Perché l'avena combatte il colesterolo?
Sappiamo da tempo che alcuni cereali, come l'avena, sono alleati importanti nella lotta contro il colesterolo cattivo. Ma come riescono a contrastarne gli effetti? A spiegarlo è un nuovo studio dell'dell'Università del Queensland (in Australia), che ha identificato il preciso meccanismo con cui l'avena riduce la quantità di colesterolo nel sangue, aiutando così a limitare il rischio di malattie cardiache. Una vera e propria chiave di volta che potrebbe portare alla ricerca di altri cereali, come il grano, che abbiano proprietà ed effetti simili.Quel che si sapeva fino ad oggi è che l'effetto benefico dell'avena è dovuto all'azione del beta-glucano, un polisaccaride solubile che esercita sul nostro organismo diversi effetti positivi, come migliorare la digestione a livello dello stomaco e promuovere la motilità intestinale. Inoltre, secondo uno studio canadese apparso poco tempo fa sul British Journal of Nutrition, il beta-glucano non sarebbe solo in grado di ridurre il colesterolo cattivo (Ldl), ma anche altri due importanti marcatori del rischio cardiovascolare: il cosiddetto colesterolo non-Hdl e l'apolipoproteina B, una proteina addetta al trasporto del colesterolo cattivo ai tessuti attraverso il sangue. "Il beta glucano non è contenuto solamente nell'avena, ma anche in molti altri cereali integrali", spiega Maddalena Lettino, responsabile dell'Unità operativa di Cardiologia dello Scompenso dell'ospedale Humanitas. "Per esempio, l'orzo, il riso integrale e anche la pasta o il pane prodotti con farine meno raffinate, tutti cibi che dovrebbero essere consumati da chi è affetto da ipercolesterolemia".
Il nuovo studio invece ha prodotto risultati opposti. Lavorando su dei maiali, i ricercatori hanno infatti dimostrato che i beta-glucani nell'avena riducono la quantità totale di bile presente nell'apparato digestivo: dando ad alcuni degli animali questo cereale per 26 giorni, si è osservata una riduzione del 24% di acili biliari nel sangue. Al contempo, il colesterolo totale è diminuito del 34% e quello Ldl del 57%. Risultati che hanno permesso ai ricercatori di formulare una nuova ipotesi.
"Non siamo ancora perfettamente sicuri del perché, ma in presenza di questi polisaccaridi c'è molta meno bile nell'organismo. Questo significa che i grassi, che la bile aiuta a emulsionare, non vengono digeriti rapidamente o completamente", spiega la ricercatrice. E un minore o più lento assorbimento di grasso, sottolinea Gunness, è un fattore importante che permette di ridurre il colesterolo presente nel sangue. "Ora che sappiamo in che modo i beta-glucani hanno un impatto positivo sui livelli di colesterolo – conclude Gunness – potremo presto identificare altre fibre che possono avere un effetto simile".