramente sono cause plausibili, ma non del tutto provate. A mio avviso le cause del Binge Eating Disorder possono essere meglio capite se si esaminano gli attuali risultati nella cura della malattia. Infatti, come è spiegato più avanti, una delle strade più promettenti è quella dell'impiego degli inibitori della ricaptazione della serotonina; storditi dagli effetti metabolici del cibo (frutto dell'azione di insulina e glucagone), ci si è ultimamente dimenticati degli aspetti psichici. L'assunzione di cibi appetibili (in particolare carboidrati: classico l'esempio della Nutella) favorisce la produzione di serotonina: il cibo diventa cioè un antidepressivo naturale. Logico pensare che in alcuni soggetti possa scattare un meccanismo di compensazione: la serotonina prodotta dà benessere e ciò ci spinge ad assumere altro cibo, finché il meccanismo si blocca e il soggetto, realizzando la sua situazione, ricade nel senso di colpa.
La NES (Night-eating syndrome) – La mia tesi può essere ulteriormente avvalorata dalla sindrome dei mangiatori notturni, studiata per la prima volta nel 1955 da Albert Stunkard: alcuni soggetti presentano le stesse caratteristiche del Binge Eating Disorder, ma le loro abbuffate avvengono solo di notte. Dopo circa 40 anni di studi, Stunkard è giunto alla conclusione (1999) che in tali soggetti esiste un'inversione del ritmo ormonale giorno-notte (melatonina che influisce sul sonno e leptina che influisce sull'appetito). Chi soffre di NES non sarebbe altro che un soggetto affetto da Binge Eating Disorder con ritmo giorno-notte invertito. Anche per chi soffre di NES si sono ottenuti risultati con le stesse cure impiegate nel Binge Eating Disorder.
I casi "mascherati" – In realtà probabilmente il Binge Eating Disorder non è altro che una condizione permanente di una situazione che può riguardare tutti. L'eccessiva gratificazione del cibo (a causa dei processi ormonali antidepressivi che si innescano) per contrastare una situazione potenzialmente depressiva è sicuramente non patologica e comune a molte persone. Addirittura alcuni soggetti non riescono a evitare il sovrappeso solo perché incorrono periodicamente nel fenomeno dell'abbuffata antidepressiva. Ovvio che se hanno una coscienza salutista riescono a limitare le occorrenze e assumono un comportamento non patologico.
Le cure farmacologiche – Le cure sono di due tipi, psicologiche e farmacologiche. Queste ultime si basano su antidepressivi (i serotoninergici, cioè gli inibitori della ricaptazione della serotonina come il citalopram o la paroxetina). Funzionano bene, ma hanno il difetto che dopo pochi mesi i risultati si attenuano.
Le cure psicologiche – Diventano pertanto indispensabili le cure psicologiche, basate sul controllo dell'assunzione di cibo con una variazione delle abitudini alimentari fino ad arrivare a una vera e propria coscienza alimentare. Raggiunto quest'ultimo stadio il soggetto è in grado di limitare le abbuffate, diventando un caso "mascherato". Ovviamente, se nel frattempo la personalità o il vissuto evolvono positivamente, verranno anche rimosse tutte le cause all'origine della depressione, rendendo inutile il meccanismo di compenso che è alla base del Binge Eating Disorder.
No comments:
Post a Comment